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do, minacciò che anch' Egli si sarebbe vergognato di loro al cospetto del suo Padre e dei santi Angeli; e che al contrario avrebbe riconosciuti per suoi quelli che lo avranno confessato in faccia degli uomini. (32)

Vi muova anche l'esempio luminoso de' piissimi nostri Sovrani. Non prevarrà certo la congiura dei nemici della Religione Cattolica sotto il felice dominio della Casa di Savoia, appellata da' Sommi Pontefici Casa de' Santi, e all'ombra del Trono, ove regna S. M. Vittorio Emmanuele II, degno erede della virtù e della fede intemerata dell' Augusto suo Genitore Carlo Alberto il Magnanimo, e de' suoi religiosissimi Antenati. Obbedite al nostro Re, ed a tutti quelli che in nome suo vi comandano e reggono, non per solo timore delle leggi, ma eziandio per dovere di coscienza, dice S. Paolo. (33) Imitate i primi veri Cristiani che erano i sudditi più fidi, e i soldati più intrepidi di tutti, a tal che Tertulliano sfidava i Cesari a trovare un solo Cristiano reo di ribellione, o di qualche delitto. - Pregate insieme con Noi pei bisogni della Chiesa e dello Stato, pel Santo Padre Pio IX., per l'Augusto Re nostro, e tutta la Reale Famiglia, e pel Magnanimo Re Carlo Alberto. Frattanto Noi consapevoli, ed interpreti de' sentimenti del nostro Clero e Popolo, deponiamo ai piedi della Cattedra di Pietro l'omaggio della nostra fede e sudditanza esclamando colle parole di due grandi Vescovi della Francia: O santa Chiesa Romana, madre di tutte le chiese, e madre di tutti i fedeli, Chiesa da Dio prescelta per unire i suoi figli nella medesima fede, noi staremo sempre attaccati alla tua unità coll' intimo del nostro cuore. (34) O Chiesa Romana, o Città Santa, o cara e comune Patria di tutti i Cristiani, tutti sono un popolo solo nel tuo seno! sono tutti cittadini di Roma; ogni Cattolico è Romano. (35) E Voi, o gran

(32) Luc. ix. 26.—Nam qui me erubuerit, et meos sermones, hunc filius hominis erubescet, cum venerit in maiestate sua et Patris, et Sanctorum Angelorum.

(33) Roman. XIII. 5.-Ideo necessitate subditi estote non solum propter iram, sed etiam propter conscientiam.

(34) Bossuet.

(35) Fenelon.

Pro, accogliete la filiale protesta, che un milione e mezzo di fedeli vi porge insieme con Noi ripetendo le parole di S. Bernardo ad Eugenio Papa: - Beatissimo Padre, Voi siete il gran Sacerdote, Voi il Sommo Pontefice, Voi il Principe dei Vescovi, e l' Erede degli Apostoli. -Voi per Primato siete Abele, per Governo Noè, per Patriarcato Abramo, per Ordine Melchisedecco, per dignità Aronne, per autorità Mosè, per giudicatura Samuele, per potere Pietro, per unzione Cristo! Hanno gli altri Pastori una propria greggia loro assegnata, ciascuno la sua porzione; ma a Voi tutto l'ovile è affidato, nè delle pecorelle sole, ma de' Pastori medesimi siete il solo Pastore supremo.

Alzate, o Augusto nostro Capo e Maestro, quella mano che tiene le chiavi del Cielo, e benedite insieme con noi anche il Re nostro, la sua Reale Famiglia, il suo Governo, le Camere, l'Armata, tutte queste Provincie, il nostro Clero e Popolo tutto; mentre Noi in pegno di quella benedizione Apostolica, che da Voi umilmente imploriamo, colla massima effusione di spirito compartiamo ai rispettivi nostri Diocesani la Pastorale benedizione.

Da Villanovetta presso Saluzzo il dì 29 luglio 1849.

GIOVANNI Arcivescovo Vescovo di Saluzzo.
C. MICHELE Vescovo d'Alba.

FR. MODESTO Vescovo di Acqui.

LUIGI Vescovo d'Ivrea.

FILIPPO Vescovo d'Asti.

FR. GIO. TOMMASO Vescovo di Mondovì.

FR. CLEMENTE Vescovo di Cuneo.
GIO. ANTONIO Vescovo di Susa.

LORENZO Vescovo di Pinerolo.

FILIPPO RAVINA Vic. Generale di Torino.

GIACINTO RICCA Vic. Generale Capitolare di Fossano.

Li Molto Rev. Sig. Parochi si compiaceranno di leggere e spiegare ai loro parrocchiani nel momento di maggior concorso, e nel modo che giudicheranno più opportuno, questa nostra lettera pastorale e poi l'allocuzione in essa citata di S. Santità Pio IX, gloriosamente regnante, divi.dendone la lettura in più giorni festivi di seguito, e prevenendone il popolo.

CONFERENZA

DI VESCOVI LOMBARDI A GROPPELLO

Nel mese di maggio, 1849, alcuni Prelati lombardi tennero

una conferenza a Groppello presso Milano, della quale non si dubitò che gli atti importantissimi non fossero per avere, ad opportuno tempo, solenne pubblicità. Giornali svizzeri e subalpini, venduti ad ogn' ingiuria e calunnia, si affrettarono a preoccupare l'opinione del popolo, malignando intorno all' oggetto di quell' adunanza; e spinsero la violenza del loro linguaggio fino ad insinuare che quegli uomini venerandi eransi raccolti sotto la protezione delle bajonette dei Croati e della legge stataria. La petulanza di costoro ha per avventura conferito a qualche buon effetto, se per essa n'è venuto l'eccitamento a mettere in luce, alcuni mesi appresso, una rimostranza o indirizzo che dir si voglia de' Prelati medesimi alla Maestà dell' Imperatore; dal qual documento, che qui riportiamo, chiunque abbia un miccin di giudizio può raccogliere qual ingerenza avesse l'autorità politica in quel congresso, ed a quale intento suo fossero ligi i Vescovi nelle massime, determinazioni ed inchieste quivi fra lor combinate.

