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rappresenti un principio, lo contiene in tutta la sua estensione e potenzialità; e come distrugge, quanto è da lui, il principio chi pone o chi riconosce come legittimo un fatto che gli è contrario, e converso coopera a mantenere al principio tutta la sua forza chiunque a quel fatto si oppone. Ecco perchè la Chiesa Cattolica, a respingere certi fatti che sembrano ai profani coserelle da nulla e indifferenti alla sostanza del principio religioso, ha messo le mille volte la medesima costanza, lo stesso ardore che a combattere le più radicali eresie. La beffeggino a loro posta i savi del mondo: ma viva Dio! stà pure qui il segreto della sua forza. Ecco perchè ella onora come martire glorioso di Cristo quel Tomaso che moriva per non consentire al Re d'Inghilterra l'usurpazione di certi diritti della sua Chiesa, i quali, a guardare solo la superficie, non erano che temporalità. Ecco perchè alle leggi siccardine, e più al modo irreverente al Pontefice col quale furono sancite, ed alla persecuzione dell' Arcivescovo applaudono, insieme agli aperti nemici del ministero e del Re, eretici, razionalisti, comunisti in tutta Europa: i quali, troppo più accorti di certi Cattolici, vedono ne' tristi fatti del Piemonte un principio di scisma, che in questo tremendo precipitare degli uomini e delle cose ben potrebbe piombare il paese, santificato da Umberto, da Amedeo e da Clotilde, in fondo all'abisso. Ecco perchè il Capo supremo della Chiesa non può intera gustare la gioja che gli viene dalle altre parti dell'immenso impero che Dio gli affidava, ed è costretto spargere sì amare lagrime sovra un Regno già specchio di pietà e di fede! Ecco perchè tutti i figli della Chiesa partecipano al sommo dolore, di cui opprimeva l'animo del gran Padre comune la prigionia del venerabile Arcivescovo. Nell' Arcivescovo fu perseguitata tutta la Chiesa: la sua causa è la causa di tutti i Cattolici: il Magnanimo ha combattuto e sofferto per tutti noi.

E combattendo per la libertà della Chiesa e della coscienza egli combatteva ad un tempo per la vera libertà civile. La fondava Gesù Cristo quando ingiungeva che a Cesare quel che è di Cesare, ma a Dio si rendesse quello che è di Dio.

*

La difendevano gli Apostoli quando ai principi del Sinedrio, che loro vietavano di predicare la legge del Divino Maestro, rispondevano, pronti anche a morire: Non possumus; obedire oportet Deo magis quam hominibus. La difendeva l'Arcivescovo, quando per obbedire alla coscienza ed a Dio sosteneva forte e tranquillo le calunnie e le ire, e si lasciava condurre in prigione. Che diverrebbe il Piemonte, che il mondo, se i figli della Chiesa si lasciassero rapire la libertà di obbedire al Signore? Potendo a loro voglia tiranneggiare le anime, gli astuti e forti presto rinnoverebbero quella orribilissima schiavitù che prima di Gesù Cristo opprimeva la terra, e che opprime tuttavia i paesi ove è sconosciuto il santo suo nome.

Gracchino pur dunque contro le pretese della casta sacerdotale, della sagrestia e della bottega, contro le arroganze della gerarchia. La storia di oltre a diciotto secoli insegnava fino al protestante Müller che la Chiesa fondava la Gerarchia e a lato ad essa la libertà dei popoli. Se la bottega fallisse, se crollasse la sagrestia, fallirebbero i popoli, ripiomberebbe nelle antiche ruine questa meravigliosa società che la casta gerarchica, solo perchè libera, ha potuto edificare in Europa. Si sfiatino pure a gridare che l'Arcivescovo è nemico della libertà. La libertà legittima e vera, la quale non può esistere senza il rispetto all' Autorità ed alla Religione, è l'Arcivescovo che la difende; ed egli è veramente liberale nel giusto senso di questa parola. Ma essi? non sono che miserabili liberalisti: i quali del nome di libertà abusano a conculcare i diritti più sacrosanti, ad opprimere le coscienze, che Dio stesso tratta con reverenza, a preparare, o per trista malizia o per grossolana ignoranza, le vie al ritorno di quel dispotismo infernale che consacra all'infamia la memoria delle età e delle nazioni idolatre.

Onore all' Eroe! Qualunque ama la santa Chiesa cattolica e la società che da lei sola può esser salvata, accolga volonteroso l'invito nostro e concorra a dare al difensore della Chiesa e della Società, della vera libertà e del vero progresso, questa tenue prova della nostra riconoscenza, della nostra ammirazione, del nostro amore.

