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e nel rovescio vedesi una croce che ha quattro globetti negli angoli, e in giro sono espresse le lettere:

ENRICVS IMPER:

non però ugualmente in tutte e tre: perchè in una è come ho notato; in un'altra ENRICVS IMP. e nella terza ENRICVS IMPERA, Ora, egli, ragguagliando I età delle monete col mutilato millesimo dell' epigrafe, la discorre così: Se si leggesse millesimo centesimo decimo septimo; si riconoscerebbe, ‣ essere quella moneta una delle battute da Arrigo V. Ma tante lettere non capirebbe quello spazio troppo angusto. Se si leggesse millesimo centesimo septimo, ben potrebbe capirlo. Ma la iscrizione non converrebbe colla moneta, la quale non sarebbe stata battuta dallo stesso Arrigo V prima del 1106. Se poi si volesse credere, che quella moneta ■ fosse stata battuta dal IV Arrigo e deposta nel sepolcro il 1407; ei si dovrebbe credere che nel sepolcro si volessero collocare monete di un imperatore già morto: lo che è assurdo dovendo elleno servire come quasi di note cronologiche, e sarebbe contro il costume e l'uso. Che se si volesse sostituire il millesimo decimo septimo o il millesimo quadragesimo septimo, come parve al conte Carli, avrebbesi bensì il nome del› l'imperatore e lo spazio bastante; ma non vi sarebbe maniera di spiegare ⚫il diritto delle monete, giacchè la spiegazione suggerita dal signor Carli, ed il motivo, pel quale egli suppone che fossero battute quelle monete (motivo di commercio, dic' egli, e di riguardo a' romani imperatori) non può facilmente concedersi; nè potrebbesi dimostrare, che in quei tempi fosse già edificata la cattedrale di Ancona e la sua confessione, e che perciò vi si potessero trasportare i depositi dei sacri corpi. Dunque dal complesso di tutte le circostanze si può riputare come sicuro, che questa sacra funzione seguisse nel 1097 al tempo del IV Arrigo, nel quale concorrono assai più forti e più verisimili le congetture, cavate dalle monete coniate nel 1094. »

Ma, pesando invece sulla bilancia della critica e della storia il complesso di tutte le circostanze, ci vien fatto di raccogliere con più sicurezza, l' Arrigo segnato su quelle monete essere stato il primo degl' imperatori, ossia il secondo tra i re germanici, il quale tenne l' impero dall' anno 1002 al 1024; e l'anno scolpito sulla pietra, ch' era nell' urna di san Marcellino,

dover essere il 1017. E lo dimostro: e le dimostrazioni parziali di ambidue questi punti si danno mano a vicenda a sostenersi e a dimostrarsi scambievolmente.

Non può reggere l'opinione del Corsini, che le reliquie de' santi protettori di Ancona siano state deposte nel 1097; perchè lo spazio, ov' egli vorrebbe supplire la mancanza delle parole coll' inserirvi NONAGASI, è troppo stretto, nè può capirne più di sei sole: ed egli stesso ne limitò il numero a sole sei lettere al più. Se pertanto si vorranno percorrere ad una ad una tutte le decine degli anni, che finiscono col SEPTIMO, non si troveranno, che le due sole decine del DECIMO, o del VIGESIMO, che possono capirvi in quel vuoto. Qualunque poi scelgasi delle due decine, certo è che quelle monete non possono essere di una età posteriore; perchè nell'anno della deposizione di que' sacri corpi furono in un con essi racchiuse in quell' urna. Scelgasi adunque il 1047 o scelgasi il 4027, le monete non possono essere che dell' Arrigo sunnominato ; cioè di quello, che tra gl' imperatori fu il I, e tra i re di Germania il II (4).

Da tuttociò è dimostrato inoltre con tutta chiarezza, non potersi dire avvenuta la deposizione delle sacre spoglie de' santi Ciriaco, Marcellino e Liberio sotto il vescovato di Marcellino II, nè poterlosi dire con sicurezza vissuto su questa cattedra intorno al 1097. Perchè, oltre ad essere falso, che la deposizione dei santi avvenisse in quell'anno, è senza verun fondamento l' asserirla avvenuta ai giorni del vescovo Marcellino II, cui piuttosto, avvicinandomi al sentimento del dotto Peruzzi, segnerò vissuto sull' anconitana sede intorno al 1400. Tra lui per altro e Trasberto sarebbe da collocarsi quel Ridolfo, che il Saracini e lo Speciali posero sotto l'anno 1092: ma non è questo il suo luogo. Eglino lessero male nell'Ughelli, ossia nell'ultimo tomo dell' Ughelli, ove sono le aggiunte e le correzioni (2), e ne anticiparono l'esistenza di un secolo. Perciò, dopo Transberto, segue opportunamente Marcellino II. Dopo il quale Marcellino II, viene il

