Sayfadaki görseller
PDF
ePub

e l'altre del Canzoniere:

« Morte, poich' io non trovo a cui mi doglia. »

Io non vo' passare in rassegna i tanti e tanti esempi ch'ei cita de' nostri antichi rimatori, ma fermerommi su questi di Dante; e a prima giunta dirò, che il Rossetti non riporta mai per intero un componimento, nè lo dispiega in tutte le sue parti, facendo osservare la continuità dell' allegoria e la regolarità dell' arcano e misterioso linguaggio; ma con fino artifizio ne riporta solo de' brani, e hene spesso goffamente alterati, come là dove 1 cambiò l'avverbio imperò nel vocabolo impero:

<< Difendimi, o Signor, dallo gran vermo,

E sanami, impero, ch' io non ho osso,
Che conturbato possa omai star fermo. »
DANTE, Salm. I.

Se la Canzone alla Morte (la quinta del Canzoniere), possa mai sotto la scorza delle parole racchiudere quegli arcani sensi, che il Rossetti pretende, e non sia piuttosto un componimento d'amore, nel quale Dante supplichi caldamente la Morte a rattenere il colpo già mosso contro Beatrice, potrassi scorgere agevolmente da chi voglia gettarvi su l'occhio, anco per sola una volta; nè io mi so persuadere come mai quell' interpetre siasi ripromesso dal lettore una sì grande e sì cieca credenza. Relativamente poi a' due versi della Ballata, dirò, che se Morte è Guelfismo, e Pietà è sinonimo di Morte, qual discorso sarebbe mai questo, Morte villana di pietà nemica, cioè Guelfismo villano, del Guelfismo nemico? Inoltre, come mai questa setta, la quale non esisteva se non da pochi anni, avrebbe potuto esser chiamata Di dolor madre antica? Veda adunque il lettore quali e quante bellezze racchiudano bisticci sì fatti!

Quando morì Beatrice, Dante scrisse a' Principi della Terra. E a qual proposito, esclama il Rossetti,3 scrivere a' Principi della Terra (ai Sovrani del Mondo), per la morte di madonna Beatrice Portinari

1 Vol. II, pag. 286.

3 Vol. II, pag. 439.

2 Vita Nuova.

(cioè d'una privata donzella)? Si sappia, egli prosegue, che i Principi della Terra sono i Cardinali, perchè tale era lo specioso titolo conferito loro da Pio Il; e chi sia Beatrice lo appureremo in appresso, ciò non essendo, com'egli s' esprime, di veruna utilità nella questione presente. Così l'interpetre del Ghibellinismo francamente discorre, quasichè non si sappia che terra significava e significa non tanto il nostro pianeta, quanto città, paese. Aprasi il libro di Giovanni Villani, e il detto vocabolo vi si rinverrà con questo significato, sto per dire, a ogni pagina. Che vale adunque quella frase della Vita Nuova? Vale che Dante scrisse della morte di Beatrice a' principali cittadini della città di Firenze. Ecco alcuni esempi della voce in quistione, usata perfino dal Tasso:

« Goffredo alloggia nella terra (in Gerus.) e vuole
Rinnovar poi l'assalto al nuovo sole. >>

Gerus. lib., Canto XXX, 50.

È una usanza in tutte le terre marine. (Bocc., nov. LXXX, 1).— A una sua possessione forse tre miglia alla terra vicina. (Bocc., nov. XCIV, 4). Standosi domesticamente co' cittadini per la terra in pace e in sollazzo. (Matt. Villani, IX, 27). — Di continuo si facea solenne guardia per la terra di dì e di notte. (Cron. d'Amar., 224).

Se della morte di Beatrice fece Dante parole ai principali personaggi di Firenze, narra pure nella Vita Nuova, che egli stava scrivendo una novella Canzone in lode di lei, e che n' avea compiuta la prima Stanza, quando ricevè il funesto annunzio della sua morte. Quomodo (egli esclama) sedet sola civitas plena populo! facta est quasi vidua domina gentium. Io era (così prosegue) nel proponimento ancora di questa Canzone, e compiuta n' avea la soprascritta Stanza, quando lo Signore della Giustizia chiamò questa gentilissima a gloriare sotto l'insegna di quella reina benedetta Maria, lo cui nome fue in grandissima reverenza nelle parole di questa Beatrice beata. « Barbari, esclamerò qui col conte Balbo, barbari coloro, che in questo interrompimento, in questa

[ocr errors]

>> reminiscenza della Sacra Scrittura, in quel rassegnato, ma venuto

Vita di Dante, vol. I, pag. 166. Torino, 1839 in-8.
DANTE.

2.

3

>>

>> a stento Signore della Giustizia, in quella gentile, e che non

potè essere immaginata, rimembranza del nome di Maria, stato frequente in bocca alla sua donna, non sanno vedere i segni tutti » della verità e della passione. E stretti di cuore e di spirito coloro, » che nati e vissuti in prosa, tengono per falsità tutto ciò ch'è detto >> in poesia, la quale non è pure se non un altro, forse più vero, >> aspetto delle cose umane; e coloro, i quali misurando ogni altro » uomo alla propria misura, non intendono un dolore espresso in >> modo diverso dal loro. Chè siccome infiniti sono i dolori quaggiù, >> infinite sono le espressioni vere di esso, secondo la età, il sesso, » le condizioni, la coltura, od anche l'ignoranza e gli errori di cia» scuno. Alle quali tutte all' incontro sapranno compatire gli animi gentili; e così ripensando alle condizioni de' tempi di Dante, compatiranno e alla discussione ch' ei fa sulla data della morte della >> sua donna ai 9 giugno del 1290, e ai numeri che vi trova, e alla » lettera latina ch' egli ne scrive sul testo citato di Geremia ai Principi della terra; e poi a' molti versi che fa tra il suo dolore e il disegnar figure d' Angeli, e di nuovo poetare nel giorno dell' annovale di lei..... »

