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inchieste tendeva a conseguire che le trac

ce sicure egli mi additasse, onde fare una scelta di componimenti intorno a' quali muovere non si potesse dubbio che figli tutti non fossero dello stesso padre. Se non che l'eccessiva modestia il rattenne dall' indossarsi simigliante incarico; non sentendosi, al dire di lui, a ciò atto, siccome si espresse con la troppo per me lusinghevole indirittami sua risposta, che per non fraudare gli ammiratori delle rare doti del suo spirito e del valor suo nelle lettere, recomi a dovere di riferire qui appresso. Ma a tant' uopo si offerì per mia ventura il già Consigliere d'Appello signor Avvocato Ferdinando Arrivabene, apprezzatore non meno appassionato del fiorentino Poeta e Filosofo, e cultore eziandio del bel parlar gentile; di che fanno non dubbia fede la Parafrasi della Divina Commedia, ed altre letterarie sue produzioni. E siccome il mio dire riguardo a lui potrebbe sadi parzialità per la singolare amicizia

pere

di che egli mi onora; così valga per tutto la luminosa testimonianza che ne gli rese il leggiadro poeta bresciano, signor Giuseppe Nicolini, nel suo Poema della Coltivazione dei Cedri, co' seguenti versi:

e tu che Astrea

Dal patrio Mincio a noi condusse, e nuovo
Per te crebbe decoro a questi colli,
Caro a l'austera Dea, caro a le Muse,
Al gran Padre Alighier tenero amico.

Le quali cose ripetendo io con esso poeta, non esito punto a dire che decoro accrebbe egli alla mia impresa, largheggiandomi de' suoi lumi. A prestarmi tuttavia ajuto non si limitò egli nella sola scelta de' componimenti che si contengono in questo volume; ma un Trattato intorno agli Amori di Dante e Beatrice compose, che alle poesie liriche premettere si avvisò acconciamente. E per verità lavoro più adatto non poteva egli tessere in proposito; poichè versando cotali poesie sopra l'amo

re di che ardeva Dante, serve assai bene un simile Trattato a far vie più conoscere come il Poeta fosse preso da purissimo affetto per la sua Beatrice, e ad avvalorare quindi l' opinione, che amava egli in Beatrice un essere corporeo, e non altrimenti un ente morale, siccome male non pochi si appongono. Nè di asserzioni nude si appaga l'autor del Trattato; ma con evidenza di fatti egli prova l'esistenza di codesta donna, allegandone autorevoli testimonianze di contemporanei di Dante, e di altri scrittori de' nostri tempi, le cui sposizioni non vanno soggette nè ad interpretazioni, nè a dubbiezze. Pone egli di più sott'occhio a' leggitori tutto quanto di che maestosamente va sublime il Poeta, il quale, non limitandosi a lodare l'oggetto della sua passione, si compiace inoltre inalzarlo fra gli enti cui è dato di godere eterna beatitudine. Con simile Trattato si ha un'opera piena di ottimi concetti e ricca di tali pensamenti, che, se

guendo il gusto oggidi prevalente, si avreb be materia onde comporre un bello ed erudito romanzo storico.

T

- Oltracciò ne fornisce l' Arrivabene una analisi ragionata della Divina Commedia, con la scorta della quale ad una ad una le bellezze ed i rari pregi si scoprono di si eccellente Poema. Nè di ciò solo si tiene egli pago: ma, facendo dritto a quanto addusse il conte Perticari per ciò che risguarda il conoscere e lo sequestrare le poesie certe dalle incerte, con copia somma di erudizione dà egli chiaramente in un lungo Capitolo a divedere i caratteri proprj de'componimenti del divino Poeta; e con sode ragioni ne mostra quali fra gl'incerti s'abbiano a tenere, e quali in conto di legittimi; così per lo contrario quali s'abbiano ad avere per adulteri; avvegnachè alcuni di essi sieno stati da taluno al Cantore di Beatrice attribuiti. Siffatto utile e ben ordinato componimento, oltre il pregio di doviziosa erudizione e

di elegante e pura dizione, ha pur quel lo di un repertorio, con cui agevolata viene a' Leggitori la via di tutte rinvenire le cose notabili che nel Trattato si contengono.

A giustificare poi la condotta da me tenuta in questa edizione mi fo ad esporre che, attenendomi al consiglio dell' egregio conte Perticari (la cui perdita non potrò mai deplorare abbastanza) ho seguito l'edizione del 1527 per Bernardo Giunta, conciliata con l'altra di Cristoforo Zane, del 1731; il che mi è forza di riferire, onde apposta non mi venga la taccia di arbitrario, ove altri avesse per avventura a leggere Rime in alcuna Raccolta attribuite a' poeti del terzodecimo se>> colo, e da me per lo contrario a Dante restituite. Oltre ai cinque libri in cui contengonsi le Rime di Dante, un sesto se n'è aggiunto, che racchiude componimenti, i quali in venustà gareggiano con lel altre Rime. Trascelti furono questi in va

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