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NOTIZIE PRELIMINARI.

Trovandosi Dante in Mantova, insorse, secondo ch' egli stesso racconta, una questione, la quale quantunque trattata assai volte, era rimasta indeterminata. Aggiravasi essa intorno al sito e alla figura dell' Acqua e della Terra; ma più particolarmente ristringevasi a questo, di ricercare se l'Acqua nella sua sfericità, vale a dire nella sua propria circonferenza, fosse in qualche parte più alta della Terra. E per i più risolvevasi la questione affermativamente. Laonde essendo io, dice Dante medesimo, fin dalla fanciullezza nutrito nello studio della verità, non soffersi di lasciare indecisa la prefata questione; ma piacquemi dimostrare il vero intorno ad essa, e gli argomenti addotti in contrario risolvere si per amore della verità, come per avversione alla falsità. E degli argomenti addotti per la risoluzione affermativa, tralasciatine alcuni per la loro leggerezza, cinque Dante ne ritenne, che sembravano avere una qualche efficacia, e questi pienamente confutò.

La tesi filosofica fu da lui sostenuta colle forme scolastiche di quel tempo nella città di Verona, nel tempietto di Sant' Elena, il dì 20 gennaio dell'anno 1320, alla presenza di tutto il Clero veronese. Dopo di che, affinchè il livore di molti (son pur queste parole di Dante), i quali sogliono fabbricar menzogne a danno degli assenti, non abbia a trasmutare le cose dette bene, ho voluto sopra queste carte, scritte di mio pugno, lasciar ciò che da me fu determinato, e disegnare colla penna la forma di tutta la disputa.

Rispetto all' autenticità di questo scritto giudico, come pur giudicò il Torri, tempo perduto il sostenerla contro i pochi oppositori, dappoichè la massima parte de' biografi ed espositori di Dante sono concordi nel riconoscerlo per lavoro di lui. « E se a persuaderne di » ciò (dice il citato Torri) non valessero lo stile e i modi, in tutto

tis manifestum est. Sed neutrum istorum est possibile; ergo nec illud ex quo, vel per quod, alterum sequebatur. Consequentia, ut dicitur, est manifesta per locum a sufficienti divisione causæ; impossibilitas consequentis, per ea quæ ostendentur, apparebit.

Suppositio prima et secunda.

§ XI. Ad evidentiam igitur dicendorum, duo supponenda sunt primum est, quod aqua naturaliter movetur deorsum; secundum est, quod aqua est labile corpus naturaliter, et non terminabile termino proprio. Et si quis hæc duo principia, vel alterum ipsorum negaret, ad ipsum non esset determinatio; quum contra negantem principia alicujus scientiæ non est disputandum in illa scientia, ut patet ex primo Physicorum: sunt etenim hæc principia inventa sensu et inductione, quorum est talia invenire, ut patet ex primo ad Nichomacum.

Destructio primi membri.

§ XII. Ad destructionem igitur primi membri consequentis dico, quod aquam esse excentricam est impossibile; quod sic demonstro: Si aqua esset excentrica, tria impossibilia sequerentur; quorum primum est, quod aqua esset naturaliter movibilis sursum et deorsum; secundum est, quod aqua non moveretur deorsum per eamdem lineam cum terra; tertium est, quod gravitas equivoce prædicaretur de ipsis: quæ omnia non tantum falsa, sed impossibilia esse videntur. Consequentia declaratur sic: Sit cælum circumferentia, in qua tres cruces, aqua in qua duæ, terra in qua una; et sit centrum cæli et terræ punctus in quo A: centrum vero aquæ excentricæ punctus in quo B, ut patet in figura signata. Dico ergo, quod si aqua erit in A, et habeat transitum, naturaliter movebitur ad B; quum omne grave moveatur ad centrum propriæ circumferentiæ natu

serva. Ma nè l'uno nè l'altro di codesti modi è possibile; e quindi nè quello da cui o per cui l'altro conseguiva. La conseguenza, come dicesi, è manifesta rispetto al luogo per la sufficiente divisione della causa; l'impossibilità del conseguente apparirà per quelle cose che si dimostreranno.

Prima e seconda supposizione.

§ XI. Ad evidenza dunque delle cose da dirsi, due sono le supposizioni da farsi : la prima si è, che l'acqua naturalmente si muove allo ingiù; la seconda, che l'acqua è un corpo labile naturalmente, e non terminabile per termine suo proprio. E se alcuno negasse questi due principii, o l' uno di essi, la determinazione non sarebbe per lui, poichè contra uno che nega i principii di qualche scienza, non deesi disputare in quella scienza, come desumesi dal I della Fisica; imperocchè sono questi principii ritrovati dal senso e dalla induzione, cui spetta ritrovar tali cose, com' è manifesto dal I a Nicomaco.

Distruzione del primo membro.

§ XII. A distruggere adunque il primo membro conseguente dico, che è impossibile esser l'acqua eccentrica; il che dimostro così: Se l'acqua fosse eccentrica, tre effetti impossibili ne seguirebbero ; de' quali il primo è, che l'acqua sarebbe naturalmente mobile all' insù ed all' ingiù; il secondo, che l'acqua non muoverebbesi all' ingiù per la medesima linea colla terra; il terzo, che si asserirebbe equivocamente la gravità di questi corpi : le quali cose tutte non solo veggonsi essere false, ma eziandio impossibili. La conseguenza dimostrasi a questo modo: Sia il cielo la circonferenza, nella quale sono poste tre croci ; l'acqua ove due; la terra ove una; e sia il centro del cielo e della terra nel punto A ; il centro poi dell' acqua eccentrica nel punto B, siccome apparisce nella figura qui appresso segnata. Dico adunque, che se acqua sarà in A, ed abbia un passaggio, è naturale che si muoverà in B; giacchè ogni parte grave naturalmente muo

raliter et quum moveri ab A ad B sit moveri sursum; quum A sit simpliciter deorsum ad omnia; aqua movebitur naturaliter sursum: quod erat primum impossibile, quod supra dicebatur. Præterea sit gleba terræ in Z, et ibidem sit quantitas aquæ, et absit omne probibens: quum igitur, ut dictum est, omne grave moveatur ad centrum propriæ circumferentiæ, terra

A B

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movebitur per lineam rectam ad A, et aqua per lineam rectam ad B; sed hoc oportebit esse per lineas diversas, ut patet in figura signata; quod non solum est impossibile, sed rideret Aristoteles, si audiret: et hoc erat secundum, quod declarari debebatur. Tertium vero declaro sic: Grave et leve sunt passiones corporum simplicium, quæ moventur motu recto; et levia moventur sursum, gravia vero deorsum. Hoc enim intendo per grave et leve, quod sit mobile; sicut vult Philosophus in Cœlo et Mundo. Si igitur aqua moveretur ad B, terra vero ad A; cum ambo sint corpora gravia, movebuntur ad diversa deorsum; quorum una ratio esse non potest, quum unum sit deorsum simpliciter, aliud vero secundum quid. Et cum diversitas in ratione finium arguat diversitatem in iis, quæ sunt propter illa; manifestum est, quod diversa ratio fluitatis erit in aqua et in terra: et quum diversitas rationis cum identitate nominis equivocationem faciat, ut patet per Philosophum in Anteprædicamentis; sequitur, quod gravitas equivoce prædicetur de aqua et terra quod erat tertium consequentiæ membrum declarandum. Sic igitur patet per veram demonstrationem de genere illarum, qua demonstravi non esse hoc, quod aqua non est

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