Sayfadaki görseller
PDF
ePub

della maniera dantesca; ed infatti il solo principio Madonna, quel signor, che voi portate Negli occhi, si trova conforme all' altro Negli occhi porta la mia donna Amore; quindi è che non avendo ragione alcuna per rifiutarla, ritengo pur io (siccome ritenne altresì il Witte) che sia, od almeno esser possa, del cantor di Beatrice.

1 sicuranza, sicurezza; desinenza che dissi già trovarsi frequentemente negli antichi; ed infatti segue qui appresso dimoranza.

2 Ed ha in compagnia molta beltate, vale a dire, e quando egli (Amore) dimora negli occhi di donna assai bella. 3 a principio c'ha possanza, cioè,

a principio, che ha potere, virtù d'attirarla.

4 Che sarebbe, vale che sarebbesi.

51 codice legge Cerco; ma il Fiacchi, ritenendo che fosse lezione errata, propose di legger Cerchio, vale a dire circondo. lo propongo di legger Cerchiò.

BALLATA VIII.

Per una ghirlandetta
Ch'io vidi, mi farà
Sospirar ogni fiore.1

Vidi a voi, donna, portar ghirlandetta
A par di fior gentile.

E sovra lei vidi volare in fretta
Un angiolel d'amore tutto umile;
E 'n suo cantar sottile 2

Dicea Chi mi vedrà

Lauderà il mio signore.3

S'io sarò là, dove un fioretto sia,
Allor fia ch' io sospire.

Dirò La bella gentil donna mia

Porta in testa i fioretti del mio sire:

Ma per crescer desire

La mia donna verrà

Coronata da Amore.

Di fior le parolette mie novelle
Han fatto una ballata:

Da lor per leggiadria s' hanno tolt' elle
Una veste, ch' altrui non fu mai data:
Però siete pregata,

Quand' uom la canterà,

Che le facciate onore.

Dal codice Alessandri, citato poc' anzi, trasse il Fiacchi anco la ballata presente, e col nome di Dante Alighieri pubblicolla nello stesso fascicolo XIV degli Opuscoli scientifici e letterarü. In altri codici fu pur ritrovata dal professor Witte; per lo che sempre più probabile si rende, che veramente appartenga a Dante. Infatti in essa non mancano pregii, particolarmente quelli della leggiadria e dell' eleganza. La lezione per altro ch' io produco, non è quella del Fiacchi, perchè assai difettosa ed errata, ma è quella del Witte.

1 mi farà Sospirar ogni fiore, perchè ogni fiore mi ricorderà la ghirlanda; e la girlanda, la mia don

na.

2 sottile, delicato, gentile.

3 il mio signore, cioè, Amore. 4 Quand' uom, vale a dire, quando alcuno.

SONETTO XXXIII.

Io sono stato con Amore insieme
Dalla circolazion del Sol1 mia nona,
E so com' egli affrena e come sprona,
E come sotto lui si ride e geme.
Chi ragione o virtù contro gli spreme

Fa come quei, che 'n la tempesta suona,2
Credendo far colà, dove si tuona,

Esser le guerre de' vapori sceme.3
Però nel cerchio della sua balestra 4

Liber arbitrio giammai non fu franco,
Si che consiglio invan vi si balestra.5
Ben può con nuovi spron punger lo fianco,

6

E qual che sia 'l piacer ch' ora n'addestra,
Seguitar si convien, se l'altro è stanco.

Questo sonetto fu da Dante scritto a Cino da Pistoia in risposta ad un altro, che questi aveagli inviato, e che comincia, Dante, quando per caso s' abbandona (nell' edizione del Ciampi il CXXIX), col quale domandavagli se l' uomo, quando sente in sè venir meno un amore, può passare ad un altro. Credesi esser questo il componimento poetico, che Dante unì alla sua nota epistola Exulanti pistoriensi, la quale si ag

gira appunto su tale argomento. Il sonetto fu rinvenuto nel codice magliabechiano 143, classe VII, dal valente bibliografo Colomb de Batines, e fu pubblicato da E. Bindi, Ricordi filologici e letterarii, num. 18, Pistoia 1848.

Il concetto di questo sonetto è preso a confutare da Cecco d'Ascoli nell' Acerba, lib. III, cap. 1; e ciò, se non altro, fa riprova evidente, che il sonetto appartiene a Dante, e che è in risposta ad un altro di Cino:

«Ma Dante rescrivendo a messer Cino,
Amor non vide in questa pura forma,
Chè tosto avria cambiato suo latino,
Io sono con Amore stato insieme.
Qui pose Dante, com' novi speroni
Sentir può il fianco con la nuova speme.
Contra tal dito dico quel ch' io sento,
Formando filosofiche rasoni:

Se Dante poi le solve, io son contento. »

1 circolazione del Sole, corso annuo del Sole. Intendi: lo sono stato innamorato fino dal mio nono anno. - Ed ei ben lo racconta sul principio della Vita nuova.- Circolazione per giro di sfera celeste è usato più volte da Dante: L'operazione vostra (de'motori del terzo cielo), cioè la vostra circulazione, è quella che m'ha tratto nella presente condizione. Nel Conv., Tratt. II, cap. 7.

2 Intendi: Chi gli oppon ragione o virtù fa come quei, che in tempo di tempesta suona le campane; cioè fa cosa vana.

3 Credendo (col suonar le cam

pane) di far sì, che nelle regioni delI' aria cessino le guerre de' vapori, cioè le tempeste.

4 nel cerchio della sua balestra, vale: per tutto quel tratto, ove posson giungere i suoi strali.

