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Potrà poi dir Fiorenza ;

Dacchè l'affezïon t' avrà ornata,
Felice l'alma che in te fia creata!
Ogni potenza e loda in te fia degna.
Sarai del mondo insegna.

Ma se non muti alla tua nave guida
Maggior tempesta con fortunal morte
Attendi per tua sorte,

Che le passate tue piene di strida.
Eleggi omai, se la fraterna pace

Fa più per te, o 'l star lupa rapace.
Tu te n'andra', Canzone, ardita e fera,
Poichè ti guida Amore,

Dentro la terra mia che doglio e piango.3
E troverai de' buon, la cui lumiera
Non dà nullo splendore,

Ma stan sommersi, e lor virtù è nel fango.
Grida Surgete su, che per voi clango! 3
Prendete l'armi ed esaltate quella:
Chè stentando vive ella;

E la divoran Capaneo e Crasso,
Aglauro, Simon Mago, il falso Greco,
E Macometto cieco

Che tien Giugurta e Faraone al passo.
Poi ti rivolgi a' cittadin tuoi giusti :
Pregando si ch' ella sempre s' augusti.

DALLA VITA NUOVA.

Visione di Dante.

Avvenne che in alcuna parte della mia persona mi giunse una dolorosa infermità; onde io continovamente soffersi per nove di amarissima pena, la quale mi condusse a tanta debolezza, che mi convenia stare come coloro li quali non si possono muovere. Io dico che nel nono giorno, sentendom' io dolore quasi

1 Che. Intendasi: Maggior tempesta che le passate.

2 Che doglio e piango. Della quale io mi dolgo e piango.

3 Clango. Grido. Dal lat. d' onde ci venue anche il clangore delle trombe. La divoran, la riducono in rovina Capanco (la superbia), Crasso (l'avarizia), Aglauro (l'invidia). Simon Mago (il mercato de publici offici), il falso greco o Sinone (la frode), Macometio (le eresie), Faraone (l'ostinatezza), Giugurta (la perfidia). Tiene al passo. Tiene in guardia, in

aguato. Così il Fraticelli.

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intollerabile, a me venne un pensiero, il quale era della mia donna. E quando ebbi pensato alquanto di lei, ed io ritornai pensando alla mia debile vita; e veggendo come leggiero era il suo durare, ancorachè sano fossi, cominciai a piangere fra me stesso di tanta miseria; onde, sospirando forte, dicea fra me medesimo: Di necessità converrà che la gentilissima Beatrice alcuna volta si muoia. E però mi giunse un si forte smarrimento, che io chiusi gli occhi, e cominciai a travagliare come frenetica persona, e ad imaginare 2 in questo modo: Che nel cominciamento dello errare che fece la mia fantasia, apparvero a me certi visi di donne scapigliate che mi diceano: Tu pur morrai. E poi, dopo queste donne, m' apparvero certi visi diversi3 ed orribili a vedere, li quali mi diceano: Tu se' morto. Così cominciando ad errare la mia fantasia, venni a quello,3 che io non sapea dov' io mi fossi; e veder mi parea donne andare scapigliate piangendo per la via, maravigliosamente triste: e pareami vedere lo sole oscurare; sicchè le stelle si mostravano di colore, che mi faceano giudicare che piangessero e parevami che gli uccelli volando per l'aria cadessero morti; e che fossero grandissimi tremuoti. E maravigliandomi in cotal fantasia, e paventando assai, imaginai 5 alcuno amico che mi venisse a dire: Or non sai ? la tua mirabile donna è partita di questo secolo. Allora incominciai a piangere molto pietosamente; e non solamente piangea nella imaginazione, ma piangea cogli occhi, bagnandoli di vere lacrime. to imaginava di guardar verso il cielo e pareami vedere moltitudine di angeli, li quali tornassero in suso, ed avesser dinanzi di loro una nebuletta bianchissima e pareami che questi angeli cantassero gloriosamente; e le parole del loro canto mi pareva udire che fossero queste: Osanna in excelsis; ed altro non mi parea udire. Allora mi parea che 'l cuore, ov' era tanto amore, mi dicesse: Vero è che morta giace la nostra donna ! e per questo mi parea andare per vedere il corpo, nel quale era stata quella nobilissima e beata

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1 Ed io. La voce ed dicesi qui pleonasmo o ridondanza, perchè al concetto non è necessaria; pur serve, secondo i casi, a dinotare celerità, desiderio e simili.

2 Ad imaginare ec. A formare, ad avere dentro di me queste imagini. 3 Diversi. Strani.

4 Venni a quello che ec. Lo stesso che: venni a tale, e s'intende A tale stato, a tal punto che ec.

5 Imaginai. Parvemi di vedere, o Mi s'appresentò l'imagine di ec. 6 Secolo per Mondo si usa anche oggidì, principalmente dai poeti, o nelle materie religiose.

