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Beatrice, ma della morte d'Arrigo, avvenuta ventidue anni dopochè il libro era scritto ? Non andrebb' egli perduto qualunque discorso io mi studiassi tenervi sopra, sia che parlassi a persona, che già di per se n'avesse veduta la ridicolezza, sia che volessi far ricredere chi dalla parte del Rossetti pertinacemente si stesse? Il sole è lucido: chi lo vuol credere opaco, sel creda. E dappoichè il Rossetti implora dal pubblico il perdono della sua vanità di chiamarsi il primo scuopritore di tali arcani sensi di Dante, io sono il primo di buon grado a concederglielo, e ad esclamar secolui Povero poeta! pur con lui conchiudendo: Quanti altri artifizii (del parlare enimmatico) vi sarann' eglino (secondo un simil sistema) negli scritti di que' Socii di setta, senza contar quelli che il Rossetti v' ha già discoverti! Nè solo mosaici di sillabe illusorie, ma pur anco anagrammi ed acrostici bizzarri esser vi deggiono! 1

Lasciamo finalmente il fortunato interpetre napoletano scuo

1 Vol. II, pag. 394.

Il dottor Alessandro Torri nella sua edizione della Vita Nuova (Livorno 1843), quantunque non voglia pronunziar sentenza sul sistema allegorico del Rossetti, pure propone i seguenti suoi dubbi, provenienti, siccom' ei dice, da difetto di convinzione:

« 1° Come la Beatrice della Vita Nuora, supposto che Dante abbia in essa simboleggiato la Filosofia, sia stata posta dall'Altissimo Sire nella città di Firenze, e non anche altrove? - § VI.

» 2o Chi si fosse l'altra scienza compagna della Filosofia, la quale poi morì? - § VIII.

» 3o Come possa intendersi che il padre della Filosofia, l'Imperatore dell' universo (così nel Convito) sia uscito di vita, § XXII, lasciando in pianto la bellissima figlia, a consolazion della quale Dante compose i Sonetti X e XI?

» 4° In qual modo si spiegherebbe avvenuta propriamente sulla fine del secolo XIII (1290) la morte della Filosofia? - § XXXIX.

» 5o Come può essere che in Beatrice fosse personificata la Filo. sofia, mentre questa scienza non è da supporsi nata, vissuta (pochi anni) e morta esclusivamente in Firenze, com'è detto nel § XLI?

» 6° Se, come sostiene il Rossetti, Beatrice fosse mancata a'vivi nel 1281, avrebbe avuto soli 15 anni; il che sta in contradizione con quello che dice Dante, § II, cioè, che fu da lei salutato nove anni dopo che l'avea veduta la prima volta in età novenne, e in conseguenza quando contava diciotto anni d'età (Vedi anche § III): oltredichè tanto egli, § XXX, che il Boccaccio, Comento ec., chiaramente affermano avvenuta nel 1290 la morte di Beatrice. » Ma sopra queste, direi quasi, inter

pritore di nuovi mondi, e torniamo al Biscioni, del quale ora vo' porre in vista alcune maliziette, ed alcune false e vane interpetrazioni, onde sempre più s' apprenda in qual conto tener si debbano i trovati ingegnosi di chi per voglia di novità s'è allontanato dalle vie del semplice e del vero. Io ho detto più sopra che la Vita Nuova fu scritta da Dante nel ventesimosesto, o al più ventesimosettimo anno dell'età sua. Il Biscioni peraltro pretende provare che fu scritta nell' anno ventesimoquarto; nè ciò è senza molta malizia; poichè se fosse così, Dante avrebbe narrato la morte della sua amata innanzi che la Portinari morisse, e così vero sembrerebbe quello che il Biscioni opina, vale a dire che la Beatrice, di cui nella Vita Nuova si tien discorso, nou sia la più volte nominata figlia di Folco. Asserisce il Boccaccio che Dante compose quella prima operetta nel suo anno ventesimosesto, duranti ancora le lacrime per la morta Beatrice; ed il Villani aveva già detto che la compose nella sua giovanezza. A tutto questo s' aggiunga quanto Dante medesimo intorno a ciò manifesta, cioè che quando scrisse la Vita Nuova non avea fatto studi di scienze, e che ad essi solo si diede un anno e più dopo la morte della sua donna (la quale mancò ai vivi il 9 giugno del 1290, secondo che abbiamo da lui medesimo, non che dal suo primo biografo, il già citato Boccaccio), ed avremo un'altra sicura conferma dell' error del Biscioni poichè se un anno o due aggiungeremo al 1290, avremo che l'Alighieri, nato nel maggio 1265, scriveva il libretto in questione nel ventesimosesto o ventesimosettimo anno dell' età sua. E questo

