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immensa differenza, che corre tra Rachele e Beatrice, che quanto prima verrà: Rachele t' avrebbe appena condotto a questo monte, ma Beatrice ti solleverà fino all' Empireo, ti collocherà dinanzi a Dio: Rachele mirava sè stessa, e di sè stessa si compiaceva: Beatrice mira Dio, e in Dio si compiace; e Dio mirando e in Dio compiacendosi acquista bellezza senza confronto superiore a quella di Rachele. Rachele contemplava le opere di Dio, cui contemplo io; Beatrice contempla Dio: onde io opero come Lia, e contemplo come Rachele: Beatrice comincia, ove Rachele

terminava.

L'acqua, diss' io, e il suon della foresta
Impugnan dentro a me novella fede

Di cosa, ch' io udii contraria a questa.

lo dissi a lei: l'acqua di questo ruscello, e il rumore che fanno tremolando le frondi di questa foresta contrastano dentro di me a novella credenza di cosa, che io ho udita testè contraria a questa che veggo, cioè contraria all' acqua del ruscello, e al tremolare delle fronde che fanno risuonare la selva: in somma una di queste due ombre, che mi sono sempre andate innanzi, ed ora si compiacciono di venirmi dietro; mi ha detto poco fa che in questo monte dalla porta in su, non ci piove, nè ci venta: onde dunque procede l'acqua di questo ruscello, e il tremolare delle frondi? Ecco la cagione della mia maraviglia.

Ond' ella: io dicerò come procede

Per sua cagion ciò che ammirar ti face,
E purgherò la nebbia che ti fiede.

Ond' ella mi rispose: io ti dirò come ciò, che ti fa maraviglia, procede per sua cagione, o da sua cagione, cioè da sè stesso, vale a dire, ti spiegherò come l'acqua del ruscello non procede da pioggia, ma da fonte per sè perenne: come il tremolare delle frondi non procede da vento, ma da movimento celeste; e così purgherò la nebbia dell'ignoranza che t' offende; ti disnebbierò l' intelletto: e ti confermerò ciò che t' ha detto Stazio

Libero è qui da ogni alterazione:

Di quel che il ciel da sè in sè riceve,
Esserci puote, e non d'altro cagione.

libri non sono fondamentali, nè importanti, come i quattro Evangeli: hanno il capo incoronato di rose e d'altri fiori rossi, perchè sono principalmente scritti per l'amore di Dio, e dell' uomo, e per l' adempimento dei precetti, in che consiste la vera carità. I personaggi che rappresentano i sacri libri dell' antico e del nuovo Testamento sono vestiti a tre maniere diverse secondo i colori delle tre Ninfe che danzano alla destra ruota del carro, Fede, Speranza, e Carità, ma procedono con ordine inverso, perche dinanzi a tutte cammina la Carità, e dietro tutte la Fede, perchè dalla Fede nasce la Speranza, e dalla Fede e dalla Speranza nasce la Carità, perciò prima viene la Carità, poi la Speranza, e finalmente la Fede: all' opposto vengono prima i ventiquattro seniori vestiti di bianco, che rappresentano la Fede della Chiesa: poi i quattro animali incoronati di verde fronda, che rappresentano la Speranza della Chiesa; finalmente i sette personaggi dell' umile paruta incoronati di rose e d' altri fiori vermigli, che rappresentano la Carità della Chiesa, perchè ultimo fine della Chiesa o della Religione si è la Carità, e però questa è la prima nell' intenzione del divino legislatore: ma è proverbio filosofico essere ultimo nell' esecuzione ciò che è primo nell' intenzione. La Chiesa comincia dalla Fede, passa alla Speranza, e finisce nella Carità: perciò nel trionfo della Chiesa precedono i libri dell' Antico Testamento, che corrispondono alla Fede nel Cristo venturo: seguono quei libri del Nuovo Testamento, che corrispondono alla speranza delle promesse del Cristo venuto: in ultimo vengono quelli che corrispondono alla Carità, o alle opere sante, per le quali si meritano le promesse beate. Tal è l' ordine delle tre virtù eseguite, o considerate nell' esecuzione. Se le consideriamo nell' intenzione, conviene che procedano in ordine inverso: la Carità, che è generata dalla Speranza e dalla Fede, deve precedere a tutte due: la Speranza, che è generata dalla Fede, debbe venire dopo la Carità, e innanzi alla Fede: la Fede finalmente che sola genera la Speranza, e colla Speranza genera la Carità, deve venire ultima. Quando questa processione è giunta dirimpetto a Dante col carro, si ode un tuono, e la processione si ferma.

Cantando come donna innamorata

Continuò col fin di sue parole:

Beati quorum tecta sunt peccuta.

La bella donna cantando, e tutto improntando d'amore il suo canto, continuò col fine delle sue parole, cioè a quelle sue ultime parole = Néttare è questo, di che ciascun dice = aggiunse immediatamente Beati quorum tecta sunt peccata, Beati coloro, i cui peccati sono coperti alla loro cognizione e memoria; beati coloro, che per aver bevuto di questo ruscello, hanno dimenticato i loro peccati: beati coloro, i quali non solo hanno ottenuto il perdono dei loro peccati, ma per le acque di questo ruscello li hanno anche dimenticati.