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

>>

Nulla poi io dovrei dire del modo strano e inusitato con cui il Rossetti fassi a provare l'esistenza degli arcani o settari vocaboli ascosi da Dante ne' versi del suo poema, perocchè non della Commedia, ma sì della Vita Nuova io intendo qui far discorso; pure non posso a meno di porre sotto gli occhi del lettore soli due tratti, il primo indicante il modo con cui il poeta ha celato il nome di Arrigo, il secondo con cui ha nascosto il nome del Papa: « Dante s'è valuto molte volte di tal mezzo acrostici e ne' logogrifi) per presen>> tarci netto netto il nome dell'imperatore Enrico od Arrigo..... » L'ombra d'Argo, che Dante nomina nell' ultimo Canto del Paradiso, è l'ombra d'ARriGO. E quest'ombra appunto manderà » una voce dal Cielo come di cuor che si rammarca, la quale dirà

>>

[ocr errors]
[ocr errors]

(dice il novello interpetre)

(del mezzo che si usa negli

» alla Chiesa corrotta: O navicella mia, com' mal se' carca! E se volete saper per sicuro chi è che grida così, non avete a far altro

[ocr errors]

1 Vol. II, pag. 499.

» che trascrivere quel verso co' due seguenti, e guardare alle parole » finali; eccoli:

>>

<< O navicella mia, com'mal se'cARca!

Poi parve a me, che la terra s'apRIsse

Tr'ambo le ruote, e vidi uscirne un DraGO. »

Quel solenne dialogo fra Dante e Beatrice (Purg., XXXI), nel quale » Madonna accusa l'amante di essersi tolto a lei e dato altrui ; quella terzina:

[ocr errors]

<< Confusione e paura insieme miste

Mi pinsero un tal si fuor della bocca,

Al quale intender fur mestier le viste; »

e il paragone che immediatamente vien dopo..... c'invitano a ri» cercare chi è cotesta Beatrice. Or raccomandiamoci a Santa Lucia, esaminiamo quella similitudine, e vedremo qual'è mai quella parola mal compiuta per paura :

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

<< Come il balestro frange, quando scocca
Da troppa tesa, la sua corda e l'arco,
E con men foga l'asta il segno tocca,
Si scoppia' io sott'esso il grave CARCO,
Fuori sgorgando lacrime e sospiRI,

E la voce allentò per lo suo varCO. »

Dunque la voce allentò l'ultima sillaba GO, talchè pronunziata >> con men foga divenne CO. E si sappia che io non avrei mai pen» sato a farne ricerca, se non me lo avesse avvertito Dante mede>>simo in un certo luogo della Vita Nuova. Ben ci ha servito la

[ocr errors]

vista, o Messere, a riconoscere colei che tu denominasti la glo» riosa Donna della tua mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapeano che si chiamare. Basti per ora riguardo ad un tal nome: gli altri esempi li ammucchierò a luogo più opportuno. Nè io gl' indicherò: Dante che mi ha svelato ove » son questi, Dante ci additerà pure ove son li altri. Povero poeta ! » ti sei tanto affaticato a lavorare quella chiave ingegnosissima, spe

[ocr errors]

"

>> rando che si troverebbe finalmente un' anima possente che ne

[ocr errors]

scoprisse l'uso, ma lo sperasti invano per cinque secoli. Essa è

» corsa per cento mani, e nessuno ha saputo che farsene! Ma la » formasti di sì complicato magistero, che s' io qui cessassi, nessuno >> forse potrebbe seguire a volgerla per trarne le maraviglie che chiu» desti! Mi si perdoni questa vanità! 1

[ocr errors]

>> Siccome nostro Signore fu ravvisato in alcune figure simboliche, quali sono l'arca di confederazione, l'arco di pace ec., così » Dante ci offrì in figura nell'ARCO SESTO delle Bolgie Infernali, » ARriCO SESTO, dicendo: tutto spezzato al fondo è l'arco sesto. » E ad allontanare ogni dubbio sulla giustezza di questa interpreta»zione, mostrerò che quella frase giace tutto spezzato al fondo è » uno de' soliti cenni, quale ne avvisa che il resto del nome giace >> al fondo della prima sillaba, ma tutto spezzato. Vedetelo :

<< Tutto spezzato al fondo è l'ARCO sesto,

E se l'andar avanti puR vI piace,
Andatevene su per questa Grotta. »

[ocr errors]

» Il poeta descrivendo la bocca della voragine, da cui usciva »orrendo fetore, disse ch' era formata da alcune pietre rotte; e tosto >> col suo solito giochetto di sillabe indicò che significassero figura»tamente Pietre e Pietra:

<< In su l'estremità d'un'alta riPA,

Che facevan gran Pietre rotte in cerchio,
Venimmo sopra più crudele stiPA. »

» E temendo che il suo lavoro di tarsia, essendo fuori di similitu» dine, non fosse bene scorto, pose lì presso il nome del PAPA in >> faccia ad una Pietra.3 Così nel Canto primo, dove si parla della Lupa, ne' due emistichii quinarii de' v. 48 e 49, è scritto:

[blocks in formation]

Or quale giudicio, quale confutazione farò io d' interpetrazioni sì fatte, per le quali fra le altre stupende cose apprendiamo che la Vita Nuova, scritta da Dante nel 1291,

Vol. II, pag. 601.

* Vol. II, pag. 529.

parla non della morte di

2 Vol. II, pag. 523.

Vol. II, pag. 523

« ÖncekiDevam »