XXIX. Or fa, Signore, che della mia tomba Ma puro come semplice colomba ; Che li tuoi figli e servitor riceve ; XXIX. Filii servorum tuorum habitabunt: et seme eor m in SALMO VI. I. Dallo profondo chiamo a te, Signore, La voce afflitta dello mio clamore. E non voler guardare al mio fallire. I. De profundis clamavi ad te, Domine: Domine, exaudi vo cem meam. II. Fiant aures tuæ intendentes in vocem deprecationis meæ. nebit? 1 Festeggiamento e letizia, nel qual significato usò Dante si fatta voce nella Cantica del Paradiso più volte, ed espressamente nel canto XXXI, così scrivendo: Qual è quell' angiol, che con tanto giuoco 2 San Grisostomo, Teodoreto ed alcuni altri greci intendono dal profondo del cuore, cioè dall'intimo fon do. Ma può letteralmente intendersi dalla caverna d' Engaddi. 3 Cioè a' peccati, che si commettono alla giornata, i quali, comunque veniali, ci demeritano i più singolari favori del Signore, ci diminuiscono la sua amicizia, e ci rendono men belli a' suoi sguardi. Perciocchè col nome d'iniquità s'intende qui qualunque prevaricazione della legge (come ben notan gl' interpreti) obbligante o sotto grave, o sotto leggiera colpa. Giammai persona non sarà salvata.1 Però n'aspetto la tua volontade.3 Il qual non vuoi che il peccatore muora,* Fin alla notte, e in ogni tempo ed ora. IV. Quia apud te propitiatio est; el propter legem luam sustinui te, Domine. V. Sustinuit anima mea in verbo ejus: speravit anima mea in Domino. VI. A custodia matutina usque ad noctem, speret Israel in Domino. VII. Quia apud Dominum misericordia: et copiosa apud eum redemptio. 1 Per intelligenza di questo verso è da osservare, che nel testo ebraico, e nella version de' Settanta, invece della voce observaveris, si legge custodies, come se dicesse: Se tu, Signore, custodirai i nostri peccati, che sono i nostri debiti, per esigerne ragione, e per giudicarne a rigor di giustizia, certo che niuna peccatrice persona andrà salva: perciocchè ogni offesa divina è d'infinita malizia, e noi senza la misericordiosa sua grazia non possiamo pur invocare il suo nome, come insegna l' apostolo Paolo (Epist. I ad Corint., cap. 12, n. 3), non che dolerci, e soddisfare per le nostre colpe. 2 Ben qui Dante interpreta quel propter legem tuam per misericordia infinita; perciocchè non parla qui il Salmista di quella legge che Dio ci ha data, giusta la quale più tostò a condannare ci avrebbe, ma di quella legge, come ben nota il Bellarmino (in hunc loc. Psal.), ch' egli tiene nel governarci, che è tutta piena d'infinita misericordia: onde nel greco invece di propter legem tuam, si ha propter nomen tuum. 3 In greco si legge spero, invece di aspetto, che è lo stesso: perciocchè volgarmente ancora diciamo: Io ne aspetto la grazia, per dire: Io ne spero la grazia. Aspetto la tua volontà, è lo stesso che il dire: Spero che vorrai esaudirmi, che mi sarai cortese, o simil cosa. Il testo ha, l'anima mia ha sperato nella sua parola, cioè, promessa: e Dante nella sua vorsione ha posto la parola, o promessa stessa, fattaci specialmente per hocca d' Ezechiello (cap. XXXIII, n. 11), la quale è, che non vuol egli che il peccatore muora, ma che si converta a penitenza e viva. 5 Sant' Agostino e altri interpreta Ch' ei può più perdonar, che peccar io. Del popol d' Israel, son più che certo, E lasceràgli ogni perverso merto.1 VIII. Et ipse redimet Israel ex omnibus iniquitatibus ejus. SALMO VII. I. Signore, esaudi la mia orazione, La qual ti porgo; e 'l tuo benigno udire Del tuo giudizio giusto giudicare, Non è alcun che viva, il qual si possa I. Domine, exaudi orationem meam: auribus percipe obsecrationem meam in veritate tua: exaudi me in tua justitia. II. Et non intres in judicium cum servo tuo: quia non justificabitur in conspectu tuo omnis vivens. no questo passo della redenzione copiosa e soprabbondante, che Gesù Cristo ha fatta col sangue suo. Comunque sia, egli è certo che la misericordia di Dio è infinita, e supera infinitamente qualunque umana malizia. 1 Condoneràgli, perdoneràgli ogni demerito e colpa. [Nota lasciare, per rimettere, condonare, che manca nel Vocabolario, ove peraltro è rilasciare.] 