7 Nebuletta. Nuvoletta o vapore; dal lat. nebula.

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anima. E fu sì forte la errante fantasia che mi mostrò questa donna morta, che pareami che donne la covrissero (cioè la sua testa) con un bianco velo: e pareami che la sua faccia avesse tanto aspetto d'umiltà, che parea che dicesse: Io sono a vedere il principio della pace. In questa imaginazione mi giunse tanta umiltà, per veder lei, che io chiamava la morte, e dicea: Dolcissima morte, vieni a me, e non m' essere villana; peroc chè tu dèi essere gentile, in tal parte se' stata : 2 or vieni a me che molto ti desidero, e tu il vedi, che io porto già il tuo colore. E quand' io avea veduti compiere tutti i dolorosi mestieri che alle corpora3 de' morti s' usano di fare, e' mi parea tornare nella mia camera; qui mi parea guardare verso il cielo; e sì forte era la mia imaginazione, che piangendo cominciai a dire con vera voce: O anima bella, come è beato colui che ti vede! E dicend' io queste parole con doloroso singulto di pianto, e chiamando la morte che venisse a me, una donna giovane e gentile la quale era lungo 'l mio letto, credendo che 'l mio piangere e le mie parole fossero solamente per lo dolore della mia infermità, con gran paura cominciò a piangere: onde altre donne che per la camera erano s'accorsero di me che io piangeva, per lo pianto che vedeano fare a questa; 5 onde facendo lei partire da me, la quale era meco di propinquissima sanguinità congiunta, elle si trassero verso me per isvegliarmi, credendo che io sognassi, e diceanmi: Non dormir più, e non ti sconfortare. E, parlandomi così, allora cessò la forte fantasia entro quel punto che io volea dire: 0 Beatrice, benedetta sii tu! e già detto avea: 0 Beatrice, quando riscotendomi apersi gli occhi, e vidi che io era ingannato; e, contuttochè io chiamassi questo nome, la mia voce era si rotta dal singulto del piangere, che queste donne non mi poterono intendere, secondochè io credo. Ed avvegnach' io mi vergognassi molto, tuttavia per alcuno ammonimento d'Amore mi rivolsi a loro. E quando mi videro, cominciarono a dire: Questi par morto; e a

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1 Che. Si riferisce a fantasia; cioè: la quale. L'altro che compie la locuzione cominciata con si forte: « La fantasia che ec. fu si forte che... Ma questo accumolamento di che non è mai senza qualche anfibologia.

2 In tal parte se' stata. Perocchè sei stata in tal luogo (nella persona

di Beatrice) dove sarai certamente divenuta gentile.

3 Corpora. Corpi; latinismo come luogora ed altri.

$ Con vera voce. Non più imaginandomi di parlare, ma parlando davvero.

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A questa. Da questa. Sanguinità. Consanguineità.

6 Entro ec. In quel momento che ec.

7 Era ingannato dalla fantasia; o assolutam. Era in inganno, in errore. 8 Non mi poterono ec. Dante tacque sempre nome della donna da

lui amata.

dir fra loro: Procuriamo di confortarlo. Onde molte parole mi diceano da confortarmi; e talora mi domandavano, di che io avessi avuto paura. Onde io essendo alquanto riconfortato, e conosciuto lo fallace imaginare, risposi loro: Io vi dirò quello che io ho avuto. Allora cominciai dal principio sino alla fine, e dissi loro quello che veduto avea, tacendo il nome di questa gentilissima. Onde poi, sanato di questa infermità, proposi di dir parole di questo che m'era avvenuto, perchè mi parea fosse amorosa cosa a udire; e però ne dissi questa Canzone:

Donna pietosa2 e di novella etate,
Adorna assai di gentilezze umane,
Era là ov' io chiamava spesso Morte.
Veggendo gli occhi miei pien' di pietate,
Ed ascoltando le parole vane,

Si mosse con paura a pianger forte:
E l'altre donne che si furo accorte 3
Di me per quella che meco piangia,
Fecer lei partir via,

Ed appressârsi per farmi sentire. *
Qual dicea: Non dormire;

E qual dicea: Perchè si ti sconforte?
Allor lasciai la nuova fantasia, 5

Chiamando il nome della donna mia.
Era la voce mia sì dolorosa,

E rotta si dall' angoscia del pianto,
Ch' io solo intesi il nome nel mio core:

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1 Questa canzone. L' Allighieri ridice in questa canzone il già detto sin qui; d'onde i giovani potranno utilmente considerare quanto differiscan tra loro la prosa e la poesia nell'ordine della narrazione, nell' ornamento de' pensieri, nella scelta delle parole e nello stile.

2 Donna ec. Colei che era lungo il suo letto; dov' egli chiamava, invocava la Morte.

3 Si furo accorte ec. Dal vedere colei che piangea meco s'accorsero del mio stato. Piangia è desinenza antiquata.

Sentire. Risentire, risensare.

5 Lasciai ec. Cessai di farneticare; chiamando, proferendo il nome di Beatrice.

6 La vista. L'apparenza, l'impronta della vergogna. Giunta (come altrove mi giunse) per sopragiunta.

7 Facea ragionar ec. Induceva a credere ch'io fossi vicino a morire.

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Gli spirti miei, che ciascun giva errando:
E, poscia imaginando,"

Di conoscenza e di verità fuora,

Visi di donne m' apparver crucciati,

Che mi dicien : Se' morto: Pur morrâti. 6

Poi vidi cose dubitose molte 7

Nel vano imaginar ov'io entrai :

Ed esser mi parea non so in qual loco,
E veder donne andar per via disciolte,
Qual lagrimando, e qual traendo guai,
Che di tristizia saettavan foco.

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1 Non hai valore. Sei impaurito, svigorito.

2 Dicerollo. Dirollo, lo dirò. Anche l'Ariosto usò la forma latina dicere,

che poi fu abbandonata.

3 Pensava. Considerava.

4 Smagati. Vinti, soprafatti.

5 Imaginando. Farneticando.

6 Morrâti. Morraiti, ti morrai. Dicien è antiquato.

7 Cose dubitose. Da mettere in dubbio, in paura a vederle.

8 Che di ec. Poeticamente in vece di: Empievano altrui di tristezza.

9 La stella. Le stelle.

10 Per l'a' re. Per l'aere.

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