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3

Ch'è si conquisa, non mi par gran fatto,
Perocché quel medesmo avvenne a noi.
Ma se tu mirerai, al gentil atto

Degli occhi suoi conosceraila poi:

Non pianger più, tu sei già tutto sfatto.

L'argomento del Sonetto presente è press' a poco lo stesso de' due Sonetti precedenti. Ne'quaternarii va il Poeta domandando alle donne, se colei, la quale si mostra sì abbattuta e dolente, sia mai la donna sua, perciocchè non sa egli ravvisarla. Ne' ternarii si contien la risposta che al Poeta rendono quelle donne. Fu col nome di Dante pubblicato a c. 20 retro della raccolta Giuntina, ed in tutte le posteriori ristampe.

1 Leggendo vinta e pinta, com'è nell'edizione Giuntina, mancherebbe la rima col quaternario seguente, che ha spenta e rappresenta. Laonde io credo che sia indubbiamente da leggersi venta e penta, perciocchè gli antichi usavano vencere e pengere egualmente che vincere e pingere, per il frequente vicendevole scambiamento dell'e e dell'i. Il B. Jaco

pone, lib. I, sat. 17: Ch'io coll' amar non venca; e lib. II, c. 26: Due battaglie hai tu vente. I Provenzali avevano vencer, venser.

2 Quella che fa parer l'altre beate. Così altrove disse:

Quelle che van con lei sono tenute
Di bella grazia a Dio render merce de.

3 Si conquisa, sì abbattuta

SONETTO XV.

Onde venite voi così pensose? ·
Ditemel, s'a voi piace, in cortesia ;
Ch'i' ho dottanza 1 che la donna mia
Non vi faccia tornar cosi dogliose.
Deh! gentil donne, non siate sdegnose,
Né di ristare alquanto in questa via,
E dire al doloroso, che disia

Udir della sua donna, alcune cose;
Avvegnaché gravoso m'è l' udire:

2

Si m'ha in tutto Amor da se scacciato,
Ch'ogni suo atto mi trae a finire. 3

Guardate bene, s' io son consumato ;

Ch' ogni mio spirto comincia a fuggire,

Se da voi, donne, non son confortato."

Anche in questo Sonetto tratta il Poeta il subietto che ha trattato ne' tre precedenti. Col nome di Dante fu primamente pubblicato dall' edizion Giuntina a c. 20 retro, e col nome di lui vedesi nel Codice Laurenziano 40, Plut. XL.

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1

Donna pietosa e di novella etate,
Adorna assai di gentilezze umane,
Era là ov' io chiamava spesso Morte. 2
Veggendo gli occhi miei pien di pietate, 3
Ed ascoltando le parole vane,

4

Si mosse con paura a pianger forte;
Ed altre donne, che si furo accorte
Di me per quella che meco piangia,
Fecer lei partir via,

Ed appressârsi per farmi sentire. "
Qual dicea : non dormire;

E qual dicea perché si ti sconforte ?
Allor lasciai la nova fantasia, 7
Chiamando il nome della donna mia.

Era la voce mia si dolorosa,

9

5

E rotta si dall' angoscia e dal pianto,
Ch' io solo intesi il nome nel mio core;
E con tutta la vista vergognosa,
Ch'era nel viso mio giunta cotanto,
Mi fece verso lor volgere Amore.
Egli era tale a veder mio colore,

8

Che facea ragionar di morte altrui : 10
Deh confortiam costui,

Pregava l' una l'altra umilemente;
E dicevan sovente :

Che vedestù, 11 che tu non hai valore?
E quando un poco confortato fui,
Io dissi: donne, dicerollo 12 a vui.
Mentre io pensava 13 la mia frale vita,
E vedea il suo durar com'è leggero,
Piansemi Amor nel core, ove dimora ;
Per che l'anima mia fu si smarrita,
Che sospirando dicea nel pensiero :
Ben converrà che la mia donna mora.
Io presi tanto smarrimento allora,
Ch'io chiusi gli occhi vilmente gravati;
Ed eran si smagati 14

Gli spirti miei, che ciascun giva errando : E poscia immaginando, 15

Di conoscenza e di verità fuora,

Visi di donne m'apparver crucciati, Che mi dicien : morrati pur, morrati. 16 Poi vidi cose dubitose molte 17

18

Nel vano immaginare, ov' io entrai;
Ed esser mi parea non so in qual loco,
E veder donne andar per via disciolte,
Qual lagrimando, e qual traendo guai, 19
Che di tristizia saettavan foco.

