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27.

Questi altri fuochi, tutti contemplanti, Che fa nascer i fiori, e i frutti santi. 71. Farsi, e fioccar di vapor trionfanti, Lo viso mio seguiva i suo' sembianti, Gli tolse'l trapassar del più avanti: 29. 143. Dell'eterno valor, poscia che tanti Uno manendo in sè, come davanti. 31. 131. Vidi più di mille Angeli festanti,

INF.

2.

Vidi quivi a'lor giuochi ed a'loro canti
Era negli occhi a tutti gli altri santi.
ANTO

23. Fur stabiliti, per lo loco santo,

Per questa andata, onde li dai tu vanto, Di sua vittoria, e del papale ammanto. 2. 104. Chè non soccorri quei, che t'amò tanto, Non odi tu la pièta del suo pianto :

Su la fiumana, ove 'l mar non ha vanto? 4. 95. Di quel signor dell' altissimo canto,

Da ch'ebber ragionato 'nsieme alquanto, E 'l mio maestro sorrise di tanto: 9. 44. Della regina dell'eterno pianto,

19.

20.

Quest'è Megera dal sinistro canto:
Tesifonte è nel mezzo: e tacque a tanto :
65. Poi, sospirando, e con voce di piauto,
Se di saper ch' io sia, ti cal cotanto,
Sappi, ch'io fui vestito del gran manto:
2. E dar materia al ventesimo canto

Io era già disposto tutto quanto
Che si bagnava d'angoscioso pianto :
23. 65. Ma dentro tutte piombo, e gravi tanto,
O in eterno faticoso manto!

Con loro insieme, intenti al tristo pianto: 26. 134. Per la distanzia, e parvemi alta tanto,

31.

PURG.

3.

Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto:
E percosse del legno il primo canto:
62. Dal mezzo in giù, ne mostrava ben tanto
Tre Frison s'averian dato mal vanto:

Dal luogo in giù, dov'uom s'affibbia 'l manto.

20. 107. Memoria, o uso, all' amoroso canto,
Di ciò ti piaccia consolare alquanto
Venendo qui, è affannata tanto.
89. La luce in terra, dal mio destro canto,
Restaro, e trasser sè indietro alquanto,
Non sappiendo 'l perchè, fero altrettanto.
20. Dinanzi a noi chiamar, così nel pianto;
E seguitar, Povera fosti tanto,
Ove sponesti tuo portato santo.
Vol. IV.

20.

4

Al tristo fiato, e poi non fia riguardo: 27. 20. La voce, che parlavi mo Lombardo, Perch' i' sia giunto forse alquanto tardo, Vedi, che non incresce a me, e ardo. 14. Per contastare a Ruberto Guiscardo, A Cepcran, là dove fu bugiardo

28

PURG.

Ove senz'arme vinse il vecchio Alardo:

16. 122. L'antica età la nuova, e par lor tardo, Currado da Palazzo, e 'l buon Gherardo, Francescamente, il semplice Lombardo. 14. Certi si feron sempre, con riguardo

26.

PAR.

O tu, che vai, non per esser più tardo,
Rispondi a me, che 'n sete, ed in fuoco ardo.

3. 128. Ma quella folgorò nello mio sguardo E ciò mi fece a dimandar più tardo. 10. 131. D'Isidoro, di Beda, e di Riccardo,

11.

17.

Questi, onde a me ritorna il tuo riguardo,
Gravi a morire gli parve esser tardo.
77. Amore, e maraviglia, e dolce sguardo
Tanto che 'l venerabile Bernardo

Corse, e correndo gli parve esser tardo.
71. Sarà la cortesia del gran Lombardo,
Ch'avrà in te si benigno riguardo,

Fia prima quel, che tra gli altri è più tardo. 18. 44. Due ne seguì lo mio attento sguardo, Poscia trasse Guglielmo, e Rinoardo, Per quella Croce, e Roberto Guiscardo. 11. Region ti conduce, ha nello sguardo

26.

Io dissi Al suo piacere e tosto e tardo Quand'ella entrò nel fuoco, ond'io sempre ardo. 31. 98. Che veder lui t'accenderà lo sguardo E la regina del Cielo, ond' i'ardo Perocch'io sono il suo fedel Bernardo.

INF.

2.

3.

4.

5.

ARE

68. E con ciò, che ha mestieri al suo campare,
I'son Beatrice, che ti faccio andare;
Amor mi mosse, che mi fa parlare.
92. Verrai a piaggia, non qui, per passare:
E' duca a lui: Caron, non ti crucciare:
Ciò che si vuole e più non dimandare.
23. Così si mise, e così mi fe' 'ntrare

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Quivi, secondo che per ascoltare,

Che l'aura eterna facevan tremare:
20. Non t'inganni l'ampiezza dell'entrare.
Non impedir lo suo fatale andare:

Ciò che si vuole e più non dimandare.

27. 101. Fin or t'assolvo, e tu m'insegni fare,
Lo Ciel poss' io serrare, e disserrare,
Che 'l mio antecessor non ebbe care.
30. 137. Che, sognando, disidera sognare,
Tal mi fec'io, non potendo parlare,
Me tuttavia, e nol mi credea fare.

PURG.

4. 65. Ancora all' Orse più stretto rotare, Come ciò sia, se'l vuoi poter pensare, Con questo monte in su la terra stare, 10. 95. Produsse esto visibile parlare,

Mentr'io mi dilettava di guardare

E, per lo fabbro loro, a veder care, 14. 125. Troppo di pianger più, che di parlare, Noi sapavam, che quell'anime care

Facevan noi del cammin confidare.
25. 47. L'un disposto a patire, e l'altro a fare,
E giunto lui comincia ad operare,

Ciò, che per sua materia, fe' gestare
28. 35 Di là dal fiumicello, per mirare.
E là m'apparve, sì com'egli appare
Per maraviglia, tutt'altro pensare,

PAR.

