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GLI EDITORI AL LETTORE.

Il buon accoglimento che le nostre edizioni ebbero in ogni parte d'Italia, ci ha dato coraggio a proseguire con più alacrità e con sempre maggior cura la Collezione di Scrittori Italiani, le cui opere o non si son mai stampate o sono divenute rare. Alle pubblicazioni di scrittori antichi continueremo ad inframettere opere di scrittori moderni, e speriamo poter quanto prima dar fuori l'annunzio di tre opere italiane inedite e di scrittori che già godono bella fama.

Intanto pubblichiamo il Primo Volume delle Opere Minori di DANTE ALIGHIERI, ridotte a miglior lezione coll'aiuto de' testi a penna, annotate e illustrate da Pietro Fraticelli. Queste Opere saranno comprese in Tre Volumi: il Secondo conterrà la Vita Nuova, De Vulgari Eloquio, De Monarchia, Quæstio de Aqua et Terra, Epistolæ. Il Terzo conterrà il Convito.

La prima edizione che il Fraticelli ne fece nel 1835 ebbe tale spaccio che oggi si cercherebbe invano presso i librai; e come que' suoi lavori fossero giudicati e da

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GLI EDITORI AL LETTORE.

gl' Italiani e dagli esteri è noto a quanti si dilettano di studi danteschi. Se non che, la poca eleganza, per la parte tipografica, di quella edizione, e la non bene ordinata disposizione materiale di quei lavori illustrativi, facevan sentire il desiderio d' un' edizione novella, la quale andasse immune di tali difetti. Al qual desiderio noi intendiamo oggi di sodisfare coll' edizione nostra; la quale speriamo sarà trovata commendevole non tanto per l'ordinata disposizione delle materie, quanto per le molte correzioni ed aggiunte che il Fraticelli vi ha fatte, specialmente nella parte interpretativa, cosicchè nulla lascerà a desiderare non solo ai dotti, ma a chi pure s' avvia nello studio de' nostri Classici.

DISSERTAZIONE

SULLE POESIE LIRICHE.

CAPITOLO I.

Analisi delle poesie erotiche di Dante.

Le poesie liriche di Dante Alighieri non cedono in bellezza a quelle di Francesco Petrarca. Quando pur non avessimo la Divina Commedia, per cui l'Alighieri sta sopra tutti i nostri poeti antichi e moderni, non potremmo a meno, pel suo Canzoniere, di salutarlo primo poeta dell' età sua. Guittone d'Arezzo, Brunetto Latini, Ser Noffo, Lapo Gianni, e tutti gli altri rimatori del 1300, comecchè uomini di dottrina e d'ingegno, non riuscirono a purgarsi della rozzezza di quel secolo; ed i loro componimenti non vanno scevri di maniere e voci plebee. Ma Dante, conosciuto per tempo fino a qual punto potesse essere il volgare linguaggio recato, diede opera a purgarlo dalle barbare costruzioni, dalle maniere e voci sconcie e pedestri, e trovati nuovi modi, nuovi costrutti, nuove forme originali, lo rese più bello e più ricco colle gravi e peregrine sentenze lo vestì di dignità; coll' affetto e col sentimento lo fece caro ed accetto a chi pure lo dispregiava; e ben conoscendo che le sole cose agevolmente comprese possono trionfare sugli animi, studiò sopratutto alla proprietà e alla chiarezza. Per tal modo colle sue liriche riuscì a far sentire una dolcezza, un'eleganza, una forza, una maestà non per l' innanzi sentite.

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La maggior parte delle rime amorose furono scritte da Dante all' entrar della sua gioventù. Così fino da quella prima età potè

DANTE. 1.

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conseguire il nome d'eccellente poeta e di forbito scrittore nel materno idioma. Socrate facea credere che a lui dettasse un Genio: chi dubiterebbe che in un secolo così rozzo, in cui povero e manco era il soccorso che aver poteasi dalle scuole, Dante non fosse recato alle più riposte ragioni del bello da uno spirito superiore? Ben sappiamo, essere i poeti più formati dalla natura, che dall' arte; ed infatti tutti gli scrittori della Vita di Dante, e fra questi Leonardo Aretino, dicono che appena cominciò applicarsi allo studio, apparve in lui ingegno grandissimo e attissimo a cose eccellenti. Esiodo fu nella Grecia il precursore d' Omero; Ennio e Pacuvio annunziaron nel Lazio assai più da lunge Virgilio ed Orazio; e in tempi a noi men lontani un esercito di Trovatori, molti dei quali di lode degni, spianaron la via ad un Petrarca, come una schiera di poeti epici preconizzarono un Ariosto ed un Tasso. Ma Dante, quando si volesse porre a confronto con alcuno dei rimatori che il precedettero, a chi potrebbe rassomigliarsi? Con ragione può dirsi di lui quello che i Mitologi fingon di Pallade.