Poi mi parve veder appoco appoco
Turbar 20 lo sole ed apparir la stella,
E pianger egli ed ella;

Cader gli augelli volando per l' are,
E la terra tremare;

21

22

Ed uom m'apparve scolorito e fioco, Dicendomi : Che fai? non sai novella? Morta è la donna tua, ch' era si bella. Levava gli occhi miei bagnati in pianti,

24

E vedea, che parean pioggia di manna,
Gli Angeli che tornavan suso in cielo,
Ed una nuvoletta 23 avean davanti,
Dopo la qual gridavan tutti: Osanna ;
E s'altro avesser detto, a voi direlo. 25
Allor diceva Amor: più non ti celo:
Vieni a veder nostra donna che giace.
L'immaginar fallace

Mi condusse a veder mia donna morta;
E quando l'ebbi 20 scorta,

26

Vedea che donne la covrian d'un velo;
Ed avea seco umiltà si verace, 27

Che parea che dicesse : io sono in pace.
Io diveniva nel dolor si umile,

Veggendo in lei tanta umiltà formata,
Ch' io dicea Morte, assai dolce ti tegno;
Tu dei omai esser cosa gentile,

Poiché tu se' nella mia donna stata,

E dei aver pietate, e non disdegno:

Vedi che si desideroso vegno

D'esser de' tuoi, ch' io ti somiglio in fede. 28
Vieni, che 'l cor ti chiede.

Poi mi partia, consumato ogni duolo ;

E, quando io era solo,`

Dicea, guardando verso l'alto regno:

Beato, anima bella, chi ti vede.

Voi mi chiamaste allor, vostra mercede. 29

Una donna compassionevole, e d' età giovanile (era costei consanguinea di Dante), adorna assai d'umane gentilezze, si trovava presso al letto, ove Dante si stava, ritenuto da grave infermità. Vedendo ella pieni d'affanno gli occhi del suo congiunto, ed ascoltandone le parole tronche e vuote di senso, poichè farneticava, si diede pel timore a piangere fortemente. Ma altre donne, che pel piangere di colei s'accorsero dello stato in cui Dante trovavasi, si appressarono ad esso, e lo svegliarono. Quindi egli riavutosi alcun poco, raccontò loro la visione che aveva avuta farneticando, la quale si fu, che gli parea

fosse morta Beatrice, e credea vederne il corpo giacente, cui donne dolenti e scarmigliate cuoprivano d' un velo, mentre l'anima sen volava al cielo, accompagnata da moltitudine di Angeli. Questo è il subietto della presente Canzone, i sensi della quale potranno esser meglio compresi, leggendo le tre pagine, che nel libro della Vita Nuova ad essa precedono.

Di novella etate, di giovanile età.

Intendi: trovavasi presso al letto, ov'io giaceva malato, invocando spesso la morte.

Di pietate, d'affanno, d'angoscia. Le parole vane, cioè vuote di senso, perchè farneticava.

5 Piangia per piangea, come facia, dicia ec. per facea, dicea ec.

Ed appressarsi per farmi sentire, e si appressarono per farmi risentire, svegliare. Falsa è la lezione per farsi.

7

Allor lasciai la nuova fantasia, vale a dire, allora svegliandomi lasciai di farneticare.

Ed avendo egli solo inteso il suono del nome Beatrice, non lo intesero dunque quelle donne.

9 E con tutta la vista vergognosa, cioè, e con tutta l' apparenza di vergogna.

10 Intendi: Il colore del mio volto era tale a vedersi, che faceva altrui ragionare di mia prossima morte.

11 Vedestù, vedesti tu, come notai più sopra.

12 Dicerollo è da dicere, come dirollo da dire.

13 Pensava, considerava. V. Canzone II, st. 1.

14

Smagati, infievoliti, venuti meno. V. Ball. III, st. 4.

15 Immaginando, farneticando, vagellando.

16 Morrati pur, morrati, ti morrai pure, ti morrai. Morrati, che potrebbe scriversi morra'ti è contrazione di morraiti. Altri leggono pur morrati, morrati, altri se' morto, pur

morrati.

17 Cose dubitose molte, molte cose paurose, piene di paura.

18 Disciolte, figuratamente scapigliate, scarmigliate.

19 Traendo guai, mandando lamenti, voci lamentevoli.

20 Turbar, oscurarsi, trascurata la particella si come di frequente s'incontra negli antichi.

21 La stella, sineddoche per le stelle. Così nel Convito, tratt. III, cap. 9. 22 Are, a're, contrazione di aere. 23 Una nuvoletta. Questa nuvoletta, immaginava Dante, farneticando,che fosse l'anima di Beatrice.

24 Dopo, dietro, appresso. 25 Direlo, dire'lo, contrazione di direilo.

26 Altri testi, l'avea.

27 Al. un'umiltà verace.

28 In fede, vale a dire fedelmente,

veramente.

29 Intendi: Voi allora, o donne, per la compassione che avevate di me, mi risvegliaste dal mio farneticare; e così terminò la visione.

SONETTO XVI.

Io mi sentii svegliar dentro allo core 1
Uno spirto amoroso che dormia;

DANTE. 1.

8

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