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fesa, debbono esse inchinarci alla contrizione ed alla penitenza, sicchè Dio pacificato le distolga, spezzando il bastone con cui ci ha battuto. Le dissoluzioni sociali, pena tremenda, la maggiore che imponga Dio alla terra, onde si sfrenano le passioni, e gli uomini si degradano sino alla condizione più fiera de' bruti, fu antiveduta bene da tutti i savj nei primi momenti del liberalismo, e noi stessi dalla nostra sede ve ne avvertimmo per obbligo con lo scritto, e con la voce. Una libertà bugiarda, interamente opposta a quella vera e legittima che ci meritò Gesù Cristo, si promulgava con eccessive promesse; ma i zelanti, che fanatizzavano, i promulgatori erano uomini i più immorali, i meno o niente religiosi, i degni eredi dei Simoniani che, secondo il principe degli Apostoli S. Pietro, tanto meno potevano prometterla, quanto più la sconoscevano in fatto, già resi schiavi dei proprj vizj, e delle sozze concupiscenze. Superba enim vanitatis loquentes..... libertatem illis promittentes cum ipsi servi sint corruptionis: a quo enim quis superatus est, hujus et servus est. (32) Ora quest' antiveggenza logica dei veri sapienti, le loro voci, gli scritti, i lamenti, i pianti onde seguivano lo svolgimento delle cose sempre in peggiore rovina, giovarono almeno ad alcun effetto 'o misura salutare? Tutt'altro. Tale un'ubbriachezza aveva alterate le potenze mentali; la fantasia dell'anima era sì astratta nelle chimere, che mentre il cielo più si oscurava per atre nubi, e ripercotevano i tuoni più romorosi, scorrevano più minacciosi i fulmini, cadevano già le grandini e le procelle, tutte le masse nondimeno plaudivano ad una bella giornata, acclamavano alla felicità di feracissime messi: e quelli che a tempo si ripararono dalla tempesta, e gridarono alla cecità, all' aberramento, ebbero l'umiliante titolo di oscurantisti, retrogradi, o almeno stazionarj, nemici della libertà e del progresso. A disinganno comune restavano le ultime prove dei presentiti avvenimenti; e queste permise, e mandò la divina giustizia nelle universali sciagure....

(32) II. Petri 2. v. 18 18.

Nulla succede nel mondo, che non ritorni alla maggior gloria di Dio. I birbi furono scoperti; ogn' uno gettò la sua maschera. Le loro mene sono all'aperto; il catechismo mazziniano, i piani dei Settarj d'ogni nome, e colore sono publicati e notorj di una notorietà maggiore ancor della luce. Speriamo perciò, che ne profitteranno i Sovrani per l'interesse loro, e dei loro reami, e ne faranno conto i popoli per guardarsi dai nuovi inganni, e consultare alla loro esistenza. Il che importa utilizzare dei patiti scandoli, secondo il senso delle addotte parole, oportet ut veniant scandala.

Mentre il rassodamento dell'ordine sta compiendosi dalla divina Providenza, noi impiegheremo le nostre cure a purgare il santuario dalle sozzure, onde lo deturparono i nemici della Croce di Cristo. Ascendamus mundare sancta et renovare. (33) Lungi dall' odiare pér vendetta gli autori dei presenti mali, pregheremo per la loro conversione, e ad essi retribuiremo ogni bene, secondo il precetto di Dio, di cui portiamo in cuore l'imagine. La vendetta dei Cattolici è il pregare per i loro persecutori e nemici. Quel Dio, che un Saulo, livido tiranno degl' innocui adoratori del Crocifisso, convertì in Paolo vaso di elezione, il più caldo e faticoso predicatore del Vangelo, faccia medesimamente dei nemici nostri altrettali difensori della religione e della Chiesa. Noi perseguiteremo soltanto i loro vizj, con cui hanno contaminato il Cristianesimo; abbatteremo con tutta lena le cattive massime, gli errori, le oscenità, l'eresie, le bestemmie che sparsero e lasciarono seminate sul campo di Cristo per opprimere e soffocare i germogli della dottrina santa immacolata della Chiesa Cattolica; getteremo le luride pietre del conquiso edificio, e lo sterco putido di tante iniquità nella schifosa cloaca del vituperio, tulerunt lapides contaminationis in locum immundum; e intercederemo dal nostro Dio che, rimanendosi ostinati gli empj a non correggere il passato, e a non voler cessare da ulteriori attentati, per il bene universale, e per l'interesse della religione e