Cosa lontana dal vero, e male affermata da alcuni, si è che l'Alighieri, il Cavalcanti e il Sinibuldi abbiano tratto molte idee e il fondo, per così dire, delle loro erotiche poesie da' Provenzali, perciocchè in questi poeti non riscontransi bellezze tali da poter in uomini di alto ingegno destar prurito d'imitazione. Dee dirsi piuttosto che dall'esempio de' Provenzali furono i toscani ingegni incitati a darsi all'arte del dire per rima, e a dettar versi d'amore nel lor nativo linguaggio. È infatti fuor di dubbio, che Dante meditò di per se stesso ne' più incliti autori le leggi della poetica, e primo nel suo secolo conobbe le ragioni della poesia, la quale, com'egli afferma, non aveva allora nè metodi, nè forme, nè lingua. Possedendo l' Alighieri un ingegno elevato ed ardito, una mente in sommo grado inventrice, un' anima che fortemente sentiva, potè, come Michelangelo nelle Arti sorelle, trovare un nuovo ed un bello così sublime, che a ben pochi sarà dato il poter fare altrettanto. Dei primi suoi lavori parlando, cioè delle Rime amorose, vi si ravvisa, dice il Ginguené, non senza qualche sorpresa, che certe figure, certe forme

Vila Nuova, poco oltre la metà.

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di stile, certe maniere passionate, che si credevano trovate dal Petrarca, erano molto tempo innanzi state inspirate a Dante da un dolore e da un sentimento forse più profondo e da un amore altrettanto verace.

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Che il Canzoniere di Dante fosse opera cotanto eccellente da meritare i primi onori nel Parnaso italiano, era stato veduto e confessato da chiarissimi ingegni. Non volendo riportare le favorevoli opinioni dei due Villani, del Boccaccio, di Leonardo Aretino e di altri antichi, che forse in cose di gusto non andavano molto avanti, dirò che il Muratori, il cui giudizio non potrassi a meno di tener per molto autorevole, parlò di questa sentenza: « Si ha pur da confessare che » alcuni di quei poeti (del 1300) sono maravigliosi e degni di somma »lode. Fra costoro occupa senza dubbio i primi scanni Dante il grande, cioè l'Alighieri, poichè l'altro da Majano è assai barbaro » di lingua, e senza paragone inferiore al primo. Troppo è famosa » la sua, come chiamasi, Divina Commedia; ma io per me non ho » minore stima delle sue liriche poesie, anzi porto opinione che in » queste risplenda qualche virtù che non appare sì sovente nel mag»gior poema. Nè la rozzezza impedisce il riconoscere nei suoi versi » un pensar sugoso, nobile e gentile. Intanto mi sia lecito il dire » che si è fatto in certa maniera torto al merito di Dante, avendo >> tanti spositori solamente rivolto il loro studio ad illustrare la Di» vina Commedia, senza punto darsi cura de' componimenti lirici. >> Sarebbono essi tuttavia privi di commento, se il medesimo Dante » non ne avesse comentati alcuni sì nel Convito e sì nella Vita Nuova. » E pure non men della Commedia sua meritano queste altre opere >> di essere adornate con nobili e dotte osservazioni. >> 1

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Anche un altro critico, che gode il nome di giudizioso e valente, il Padre Affò, non si tenne dall' affermare, come Dante pose studio particolare nelle sue Canzoni veramente divine, e piene d'altissima filosofia, che le rende in ogni parte ammirabili, e come tale e tanta si fu l'energia e la forza d' esprimere in esse i suoi pensieri con evidenza e vivezza, che si rese quasi insuperabile. Ma a che d'uopo

'Della perfetta poesia italiana, lib. I, cap. I.

2 Dizionario precettivo ec., cap. IX.

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