E come Ninfe, che si givan sole

Per le selvatiche ombre, disïando
Qual di fuggir, qual di veder lo sole;
Allor si mosse contra il fiume, andando
Su per la riva; ed io pari di lei
Picciol passo con picciol seguitando.

E come una di quelle Ninfe, che andavano solette per le ombrose selve, perchè alcune di loro desideravano schivare il sole, alcune desideravano vederlo, e così in tutte le altre cose erano discordi; tale la bella donna, cioè soletta si mosse contro la corrente del ruscello, in quel tratto, e però verso mezzogiorno; ed io mi mossi pari di lei seguitando dalla mia sponda i suoi piccioli passi con passi piccioli per non restare indietro, nè andare innanzi a lei.

contemplatrice delle opere di Dio; siccome il Paradiso celeste sta nella contemplazione di Dio medesimo. Mi spiegherò ancora meglio: questo monte delizioso è il Paradiso terrestre locale, e materiale, ove l'uomo sarebbe vissuto contento senza veruna molestia; ma oltre ciò significa che il Paradiso terrestre rimasto agli uomini, la terrena felicità, alla quale gli uomini possono aspirare dacchè sono stati espulsi da questo luogo; sta precisamente nella sapienza umano-divina, che contempla le belle opere di Dio; imperocchè io qui sono beata, e non fo altro che contemplare queste belle fatture di Dio: siccome pertanto gli Angeli e i Santi nell' Empireo veggendo Iddio e contemplandolo provano tale compiacenza, che si chiama Paradiso celeste; così gli uomini se contemplassero la bellezza delle opere di Dio, vi troverebbero tale compiacenza, che si potrebbe chiamare Paradiso terrestre: nè ti maravigliare se io, che significo la vita attiva, contemplo; imperocchè mia azione è insegnare le opere cristiane, e però debbo sapere: Lia non sapeva nulla, perchè la sua attività era indicata dalla sua fecondità, opera naturale, che non richiede nè ingegno, nè scienza: l' Evangelio è più perfetto della Legge.

E tu, che se' dinanzi, e mi pregasti,

Di's' altro vuoi udir; ch' io venni presta

Ad ogni tua question, tanto che basti.

E tu, che sei dinanzi agli altri due, e m' hai pregata che mi appressi tanto che possa intendere il mio canto; dimmi se vuoi sapere altro da me; perchè io sono venuta disposta a rispondere ad ogni tua dimanda, tanto che basti; cioè ad ogni dimanda che ti sia necessaria ed utile; perchè alle dimande di pura curiosità non risponderei. Sono poi venuta disposta à rispondere alle tue dimande, ad ammaestrarti in tutto ciò che ti è necessario in questo santo monte sapere e fare per salire da esso al cielo, perchè io sono la Chiesa attiva, cioè insegnante, tanto più perfetta di Lia che t'apparve testè in sogno, quanto il Cristianesimo è più perfetto della legge di Mosè: Lia non era atta ad insegnare, non era buona che d' agire, come s'indica per la sua prodigiosa fecondità: anch' io agisco come Lia, e come Lia sono feconda, ma di miglior fecondità, perchè insegno, e insegnando partorisco più figli a Dio, ch'ella non ne partori a Giacobbe; e di qui puoi argomentare la

immensa differenza, che corre tra Rachele e Beatrice, che quanto prima verrà: Rachele t' avrebbe appena condotto a questo monte, ma Beatrice ti solleverà fino all' Empireo, ti collocherà dinanzi a Dio: Rachele mirava sè stessa, e di sè stessa si compiaceva: Beatrice mira Dio, e in Dio si compiace; e Dio mirando e in Dio compiacendosi acquista bellezza senza confronto superiore a quella di Rachele. Rachele contemplava le opere di Dio, cui contemplo io; Beatrice contempla Dio: onde io opero come Lia, e contemplo come Rachele: Beatrice comincia, ove Rachele terminava.

L'acqua, diss' io, e il suon della foresta
Impugnan dentro a me novella fede

Di cosa, ch' io udii contraria a questa.

Io dissi a lei: l'acqua di questo ruscello, e il rumore che fanno tremolando le frondi di questa foresta contrastano dentro di me a novella credenza di cosa, che io ho udita testè contraria a questa che veggo, cioè contraria all'acqua del ruscello, e al tremolare delle fronde che fanno risuonare la selva: in somma una di queste due ombre, che mi sono sempre andate innanzi, ed ora si compiacciono di venirmi dietro; mi ha detto poco fa che in questo monte dalla porta in su, non ci piove, nè ci venta: onde dunque procede l'acqua di questo ruscello, e il tremolare delle frondi? Ecco la cagione della mia maraviglia.

Ond' ella: io dicerò come procede

Per sua cagion ciò che ammirar ti face,
E purgherò la nebbia che ti fiede.

Ond' ella mi rispose: io ti dirò come ciò, che ti fa maraviglia, procede per sua cagione, o da sua cagione, cioè da sè stesso, vale a dire, ti spiegherò come l'acqua del ruscello non procede da pioggia, ma da fonte per sè perenne: come il tremolare delle frondi non procede da vento, ma da movimento celeste; e così purgherò la nebbia dell'ignoranza che t' offende; ti disnebbierò l' intelletto: e ti confermerò ciò che t' ha detto Stazio

Libero è qui da ogni alterazione:

Di quel che il ciel da sè in sè riceve,
Esserci puole, e non d' altro cagione.

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