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Risposta del Santo Padre agli Emi Cardinali

Arcivescovi di Ravenna, ecc. ed agli Illmi e Reverendmi Vescovi di Comacchio, Faenza ecc.

PIO PP. IX

Ai Dilettissimi Figliuoli Nostri e Venerabili Fratelli, ecc. Salute ed apostolica benedizione.

Tardi abbiamo avuto la lettera, che a' quattro dell'ultimo mese di ottobre indirizzaste a Noi da Imola, mentre tenevate colà le prime conferenze, con Nostro beneplacito, per celebrar poi il Sinodo Provinciale; alle quali pigliò parte anche il Diletto Nostro Figliuolo Ignazio della S. R. Chiesa Prete Cardinale Cadolini, Arcivescovo di Ferrara. Prima vostra cura fu in quel Consesso dichiarare, che alla protezione dell'Immacolata Vergine Maria deesi attribuire e il mantenimento del civile Principato della Sede Apostolica in sì grandi politici rivolgimenti, e la ristorazione della legittima Nostra Autorità in tutte le provincie dello Stato Pontificio. Inoltre vi siete grandemente rallegrati con la Cattolica Chiesa e con la stessa Apostolica Sede per un nuovo glorioso avvenimento; cioè che Noi punto non esitammo di proscrivere e proibire, in tempi per altro così tristi e calamitosi, i perniciosissimi errori che propalati da opere recentissime di tre ecclesiastici, aveano infelicemente occupato e pervertito le menti ed i pensieri di molti, specialmente in tutta l'Italia. Compiacquesi per verità il benignissimo Signore di benedire alle cure Nostre, e raddolcire e mitigare il vostro e nostro dolore; poichè due tra quelli scrittori lodevolmente si sottomisero a quel decreto di proibizione. E fosse in piacer di Dio, che il terzo similmente riconoscendo gli errori suoi, sinceramente li ritrattasse! chè così il dolore, il quale da lungo tempo Ci travaglia l'animo per gli scritti di lui, subitamente si allevierebbe, e spereremmo che gl'immensi mali cagionati da quelli nella società e nella Chiesa, più facilmente si potrebbero allontanare. E poichè per

la sollecitudine che Voi avete per le vostre greggi, ardentemente desiderate che i fedeli sieno fatti accorti anche di quegli errori, di cui Voi pensate che ribocchino le altre opere dello stesso autore, vi affrettaste a denunziarceli, inviandoci altresì un libro, dal quale, siccome Voi dite, si rileva il pernicioso sistema degli errori di lui, anzi vi è chiaramente ed apertamente dimostrato. Noi lodiamo, com'è dovere, la vigilanza e la premura vostra, degnissima di Vescovi Cattolici, in cosa di tanto momento, e vi significhiamo che senza por tempo in mezzo abbiamo già spedita una copia della Lettera Vostra alla nostra Congregazione dell' Indice, perchè essa proceda com'è suo uffizio.

Sebbene in verità molte e gravi sieno le tribolazioni e le angustie, onde in questa età torbida e lagrimevole è travagliata la Chiesa, nè Voi ignoriate che sorta di guerra muovono da ogni parte gli empii specialmente contro l'Immacolata Sposa di Cristo, e contro i Ministri del Santuario; pure non si può non piangere ricordando quella furiosissima procella destata con ogni sorta di calunnie e con insidiosissime frodi contro la Compagnia di Gesù dai giurati nemici della Chiesa e della civile società, di sorta che in certa guisa è lecito a Noi rallegrarci co' suoi alunni della stessa loro dispersione e del loro esilio, perchè essi così non videro riuniti in un sol corpo il supremo trionfo che riportarono, in Roma singolarmente e in tutto lo stato Pontificio, uomini scelleratissimi. Noi che sempre amammo gli alunni di quella Compagnia, perchè operai indefessi e laboriosi, anche ora li amiamo con singolare affetto della nostra Apostolica Carità. E però se fummo costretti con sommo Nostro dolore a vedere le angustie e le calamità di quella Compagnia, nessun'altra cosa può tornare a Noi più grata, oggi ch'è sedata la tempesta, che il veder que' Padri, secondo il desiderio vostro e degli altri Vescovi, non che di tutti i buoni, tornare ad esercitar le belle loro opere, ed a coltivar nuovamente il campo del Signore. Il quale nostro desiderio già confermammo co' fatti, ordinando che nel nostro Pontificio Stato sieno ad essi riaperte tutte le loro case, alle quali non dubitiamo che, la mercè di Dio, quanto prima essi ritorneranno.