(33) I Machab. 4. v. 36.

dell'ordine, si degni di allontanarli dal nostro bel suolo d'Italia, e dall' Europa, e di confinarli ed inselvarli colà dove, non che i cannibali, hanno tane le sole fiere, di cui vinsero l'istinto e la barbarie. A prestar l'opera per questa morale purificazione appelliamo specialmente i venerabili nostri Confratelli Sacerdoti, ed in capo i Parrochi, per i quali la presente lettera sarà publicata al popolo; essendo loro commessa non solamente la custodia del tempio materiale, ma principalmente l'uffizio di coltivare e governare co' sacri riti, e con la predicazione della divina parola, i templi interiori, che sono le anime confidate alla loro cura. Et elegit sacerdotes sine macula voluntatem habentes in lege Dei, et mundaverunt sancta. (34)

Quando i reverendi nostri Cooperatori nella coltura della vigna di Cristo, con evangelica libertà, e con zelo relativo al sublime carattere, svolgeranno nel popolo le dottrine cattoliche, e le polemiche della retta teologia, che qui volemmo cennate come un indice, per meglio ed estesamente studiarle nei fonti, non dubitiamo che i popoli di cui sperimentammo la docilità, sentiranno una guisa di scossa, che li riavvivi da quella stupidità in cui li aveva oppressi tanta serie di sovversioni. Comprenderanno i loro doveri traditi, le loro facoltà trascese: vedranno i debiti contratti, gli errori commessi, le pene incorse. Un rossore lor pingerà il volto, li presserà l'angustia del male, ed invocheranno l'ajuto del pietoso ministero. Felici Sacerdoti, cui è dato di ripagare le sofferte ingiurie con la generosità della augusta loro missione! Non v'è miglior consolazione pel vero ministro di Dio quanto l'abbracciare, e il soccorrere ad anime bisognose, il benedire a chi lo maledisse, il pregare per chi lo bestemmiò, il beneficare a chi ebbelo odiato e perseguitato alla morte. Abbiamo fiducia che di queste consolazioni soprabonderà il venerando nostro Presbiterato, quando inviterà i trasviati a retrocedere dall' errato cammino; quando li avvertirà degli aggravj che si sopraccaricarono sull'anima, quando gliene farà sentire i danni già

(34) Ibid. v. 36.

consummati, e i pericoli gravi di altri più spaventosi, e quando nell' enunciare la serie delle malattie spirituali e morali, mostrerà loro la facilità di guarirne per il farmaco indefettibile della grazia, applicato per l'autorità della Chiesa, cui è dato lo sciogliere quanto è legato, e il santificare con la virtù de’ sacramenti quanto fu dalla colpa profanato.

