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lettere versati. Le mie fatiche adunque sono dirette specialmente al vantaggio ed all'ammaestramento di que' giovani, i quali da poco tempo incamminati sulla via del Parnaso amano di formarsi quel buon gusto che abborre i delirj delle sfrenate fantasie egualmente che la freddezza e la sterilità degli spiriti infimi e mediocri. Possano essi invogliarsi così dell' ottimo, e formandosi nelle loro menti l'archetipo del bello possano un giorno quasi col solo tatto sentire ciò che approvar si dee, e ciò che si dee fuggire ne' moltiplici componimenti, che di lirica poesia si vanno pure ogni giorno nell'Italia nostra pubblicando! Chiuderò quindi questa mia prefazione dirigendo a' giovani verseggiatori quel precetto, che fu scritto già da Marco Tullio a Quinto suo fratello: Ergo hoc sit primum in praeceptis meis, ut demonstremus, quem imitetur, atque ita, ut, quae maxime ecellant in eo, quem imitabitur, ea diligentissime persequatur: tum accedat exercitatio, qua illum, quem ante delegerit, imitando effingat, atque ita exprimat, non ut multos imitatores saepe cognovi, qui aut ea, quae facilia sunt, aut etiam illa, quae insignia, ac pene vitiosa, consectantur imitando. (De Orat. lib. II. Cap. XXII. )

Musa dedit fidibus Divos, puerosque Deorum, Et pugilem victorem, et equum certamine pri

mum

Et juvenum curas, et libera vina referre.

Horat. Ar. Poet.

EPOCA PRIMA

DALL'ORIGINE DELL'ITALIANA POESIA
SINO AL 1400.

GUIDO CAVALCANTI

Fiorentino, poeta e filosofo ad un tem po, e grande amico di Dante. Appartenne ad una delle più illustri e potenti famiglie, e fu involto nelle fazioni della sua patria. Alcuni lo tacciarono d'epicureo, e di ateo; dalle quali accuse lo difendono il C. Mazzuchelli e il Canonico Biscioni. Fu rilegato dal Comu ne di Firenze in esilio a Serezano nel 1300., nel qual anno morì. V. Giovanni, e Filippo Villani, e la vita di Guido scritta da Dome nico di Bandino Aretino, e pubblicata dall'A bate Mehus.

SONETT O.

Io vidi gli occhi, dove Amor si mise,
Quando mi fece di se pauroso,
Che mi sguardar come fosse annojoso,
Allora, dico, che il cor si divise;
E se non fosse, che Donna mi rise
Io parlerei di tal guisa doglioso,
Ch'Amor medesmo si faria cruccioso,
Che fe l'immaginar, che mi conquise.
Dal Ciel si mosse un spirito in quel punto,
Che quella Donna mi degnò guardare,
E vennesi a posar nel mio pensiero.
E li mi conta si d'amor lo vero,
Che ogni sua virtù veder mi pare,
Si come fossi dentro al suo cor giunto.
Raccolta di Lirici.

I

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