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paragone d'alcuni versi del Frugoni con alcuni di Dante; Discorso che, dopo gli esempi del Varano, del Minzoni, di Vincenzo Monti, e Dionigio Strocchi, giovò a rimettere in onoranza il Signore dell' Altissimo canto, che i molti imitatori dell' Ossian, e del Young tenevano in bassa stima. Ma questa era pecca generale dell' Italia; era condizione o moda de' tempi, non ignoranza, o errore particolare della Romagna, come altri falsamente affermò, scrivendo del Farini. (1) Chè la Romagna aveva allora e ottime scuole, e cultori valentissimi di Dante e dell' italiana favella anteriori al Farini, de' quali mi basta ricordare il Monti e lo Strocchi. Bello è lodare debitamente il merito e la virtù ove risplendono; ma per esaltare il proprio soggetto non si dovrebbe mai travisare la verità, nè vituperare intere regioni. Vera cosa è che il Farini ridestò, crebbe, mantenne e avvivò, particolarmente in Ravenna, l'amore di Dante e della pura italica favella: ma è vero altresì che il Cesari, il Botta, e il Giordani lo aveano di già preceduto altrove, e con altissima fama; e che, quando ei più si adoperava in ciò, era uscita da vent' anni la Basvilliana, e correvano per le mani e per le bocche di tutti la Proposta, e le opere del Perticari. Che s'ei co' dotti insegnamenti, e colla direzione del Ravignano Collegio vantaggiò di largo le buone lettere e la lingua, il fè poi viemaggiormente co' nobilissimi scritti sempre indirizzati alla utilità, e a quella de' giovani in particolar modo. E lasciando stare de' suoi candidi versi, tutti fiore di lingua, nati da steril vena, chè egli stesso confessava schiettamente di aver sempre avute poco amiche le muse; dico che i Panegirici, gli Elogi e i Discorsi morali e letterari plauditissimi prelusero ad un suo grande lavoro, che venne tessendo sulle tracce

(1) « La Romagna, a voler dire il vero, era allora in opera di let<teratura italiana tanto offesa da ignoranza e da errore; e tanto nella << sua ignoranza e nel suo errore mattamente presumeva di sè, che il << fatto suo era proprio una compassione!!! V. p. 4. della Vita di Monsig. « Pellegrino Farini scritta da Gaetano Gibelli. Bologna tip. Guidi 1849 « in 8.o di pagine 15.

del Calmet (1827, 29) e fu la Storia del vecchio e nuovo Testamento, in cui ebbe trasfusi e come naturati tutti i più belli e cari modi del Passavanti, de' Fioretti e del Cavalca. E nondimeno gliela lodava rimessamente il Cesari: e il Giordani, che non vi trovava succo e sangue, il confortava a vol

gere l'ingegno e lo stile a cose maggiori e più originali. Contuttociò bellissima ed opportunissima fu reputata generalmente questa Istoria, nella quale (come avvisò acutamente il Pederzini, Mem. di Relig., ser. 1, vol. x11) « egli ha tenuta << una cotale sua via, che non è nè stretta traduzione, nè « parafrasi. Coll'occhio sulla scrittura, sicchè nulla offenda « la santa verità della narrazione, viene, via via raccontando « de'fatti, e dell' altre cose tuttochè serve al doppio intendi«mento di raccogliere il più possibile di quelle schiette e « somme bellezze, che ha la sacra Bibbia, e possono farne la « lettura più cara e più profittevole; e di nulla ommettere « che fosse necessario da sapere. Poi di quando in quando << v'innesta alcuna sua parola e sentenza, che dà lume al « luogo, senza noiare coll' aspetto di commento; ovvero mette « il lettore in alcun utile pensiero, che l' A. trae dalle cose << narrate, e il fa parere natovi.... Il tenore della dicitura « scritturale l'ha accordato alle nostre maniere.. procede poi ❝ con sì chiarissimo ordine, che ogni debole memoria è in «< caso di seguitarlo. » Giudica poi appresso che lo stile del Farini per la tanta chiarezza, proprietà e grazia del « dire, per la tanto cara ed invidiabile semplicità, e per « essere così mondo, non solo dalla maladetta peste dell' af«fettazione, ma da ogni sospetto di studio, è cima di per«fezione. >> Mentre ei pubblicava questa Istoria accadde che il Cesari giungesse alla Villa di S. Michele, suburbana a Ravenna, ove il Farini stavasi rusticando co' suoi alunni; e mentre tutti si allegravano di tanto e siffatto ospite, la gioia si cambiò in tristezza, chè infermatosi mortalmente il Cesari, ivi rende la benemerita anima a Dio (1 ottobre 1828). Il Farini allora, tenuta a tempo la scuola di eloquenza, e troppo gravandogli, in uno al Rettorato, se ne dimise. E già di quel suo piede avventurosamente guarito, fu a Roma, accoltovi dai