5 Cioè: si che invano vi s'adopra il consiglio.

6 Vale a dire: Ben può destare nuove passioni nel cuore.

7 Intendi: E qualunque sia la passione, che ora per nuova bellezza ne conduce, convien secondarla, se l' altra passione (cioè, quella per l'altra bellezza) è stanca.

DANTE. 1.

10

PARTE SECONDA.

SONETTO XXXIV.

Parole mie, che per lo mondo siete;
Voi che nasceste poich' io cominciai
A dir per quella donna, in cui errai : 1
Voi, che, intendendo, il terzo ciel movete;
Andatevene a lei, che la sapete,2

5

Piangendo si ch' ella oda i nostri guai;3
Ditele Noi sem vostre; dunque omai
Più che noi semo, non ci vederete.*
Con lei non state; chè non v'è Amore:
Ma gite attorno in abito dolente,
A guisa delle vostre antiche suore.
Quando trovate donna di valore,7
Gittatevile a' piedi umilemente,

Dicendo: A voi dovem noi fare onore.

In questo sonetto il Poeta cita siccome sua la canzone del Convito, Voi, che, intendendo, il terzo ciel movete: dunque l'autore n'è Dante: col nome del quale sta infatti nell'edizione giuntina a c. 13 retro, nei codici laurenziani 49 Plut. XL, 36 Plut. XC, e nel riccardiano 1044.8

Fece il Poeta questo sonetto dopo aver già composto il suo Canzoniere, rivolgendo le sue parole alla filosofia ch'è la femmina, la quale, dacchè fu salita al cielo Beatrice, incominciò ad esser da lui amata, e lodata nella canzone detta sopra.

1 per quella donna, in cui errai. Il Dionisi, dando alla frase in cui errai il significato di per la quale errai, ed appoggiandosi a varii passi del Convito, nei quali dice Dante la ragione, per cui le sue parole suonano talvolta il contrario di quello parrebbe dovessero dire, crede che ciò sia detto dal Poeta secondo l'apparenza. Se peraltro alla preposizione in daremo il significato che suole talvolta avere di contra, n' avremo questo concetto: per quella donna, contra la quale commisi fallo, non amandola prima d'ogni altra, poichè in prima fui servo d' un amor sensuale.

2 che la sapete, che la conoscete.

3 i nostri guai. O vuole il Poeta significare le sue dolenti parole, ovvero i dispiaceri e le avversità, cui forse potè andar soggetto per esser appunto uomo di lettere, filosofo e

onesto.

Intendi: Noi siamo vostre ; dunque non ci vedrete in maggior numero di quel, che omai siamo (perchè vi abbiamo già pagato il tributo promessovi e dovutovi).

5 Con lei non state; che non v'è Amore. Vuol dire che la filosofia non ha amore, cioè, brama di sapere (com' abbiam noi) perchè ella in se considerata è la stessa sapienza (Vedi il Conv., tratt. III, cap. 12). Ovvero è da dirsi che anche qui secondo l'apparenza egli parli; perciocchè l'amor di Dante verso la filosofia (Vedi il Convito loc. cit.) era lo studio; l'amore di quella verso di Dante era, dirò così, il porgersi ad esser facilmente intesa da lui. Adunque tutto il lamento del Poeta veniva dal non intendere.

6 in abito dolente, A guisa delle vostre antiche suore. Per suore antiche intende il Poeta le rime della Vita Nuova; poichè nel Convito, tratt. III, cap. 9, rendendo ragione dell' aver chiamato una ballata sorella, dice: Per similitudine dico sorella; chè siccome sorella è detta quella femmina,

che da uno medesimo generante è generata; così puole l'uomo dire sorella quell' opera, che da uno medesimo operante è operata; chè la nostra operazione in alcun modo è generazione. A queste sue rime dice d'andar attorno in abito dolente, mentre l'abito di queste e di quelle esser dovea simigliante, ma per cagione molto diversa. Imperocchè le antiche doleansi per la morte di Beatrice; e le nuove per le difficoltà e le fatiche, che provava il Poeta nello studio della filosofia.

[ocr errors]

7 donna di valore. Per donna di valore o gentile (dice Dante nel Convito, tratt., III, cap. 14), s'intende la nobile anima d'ingegno, e libera nella sua propria potestà, ch'è la ragione: onde le altre anime dire non si possono donne ma ancelle, perocchè non per loro sono, ma per altrui. E'l filosofo dice nel primo della Metafisica, che quella cosa è libera, ch'è per cagione di se e non per altrui. Alla qual donna, cioè all' anima gentile, vuole il Poeta che le sue rime facciano onore, perchè la commendazione de' buoni è un tacito vitupero dei tristi, e perchè, lodando egli le persone oneste e virtuose, non si discostava punto dalle lodi della filosofia, in onor della quale ritorna tutto il sapere e l'onesto, che è da lei a quelle comunicato.

8 Questo codice, che altrimenti è segnato 0, 1, num. XXVI, contiene il Convito, nel fine del quale si legge: Qui appresso fia scripto uno sonetto di Dante Alighieri, per mezzo del quale e' si vede questa Opera (il Convito) non gli piacere, et essere di sua intenzione non seguitare più oltre. È questa peraltro una falsa congettura del copista, perciocchè (siccome chiaramente si vede) il sonetto non fa allusione Convito, ma sivvero alle altre parole rimate, vale a dire alle altre poesie liriche, sorelle di quello, cioè parto della mente stessa, che produsse il sonetto.

« ÖncekiDevam »