(1) Ciò valga a correggere anche l' opinione del nostro erudito archeologo A. Zon, il quale, nell' opera municipale Venezia e le sue lagune, testè messa in luce nell' occasione dal nono Congresso degli scienziati italiani, sul proposito della Zecca e delle monete dei veneziani (Part. 11 del vol. 1, pag. 16) seguì ciecamente l'erronea sen

tenza del Corsini, che disse deposte quelle monete nel 1997; perciò anch' egli le giudicò a preferenza ricordare « il nome di "Enrico IV, allora da più anni impe"ratore, e che in quell'occasione dalla vi"cina terraferma fu a venerare il santo » Evangelista. "

(2) Nella colon. 206.

vescovo anonimo, che io poco dinanzi nominava e che ci è fatto conoscere da una lettera o decreto del papa Gelasio II, presso Graziano (4). Col quale decreto il papa commette a due vescovi Eusebio e Massimo, di rimettere Costantino vescovo della chiesa Anuscana (forse Auximana) nel possesso di certa giurisdizione contrastatagli dal limitrofo vescovo anconitano. Nè sono equivoche le parole del decreto; perchè, sebbene non vi sia espresso il nome di questo vescovo di Ancona, è detto però con tutta chiarezza, che la lite vigeva inter fratrem et coepiscopum nostrum Con⚫stantinum anuscanae ecclesiae sacerdotem, et inter nuncios directos ab

Anconitano episcopo. » Gelasio II fu pontefice nel 1448, e lo fu per un anno soltanto e cinque giorni; dunque all' anno 4118 devesi ascrivere la notizia dell' anonimo vescovo anconitano.

Un mio dubbio per altro non voglio qui nascondere. Questo anonimo, inserito dal Peruzzi nel catalogo, sull' appoggio del decreto di Gelasio II, sarebb' egli mai quello stesso, ch' egli, su pari appoggio di un decreto di Gelasio I, similmente presso Graziano, ma senza indicarvi citazione, inserì quale anonimo nel 492? Ne ammise il Maroni uno solo, e ammise il primo, sotto il primo de' Gelasii: il Peruzzi, parlando di questo secondo anonimo (2), contraddice all'opinione del Maroni e vuole ritenerlo vissuto nel 1118. Io tuttavolta, finchè non venga in luce lo sbaglio, se pur vi esiste, gli ammetto tutti e due sull' autorità di quel diligentissimo spositore delle patrie cose. Aggiungasi, che nella chiesa di Osimo la cronatassi dei vescovi offre in questa età una laguna siffatta da potervi comodamente inserire quel vescovo Costantino, con cui aveva questione l'anonimo anconitano.

Finalmente del vescovo BERNARDO, che fu successore dell' anonimo suddetto, abbiamo sicura notizia, oltrecchè dalla bolla pontificia di Alessandro III, che ce ne ha conservato il nome, anche da una memoria in pergamena, che ci mostra l'anno, in cui viveva. Essa fu trovata nella demolizione di un altare da lui consecrato in onore della santa Croce del Redentore, ed offriva la seguente testimonianza :

(1) Jur. part. xi, caus. 16, 9, 3, cap. 3.

(2) Dissert. sulla Chiesa Anconitana, part. 1, pag. 102.

ANNO DNICE INCARNT M. C . XXVIII
INDIC. V. CIVIT ANC. AD HONORE DNICE
CRVCIS INVENTIONIS. ET SCOR MARTI
RV ALEXANDRI . EVENTII. ET THEODOTI
ATQ IVVENALIS. ET SCI IACOBI APLI
FRIS DNI ET SCI MICHAELIS ARCHAN
GOLI. PER MANVS DONI BERNARDI
EPISCOPI HOC CONSECRAT ALTARE.