T. X.

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dotti, e dalle Accademie nel modo che meritava un uomo di sì chiara fáma e di tanto sapere. Da Roma ritornato a Russi volgarizzava colà dal francese le Vite de' Giovani educati ne' piccoli seminari di Francia (1833); delle quali, se togli la noia della materia alquanto monotona, non puoi desiderare cosa più candida e compiuta, siccome sentenziò anche Paolo Costa. Poco stante da Russi passò a Bagnacavallo appo il fratel suo, medico di vaglia; ed ivi, fatto de' Presidi agli studii, recitò il bel Discorso Del troppo e del poco nella educazione, e prese a dettare il Compendio di Storia Romana (1838 al 40) condotto allora in quattro volumi infino all'impero. E questo Compendio mi parve sempre l'opera principale e più maschia del Farini (V. Giorn. Scient. Lett. Ital. Bologna 1839, vol. 1v. N. 10) vuoi per erudizione, diligenza, senno e critica; vuoi per la purgatissima favella, e per lo stile semplice e grave in uno: chè non solo racconta (talvolta colle parole di Livio, Polibio, Sallustio) a' giovani di quel popolo, che ebbe l'impero del mondo; ma si studia con sentenze convenientemente allogate metterli in qualche esercizio d'ingegno, di prudenza, di affetti, e di buone volontà. Per tali e tante prove d'ingegno, sapienza, e virtù non è a dire in quanto bella rinomanza salisse il Farini, e come fosse onorato dell' amore, e della stima di molti gravissimi personaggi, de' letterati più insigni; fregiato di medaglie d'oro e d'argento, di diplomi accademici, e del titolo di Monsignore: cose di che egli, modestissimo com' era infino nell'abito, non solea pompeggiare menomamente. E già per amore di quiete, e d'un nipote ritraevasi a Padova d'onde nel 1843 lo ebbe Bologna Rettore della Università; difficile, e grave peso da lui tre anni lodatamente sostenuto, poi per la vista, che veniagli mancando, e per le troppe cure, che gli dava, rinunziato; continuando un quarto anno in esso a preghiera di Pio IX. Sciolto da ogni briga rivide finalmente Padova, ove nel tranquillo ozio degli studi passava contento i giorni, standosi il più del tempo in villa intento a dettare la Storia degl' Imperatori, che disegnava compiere in Costantino; emendando altresì l'altre sue opere, che più gli si mostravano bisognose di

lima. Ma le nubi, che si addensarono sovra l'Italia turbarono il sereno de' suoi dì, e ne crebbero siffattamente i mali che ridottosi agli estremi; e confortato de' sacri carismi della religione, di che era sempre stato osservantissimo e tenerissimo, adì 23 gennaro dell' anno 1849 a vita immortale passò. Farini, come disse L. B. nelle iscrizioni (2)

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Forte doloroso è che la Romagna, ed anco l'Italia vegga tramontare via via que' valentissimi, che tanto giovarono alla restaurazione delle buone lettere, e a tornare gli studi di esse e della lingua alle pure sorgenti de' classici, i soli veri Maestri e padri di color, che sanno: senzachè infino ad ora veggansi sorgere molti onorati spiriti, che valgano a compensare le perdite funeste.

GIANFRANCESCO RAMBELLI

Le Opere, che io conosco di Monsignor Farini
sono le seguenti

Canzone per le nozze Varano-Dolfin nella Raccolta st. a Venezia pel Palese 1807 in 8. gr.

Panegirico di S. Luigi Gonzaga - Imola, Benacci 1820 in 8. Sopra i quattro nuovi Dipinti del Duomo di Ravenna, Discorso letto in quell'Accademia di Belle Arti li 20 Agosto 1821, Ravenna per A. Roveri in 4. 1821.

(2) Padova tip. Crescini 1849 in fog.

Discorsi dell'Ab. Pellegrino Farini - Bologna per Annesio Nobili 1822 vol. 2. in 16. - Il Discorso sopra Dante e Frugoni fu ristampato a Napoli e a Pistoia.

Sopra un dipinto dell'Agricola rappresentante Dante e Beatrice Art. del Giornale Arcadico - Roma, Boulzaler 1824, ristampato nella Raccolta di Prose e Poesie del Bernabò Silorata vol. 5. Bologna, Nobili 1835.

Storia del Vecchio e Nuovo testamento, Libri dieci Ravenna per A. Roveri 1827 al 1829 vol. 4. in 8. gr.

in 12.

La stessa, Parma 1838 presso Pietro Fiaccadori vol. 5.

La stessa, Napoli 1839 vol. 5. in 16. piccolo con un Cenno della vita dell' Autore.

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Laura e Petrarca favola del Cav. all'Accademia di Belle Arti di Ravenna Vite di Giovani studenti educati ne' Francia, tradotte dal Francese, vol. 2. in landri 1833.

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Del troppo e del poco nella Educazione, Discorso - Lugo pel Melandri 1835 e Bologna pel Nobili, vol. 2. della Raccolta del Silorata.

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Biografia di Arcangelo Corelli: è fra quelle de' Romagnuoli illustri edite dall' Hercolani - Forlì, Bordandini 1836 in 8. gr. Per Nozze illustri, Canzone, nella Raccolta del Silorata vol. 6. p. 203 Bologna pel Nobili 1836.

Della ragione dell'inventare nella pittura, veduta nella poesia, Discorso all'Accademia di Belle Arti di Ravenna, st. ivi 1837; e nella Raccolta del Silorata vol. xI. - Bologna Nobili 1837.

Compendio della Istoria Romana, vol. 4. in 12 - Lugo per Vinc. Melandri 1838 al 1840.

Sopra un fallo fondamentale nella educazione, Discorso Lugo per Melandri 1841 - rist. a Faenza nei Num. 66, 67, 68 dell' Imparziale, anno stesso.

Alcune Lettere morali e altro, nel Giornale Ecclesiastico di Bologna, ivi alla Volpe 1842-43.

Lettere

sono inserite nella mia Istruzione Epistolare

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