Sayfadaki görseller
PDF
ePub

convocati i parlamenti che per imporre nuovi dazj, e nel 1642 furono interamente aboliti, poichè l'ultimo parlamento fu quello de'14 settembre di detto anno. Così cessò interamente negli ordini dello Stato l'onor nazionale e l'attaccamento alla patria.

» Alle assemblee nazionali furono sostituite le piazze della metropoli ed a'lor deputati fu dato l'incarico di sostenere i dritti della nazione. Lo spirito e l'interesse di costoro non era quello delle provincie, onde per la nazione fu il colmo de' mali d'esser rappresentata dalla sua capitale. I Vicerè ottennero facilmente dalle piazze di Napoli ciò che vollero. Tre quarti delle terre del Regno erano già in mano de' feudatarj, delle chiese e de' monaci, che sebbene godessero de' dritti della società, pure per privilegio erano esenti dall' obbligo di portarne i pesi. Dalle difficoltà di tassar i ricchi, ne derivò la necessità di calcare sul popolo, e di ridurre a privative fiscali le naturali produzioni, ed i generi di prima necessità. Il genio de' ministri fu fecondo in escogitar nuovi dritti fiscali, nuove regalie, nuovi dazj ed arrendamenti, ed altre oppressioni senza fine. Così si formò delle nostre finanze un caos di disordini e di orrori.

[ocr errors]

» Per ora basterà accennare, che dal 1507 fino al 1646 si somministrarono in soli douativi ed in nuovi vettigali 100 milioni di ducati. Per pagare somme così enormi, i nuovi dazj si concederono a coloro che somministravano prontamente il denaro e contro a tutti i principj del dritto publico, per venderli con vantaggio si trasferiva nel compratore un dominio perpetuo, irrevocabile, che con linguaggio del foro dicesi in

[ocr errors]

solutum.

» Collo sborso di tanti milioni che si pagavano dal Regno, le piazze di Napoli domandavano in grazia l'osservanza delle leggi che non si osservavano, mantenersi illesi i fedecommessi da' tribunali, franchigie per li cittadini Napoletani, privilegj per gli baroni, indulgenze a'rei, l'abbondanza della capitale, e di proteggersi i PP. riformati di S. Lucia del Monte. Queste domande, meglio di ogni altra cosa mostrano lo stato di ser

vitù e di avvilimento, in cui era caduto la nostra nazione. Non si possono leggere i capitoli e grazie della città di Napoli, senza sentimenti di pietà e di compassione. Le cariche publiche erano occupate dagli stranieri, mal informati delle cose e che la governavano come oggetti di commercio. Quindi la nazione cadde nell' ultimo avvilimento e nella stupidità. Le buone discipline vennero ancora meno: l'università degli studj fu quasi estinta; le arti, il commercio, l'agricoltura andarono in rovina; e più volte le publiche calamità si videro giunte all' estremo. Le leggi non parlavano più col linguaggio della nazione e niuna cosa più di questa contribuì ad avvilire il nostro sventurato paese ».

Sin qui il nostro Galanti; ogni altra riflessione che vi aggiungessimo, sarebbe superflua dopo la storia della Legislazione di quest' epoca. Meglio è dunque finirla, per sollevarci l'animo colla venuta del ristauratore della Monarchia Siciliana.

CAPITOLO VI.

405

DELLA LEGISLAZIONE OSSERVATA NEL REGNO DALLA
VENUTA DELL'INFANTE DI SPAGNA, SINO

ALL' OCCUPAZIONE FRANCESE.

Gran gelosia sentiva la Spagna per l'ingrandimento dell'Austria, ricordandosi che non era lunga stagione trascorsa dappoichè lo stato di Milano e le due Sicilie alla sua corona si appartenevano. Pensò riacquistarlo e l'infante D. Carlo chiamato dal Re suo padre Generalissimo dell' oste conquistatrice s' avviò per la via di Frusinone nel Regno.

[ocr errors]
[ocr errors]

affetto paterno; che la com

Come fu giunto a Civita-Castellana, mandò bando, colla data del 14 marzo 1734, con cui spiegò la volonta del padre che la sua reale anima era stata commossa dalle lamentevoli grida, che suscitato avean gli eccessi, le violenze, le oppressioni e le tirannie del governo tedesco usate contro i popoli di Napoli e di Sicilia e di Sicilia; che egli quei popoli avea sempre amato con passione il movea a preferire ad ogni altra impresa la cura di liberargli dalle angoscie ed affanni presenti; che ciò tanto più volentieri facea, quanto che eglino prima che la mano della servitù si fosse aggravata sopra di loro, si erano dimostrati molto a' suoi desideri corrispondenti; che però non dubitava che quanto avean fatto in ossequio del governo presente, fatto avean per forza, e per non esporsi al furore altrui. Le quali cose attentamente considerate il Re " 9 e per missione di lui don Carlo pubblicava ed a tutti manifestava, reale intenzione e comandamento essere, che si mandassero in piena ed intiera dimenticanza i fatti passati, e che tutti i regnicoli di qualunque condizione fossero, o qualsiasi cosa avanti fatto avessero, fossero accettati in piena grazia del Re, e di un salutifero perdono godessero. Volere inoltre il Re e comandare, continuava dicendo don Carlo, che a tutti fossero conservati i-privilegi; volere e comandare che i popoli fossero liberati da