Quest'anno 1128 dell' Incarnazione del Signore, segnato nell' iscrizione, corrisponde al 1127 dalla nascita di lui; il qual anno 1127 combina esaltamente coll' indizione V, che incominciò nel settembre. Non so poi dire quanto di più abbia vissuto cotesto vescovo Bernardo. Certo è, che la sede anconitana non era vacante nel 1446, perchè il suo vescovo, coll' arcidiacono, con due preposti e con tre abati, era presente alla solenne dedicazione della cattedrale di Foligno, celebrata dal cardinale Giulio del titolo di s. Marcello se ne veda il documento nella mia narrazione su quella chiesa (1). Forse viveva tuttora Bernardo, forse gli era ormai succeduto quel LAMBERTO, di cui si ha memoria da due documenti dell' archivio de' camaldolesi di Fontebuona (2), e da un'antica epigrafe, scolpita con intricati ed abbreviati caratteri nel parapetto della gradinata, per la quale si ascende alla cappella del Crocefisso in cattedrale. I documenti, per verità, sono difettosi ambidue quanto alla data; s' accordano per altro nello stesso sbaglio dell'anno 1250, anzichè 1158; e questo potrebb' essere uno sbaglio dei copisti, perciocchè l' indizione VI che vi è segnata corrisponde assai bene all' anno 1458, e non si adatta in nessuna guisa al 1250. Aggiungasi che il contenuto del documento persuade storicamente ad ammettere il 1458: il primo infatti è di questo tenore: « Anno M. CC. L. die Madii Indictione sexta. Actum in >> Monasterio sancti Johannis de prope Anconam, praesentibus domno » Florido capellano dicti (Monasterii), Aldebrando Petri de Imula, et » Joanne de Arimino familiaribus domini episcopi. Constituti domnus

(1) Alla pag. 410 del vol. 17.

(2) Ved. gli Annal. Camald., tom. IV, pag. 87 e seg.

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Stephanus abbas monasterii predicti, domnus. . . . . Benedictus, domnus Johannes, domnus Ciriacus, prior ecclesiae sanct. . . . . . de Ancona » membri ejusdem monasterii, domnus Maurus rector ecclesiae sancti » Floriani, domnus Floridus monachus monasterii.... frater Paulus et ⚫ frater Andreas conversi ejusdem monasterii, constituti coram reverendo in Christo patre et domino domno Rudulpho sanct. Camaldulensis eremi » priore et totius ordinis generali, de mandato reverendi in Christo patris > et domini domni Lamberti episcopi Anconitani. Qui abbas et conversi genuflexi petierunt humiliter, velle se ipsius regimine gubernari pro meliori et salubriori statu et pro redemptione animarum suarum religio⚫ nem Camaldulensem intrare et sub jugo ipsius obedientiae se subjicere, » petierunt devote ab ipso domino priore recipi cum personis et locis in Camaldulensem congregationem: quos cum ita praefatus prior recepis» set, promiserunt ei, suisque successoribus etiam temporalia, scilicet terras, vineas, ecclesias ipsius Monasterii, et praeter praedictas ecclesias, illas sancti Andreae, sanctae Christinae extra civitatem, sancti Silvestri in Vajano, et sancti Michaëlis, in Pisenzano sancti Petri, in monte Corusco » sancti Apollenaris, sanctae Euphemiae, sancti Andreae in Campo etc. Ego Johannes de Pisis auctoritate imperiali notarius etc. »

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L'altro documento è così:

• Anno M.CC. L. die sexta Maii Indictione sexta. Dominus Lambertus Anconitanus episcopus considerans de sanctitate et honestate sanctae ⚫ camaldulensis eremi et de sapientia ac moribus et vita venerabilis viri Roidulphi prioris camaldulensis Heremi et totius ordinis generalis, ac » suorum successorum, quod monasterium sancti Johannis de prope Anconam et personae ipsius potuerunt salubriter gubernari, concessionem in hunc modum facere procuravit. Lambertus etc. dilecto in Christo filio Roidulpho camaldulensi priori ejusque successoribus in perpetuum. Pro ecclesiarum statu satagere atque earum utilitati atque religionis restitutioni propensius auxiliante Domino providere, dignum esse cognoscitur. Quapropter dilecte in Christo Roidulphe camaldulensis prior, tibi tuis- que successoribus monasterium sancti Johannis situm juxta civitatem > Anconitanam et universa, quae ad praefatum monasterium jure pertinere videntur, intuitu reformandae religionis concedimus, atque in per» petuum consignamus, terras, vineas, et ecclesias ipsius monasterii, vide= licet etc. » Qui sono enumerate le chiese, di cui parla il precedente

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