13. 89. Dunque come costui fu senza pare?
Ma perchè paia ben quel, che non pare,
Quando fu detto, Chiedi, a dimandare.

INF. 15.

PURG.

ARGINI

1. Ora cen porta l'un de' duri margini

Sì, che dal fuoco salva l'acqua, e gli argini.

ARGO

29. 95. Le penne piene d'occhi; e gli occhi d'Argo;
A discriver lor forma più non spargo
Tanto, che 'n questa non poss' esser largo.

PAR.

33. 92. Credo, ch'io vidi, perchè più di largo,
Un punto solo m'è maggior letargo,
Che fe' Nettunno ammirar l'ombra d'Argo.

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S. 113. Ma ei non stette là con essi guari,
Chiuser le porte que' nostri avversari
E rivolsesi à me con passi rari.

PURG.

13. 116. In campo giunti co' loro avversari: Rotti fur quivi, e volti negli amari Letizia presi ad ogni altra dispari: 29. 134. Vidi duo vecchi in abito dispari,

L

PAR.

L'un si mostrava alcun de' famigliari
Agli animali fe', ch' ell' ha più cari:

13. 104. Regal prudenza e quel vedere impari,
E se al Surse drizzi gli occhi chiari,

Ai regi che son molti, e i buon son rari. 14. 65. Per li padri, e per gli altri, che fur cari, Ed ecco intorno di chiarezza pari

PAR.

20.

A guisa d'orizzonte, che rischiari.

ARLA

110. Ne' prieghi fatti a Dio, per suscitarla, L'anima gloriosa, onde si parla, Credette in lui, che poteva aiutarla. 24. 44. Per la verace fede a gloriarla,

INF.

Si come il baccellier s' arma, e non parla,
Fer approvarla, non per terminarla,

ARLO

28. 47. Rispose 'l mio maestro, a tormentarlo: A me, che morto son, convien menarlo E quest'è ver così, com' i' ti parlo.

PURG. 5.

65. Del beneficio tuo, senza giurarlo,

Ond'io, che solo innanzi agli altri parlo, Che siede tra Romagna e quel di Carlo, 11. 137. Che sostenea nella prigion di Carlo, Più non dirò, e scuro so che parlo : Faranno si, che tu potrai chiosarlo:

PAR.

12.

INF.

17.

28.

68. Quinci si mosse spirito a nomarlo
Domenico fu detto: ed io ne parlo,
Elesse all' orto suo, per aiutarlo.

ARMI

2. Che passa i monti, e rompe' muri e l'armi: Si cominciò lo mio duca a parlarmi, Vicino al fin de' passeggiati marmi: 53. S'arrestaron nel fosso a riguardarmi,

Or di a fra Dolcin, dunque, che s'armi, S'egli non vuol qui tosto seguitarmi; 34. 17. Ch'al mio maestro piacque di mostrarmi Dinanzi mi si tolse, e fe'restarmi, Ove convien, che di fortezza t'armi.

PURG.

22.

53. Che piange l'avarizia, per purgarmi, Or quando tu cantasti le crude armi Disse il cantor de bucolici carmi, 27. 50. Gittato mi sarei, per rinfrescarmi

Lo dolce padre mio, per confortarmi,
Dicendo, Gli occhi suoi già veder parmi.
31. 113. Al petto del Grifon seco menarmi,
Disser: Fa che le viste non risparmi:
Ond'Amor già ti trasse le sue armi.

PAR.

6. 23. A Dio, per grazia, piacque di spirarmi E al mio Bellisar commendai l'armi,

Che segno fu, ch'i' dovessi posarmi. 17. 107. Lo tempo verso me, per colpo darmi Perchè di provedenza è buon, ch'io m'armi, Io non perdessi gli altri per miei carmi.

TURG

5.

20.

PAR.

29.

ARNE

Corsero 'ncontra noi, e dimandarne;
El mio maestro: Voi potete andarne,
Chel corpo di costui è vera carne.
80. Veggio vender sua figlia, e patteggiarne,
O avarizia, che puoi tu più farne,
Che non si cura della propria carne?

14. 56. Fia vinto in apparenza dalla carne,
Nè potrà tanta luce affaticarne,
A tutto ciò, che potrà dilettarne .

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13. 146. E se non fosse, che 'n sul

passo

d'Arno

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Quei cittadin, che poi la rinfondarno Avrebber fatto lavorare indarno; 30. 65. Del Casentin discendon, giuso in Arno, Sempre mi stanno innanzi, e non indarno, Che'l male, ond' io nel volto mi discarno;

PURG.

14.

PAR.

20. Dirvi chi sia, saria parlare indarno :

Se ben lo 'ntendimento tuo accarno,
Quei, che prima dicea, tu parli d'Arno.

11. 104. Troppo la gente, e per non stare indarno, Nel crudo sasso, intra Tevere ed Arno, Che le sue membra du'anni portarno.

INF.

ARO

9. 113. Si com' a Pola presso del Quarnaro, Fanno i sepolcri tutto 'l loco varo, Salvo che 'l modo v'era più amaro:

PURG.

5.

32. E ritrarre a color, che vi mandaro,
Se per veder la sua ombra restaro;
Faccianli onore: ed esser può lor caro.

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