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Come la fronda, che flette la cima
Nel transito del vento, e poi si leva
Per la propria virtù che la sublima.

Par. XXVI. 85.

Nè potrebbesi accagionare d'incostanza, mentr' è poi certo, che non pospose mai a veruna stelluzza il Sole degli occhi suoi.

Così mi disse 'I Sol degli occhi miei.

Par. XXX. 75.

Una gentildonna lo guardava assai pietosamente da una finestra, mentr' egli, per la morte di Beatrice, stavasi nella sua camera in una vista di terribile sbigottimento. «< Io venni a tanto, egli dice, che gli occhi miei si cominciarono a dilettare troppo di vederla; onde molte volte me ne crucciava nel mio cuore, ed avevamene per vile assai: e più volte bestemmiava la vanità degli occhi miei, e diceva loro nel mio pensiero: or voi solevate far piagnere chi vedea la vostra dolorosa condizione; ed ora pare che vogliate dimenticarlo per questa donna che vi mira, che non mira voi, se non in quanto, che le pesa della gloriosa donna, di cui pianger solete: ma quanto potete, fate, che io la vi rammenterò molto, maladetti occhi, che mai se non dopo la morte, non dovrebbero le vostre lacrime essere ristate.» Prese egli a du

bitare, che gli fosse posta innanzi per volontà d'Amore, acciocchè la sua vita si riposasse. Diede ascolto ad alcun pensiero, che gli andava dicendo: or tu se' stato in tanta tribolazione; perchè non vuoi tu ritrarti da tanta amaritudine? Ma una forte immaginazione si levò in lui, per la qualė parvegli di vedere Beatrice con sanguigne vestimenta; e il suo cuore si pentì dolorosamente del desiderio, dal quale s'era lasciato possedere, alquanti dì, contro alla costanza della ragione. Ciò bastar dovrebbe a smentire chi, come il Corniani, crede d' intendere dichiarato nel trigesimo Canto del Purgatorio, che « quando Dante vide Beatrice pervenuta ad un grado eminente di bellezza e di virtù, anzichè vie maggiormente accendersi del suo amore, se ne distolse, e si distornò in amori carnali e fangosi, d'onde a lui nacquero calamità, traviamenti e rimorsi.» Con questo metodo hanno tutta la ragione coloro, che prima spiegano le dieci corna pei dieci Comandamenti; e poi conchiuggono col dar taccia a Dante di temerario, di scandaloso, e di peggio. Il vero peggio sta in ciò, che ogni Comentatore mira, più che ad altro, a divenir singolare.

Per apparer ciascun s'ingegna, e face

Sue invenzioni,

Par. XXIX. 94.

Mentre Anton Maria Amadi vuole, che la Canzone, Amor tu vedi ben, fosse dall' esule Poeta composta in Padova per Madonna Pietra degli Scrovigni; soghigna monsignor Dionisi dicendo: «< in essa dirige Dante le sue parole all' Amore increato vedi mo, se quella pietra era delle nostre petraje. >>

:

Si tosto come in su la soglia fui

Di mia seconda etade, e mutai vita,
Questi si tolse a me, e diessi altrui.
Purg. XXX. 124.

Risponde a tutti il Lombardi : « Malamente qui per questa seconda etade intendono gli espositori, ehi la vita, e chi altra strana cosa. Noi da una parte troviamo, che Dante nel suo Convito divide l' umana vita in quattro parti, che etadi appella, in adolescenza, gioventù, senettù e senio; e che della prima parlando, nullo dubita, dice, ma ciascun savio s' accorda, ch' ella dura infino al venticinquesimo anno. Dall' altra parte siamo assicurati, che morì Beatrice nel ventesimosesto anno dell' età sua. Chi ora non intende voler Beatrice dire, che Dante distaccò da lei il suo cuore e rivolselo ad altri oggetti, quando essa mutò la temporale nell' eterna vita, sul principiare della gioventù, nell' anno ventesimosesto?

Già le quattro Ninfe, che danzavano sul pra to

e che sono in cielo le quattro stelle viste dall' Alighiero brillare nel principio della sua visione, lo condussero presso il carro. Tre altre Ninfe superiori alle prime s' inoltrarono, intercedendo per lui coi loro canti presso Beatrice, e pregandola di volgere finalinente i suoi sguardi verso il suo fedele, che fece tanto cammino per rivederla. « Le tre Ninfe, nota Biagioli, pregano Beatrice, che mostri a Dante la seconda bellezza, la quale dal velo che le scende di testa gli si nasconde. La loro preghiera è esaudita: il velo è rimosso, lo splendore del divin riso ha già percosso la vista e l'anima del Poeta, inebbriata al fonte della beatitudine eterna: il cielo stesso, rallegrato da si nuovo spettacolo, par che più belle armonizzi le note della sua circulante armonia: l' immaginazione del Poeta è vinta; inoperoso si ri-mane il pensiero, e muta la lingua. Ma Dante sa pur nel silenzio commuover si forte l'anima di chi l'ode, che lo trasporta seco e l' aggira nel: profondo gorgo dell' infinito piacere. » Già il corteggio è risalito al cielo, e Beatrice discese appiè dell' albero della scienza. Essendo Dante stato condotto sulla sponda del fiumicello dove trovasi Beatrice, dopo aver detto:

Mille disiri, più che fiamma, caldi
Strinsermi gli occhi agli occhi rilucenti,

Purg XXX. 118.

così sclama: O splendore di luce viva ed eterna, chi sì pallido si fece sotto l'ombra di Parnaso, o bebbe nel suo fonte, che non paresse avere la mente intricata, mettendosi all' impresa di descriverti, quale tu apparisti là, dove cantando gli Angeli, collo spargere fiori, non ti lasciavano intieramente vedere, nel momento, in cui, cessata la pioggia di fiori, togliesti il velo della tua faccia! Beatrice lo guarda con bontà, lo chiama col dolce nome di fratello, e lo invita ad avvicinarsi a lei, per meglio intendere le sue parole: i suoi saggi ragionamenti lo dispongono all' ultima pruova. Quella Matilde, la quale dapprima lo immerse nel fiume Lete, che cancella la memoria de'. vizj, lo conduce ad un secondo fiume detto Eunoė, che ravviva la ricordanza e l'amore della virtù.. Il Poeta esce di quell' onde rinnovato, come in, primavera un albero abbellito da nuovi rami e da nuove foglie, coll' anima interamente purificata e degna di salire al celeste soggiorno.

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