Forese mostra a Dante le anime di altri golosi: poi trovano il poeta Buonagiunta da Lucca; il quale riconosce Dante, gli predice che s'innamorerà di una lucchese per nome Gentucca, e loda il nuovo stile che va introducendo. Dopo di ciò s' accomiata predicendo oscuramente la morte di Corso Donati capo dei Neri, e motore principalissimo delle sventure di Firenze. 1 I due poeti proseguendo il loro cammino con Stazio giungono a un albero carico di pomi, di mezzo a' cui rami esce una voce che li ammonisce di non appressarsi, e rammenta esempj di golosi terribilmente puniti. Perciò passan oltre; e arrivano dove un Angelo ventilando, al solito, nella fronte a Dante ne cancella un P, e addita loro il varco al settimo ed ultimo scaglione. Quivi gli spiriti che vivendo macchiaronsi di lussuria si purgano nel fuoco. Fra costoro incontrano Guido Guinicelli che Dante chiama padre suo e di quanti altri usarono dolci e leggiadre rime d' amore; e quindi anche Arnaldo Daniello poeta provenzale. Giunti all'estremo del cerchio, sono ammoniti dall' Angelo guardiano del passo, che non potranno salire senza attraversare le fiamme. Dante se ne sgomenta. Virgilio procura d'incoraggiarlo dicendogli: qui puote esser tormento, ma non morte; poi vedendolo fisso nel suo timore, soggiunge: Or vedi, figlio, Tra Beatrice e te è questo muro e a quel nome Dante senz'altro lo segue, seguitato egli stesso da Stazio. Usciti di quelle fiamme giungono ad una scala; e una voce li avverte di studiare il passo mentre che l'occidente non s'annera. Saliti alcun poco, il sole tramonta, ed essi facendosi letto dei gradini, si riposano dalla stanchezza. Dante addormentasi ; e nel sogno pargli vedere una donna che va cogliendo fiori per farsi una ghirlanda. Essa medesima dice cantando il suo nome; ed è Lia (o la vita attiva) sorella di Rachele (vita contemplativa). Ma già fuggon le tenebre, e con esse anche il sonno. Virgilio dice a Dante che si trovano già vicini al Paradiso terrestre; però più' volonteroso che mai ascende con lui e con Stazio per tutta la scala. Finita la quale, Virgilio dichiara che oramai è compiuto l'officio commesso a lui da Beatrice. Essa medesima sta per venire (Canto XXVII, v. 133): Vedi là il sol che in fronte ti riluce; Vedi l'erbetta, i fiori e gli arboscelli 1 Di Corso Donati vedi pag. 37 e seg. di questo volume. Che quella terra sol da sè produce.1 Perch' io te sopra te corono e mitrio." Così Dante si mette per la foresta, tutto assorto nella contemplazione di quel bellissimo luogo (Canto XXVIII, v. 1): 8 Ch' agli occhi temperava il nuovo giorno, Prendendo la campagna lento lento Su per lo suol che d'ogni parte oliva.9 11 Avere in sè, mi feria per la fronte 1 Sol da sè. Senza essere coltivata. 13 12 2 Gli occhi di Beatrice: la quale discesa al Limbo per muovere Virgilio. in ajuto di Dante, gli occhi lucenti lagrimando volse. 3 Tra elli. Tra quei fiori e quegli alberi. Libero ec. Tu sei ora guarito dalle passioni e dagli errori che tol gono libertà e dirittura. 5 E fallo ec. Chi vede il bene e nol fa francamente, pecca. 6 Perch' io ec. Per la qual cosa io ti faccio re di te stesso. 7 Vago. Desideroso. 8 Temperava coll'ombra. 9 Oliva. Olezzava. 10 Alla parte ec. All' occidente dove (u') si volge ogni ombra di mattina. 11 Non però ec. Non tanto piegate per altro, che ec. 12 Lasciasser ec. Intendi del volare qua e là, e cantare. 13 Ore. Aure. 14 Bordone è la canna di suono più grave nella piva: tener bordone significa fare il contrabasso. Alle sue rime. Ai loro canti. Tal, qual di ramo in ramo si raccoglie 5 Dentro all' antica selva tanto ch' io La gran variazion de' freschi mai: 8 Per maraviglia tutt'altro pensare, Cantando ed iscegliendo fior da fiore, Diss' io a lei, verso questa riviera, Pineta, luogo piantato di pini. 2 Fuor discioglie. Allude all' Eolo di Virgilio (En., lib. 1, v. 52), che tien chiusi in una caverna venti, e li discioglie a suo senno. 3 Ond' io. La parte per la quale fossi entrato. Un rio (Lete) m'impedì di andare più oltre. 