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BARTOLOMEO CARLO, Arcivescovo di Milano. - CARLO, Vescovo di Bergamo. - CARLO, Vescovo di Como. - GIUSEPPE, Vescovo di Crema. - GAETANO, Vescovo di Lodi. - GIOVANNI, Vescovo di Mantova. DRAGONI C. Primicerio Vicario generale Capitolare di Cremona. - GANDINI VINCENZO, C. Primicerio Pro-Vicario generale Capitolare di Pavia. - LUCCHI FERDINANDO, Vicario generale di Brescia.

N. B. Giova qui tener ricordo che i Vescovi lombardi, rispondendo ad un' interpellazione del Conte Montecucoli, ministro plenipotenziario austriaco del Regno lombardo veneto, avevano già, di franco e liberissimo lor sentimento, riconosciuti gli alti meriti e propugnati i diritti della Compagnia di Gesù e della Congregazione del Santissimo Redentore, poste dalla nequizia de' tempi a segno più speciale di contraddizione; facendo tra le altre questa opportunissima rimostranza :

"( È vero che da alcuni e in oggi anzi sgraziatamente da molti si proclamarono le corporazioni religiose, e principalmente la Gesuitica, siccome non conformi all'attuale incivilimento e condizione sociale, e in urto allo spirito prevalente del secolo: ma gli è appunto nell' infermità che fa bisogno applicare la medicina. Come l'epoca della irreligione e della rivolta all'ordine è segnata dalla soppressione violenta delle corporazioni religiose, ed in ispecie de' Gesuiti, così il loro ristabilimento potrà segnare invece l'epoca desiderata, in cui riviva col rispetto alla Religione l'ordine sociale. >>

Immagini il lettore quale stringimento a' precordj de' Giobertisti e compagni. Inde irae!

CIRCOLARE

DI MONSIGNORE BARTOLOMEO ROMILLI

ARCIVESCOVO DI MILANO

IN ORDINE ALLA DISCIPLINA ECCLESIASTICA

AI M. RR. SIGNORI PREPOSTI-PARROCHI, VICARJ FORANEI

E PARROCHI DELLA CITTA E DIOCESI.

Venerabili Fratelli!

Fu pur provvida e conforme allo spirito della Chiesa la

ordinazione emanata già da parecchi anni dal Nostro immediato Antecessore di pia e venerata memoria, che ciascun Parroco della Città e ciascun Vicario foraneo della Diocesi presentasse all'Arcivescovo stesso una volta all'anno lo stato morale di tutto il Clero rispettivamente dipendente: avvegnachè, giusta il S. Conc. di Trento (Sess. xxII de Reform., c. 1), Sic decet omnino Clericos, in sortem Domini vocatos, vitam moresque suos omnes componere ut habitu, gestu, incessu, sermone aliisque omnibus rebus nil, nisi grave, modestum ac religione plenum praeseferant; levia etiam delicta, quae in ipsis maxima essent, effugiant, ut eorum actiones cunctis afferant venerationem. Attesa perciò la straordinaria vastità di questa Arcidiocesi e la difficoltà delle frequenti visitazioni, reputava il sullodato esimio Pastore cosa ben utile, anzi necessaria, non gli mancassero, almeno per via di regolari e periodiche informazioni, quelle cognizioni esatte intorno ciascun individuo del numeroso suo Clero, per cui gli venisse fatto più agevole, sia di vigilare l'osservanza della ecclesiastica disciplina, sia di equamente distribuire le ricompense e i premj: tale essendo la sua ferma intenzione (e Noi stessi udimmo dichiararcelo confidentemente) di voler essere giusto con tutti e ciascheduno, tutti e ciascheduno rimeritando a misura de' loro diportamenti.

Or bene, eguale è, o venerabili e dilettissimi Fratelli, e vel professiamo colla fiducia di non essere giammai smentiti, eguale è la nostra come doverosa così indeclinabile volontà: rendere giustizia a tutti, imparzialmente e, quant'è da Noi, pienamente. Ma la cooperazione indispensabile di quanti hanno il diritto ed il dovere d' informarci è poi pari al bisogno ?

Pur troppo non Ci è ignoto come lo stesso Nostro piissimo Antecessore avesse a dolersi che lo stato del Clero annualmente trasmessogli dai MM. RR. Vicarj foranei, Preposti-Parrochi e Parrochi non rispondesse sempre e per parte di tutti al savissimo scopo propostosi in quell'ordinamento: e Noi dobbiamo aggiungere con Nostro dolore che non vi corrisposero interamente nemmeno quelle informazioni che ne' due anni scorsi ricevemmo ed esaminammo personalmente; scorgendovi quando omesse affatto, quando troppo scarse ed incomplete, quando generiche e al tutto insignificanti le indicazioni: d'onde non Ci potrebbe risultare una anche solo superficiale ed utile cognizione del personale, molto meno una estesa notizia su cui basare un ragionevole giudizio.