Maestà Imperiale Reale Apostolica !

Le molteplici sventure 'dalle quali è duramente flagellata la Lombardia, il desiderio di vicendevoli conforti ed ammaestramenti in tanto estremi bisogni, l'esempio del generoso Episcopato germanico, eccitarono i sottoscritti Vescovi e Vicarj a raccogliere ed accordare insieme i loro sforzi pel bene dell' infelice paese che nei religiosi interessi rappresentano. Nè a troppo alto sentire di sè potrassi ascrivere il nostro divisamento, se si rifletta come dal buono o tristo ordine delle cose alla morale ed alla Religione pertinenti penda la felicità delle nazioni o la loro miseria.

In tale persuasione ci indirizziamo alla Sovrana Maestà Vostra cui sono care la pace e la tranquillità di queste province, e che tanta parte anzi principale potete avere nel soddisfacimento delle loro religiose necessità. E perchè avremmo esitato a rivolgerci a V. M., mentre l'amorevole condiscen denza di che onoraste l'Episcopato dell' Austria in una condizione non dalla nostra dissimile, ci stava mallevadrice di prospero successo? I Vescovi dell'Austria hanno sentito come noi sentiamo lo stato penoso di chi ha un carico affaticante e non è libero nell'esercizio delle sue forze a portarlo. Se ne richiamarono a V. M. e vi pregarono deste loro questa necessaria libertà. Voi li ascoltaste ed ora medesimo siete in punto di secondare i giusti loro voti.

Or bene: la solidale fratellanza che tutto l'Episcopato cattolico congiunge, non ci permette di separare i loro dai nostri, nè i nostri dagli interessi di quei Vescovi egregi. Come essi pertanto noi vi preghiamo a lasciarci integra e sciolta quella libertà religiosa che, dando credito e forza alle nostre pastorali sollecitudini, non è meno un bisogno ed un imprescrittibile diritto della Chiesa di Cristo, di quello che un vantaggio ed una garantia pel bene della civile società.

Libera dev'essere la nostra parola, libere le istruzioni nostre, se si ama che le illusioni del mondo svaniscano in faccia ad esse; mentre solo a tal patto conserveranno l'efficacia della parola e delle istruzioni di Cristo. Solo dal libero correggimento della ecclesiastica economia imparerà il popolo a distinguere la verga del pastore da quella del pedagogo; e come a questa si ribellava, amerà di appoggiarsi a quella. La comunicazione diretta col nostro Capo; l'unione fra di noi e col nostro popolo per le congregazioni e per le sinodi; la libera cura e l'uso nel patrimonio degli altari, dei sacri ministri e dei poveri, affinchè conservato ne sia l'originario carattere ed il non mutabile scopo: cose tutte son queste che troppo intimamente affettano la vita della Chiesa, perchè non le sia fatale il pure in parte scemarle. Quando pertanto la Chiesa vivrà nella pienezza delle prerogative sublimi e dei divini diritti che con tanta sapienza e con tanto zelo furono

reclamati dai Vescovi della Germania, non tarderanno i popoli a sentire il benefico influsso di questa immancabile istituzione.

Noi non vogliamo dissimulare a V. M. che la colpa del presente scadimento religioso sia in parte anche nostra. Però l'essere stati noi deboli e tardi all'ufficio del domandare e dell'operare, siavi stimolo adesso di maggiore alacrità nel concedere. Lo Statuto fondamentale che la M. V. concesse benignamente all'Impero, parla di uno speciale Statuto avvenire per la Lombardia. Noi siamo bene convinti che la M. V. in questo futuro Statuto vorrà concordare le disposizioni religiose colla religiosa condizione del paese. Ci permetta tuttavia di chiamare specialmente il suo pensiero su di ciò che il diritto costituzionale stabilito in tutti gli altri paesi d'Italia determina, la Religione cattolica essere dominante e sola avere il publico esercizio. Sarebbe dunque a credere che ci potesse mai convenire il pubblico e solenne esercizio di tutti i culti riconosciuti dalle imperiali leggi? e che le libertà costituzionali, in luogo di aggiungere ai nostri vantaggi, ce ne togliessero l'avito esercizio? Forse le trattazioni pel novello Statuto incalzano, e noi preghiamo affinchè non siano scritti in legge i nuovi rapporti delle nostre Chiese col Sovrano potere, senza che noi siamo ascoltati.

La M. V. è ben persuasa che noi soffriamo, ed è perciò disposta ad accogliere in favore il linguaggio di chi soffre. Valgano queste suppliche nostre ad inspirarvi sollecita cura delle nostre presenti afflizioni; tra le quali vogliamo specialmente ricordata la diuturna vedovanza di alcune delle Chiese nostre. Valgano queste suppliche stesse a comprovarvi la fiducia colla quale ci rivolgiamo a Voi. Così prospera e feconda di lieti eventi vi sia la giovane età vostra; così vi siano benigni i riguardi di Chi governa i popoli ed i Re; come noi facendo omaggio alla Sovrana Maestà che onoriamo nella vostra persona, vi professiamo la devozione di sudditi ossequiosissimi!

Groppello presso Milano, il 24 maggio 1849.

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