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Mi tiene in terra, d'ogni guizzo stanco.
Allor mi surgon nella mente strida:
E 'l sangue, ch'è per le vene disperso,
Fuggendo corre verso

Lo cor che'l chiama; ond' io rimango bianco.
Egli mi fiere sotto il braccio manco

Si forte, che 'l dolor nel cor rimbalza.
Allor dich'io: S'egli alza

Un'altra volta, Morte m'avrà chiuso
Prima che 'l colpo sia disceso giuso.
Così vedess' io lui fender per mezzo
Lo core alla crudele che 'l mio squatra!
Poi non mi sarebbe atra

La morte, ov'io per sua bellezza corro:
Chè tanto dà nel sol, quanto nel rezzo,
Questa scherana micidiale e latra.
Oime! perchè non latra

Per me, com'io per lei, nel caldo borro?
Chè tosto griderei: Io vi soccorro.
E farel volentier, siccome quelli
Che ne' biondi capelli,

Ch'Amor per consumarmi increspa e dora,
Metterei mano: e sazieremi allora.
S'io avessi le bionde trecce prese,
Che fatte son per me scudiscio e ferza,
Pigliandole anzi terza,

Con esse passerei vespro e le squille:
E non sarei pietoso, nè cortese;
Anzi farei come orso quando scherza.
E s'Amor me ne sferza,

Io mi vendicherei di più di mille:
E' suoi begli occhi, ond'escon le faville
Che m'infiammano il cor ch'io porto anciso,
Guarderei presso e fiso,

Per vendicar lo fuggir che mi face;

E poi le renderei con Amor pace.

Canzon, vattene dritto a quella Donna Che m'ha ferito il core, e che m'invola Quello ond' io ho più gola;

E dálle per lo cor d'una säetta:

Chè bello onor s'acquista in far vendetta.

Canzone di mess. Cino da Pistoja, accennata dal Petrarca nella sua V. a pagina 44.

La dolce vista, e 'l bel guardo söave
De' più begli occhi che si vider mai,
Ch'io ho perduto, mi fa parer grave
La vita sì, ch'io vo träendo guai;
E 'n vece di pensier leggiadri e gai,
Ch'aver solea d'Amore,

Porto desii nel core,

Che son nati di Morte,

Per la partita che mi duol si forte. Oimè! deh perchè, Amore, al primo passo Non mi feristi sì, ch'io fossi morto? Perchè non dipartisti da me lasso Lo spirito angoscioso ch'io diporto? Amore, al mio dolor non è conforto; Anzi quanto più gnardo

Al sospirar, più ardo,

Trovandomi partuto

Da que' begli occhi, ov'io t'ho già veduto. Jo t'ho veduto in que' begli occhi, Amore, Tal, che la rimembranza me n'ancide; E fa sì grande schiera di dolore Dentro alla mente, che l'anima stride, Sol perchè Morte mai non la divide Da me, com'è diviso

Dallo giojoso rise

E d'ogni stato allegro

Il gran contraro ch'è tra 'l bianco e 'l Quando, per gentil atto di salute,

negro.

Vêr bella donna levo gli occhi alquanto,
Si tutta si disvía la mia virtute,

Che dentro ritener non posso il pianto,
Membrando di Madonna, a cui son tanto
Lontan di veder lei.

O dolenti occhi miei,
Non morite di doglia?

Sì, per nostro voler, purch'Amor voglia.
Amor, la mia ventura è troppo cruda;

E ciò ch'è 'ncontra agli occhi, più m'attrista:
Dunque mercè che la tua man la chiuda,
Dacc'ho perduto l'amorosa vista:

E quando vita per morte s'acquista,
Gli è giojoso il morire.

Tu sai dove de' gire

Lo spirto mio dappoi;

E sai quanta pietà s'arà di noi.

Amor, per esser micidial pietoso

Tenuto in mio tormento,

Secondo c'ho talento,

Dammi di morte gioja,

Sicchè lo spirto almen torni a Pistoja.

INDICE

RIME IN VITA DI M. LAURA.

SONETTI

4

64

105

141

A piè de' colli, ove la bella vesta pag.
Ahi, bella libertà, come tu m'hai,
Almo Sol, quella fronde ch'io sola amo, 117
Amor, che 'ncende 'l cor d'ardente zelo, 114
Amor, che nel pensier mio vive e regna, 92
Amor, che vedi ogni pensiero aperto,
Amor con la man destra il lato manco
Amor con sue promesse lusingando,
Amor ed io, sì pien'di maraviglia
Amor, Fortuna, e la mia mente schiva
Amor fra l'erbe una leggiadra rete
Amor, io fallo; e veggio il mio fallire:
Amor m'ha posto come segno a strale, 88
Amor mi manda quel dolce pensero,

53

103

77

113

145

107

Amor mi sprona in un tempo ed affrena, 112

Amor, Natura, e la bell'Asma umíle,

115

Anima, che diverse cose tante

125

21

Apollo, s'ancor vive il bel desío
Arbor vittoriosa trionfale,

Aspro core e selvaggio, e cruda voglia

e

160

164

crespe 141

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152

42

Aura che quelle chiome bionde
Avventuroso più d'altro terreno,
Beato in sogno, e di languir contento,
Ben sapev'io che natural consiglio,
Benedetto sia 'l giorno e 'l mese e l'anno 37
Cantai; or piango: e non men di dolcezza 142
Cara la vita; e dopo lei mi pare

159

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