[ocr errors]

qualunque imposizione, gravezza o tassa stabilita dalla sempre ingorda avidità del governo tedesco, affinchè fosse palese a tutti, che non verun interesse ma il solo motivo di liberare due così illustri Regni, e così benemeriti della monarchia l'avean mosso ad impugnare le armi per discacciare chi li tiranneggiava; volere finalmente e comandare che se grazia alcuna o favore fosse stato ad alcuno dagli attuali possessori del paese conceduto, questo intendeva, che rato, fermo e stabile fosse.

Detto sì lusinghevoli parole si fece avanti con le armi. Intanto la grande sollevazione di animi in ogni parte si manifestava, ed all' approssimarsi degli spagnuoli colle nuove speranze sorsero molte popolari commozioni. Ma furono esse maggiori, quando pubblicossi il real diploma di Filippo che cedeva a suo figlio don Carlo tutte le sue ragioni sui regni di Napoli e di Sicilia e lo dichiarava Re e Sovrano legittimo de' medesimi. E chi può ridire le allegrezze della capitale e quindi del Regno, che ricuperava la sua indipendenza, che da provincia ritornava ad essere Regno, che liberava i Napoletani dal molesto governo dei Vicerè per troppo lungo tempo durato?

Alle feste succedettero le grazie, alla città di Napoli fa dato il titolo di grandezza di prima classe e l'eletto del popolo si coprì innanzi al Monarca: diessi libertà a quasi tutti i carcerati, e compensaronsi le spese fatte pe' soldati di Spagna, e sminuissi il prezzo del pane. Il Re dava udienza ogni giorno con singolare affabilità, pranzava, e cenava in pubblico, le quali cose essendo egli giovane e di bello aspetto gli acquistarono i cuori; conferì tutte le cariche ai grandi, e Baroni del Regno, e mandò suoi vicarii governatori delle provincie. Il carro della cuccagna e le grandi medaglie gettate soddisfecero il popolo. Egli s'intitolò CARLO DI BORBONE RE DI NAPOLI E DI SICILIA DUCA DI PARMA E GRAN PRINCIPE DI TOSCANA, ed assunse per arma nel suo scudo i tre gigli di oro di Francia gli sei d'azzurro della casa Farnese, e le sei pallottole rosse dei Medici

di Toscana. Lasciamo alla storia la descrizione della battaglia di Bitonto, iu cui vinto il Visconti, il Regno di Napoli diventò Borbonico in cambio di Austriaco ; e 'I racconto, della più felice e celere conquista dell' isola di Sicilia, dove Palermo accolse il vincitore Montemarro Duca di Bitonto, Messina cedè alle forze spagnuole ed alla fame, ed i difensori di Siracusa e di Trapani si arresero (a). Quel che a noi preme di sapere si è che coll'editto del 1 maggio 1734 venne ordinato prestarsi giuramento di fedeltà ed obbedienza da tutte le città ed università del Regno e da tutti i Baroni, come seguì nel 15 del detto mese nella chiesa di S. Giacomo in mano del Duca di Laurito a ciò delegato, assegnandosi conveniente diJazione agli assenti, scorsi i quali sarebbero considerati come ribelli e puniti con generale confiscazione.

Pel matrimonio che contrasse colla Principessa Amalia Valburga figlia del Re di Polonia ed elettore di Sassonia, ricevè il donativo di un milione di ducati; ma siccome pagar si dovea in buona parte su di un nuovo dazio di un carlino a tomolo sul sale (b), volle che questo si esigesse dal sale a misura della regia dogana e regii fondaci, non dalla vendita de sale a minuto che ordinò continuarsi al prezzo di grana 6 il rotolo.

Per la morte di Ferdinando VI suo fratello senza succes. sione, fu egli chiamato al trono delle Spagne che volle sempre separato da questi dominii; e conosciutasi la debolezza di

(a) Così l'isola, dice il continuatore del Guicciardini, quasi per consenso universale, e senza che vi si spargesse molto sangue, o grande mortalità vi si facesse, si adattò alla nuova padronanza, e rimase in signoria di Spagna. Vennevi il Re Carlo, approdò sulle rive di Messina un romorio di feste sorsevi grandissimo, e le promesse, e le protestazioni di fede e i giuramenti non furono pochi; lieto principio di un dominio, ch' era per durare più tempo dei precedenti.

(b) Ciò fu aggiunto alle quattro imposizioni sul sale che vi erano in grana 72 1/2 a tomolo,

« ÖncekiDevam »