EGLOGHE LATINE. JOANNES DE VIRGILIO DANTI ALAGERII. CARMEN. Pieridum vox alma,' novis qui cantibus orbem Delle pierie Suore, o santa voce, 5 Che con rime novelle il mondo addolci, Fissi al merto dell' alme, alle ree l' Orco, 1 Regni stabiliti sovra il sole ; 1 alma, idest sancta. novis, i. inauditis. 2 i. corruptum seu mortiferum, ut infernus. 3 Per questo ramo intende l'alloro, cioè l'arte poetica, con cui si purghi vizio del mondo; a simiglianza del legno dell' Esodo (XV, 25), che messo nell' acque le rese dolci di amare: quando però non avesse a leggersi rhamno; cioè, col vitale spino della Commedia, che punge, e pungendo dà a chi è disposto la vita. ↳ damnatorum, purgantium se, et salvatorum. 5 sontibus, i. peccatoribus. Orcum. i. infernum. Astripetis, i. purgantibus se. Epiphobia, i. supra Phœbum quod est cælum empireum. 4 2 7 5 6 Tanta quid heu semper jactabis seria vulgo, 1 9 Ah perchè mai tema si grande e grave 8 8 coaxat, ut rana. Comicomus nebulo, vir tediosus fuit ut Horatius testatur in sermonibus. Cioè, nella Sat. IX, 1. 1. Costui è detto con vocabol nuovo comicomus, cioè, buffon di commedia, a maggior espression del fatto di lui, che cantava, o leggeva scorrettamente, e in modo ridicolo i versi appunto della Commedia. 9 i. licterati. Vulgaria, prout tua poemata. mille, finitum pro infinito ponit. 1 Præterea nullus, quos inter es agmine sextus, 3 4 Nec quem consequeris cœlo, sermone forensi 5 Fabor, si fandi paulum concedis habenas. 6 2 Nessun di que', fra cui tu il sesto siedi, Che a parlarti io rallenti un po' le briglie. 1 poelarum. 2 Dixit enim Dantes se inter Homerum, Virgilium, Horatium, Ovidium, et Lucanum fore sextum. Cioè, nell' Inf., canto IV, v. 102: Si ch'i' fui sesto tra cotanto senno. 3 Statium. Vedi Purgatorio, canto XXI. 4 Nel MS. cum sequeris. Nella stampa del ch. Lorenzo Mehus, tu sequeris; e pur egli lesse sul medesimo codice: ma questa è franchezza letteraria. Senza dubbio Giovanni scrisse consequeris, voce vera latina in senso di seguir d'appresso, e, come dicesi, di conserva. Per contrario nella Volg. Eloq. di Dante (lib. 1, cap. XIII): Itaque si tuscanas examinemus loquelas, compensemus * qualiter viri præhonorati a propria diverterunt ecc., dee leggersi, cum pensemus. Dove si osservi che præhonorati, vuol dir di sopra onorati, non già molto onorati, com'è nella traduzione del Trissino. Una con curiosetta ho notato nel comento del Boccaccio (Ediz. di Firenze, 1724, vol. VI, pag. 216).... quantunque crudel cosa sia l'uccidere ed il rubar altrui, quasi dir si puote esser niente, per rispetto a ciò ch'è il confonder le cose proprie, ed all' uccider sè medesimo; perciocchè questo passa ogni crudeltà che usar si possa nelle cose mondane. Vedi confondere, * cioè, fondere insieme, ch'è il proprio significato, che manca nella Crusca. Dante usò il verbo semplice; Inferno, canto XI, v. 44: 3 Dic age quo petiit Jovis armiger1 astra volatu : 4 6 Et quo te refluus relegens mirabitur Ister 7 8 Et Pharos, et quondam regnum te noscet Elissæ. 9 Chieggon da te. Su via, dinne qual volo Del buon Maron, se degno stimi, il primo |