2 Cioè, secondo la verità delle tue promesse, che fatte m' hai di conservarmi in sul trono, d' onde m'ha cacciato il mio figliuolo Assalonne : la qual verità non può andare scompagnata dalla tua giustizia, per cui tu giudichi tra me e lui. Il Grisostomo intende qui per giustizia la misericordia, osservando con ragione, che spesso la giustizia si mette nelle sacre Scritture per la misericordia. L'una e l'altra interpretazione ricadono però nel senso medesimo; perchè la promessa fatta a Davide trae seco tanto la giustizia contra Assalonne a favore di quel Re, che la misericordia verso il medesimo Re. 3 Condannare, come peccatore e reo. Nel tuo cospetto mai giustificare.1 Per li nemici miei acerbi e duri, 2 Si ch' io ho perse con la carne l'ossa.3 Si fa di tua pietà, che di giustizia ; 8 III. Quia persecutus est inimicus animam meam : humiliavit in terra vitam meam. IV. Collocavit me in obscuris sicut mortuos sæculi: et anxiatus est super me spiritus meus: in me turbatum est cor meum. V. Memor fui dierum antiquorum: meditatus sum in omnibus operibus tuis: in factis manuum tuarum meditabar. 1 Di niente mi rimorde la coscienza, diceva l'apostolo Paolo (Epist. 1 ad Corinth., IV, n. 4): ma non per ciò io sono giustificato; perciocchè chi mi giudica è il Signore. Nel vero gli angeli non sono mondi nel suo cospetto (Job., cap. XXIV, n. 6), sì perchè la loro santità è participazione e dono di Dio, e si perchè la medesima scomparisce davanti alla infinita divina santità. Che direm de' mortali, de' quali dice la Scrittura, che molte volte ca. dono i medesimi giusti? (Prov., capitolo XXIV, n. 16, et Eccles., VII, n. 21.) 2 Quasi per abbandonare il corpo e fuggirsene; cioè a dire: io son ridotto all'estremo; il che dimostra l'ansioso frangente, al qual era allora il povero Davide ridotto. 3 Cioè: son divenuto quasi uno scheletro, pura pelle e ossa smunte. 4 La morte e la tomba sono sovente significate nella sacra Scrittura sotto il nome d'oscurità; e le disgrazie sotto il nome di morte. Adunque vuol dire, che l'hanno ridotto quasi alla tomba, e lo riguardano come un uomo perduto. 5 Cioè, di quegl' infelici, che si hanno per morti, che viver non possono un sol momento sicuri, per timore che da un istante all'altro non sieno condotti al patibolo. 6 Per traslazione; cioè, abbattuti e spossati. 7 Cioè con i detti spiriti abbattuti. 8 In fatti della misericordia di Dio è piena la terra, dice altrove (Psalm. XXXII, v. 5) questo Profeta. 9 Benchè tanto la tua pietà, che la tua giustizia, siano dirette a tua gloria. VI. Onde dolente e pieno di tristizia A te porgo la man, perchè non posso Che come terra secca non fa frutto, 3 E presto presto esaudimi, Signore, Che fai all' uom pur ch' egli si converta, X. Tu sai che l'alma io ti ho già offerta; 6 VI. Expandi manus meas ad te: anima mea sicut terra sine aqua tibi. VII. Velociter exaudi me, Domine: defecit spiritus meus. VIII. Non avertas faciem tuam a me: et similis ero descenden tibus in lacum. IX. Auditam fac mihi mane misericordiam tuam: quia in le speravi. X. Notam fac mihi viam, in qua ambulem: quia ad te levavi animam meam. 1 malizia qui non significa pensiero di rea mente, nè perversità morale; ma significa male fisico, consternazione, infermità e simil cosa: significazione, che fu non di rado usata dagli antichi Toscani. Così Albertano Giudice da Brescia (cap. 38): È da servare l'usanza delli medici, che coloro che hanno lieve malizia, lievemente gli curano. E Brunetto Latini (nel Tesor., 1, 2, 32): E le malizie, che son per cagione di flemma, sono rie di verno troppo duramente. E il Passavanti (Specch. di Penil. cap.3): Cotale ha questa malizia rimedio: e il Petrarca e altri usano pure tal voce in questo significato. 2 L'intelletto mio è si stupido, che non sa che si pensi, se tu non l'aiuti. Egli è come terra secca, che non sa produrre verun pensiero, se con la tua grazia, quasi con acqua non lo fecondi. 3 Onninamente, e in ogni cosa. Cioè al sepolcro, nella quale significazione più volte nelle Scritture è usata la voce lago. 5 Di riguardarmi con ispezial protezione ed assistenza. 6 Ciò è che altrove diceva (Psal. LVI, v. 8). Il mio cuore è preparato, o Signore; io voglio essere tutto vostro e mi dichiaro per vostro: soltanto aiutatemi colla vostra grazia ; |