5 Di qua. In questo mondo. 6 Verso. A paragone di quella del rio già detto, la quale lascia scorgere a traverso di sè ogni cosa; tanto 7 Avvegnachè. Benchè. limpida. 8 De' freschi mai. De' nuovi rami. Majo si dice un bel ramo, talvolta anche un albero, che i contadini piantano all'uscio delle loro vaghe il primo giorno di maggio. 9 Che. Che cosa. La madre lei, ed ella primavera.1 A terra intra sè,2 donna che balli, Sì appressando sè, che 'l dolce suono Bagnate già dall' onde del bel fiume, 3 Questa donna (Matelda, simbolo della vita attiva) dichiara a Dante l''origine di quel rivo; e com'esso partendosi in due forma il Lete che fa dimenticare le colpe, e l' Eunoè che fa ricordare il ben fatto. Camminando poi di pari lungo le due sponde, la donna volgesi a Dante dicendogli: guarda ed ascolta. Ed ecco trascorrere per la gran foresta un subito lume con una dolce melodia; e Dante a poco a poco discerne sette candelabri (i sette Sacramenti), e dietro ad essi ventiquattro seniori (i libri della Bibbia), poi quattro animali (i quattro Evangelisti) coronati di fronda e con penne fornite di occhi; quindi un carro (la Chiesa) tirato da un grifone (Gesù). Intorno a questo carro vede danzare sette donne; tre (le Virtù teologali) alla destra, e quattro (le Virtù cardinali) alla sinistra; e dietro al carro san Luca e san Paolo, i quattro Dottori (Gregorio Magno, Agostino, Ambrogio, Gerolamo), e per ultimo san Bernardo. Quando il carro è giunto rimpetto a Dante s' ode un suono, e la comitiva si ferma. Un vecchio (Salomone) ripete tre volte il grido: Veni, sponsa, de Libano; al che tutti rispondono: Benedictus qui venis, e gittando fiori di sopra e d' intorno, soggiungono: Manibus o date lilia plenis; e finalmente tra que' fiori e que' canti appare Beatrice (Canto XXX, v. 22): Proserpina. Dice Ovidio che Proserpina figliuola di Cerere stava cogliendo fiori in un bosco, quando Plutone la sorprese e la rapì; e ch'essa per giovenile semplicità si dolse dei fiori che il rapitore le fece disperdere. 2 Strelle a terra, cioè senza levarle dal suolo, ed intra sẻ, a pianta a pianta. 3 Avvalli. Abbassi. Intendimenti. Concetti. Comprendevo quel ch' essa cantava. La vista non può discernere chi sia questa donna così velata; ma Dante, per occulta virtù che muove da lei, sente la gran potenza dell' antico suo amore. Però, come i fanciulli nella paura o nelle afflizioni, così (soggiunge) mi volsi, Per dicere Virgilio: Men che dramma Di sangue m' è rimasa che non tremi; Ma Virgilio n' avea lasciati scemi Di se, Virgilio dolcissimo padre, 4 Virgilio a cui per mia salute diêmi." Tutte le delizie del Paradiso terrestre non valgono a far sì che Dante non pianga; però Beatrice, dalla sponda sinistra del carro già mentovato lo chiama per nome gli dice che ben avrà altra cagione di piangere, e gli rinfaccia tutto quello che nella sua vita ha fatto non ben consentaneo a virtù. Con ciò lo reca a pentirsene, per meritar di salire al regno degli eletti. Prima per altro deve passare nelle acque del fiume Lete, e bere 1 Per temperanza. Per essere la luce del sole temperata da vapori. 2 Lunga fiata. Lungamente. 3 Aveva dunque in capo un candido velo e sovr' esso una corona d'oli. va; aveva una veste color di fiamma viva, e un manto verde. Scemi. Mancanti, privi. L'umana sapienza (Virgilio) cede il luogo alla divina (Beatrice). 5 Diêmi, dieimi, mi diedi. Quel modo n'avea lasciati scemi di sè, e il nome di dolcissimo padre, e quel cenno d' essersi dato a Virgilio per propria salute, tutto in questi versi ci fa sentire profondamente quello che Dante avrebbe voluto dire a Virgilio, se questi lo avesse avvisato che si partiva da lui. Ma esprimere pienamente ciò ch' egli doveva sentire dividendosi da un tal compagno dopo si gran beneficio, e vedendolo ricadere si basso per sempre, era cosa forse impossibile: e l'arte insegna di tralasciare quel che disperiamo di potere trattar degnamente. |