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Ne mandan messi al cor pien di disiri,
Che prendon aere, e diventan sospiri.

In lei discende la virtù divina,
Siccome face in Angelo, che 'l vede.:
E qual donna' gentil questo non crede,
Parli con lei, é miri gli atti sui.
Quivi, dov' ella parla, si dichina
Un Angiolo di ciel, che reca fede,
Come l'alto valor ch' ella possiede,
È oltre a quel che si conviene a nui.
Gli atti soavi ch' ella mostra altrui,
Vanno chiamando Amor, ciascuno a prova,
In quella voce che la fa sentire.

Di costei si può dire:

Gentil è in donna, ciocchè 'n lei si truova :

E bello è tanto quanto lei simiglia.
E puossi dir, che 'l suo aspetto giova
A consentir ciò che par maraviglia;
Onde la fede nostra è ajutata2 :
Però fu tal da eterno creata.

'Non dico qual uomo, perocchè più onestamente per le donne si prende sperienza, che per l'uomo. (DANT. CONV.) 2 Essendo ella eccellentissima cosa, l' intelligenza dimostra e la bontà del Creatore, e così ajuta la nostra fede.

Essendo ella una cosa visibilmente miracolosa (spiega l' Autore) ci fa veder possibili gli altri miracoli, che della Fede sono il principal fondamento.

Cose appariscon nello suo aspetto,
Che mostran de' piacer del Paradiso;
Dico negli occhi e nel suo dolce riso,
Che le vi reca Amor, com' a suo loco.
Elle soverchian lo nostro intelletto,
Come raggio di sole in frale viso;
E perch' io non le posso mirar fiso,
Mi convien contentar di dirne poco.
Sua biltà piove fiammelle di fuoco,
Animate d' un spirito gentile,
Ch' è criatore d' ogni pensier bono:
E rompon come tuono

Gl'innati vizi1 che fanno altrui vile.
Però qual donna sente sua biltate
Biasmar, per non parer queta e umile;
Miri costei, ch'è asemplo d' umiltate.
Quest' è colei, ch' umilia ogni perverso :
Costei pensò, chi mosse l' Universo2.

Canzone, e' par, che tu parli contraro
Al dir d'una Sorella che tu hai3;

1 Certi vizi sono nell' uomo, alli quali naturalmente egli è disposto; siccome alcuni per complessione collerica sono ad ira disposti : e questi cotali vizi io chiamo innati, cioè connaturali. (DANT. CONV.)

2 Cioè Iddio; per dare a intendere che per divino proponimento la natura cotale effetto produsse. (DANT. CONV.)

3 Si scusa d'una Ballatetta, che avea composta prima, e nella quale si lamentava di lei (ved. pag. 107).

Che questa donna, che tant' umil fai,
Ella la chiama fera e disdegnosa.

Tu sai, che 'l ciel sempr' è lucente e chiaro,
E quanto in se non si turba giammai;
Ma li nostr' occhi, per cagioni assai,
Chiaman la stella talor tenebrosa:
Così quand' ella la chiama orgogliosa,
Non considera lei secondo 'l vero',
Ma secondo quel che a lei parea;

pur

Che l' anima temea,

E teme ancora sì, che mi par fero,
Quantunque io veggia là ov' ella mi sente.
Così ti scusa, se ti fa mestiero;

E quando poi a lei ti rappresente,
Dirai: Madonna, s'ello v'è à grato,
Io parlerò di voi in ciascun lato.

1 Come la nube fa parer a' nostri occhi che il sole si oscuri, benchè rimanga in se lucidissimo; così la passione all' amante fa parer fero e disdegnoso il sembiante onesto.

CANZONE VIII.

CONTRA GLI ERRANTI.

Differisce il cantar d'Amore, e ricerca qual sia la vera nobiltà degli uomini.

Le dolci rime d'Amor, ch'i' solia Cercar ne' miei pensieri,

Convien ch i' lasci, non perch' i' non speri

Ad esse ritornare;

Ma perchè gli atti disdegnosi e feri,

Che nella donna mia

Sono appariti, m' han chiuso la via

Dell' usato parlare:

E poichè tempo mi par ď

aspettare,

Diporrò giù lo mio soave stile,

Ch'i' ho tenuto nel trattar d'Amore,
E dirò del valore,

Per lo qual veramente uomo è gentile,
Con rima

aspra

e sottile',

1 Dico aspra, quanto al suono del dettato, che a tanta materia non conviene essere leno; e dico sottile, quanto alla sentenzia delle parole, che sottilmente argomentando e disputando procedono. (DANT. CONV.)

Riprovando il giudicio falso e vile'
Di que' che voglion, che di gentilezza
Sia principio ricchezza:

E cominciando, chiamo quel signore
Ch' alla mia donna negli occhi dimora,
Perch'ella di se stessa s'innamora 2.

3 Tale imperò, che gentilezza volse, Secondo 'l suo parere,

Che fosse antica possession d' avere,
Con reggimenti belli :

E altri fu di più lieve sapere,
Che tal detto rivolse,

E l'ultima particola ne tolse;

Che non l' avea fors' elli.

1

1 Falso, cioè rimosso dalla verità, e vile, cioè da viltà d'animo affermato e fortificato.

(DANT. CONV.)

2 Per questa sua donna intende la Filosofia, che è premio a se stessa. Quel signore è il vero. « Chiamo, dice Dante, la ve« rità che sia meco, la quale è quel signore, che negli occhi « cioè nelle dimostrazioni della Filosofia dimora: e ben è si« gnore; che a lei disposata l'anima, è donna; altrimenti è « serva, fuori d'ogni libertà.

"

3 Tale imperò ec. Federigo di Soave, Imperador de' Romani, domandato che fosse nobiltà, rispose, ch'era antica ricchezza, e belli costumi. E altri fu di più lieve sapere, che altri pensando e rivolgendo questa diffinizione in ogni parte, levò via l'ultima particola, cioè i belli costumi (perchè forse non li aveva), e la definì semplicemente: possessione d'antica ricchezza. Di dietro da costui ec. : E questa opinione è quasi di tutti.

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