SONETTO VENTESIMOTTAVO. Non [on v'accorgete, donna, d'un che smuore, E va piangendo, sì si disconforta? I' priego voi, se non ven siete accorta, Che lo miriate sol per vostro onore! Ei sen va sbigottito, e d'un colore, Che 'l fa parere una persona morta: Con tanta doglia che negli occhi porta, Di levargli in altrui non ha valore. E quando alcun pietosamente il mira, Il cuor di pianger tutto si distrugge, E l'anima ne duol sì che ne stride. E se non fosse ch'egli allor si fugge Si alto chiama voi, poich' ei sospira, Ch' altri direbbe: «Or sappiam chi l'uccide!>> SONETTO VENTESIMONONO. Per villana di villana persona O per parole di cattiva gente: E come l'oro puro dentro il fuoco, Seht Achtundzwanzigstes Sonett. eht ihr denn keinen, Frau, der sich verzehre So laut ruft er nach euch, der seufzend schmachtet, Daß jeder spräch: „Nun weiß man, wer ihn tötet!" Neunundzwanzigstes Sonett. b der Gemeinheit der gemeinen Seelen, Db Ob niedres Volk auch niedre Worte spricht: Der allorts glänzend wandelt und in Klarheit, Weil hellern Glanz nur euer Ruhm draus schöpfe, - SONETTO TRENTESIMO. Volgete gli occhi a veder chi mi tira, Perch' io non posso più viver con vui, Ed onoratel, chè questi è colui Che per le gentil donne altrui martira! Che dice: «Dunque vuo' tu per niente SONETTO TRENTESIMOPRIMO. (A Bernardo di Bologna.) Ahimè, ch' io veggio ch' una donna viene Al grand' assedio della vita mia, Irata sì, ch'ancide e manda via Tutto ciò che in vita la sostiene. Onde riman lo cuor, ch'è pien di pene, Senza soccorso e senza compagnia, E per forza convien che morte sia Per un solo desio, ch' Amor vi tiene. Quest' assedio sì grande ha posto morte, Per conquider la vita, intorno al cuore, Che cangiò stato, quando il prese Amore Per quella donna, che sen' iva forte, Come colei che sel pone in disnore, Onde assalir lo vien sì, ch' ei ne muore. Dreißigstes Sonett. lickt her und sehet, wer mich zieht und leitet, Denn mit euch leben kann ich nun nicht mehr, Und bringt ihm Ehre dar, denn er ist der, Der uns durch edle Frauen Qual bereitet! Die Kraft, die tötet, aber 3orn nicht braucht, Auf meine Bitte send er sie hernieder: Und glaubet mir, daß ers im Wesen wieder Nur toller treibt, jemehr man Seufzer haucht. Sie zwang den Geist mir mächtigen Gewichts Und läßt ihn durch ein edles Weib zerstören Mein Mut liegt ganz zu Füßen ihr im Staube; Und eine zarte Stimme läßt mich hören, Die spricht: So willst du also, daß ein Nichts Solch schöne Herrin deinen Augen raube ?" Einunddreißigstes Sonett. (An Bernardo di Bologna.) jeh mir, ich seh, daß eine Herrin kommt, Weh Mit großer Macht mein Leben zu erringen, So zornig, daß zu Tod und Flucht zu zwingen Sie alles sucht, was ihm zum Leben frommt. Drum bleibt das Herz, das so die Qual erregt, Ganz ohne Hilfe und in Einsamkeit, Und unentrinnbar scheints dem Tod geweiht Mit also großem Kampf besiegt der Tod Mein Leben, rings das Herz mir zu umschmiegen, Das Amor schon erschöpft durch sein Bekriegen Für jene Frau, die fortzugehen droht, Alsob ihr Scham erwüchs aus ihren Siegen, Dantes poetische Werke. IV. 20 SONETTO TRENTESIMOSECONDO. Q uando la notte abbraccia con fosc' ale La terra, e 'l dì dà volta e si nasconde: In cielo, in mare, in boschi e fra la fronde Si posa, e sotto tetto, ogni animale, Perchè 'l sonno il pensier mette in non cale, Che per le membra si distende e' nfonde, Fin che l'aurora, con sue trecce bionde, Rinnova le fatiche diurnale. Io misero mi trovo fuor di schiera, Chè 'l sospirar nimico alla quiete Mi tien aperti gli occhi e desto il core: SONETTO TRENTESIMOTERZO. sono stato con Amore insieme Chi ragione o virtù contro gli spreme, Però nel cerchio della sua palestra, Liber arbitrio giammai non fu franco, E qual che sia 'l piacer ch' ora n' addestra, |