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nato due lustri appena dopo mancato l' Alighiero, una fiata, Nov. 115, ne lo dipinge coll' armadura alla gola, detta gorgiera, e coll' armadura al braccio, detta bracciajuola, come allora era usanza ben anche mentre se ne andava per suo diporto in alcuna parte per la città di Firenze. Parlava rade volte, ed attendeva di essere domandato, e rispondeva pensatamente con voce convenevole, dopo essersi ben bene seco stesso consigliato: non pertanto facile nella prolazione, sottile nelle risposte, fu eloquentissimo dove si richiedeva. Fu politó e di grato aspetto, comunque pieno di gravità: fu ordinato e composto ne' costumi, moderato nel vitto, assiduo e vigilante negli studj. Perduto avendo nella puerizia il padre suo Alighieri, egli confortato dalla madre, chiamata Bella, e guidato dal proprio senno, trovossi valoroso ed avveduto ad ogni onesto giovenile esercizio, e ad ogni allettamento della vita, giusta le forze del suo patrimonio, sufficiente a vivere con onore nelle sue possessioni in Camerata, nella Piacentina, ed in Piano di Ripoli, e nelle case assai condecenti, ed in suppellettile abbondante e preziosa. Quantunque poi si dilettasse, col crescere degli anni, d'essere solitario e rimoto dalle genti, e di fuggir sempre la vulgar turba; e l'abituatezza alla contemplazione gli facesse contraere un contegno austero ed astratto, non senz' alcun'ombra d'aspe

rità; fu e dimostrossi però sempre uomo d'ottimo cuore. Che se capace egli era d'energico risenti mento; la sua anima schiudevasi altresì a dolci affezioni, ad umanissime commozioni. Si sa, che per liberare dal pericolo di annegarsi in uno de' pozzetti, ch' erano nel Battisterio di san Giovanni, un fanciullo il quale nel trastullarsi cogli altri vi era caduto, ruppe uno di que' piccoli pozzi, non curando allora la taccia d' aver potuto ciò fare per empietà.

I' vidi, per le costé, e per lo fondo,
Piena la pietra livida di fori

D'un largo tutti, e ciascuno era tondo.
Non mi paren meno ampi nè maggiori,
Che que', che son nel mio bel san Giovanni
Fatti per luogo de' battezzatori,

L'un degli quali, ancor non è molt anni, Rupp' io per un, che dentro v' annegava: E questo sia suggel, ch' ogni uomo sganni.

Inf. XIX. 13.

L'immaginazione abitualmente inclinata alla me¬ lanconia suole sovente lasciarsi rapire dalle più gradevoli e dolci impressioni. Si sa, che: Danter dilettavasi di musica, e di sua mano egregiamen-¡ te disegnava. Le sue amichevoli relazioni con Giot to, con Oderigi, e con Casella, inanifestano l'amor suo per l'arti liberali; e quella più intima col

dolcissimo degli amici, Guido Cavalcanti, mostra, che la sua filosofia non potè serbarsi ribelle ad Amore. Egli chiama Guido Cavalcanti nella Vita Nuova primo tra' suoi amici, e nella Volgare Eloquenza ne reca de' versi, chiamandolo allora Guido da Fiorenza, e ne fa menzione nella divina Commedia, dicendo, che aveva oscurata la fama dell' altro più antico Guido, cioè di Guinicelli. I Petrarca loda assai del Cavalcanti la Canzone, i cui principiò è:

Donna mi prega, perch' io voglia dire;

dove tratta d'amore, non secondo i poeti, ma secondo i filosofi così, che trovarono acconcio Egidio Romano, e Dino del bel Corbo di chiosarla. Il Boccaccio nel suo Comento sopra Dante così scrive: «Guido Cavalcanti fu uomo costumatissimo e ricco e d'alto ingegno: e seppe molte leggiadre cose fare meglio che alcuno altro nostro cittadino ed oltre a ciò fu nel suo tempo reputato ottimo loico e buon filosofo e fu singolarissimo amico dell' autore, siccome esso medesimo mostra nella sua Vita Nuova: e fu buon dicitore in rima ». Questo Guido era innamorato d' una tale bellissima nominata Giovanna, amica molto della Beatrice di Dante, il quale di ciò fa menzione, ove dice: « Io vidi venire verso me una gentil donna, la quale era di famosa beltà: e fu

già molto donna di questo primo amico mio: e 'l nome di questa donna era Giovanna ed appresso a lei guardando, vidi venire la mirabil Beatrice ». Guido poi andato in pellegrinaggio a san Jacopo di Gallizia ne tornò innamorato d' una cotal Mandetta di Tolosa, di cui parla spesso nelle sue poesie: onde si disse, che se fu questo l'unico frutto raccolto dal suo pellegrinaggio, Guido avrebbe meglio fatto a starsene a casa. Perchè poi Dante nel Purgatorio salutò Guido Guinicelli, siccome maestro suo, dicendogli, che i dolci detti di lui avrebbero fatto chiari gl'inchiostri, per quanto durerebbe l'uso dell' italica lingua, e nel Libro del Volgare Eloquio lo disse massimo; perciò alcuni tennero maestro di Dante Guido Guinicelli: ma la sorpresa, che questi manifesta in vedersi da lui trattato nel Purgatorio con rispetto e con tenerezza, ne esclude ogni supposizione. Fu Brunetto Latini il precettore filosofo, che insegnogl ad ogni ora, come l' uom si eterna. Abbiam qui fatta menzione del Guinicelli, per ricordare, che Dante amò chiamarlo eziandio maestro di quanti nai furono migliori, che

Rime d'amore usâr dolci e leggiadre.

Furg. XXVI. 99..

È già fuor di dubbio, che Dante da se solo meditò ne' più incliti autori le leggi della Poetica, ●

primo conobbe nel suo secolo le vere fonti della poesia, che, com' egli afferma, non aveva allora nè metodi ne forme nè lingua. Siccome però fu non meno indubbiamente la passione d'amore, che risvegliò in Dante il genio della poesia; così fa mestieri, prima di farci a seguire i suoi voli poetici con Beatrice, raccogliere alcun ragguaglio intorno all' origine del suo amore per la mede- :

sima.

Quantunque il Boccaccio avesse appena sette anni, quando Dante passò da questa vita, esule già dalla patria per più di venti anni; e quantunque Lionardo Aretino nella sua Vita di Dante rimbrotti al Boccaccio lo aver egli sposti i costu-> mi di tanto sublime poeta, come se a scrivere avesse il Filocolo, il Filostrato, o la Fiammetta, e ! come se l'uomo nascesse in questo mondo solamente per ritrovarsi in quelle dieci Giornate amorose, nelle quali raccontate furono le cento Novelle; tuttavia nel dar noi qui opera a narrare gli amori di Dante e Beatrice, non crediamo di · poter muovere voce con migliori auspicj, che col prendere a presto le prime parole dallo stesso: Certaldese adoperate, ove espose la Vita i Costumi e le Opere dell' Alighiero. Uno scritto in cui leggesi l' eloquente apostrofe ai Fiorentini intorno la loro ingratitudine verso la memoria d'un grand' uomo, in cui riscontransi, comunque misti

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