E mentre Vi comunichiamo tali sentimenti dell' animo nostro, aspettiamo con ansia, Diletti Figliuoli Nostri e Venerabili Fratelli, di conoscere le risoluzioni e i provvedimenti di questa vostra illustre Adunanza, ed umilmente preghiamo Dio Ottimo Massimo, che propizio vi assista nelle vostre fatiche e ne' vostri esercizi, e che mandi su di Voi l'abbondanza di sua celeste misericordia. Intanto, qual segno di questa protezione e testimonio dell' ardentissima carità nostra per Voi, impartiamo affettuosamente e dall' intimo del cuore l'Apostolica Benedizione a Voi stessi, Diletti Figliuoli Nostri e Venerabili Fratelli, a tutto il Clero, ed a tutt'i rimanenti Fedeli alla vostra cura affidati.

Dato da Napoli nella villa di Portici, ai venti Novembre 1849, nell'anno quarto di nostro Pontificato.

PIO PP. IX.

PASTORALE DEL VESCOVO DI KÖNIGGRÄTZ(*)

NOI CARLO BORROMEO

PER LA GRAZIA DI DIO, E DELLA SEDE APOSTOLICA,
VESCOVO DI KÖNIGGRÄTZ

Al suo venerabile e in Cristo diletto Clero tanto Secolare che Regolare Salute, e paterna Benedizione

Essendochè ne' tempi luttuosi e funesti, ne' quali viviamo, alla Chiesa di Cristo succedono di giorno in giorno eventualità, che non possono non gravemente affliggere l'animo vostro, o Carissimi, l'affetto paterno, col quale vi abbracciamo, non ci permette di tenervi nascosta qualunque cosa possa, in questi tempi di tristezza, tornare pur di qualche consolazione. Per il che lieti vi annunziamo d'aver poco tempo fa ricevuto dalla Sede Apostolica, per la quale mercè la grazia di Cristo vien consolidata ogni Dignità Sacerdotale, Lettere del seguente tenore.

« Al venerabile fratello Carlo Hanl Vescovo di Königgrätz.

« PIO PAPA IX.

«Venerabile fratello, Salute ed Apostolica Benedizione. Al certo con non poca consolazione dell' animo nostro, per mezzo del Venerabile fratello Michele Viale Prelà, Arcivescovo di Cartagine, Nunzio di Noi, e della Sede Apostolica presso l'imperiale e reale Corte di Vienna, ci è pervenuto a cognizione che tu, Venerabile Fratello, tanto sollecito per la salute del gregge a te commesso, non hai risparmiato alcuna fatica e consiglio, ed hai superato qualunque difficoltà affinchè nella tua Diocesi fossero fatte le Sante Missioni, le quali mercè l'ajuto della Divina Grazia hanno arrecato tanto

(*) Dobbiamo questo memorevole documento (originalmente latino) alla premura di un onorando Italiano, che lo ha trasmesso ad un nostro amico, perchè sia qui riprodotto.

T. X.

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e sì grande vantaggio spirituale a cotesto Popolo Cristiano. Pertanto noi ti scriviamo queste Lettere, nelle quali colle dovute lodi encomiamo il tuo zelo episcopale in questo fatto, e grandemente teco ci congratuliamo perchè per il primo hai tu iniziato così salutare impresa nella Boemia, e caldamente ci raccomandiamo, perchè tu prosegua a favorirla ed inculcarla con la massima premura. Imperciocchè è già comprovato e sperimentato che per mezzo delle Sacre Missioni, qualora sieno affidate ad operaj idonei, mediante il divino ajuto, i buoni vengono confermati più solidamente nella fede e nella pietà, e con piede più sicuro e fermo camminano nella via del Signore: i peccatori sono chiamati ed incitati a salutar penitenza, e dal fango de' vizj sono tratti alla virtù ed alla giustizia e il popolo fedele, istruito a fondo ne' precetti santissimi della divina nostra religione, ed ajutato dal soccorso di esuberante grazia celeste, con maggior fermezza abborre dalle perverse dottrine degli empj. Il che certamente se mai in altre congiunture, più specialmente in questi luttuosi tempi si deve procurare con la massima vigilanza e forza, mentre, o Venerabile Fratello, tu ben conosci con quali mostruose falsità d'opinioni, con quali nefande trame ed artifizj i nemici di Dio e degli uomini da ogni parte si sforzino di sovvertir le menti e gli animi di tutti, di depravarli e di apportare un' acerbissima guerra alla Chiesa. Laonde, o Venerabile Fratello, non desister mai dall'impresa risoluzione, e con la voce, e con opportuni scritti, e con ognaltro salutar modo, di accuratamente avvertire il gregge affidato alla tua cura intorno a' fallaci e perniciosissimi errori degli uomini insidianti, e d' esortarlo quanto puoi affinchè non si lasci giammai indurre in errore da dottrine varie e peregrine, ma rimanga sempre fermo e stabile nella professione della verità ed unità cattolica. Nè tu lascia d' invigilare, che gli uomini ecclesiastici e specialmente i Parrochi, memori della propria vocazione e ministero, mostrino a' fedeli gli esemplari della virtù, nelle parole, nel conversare, nella fede, nella carità, nella dottrina, nella castità, e procurino per mezzo degli Spirituali Esercizj di mondarsi dalle brutture della polvere

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