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pellanze, si attenderanno dal Rossetti gli opportuni schiarimenti; e frattanto mi sia lecito di riflettere che se il linguaggio della Vita Nuova dovesse riguardarsi come un gergo di setta e un frasario convenzionale, si renderebbe affatto nullo l'interesse che ora ispira ogni pagina di questo scritto così affettuoso; e l'autore sembrerebbe aver voluto prendersi giuoco della sensibilità de' lettori, che in buona fede lo avessero seguito nella esposizione storica delle sue giovanili avventure, senza pensare d'essere ingannati, e costretti anzi ad intendere in ogni parola e in ogni frase una mistica allusione, un segreto politico o religioso.

Vita di Dante, parte II.

Lib. IX, cap. 136.

Ne ho citati i passi più sopra.

per altre indagini non infeconde di resultati sarà opportuno ch'io mi dilunghi alquanto nel dimostrare.

Il concetto di Dante nel comporre le tre sue opere (la Vita Nuova, il Convito e la Divina Commedia), ridicolosamente opina il Biscioni essere stato quello di far sì che fossero corrispondenti alle tre principali etadi dell' uomo, che cioè la Vita Nuova corrispondesse all' Adolescenza, il Convito alla Gioventù, la Commedia alla Vecchiezza, e come tali dovessero dimostrare le qualità proprie di quelle. Tutto questo, secondo il Biscioni, desumesi da ciò che Dante dice nel Tratt. 1, Cap. I, del Convito con queste parole: Quella (la Vita Nuova) fervida e passionata, questa (il Convito) temperata e virile essere si conviene. Chè altro si conviene e dire e operare ad un' etade che ad altra, perchè certi costumi sono idonei e laudabili ad una etade, che sono sconci e biasimevoli ad altra, siccome di sotto nel quarto Trattato sarà propria ragione mostrata. Ed io in quella dinanzi (nella Vita Nuova), all'entrata di mia gioventute parlai, e in questa dipoi (nel Convito), quella già trapassata. — E di fatti in quel quarto Trattato al Cap. XXIV si veggiono indicati i termini di quelle età, nelle quali Dante divide la vita umana; l' Adolescenza, che dura per insino al venticinquesimo anno; la Gioventù, dal venticinquesimo al quarantesimoquinto; la Vecchiezza, dal quarantesimoquinto fino al settantesimo; e la Senettù, da questo per infino alla morte. Sicchè, dice il Biscioni (e qui, per confutarlo, convienmi riportare le sue stesse parole): « si può con tutta ragione conchiudere » che la Vita Nuova sia stata ad arte dall'autore composta sotto » sembianza di giovanili concetti, ma che però in sustanza essa sia » di virili pensieri tutta quanta ripiena. Da questa costituzione di tempi, che non a caso è stata stabilita da Dante, si viene a scuoprire un anacronismo del Boccaccio. Egli vuole che il nostro au»tore componesse la Vita Nuova nel suo anno ventesimosesto; c >> Dante medesimo afferma che ciò fu dinanzi all'entrata di sua gioventute, cioè avanti il venticinquesimo, che al più sarà stato l'anno ventiquattresimo. Oltre a ciò, il Boccaccio afferma che la Bice Portinari aveva quasi un anno meno di Dante, e che ella morì

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1 Pag. XXIV.

>>

» di ventiquattro anni; e Dante stesso nella Vita Nuova racconta >> la morte della sua Beatrice, ed anco l'anniversario, o, com' egli dice, l'annovale di lei, con molte altre cose dopo quel tempo seguite. Ora se nel suo anno ventiquattresimo il Poeta trattò di cose » occorse più d'un anno dopo la morte di Beatrice; ed ella, avente » quasi meno un anno di lui, morì d' anni ventiquattro, indubitato » sarà o ch'ella quando Dante narrò la sua morte, non era ancor » morta, o che morisse d'anni ventidue, o che d' altra donna in>> tendesse l'autor di parlare, il che sarà più probabile. Non si » ved' egli chiaro che il Boccaccio a bello studio fece comporre a » Dante la Vita Nuova due anni dopo il suo vero tempo, per ac»cordare la sua asserzione col termine della vita della vera Bea>>trice Portinari? » 1