E nel vero, per formare questo ragionevole ed equo giudizio de' meriti di un sacerdote, convien sapere non solo il nome, l'origine, l'età, il grado, i titoli, la carica di esso, ma eziandio quale sia la capacità del suo ingegno, per le dimostrazioni che nelle scuole e nell'attuale suo conversare ed operare ne abbia dato; se attenda, e con quale diligenza e assiduità, allo studio; se nello stesso preferisca la coltura propria del suo stato, ossia delle scienze sacre; e se per queste medesime scienze beva ai puri fonti, non abbracciando incautamente dottrine sospette, perigliose e malnotate dalla S. Sede. Convien inoltre sapere qual sia la sua condotta morale, se regolare e pia e qual si addice a un ministro del santuario; e però se, a norma delle leggi sinodali e delle pontificie e vescovili prescrizioni, regoli il suo esteriore contegno e pratichi gli esercizi della pietà, massime frequentando la sacramentale confessione ed i santi esercizj, celebrando esattamente e devotamente la santa Messa, assistendo alle sacre funzioni, aman

do l'orazione e la meditazione. Nè vuolsi reputare di poco rilievo l'osservanza del vestire ecclesiastico; poichè la leggerezza, l'aria profana o secolaresca, la improprietà e indecenza darebbero sicuro testimonio della mancanza di spirito sacerdotale; e lungi dal conciliare alla persona la riverenza del popolo, la esporrebbero alla derisione od alla pubblica disistima. Al qual riguardo dell' esteriore, vogliamo fra le altre cose assai raccomandato l'uso della tonsura clericale, della veste talare o almeno di un soprabito decentemente lungo, e del cappello triangolare. Che se il sacerdote è confessore, importa sapere com' egli eserciti questo santissimo ministero se sia assiduo al confessionale; se vi si rechi coll' abito conveniente e prescritto; se non abbia nota d'ignorante, di precipitoso, di rilassato o di rigorista; se non ispieghi soverchia preferenza ad ascoltare le confessioni del sesso femminile; se mostrisi invece caritatevole, zelante, riservato, prudente. Ove poi si tratta di un coadjutore, o di un Parroco, è mestieri conoscere come adempia anche le altre parti importantissime della cura d'anime, sì nell' amministrare i sacramenti, sì nel dispensare la parola di Dio, sì nell'assistenza caritatevole ai malati, ai poveri, agli idioti, agli afflitti, sì nella regolare e attiva residenza, sì nella docile e rispettosa dipendenza dai proprii Superiori, sì nella mitezza e prudenza nel reggere, sì nello studio della pace e della armonia fraterna, sì nell' adempimento de' pii legati e nella conservazione e miglioramento della prebenda beneficiale. Per tutti altresì i sacerdoti è da osservarsi il loro contegno nella società e l'opinione che godono presso le popolazioni; dovendo essere la loro vita non pur buona, ma irreprensibile ed edificante. Perciò importa assaissimo che essi non usino troppo dimesticamente con persone secolari, molto meno di spirito mondano, e vadano in ispecie sommamente riservati e cauti nel trattare con persone d'altro sesso. Al qual proposito dobbiamo avvertire non essere menomamente abrogate le sinodali prescrizioni riguardo alla convivenza con donne, siano congiunte in parentela o siano chiamate a servire. E siccome poi Ci sta grandemente a cuore che le Congregazioni Plebane, da Noi, per ispeciale grazia del Signore e per

la protezione di S. Carlo recentemente riattivate, procedano con regolarità, frequenza e retto spirito, così C' interessa di essere esattamente informati del modo con cui ciascun sacerdote v'intervenga.

Venerabili e dilettissimi Fratelli, se queste e somiglianti analoghe informazioni Ci fornissero gli specchi dello stato del Clero presentatici dai M. RR. Preposti-Parrochi, Vicarj foranei e Parrochi, oh! allora Noi, sebbene dolenti di non poter conoscere ad uno ad uno personalmente tutti i nostri sacerdoti, e sebben lontani di corpo, potremmo pur dirci in qualche modo presenti per la cognizione del Nostro Clero in tutte le parti dell' estesissima nostra Diocesi, nelle più riposte valli, sulle ardue alpi, nelle più discoste regioni. Allora le nostre provvide disposizioni non sarebbero nostro malgrado ritardate, o incagliate in difetto di sicura corrispondenza per le relative informazioni: allora più facilmente, senza le trepidanze dell' incertezza, a ciascuna popolazione, a ciascun Parroco, a ciascun beneficio sarebbe da Noi scelto ed assegnato quello de' nostri sacerdoti che meglio soddisfacesse alle particolari esigenze delle circostanze: allora conseguentemente cesserebbe quella dolorosa necessità di frequenti e talora subitanee o intempestive traslocazioni, le quali finiscono per lo più a scemare il credito dei traslocati, a cagionare disgusto, inquietudine, danno spirituale delle popolazioni, e nocumento dei beni dotali de' beneficj stessi: allora non palpiteremmo d'angoscia nel solo timore di trovare fondate alcune gravi accuse mosse talvolta anche a distinti e benemeriti sacerdoti. E dove avessimo la sventura d'incontrarci evidentemente in fratelli erranti, potremmo applicare prontamente il balsamo salutare a delle piaghe che, ignorate invece o neglette, diventerebbero, siccome suole, più gravi, e forse fetenti e cancre

nose.

Non dissimuliamo, o venerabili e dilettissimi Fratelli, le difficoltà che possono presentarsi a Voi stessi nella esecuzione del suesposto nostro divisamento: sappiamo pur le obbiezioni che si producono da taluni per credersi dispensati dalle esatte e intere informazioni al Superiore sui disordini de' loro con

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