E voi ricevetela, o Padre, con quella amorevolezza che siete uso; e il sentimento che l'accompagna e che voi leggerete nei nostri cuori, ne copra ai vostri occhi la pochezza. Oh possa quest' atto apportare qualche consolazione al vostro cuore addolorato, non pei mali che soffrite Voi, perchè ben sapete di accumularvi per essi tesori di gloria nel cielo, ma per le ingiurie che si fanno alla Chiesa ed a Dio! Benediteci, o Confessore di Cristo! e questa benedizione scenda come celeste rugiada a crescerci nell' animo quella fede, per la quale avete con tanta costanza e gloria patito!

R.

La nostra città non ha indugiato un istante a rispondere per sua parte a quest' invito, che da prima è comparso in quel Messaggere che milita sempre per quella causa che fu da lui generosamente sostenuta anche ne' tempi che non era ostentazione rettorica il vitam impendere vero. Nel divisamento del promotor modenese coincideva quello del giornale di Napoli Verità e libertà, le cui parole torna in bell' acconcio qui soggiungere al riportato articolo:

<< La patria del santo e forte Vescovo Atanasio, che per la iniquità del Duca Sergio II e de' costui tristi consiglieri ebbe a patire il carcere e l'esilio, ricorda tuttora i gemiti de' suoi Napolitani, e le istanti premure dell' uno e l'altro Clero per ottenere la liberazione del proprio Pastore, impavido in sostener le leggi della Chiesa. Questi esempi de' padri nostri hanno avuto sempre un' eco fedele nelle opere di fede e di carità, che vediam tuttodì compiersi in mezzo a noi; chè non si può sinceramente amare Iddio, se non si ama la libertà della Chiesa

la quale tanto gli è a cuore. E certo che non ebbero altro significato le generose collette fatte da ogni ordine de' nostri concittadini ora per i poveri Cattolici d' Irlanda, ora pe' selvaggi dell' Australia convertiti alla fede, ora pe' danni patiti dalla Missione di Smirne.

"Però una prova maggiore di ogni altra è la soscrizione oggi aperta nella nostra città; a fin di significare col presente di un ricco anello la stima e la singolare riverenza, in che abbiamo l'illustre confessore della Chiesa Cattolica, Mons. LUIGI FRANSONI, Arciv. di Torino. Egli ha patito la condanna all' ammenda ed al carcere in fortezza.

mostrando quel coraggio apostolico, innanzi a cui si spezza ogni più furiosa onda dell' orgoglio umano.

<<< Tutti possono pigliar parte a quest' omaggio verso il glorioso Prelato, ecc.

<< Dopo la lode tribuita a quell' Arcivescovo prigioniero da Sua Santità nell' ultimo concistoro, dopo i moltissimi indirizzi di Vescovi, di Capitoli e di Cleri, mandati a lui nella cittadella, l'offerta de' Napoletani servirà solo a mostrargli, che la causa da lui sostenuta è comune a tutti quanti i Cattolici dall' uno all' altro estremo d'Italia.

K. 30.

NUMISMATICA BIBLICA

O SIA

DICHIARAZIONE DELLE MONETE ANTICHE

MEMORATE

NELLE SANTE SCRITTURE

(V. questo T. x. p. 5.)

S. II. Monete Greche memorate ne' Libri Santi sì del Testamento antico come del nuovo.

Le Monete Creche memorate ne' Libri Santi sono la Dramma, Δραχμη, il Didrammo Διδραχμον, e 10 Statere, Στατηρ, ossia, il Tetradrammo Τετράδραχμον. GI' Interpreti sacri, per la più parte, sogliono riputarle Monete Attiche, o del peso e del valore delle Attiche; ma il ragguaglio del loro peso e valore dee variare in riguardo a' tempi e luoghi diversi a' quali si riferiscono le parole delle Sante Scritture. Ne giovi pertanto riferire i diversi luoghi Biblici, ov'è fatta menzione di Monete Greche, indagandone tutt' insieme la specie ed il valore. (72)

(72) Omisi i luoghi della Versione Alessandrina, ove con voci Greche sono espresse le Monete Ebraiche e Persiane. Vuolsi peraltro avvertire un luogo notevole della Versione Greca del Libro di Tobia (Tob. v. 14), ove il buono Israelita promette di dare al compagno di viaggio del giovinetto suo figliuolo, oltre il vitto e l'altre cose necessarie, la mercede diurna di una Dramma, Spaxμnv τns nuɛpas. L'autore di

T. X.

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