Fino a questo punto, combattendo le opinioni del Biscioni, uomo peraltro dotto e in più maniere di studi versato, io ho tenuto inverso di lui un contegno ed un linguaggio tale, quale conviensi all' urbanità delle Lettere: ma in questo suo paragrafo, ed in altri ancora che porrò sott' occhio dappoi, egli ha ammucchiato tanti spropositi, tante contradizioni e tante falsità maliziose, che perdonerammi il lettore, se io andrò lasciando un po' il freno al mio sdegno. Se Dante non ci avesse egli stesso indicato l'anno, il mese ed il giorno, in cui dal secolo partì Beatrice; se nel suo libro della Vita Nuova non ci avesse narrato ciò che in fatto d'amore gli avvenne ne' diciotto mesi che seguitarono a quella lacrimata dipartita, l'asserzion del Biscioni potrebbe al più tenersi siccome una congettura: ma dappoichè non ignoriamo che quella vezzosa femmina morì nel 1290quando Dante contava 25 anni d'età; dappoichè Dante medesimo dice di avere scritto la Vita Nuova un anno e più posteriormente a quell'epoca, e dappoichè tutto ciò era pur troppo noto al Biscioni, come mai questi si lascia a dire che l' Alighieri scriveva il controverso Libretto al più nell'anno ventiquattresimo? Come mai egli ha l'impudenza di far comparire il Boccaccio un biografo sì malizioso che falsando le date abbia voluto a bello studio accomodare i fatti alle sue non vere asserzioni? Tutto il furbesco artifizio del Biscioni

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intorno la presente ricerca consiste in questo, di non far trapelare al Lettore la vera epoca della morte della Portinari narrata da Dante colle seguenti parole: Io dico che, secondo l'usanza d'Italia, l'anima sua nobilissima si partì nella prima ora del nono giorno del mese; e secondo l'usanza di Siria si partì nel nono mese dell'anno, perchè il primo mese è ivi Tisri, il quale a noi è ottobre (e se il primo è ottobre, il nono sarà giugno), e secondo l'usanza nostra ella si partì in quello anno della nostra dizione, cioè degli anni Domini, in cui il perfetto numero (il dieci) nove volte era compiuto in quel centinaio, nel quale in questo mondo ella fu posta; ed ella fu de' Cristiani del terzodecimo centinaio. Dun

'Beatrice morì il 9 giugno del 1290: era nata nell'aprile del 1266: dunque visse 24 anni e 3 mesi. Ciò si conferma da Dante pure nella Commedia, Purg., XXX, 124, ove pone in bocca di Beatrice le seguenti parole: « Si tosto come in su la soglia fui

Di mia seconda etade, e mutai vita,
Questi si tolse a me ec. »

Secondo il sistema di Dante (e l'ho detto più sopra) l' umana vita si divide in quattro parti, la prima delle quali, l' Adolescenza, dura per infino al venticinquesimo anno. Or è chiaro che le surriferite frasi non altro vengono a dire se non che Beatrice mutò la temporale nell' eterna vita quand'ella era presso a compire la prima età ed entrare nella seconda, insomma quand'ella era ne venticinque anni: e così discuopresi maggiormente la verità della narrazione del giovin poeta.

Un'altra cosa vogliamo qui osservare, ed è questa: Dante nel procedimento del presente libretto va notando il nove qual numero fatale ne' suoi amori con Beatrice: · Dal - Nove fiate appresso 'l mio nascimento — principio del suo nono anno - Erano compiti li nove anni L'ora era fermamente nona Fu la prima ora delle nove ultime Non sofferse stare se non in sul nove - M' era apparita nella nona ora del di Io dico che nel nono giorno ec. Anzi più sopra abbiamo veduto come il Biscioni tenga Beatrice per un ente intellettuale, particolarmente per questo, che Dante la crede un numero nove, cioè un miracolo della Santissima Trinità: Questa donna fu accompagnata dal numero nove a dare ad intendere ch' ella era un nove, cioè un miracolo, la cui radice è solamente la mirabile Trinitade (vale a dire il tre). Or io pertanto dirò che Dante medesimo, appresso il racconto della morte della sua amata, dà la spiegazione del perchè cotesto numero le fosse tanto simpatico. Egli adunque dice che quando Beatrice venne al mondo, tutti e nove i mobili cieli, congiunti insieme, piovvero sopra di lei i loro benefici influssi. E questa idea la ripetè nella Ballata VIII e nel Sonetto XXXIX:

<< Ciascuna stella negli occhi mi piove

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