Non isconosciamo pur troppo, che anche del nostro gregge furono alcune pecore ammorbate, che altre infettarono col contagio. Le leggi ecclesiastiche, incluso il Breve Apostolico della Santità di Nostro Signore Pio Papa IX, del 1 Gennaio passato, vietante sotto pena di scomunica maggiore, riservata alla S. Sede, qualunque cooperazione e concorso ai Collegi elettorali per la scelta dei Deputati alla Assemblea Costituente, erano conosciute e notificate quanto lo si potè in tempi di quelle barbare persecuzioni: oltrechè nessun Cristiano poteva ignorare, che azioni tendenti a spodestare il Sommo Pontefice de' suoi diritti di sovrano, erano gravemente illecite, e dai sacri Canoni vietate con le censure. La maggioranza de' nostri Diocesani, ferma nella sua religione, e nella fedeltà ai proprii doveri, le rispettò; ma ogni luogo ebbe la sua eccezione morbosa, un numero che difettò: e quali ingannati dall' esempio altrui, eccitati, mossi, condotti da militi spergiuri, da governanti traditori, da magistrati fatui, da ampollose uffizialità civiche, cui anzi incombeva la direzione morale e politica delle popolazioni; quali sopraffatti da timori, e stretti da fallaci rispetti umani; e chi per ambizione, e speranza di ammegliare la propria fortuna; chi finalmente per assoluta corruzione di cuore (disperati senza onore, senza patrimonio, senza coscienza, più bestioni che uomini, usi a vivere di passioni), disubbidirono, accedettero a dare i suffragi per deputati i più detestabili, e noti d'empie massime, e cooperarono alla formazione di quella iniqua Costituente che dichiarò con furioso decreto i Romani Pontefici perpetuamente decaduti dalla sovranità temporale, di diritto, e di fatto. Or eglino tutti, i promotori, gli assistenti, mandatarii, e mandanti, consulenti, assenzienti, scrittori, cursori, e quanti formalmente, o anche materialmente cooperarono, si fecero complici dell'alta

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fellonía, ed incorsero individualmente ipso facto nella com

minata censura.

Un atto vietato include nella proibizione tutti gli accessorj, massimamente contemplati con espressa dichiarazione o nella stessa legge, o nelle consimili, le quali, avvegnachè sotto svariato rispetto, sono fondate nella medesima presunzione juris et de jure, e guardano al medesimo fine. Proibita la formazione della Costituente sotto pena di nullità, e di scomunica, ne succedono proibiti, nulli, irriti dalla radice tutti gli atti. Nulla perciò, irrita, proibita l'istituzione del mostro-republica, governo (se può meritare un tal nome) empio, usurpatore, sacrilego. Eccovi perciò complici chi lo proclamò, chi lo compose, chi lo assentì; partecipi della colpa, e della pena egualmente, chi gli dichiarò l'adesione, chi gli prestò il giuramento di fedeltà, e gl'impiegati tutti d'ogn' ordine, nome ed ufficio. Nè meno chi prestò mano ed ajuto direttamente all'esecuzione dei decreti ed ordinanze, particolarmente se ingiuriose verso persone sacre, o lesive dell'immunità delle Chiese, e Luoghi Pii, delle proprietà ecclesiastiche, e della santità degli edifizii consacrati al culto divino. Per tali titoli sono scomunicati quanti comandarono, eseguirono, e cooperarono per l'usurpazione, occupazione, spoglio, rapine, furti delle cose sacre, e dei beni qualunque di proprietà e diritto delle Chiese, prebende ecclesiastiche, religioni, e Luoghi Pii; o ne stipolarono contratti che sappiano di alienazione, senza le previe licenze della S. Sede, assieme ai Notari che si rogarono degli atti, o che dettero opera alla confezione degl' inventarii, co' scrivani, ed assistenti attivi, per le aggiudicazioni e sproprii degli stessi oggetti sacri ed ecclesiastici, che l'illegale governo aveva proclamati del dominio della republica. (35) Quanti per effetto d'ordini, mandati, od arbitrii hanno invaso gli archivii delle Chiese e Luoghi Pii, le Cancellerie Vescovili, rapite dalle medesime o lacerate o trasportate carte, libri, atti,

(35) Conc. Trid. Cap. II. Sess. 22. de Reform. Cap. 2. de Reb. Eccl. non alienand. Extrav. Ambitiosae eod tit. Cap. Conquesisti de Crim. falsi. Gregorio XIII. Const. 93.

T. X.

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