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N. 28-29

NUMISMATICA BIBLICA

O SIA

DICHIARAZIONE DELLE MONETE ANTICHE

MEMORATE

NELLE SANTE SCRITTURE

( V. addietro T. IX. p. 321.)

Valore delle Monete di Simeone.

Non dee far caso la mancanza degli Aurei nella

serie assai ricca delle Monete di Simeone; poichè anche nella vie più ricca serie delle Monete de' Seleucidi posteriori a Seleuco II mancano affatto le Monete d'oro (v. Revue numism. T. x, p. 178: cf. Schimko, P. 11, p. 5). Non è che vi fosse in allora difetto o scarsezza d'oro nella Giudea; poichè nell'anno quinto del Principato di Simeone, Atenobio amico di re Antioco VII venne in Gerusalemme, et vidit gloriam Simonis et claritatem IN AURO et argento, et apparatum copiosum, et obstupuit (1 Machab. xv, 32, cf. 26, 35). Ciò mostra, che nella Giudea, e nella Siria altresì, a que' giorni, oltre le Monete d'oro de' primi Seleucidi, e le contemporanee del vicino Egitto, l'oro per la più parte si spendesse a peso, e non monetato, come usarono pure i Romani fin verso i tempi di Cesare. Simone poi si sarà indotto ad imprimere Moneta propria d'argento e di rame anche in ri

guardo alle grandi spese che far dovette in sul principio del suo Principato; poichè dopo la morte del fratello Gionata (1 Machab. XIV, 32): Tunc restitit Simon, et pugnavit pro gente sua, et EROGAVIT PECUNIAS MULTAS, et armavit viros virtutis gentis suae, et dedit illis STIPENDIA. Ma l'intendimento suo principale nell' imprimere ch' ei fece Sicli, Semisicli, ed altre Monete di minor valore, sarà stato quello di apprestare alla pietà degl' Israeliti Monete di giusto peso e valore, ed esenti da imagini profane, per fare le oblazioni sì debite, come spontanee, al Tempio Santo. Le Monete di Simone in Argento non oltrepassano l'Anno III del suo Principato, laddove quelle di Bronzo abbondano anche nell'Anno IV: ed i suoi successori non impressero che poche Monete di piccolo Bronzo. Ciò torna vie più notevole in riguardo a Giovanni Ircano, che, aperto il sepolcro di Davide, ne ritrasse tre mila Talenti di Argento (Flav. Ant. Iud. X111, 8, 4: XVI, 7, 1). Sembra pertanto, che i prepotenti re di Siria, dopo l'Anno III di Simone, non permettessero più ai Principi della Giudea d'imprimere altra Moneta propria che di solo Bronzo.

Siclo, in Ebraico SCEQEL, da prima si disse una certa quantità d'oro o di argento consistente di 20 pezzi minori denominati GHERAH, o sia Oboli. La voce SCEQEL, che leggesi nelle maggiori Monete d'argento di Simeone Maccabeo, si è uno de' più antichi esempi di Moneta che porti impresso il nome del suo valore o peso (v. Eckhel, T. 1, p. XXXVIII), e ne accerta del vero peso reale del Siclo Ebraico, che d'altronde rimarrebbesi

incerto. Giuseppe Flavio (Ant. Iud. 111, 8, 2) dice, che il Siclo era una Moneta Ebraica del valore di quattro Dramme Attiche. Ma dall' esame accurato, che del peso di sette Sicli fece il dotto e giudizioso Barthélemy, chiaro si pare, che Flavio diede al Siclo Giudaico circa un quinto di più del suo peso e valore reale; poichè il peso de' Sicli trovasi variare da 272 a 256 grani Parigini, laddove un Tetradrammo Attico pesa 320 grani all' incirca (v. Eckhel, T. 111, p. 464). Giuseppe Flavio prese lo stesso abbaglio dicendo (B. Iud. 11, 21, 2), che il nomisma, o sia statere, Tirio valeva quattro Dramme Attiche. Il vero valore e peso del Siclo meglio fu definito da S. Girolamo (in Mich. Prophet. c. XIV) con dire: Siclus viginti Obolos habet, et quarta pars Sicli quinque sunt Oboli; e 20 Oboli Attici danno per appunto 267 grani Parigini, che ponno considerarsi come peso medio de' Sicli Giudaici.

Ma pure dee sussistere il ragguaglio del Siclo col Tetradrammo, e del Semisiclo col Didrammo D; poichè gli esattori del tributo del Semisiclo, che annualmente pagar doveva ogni Ebreo adulto al Tempio, da S. Matteo son detti esattori o ricettori del Didrammo; ed il Signore, pagando per sè e per S. Pietro, diede loro uno Statere o sia un Tetradrammo d'argento, che doveva perciò agguagliare un Siclo (Matth. XVII, 24). E di fatti il de' Sicli di Simeone risponde per peso appunto a quello degli Stateri o sia Tetradrammi di argento de' re di Siria impressi nelle città della Fenicia loro soggetta, e confinante con la Giudea

(v. Mionnet, Poids, p. 189-192). (25) Anche alcuni Darici di argento, del peso di 3 grossi e 40 grani Parigini, rispondendo assai bene al peso degli Stateri Fenicj (Mionnet, Poids, p. 189-193), e ponno credersi impressi da' Fenicj soggetti ai monarchi della Persia. Questa sì notevole corrispondenza parmi ne dia una prova di fatto, che il Siclo Ebraico in origine altro non era che il peso di convenzione usato nella terra di Cannaan, fino da' tempi di Abramo, nelle compere e vendite; e che

(25) Un bel Tetradrammo Fenicio di Antioco VII re di Siria, contemporaneo di Simone Maccabeo, per fede del ch. Lenormant (Revue numism. T. x, p. 181 ), pesa grammi 14, 20: ed il Siclo dell' Anno I di Simone medesimo esattamente risponde a quel peso. Egli poi, osservando come il peso d'altri Sicli da sè esplorati varia da grammi 13, 85 a grammi 13, 50, si avvisa, che i Sicli più leggeri siano posteriori a' tempi di Simone, e segnatamente quelli col tipo della Porta del Tempio. Ma cotale differenza di peso, che si osserva parimente nel riscontro delle monete d'altre antiche nazioni e città, anche prima della loro decadenza, vuolsi anzi ripetere dalla poca sollecitudine degli antichi nel dare alle singole monete il peso giusto e preciso; poichè consta dall'osservazione ch'essi stavansi contenti a ciò, che in una data somma di pecunia si avesse il peso giusto, che risultava dal compenso scambievole de' singoli pezzi, altri un po' scadenti ed altri eccedenti il peso medio. Il ch. Letronne (Cons. sur l'evaluat. des Monnaies Gr. et Rom. p. 43), avendo accuratamente esplorato il peso di 1900 denarii di Famiglie Romane, vide che il giusto peso del Denario Romano Consolare è di grani Parigini 73, 0597, corrispondenti ad una ottantesima quarta parte della Libbra Romana; ma che il peso de' singoli pezzi varia per eccesso fino a grani 81 e per difetto fino a grani 63 (cf. Bayerius, p. 71). Osservava inoltre, che ogni

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