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l'impero e fa già paura al papato. Non vale tutto ciò una epopea a stanze monoritme? Ella ha ristaurato il diritto romano, ed instaura i codici di commercio nell'Europa feudale; ella pel commercio dominatrice d'Europa cuopre di legni il Mediterraneo, dispensiera delle ricchezze d'oriente spinge le sue peregrinazioni fino alla Cina ed al Malabar: ciò le scusa il difetto di canzoni originali. L'italiano non è popolo nuovo: altrove dalla mistura dei galloromani e degl' iberi coi burgundi coi vandali coi franchi coi goti escono i provenzali i francesi i catalani i castigliani: qui permane l'Italia, qui l'Italia delle confederazioni umbre latine samnitiche liguri etrusche, l'Italia della guerra sociale, risorge dalle ruine di Roma. L'Italia ha dunque un principio di civiltà proprio ed antico; e, quando sarà tempo che questo sormonti agli altri principii i quali dettero una prima e nuova civiltà al resto d'Europa, allora anche l'Italia avrà una letteratura.

Come due astri, riprendendo la solenne metafora, guidavano la società umana per la età di mezzo, il papa cioè e l'imperatore; così due erano i principii più generali di quella civiltà letteraria comune a tutta l'Europa, l'ecclesiastico e il cavalleresco. L'Italia ebbe di proprio i comuni e l'elemento romano e popolare.

III.

Discorrere del principio ecclesiastico, e pur della parte che egli ebbe nel soggetto dell'arte e della letteratura, è cosa difficile e non senza odio; nè io vorrei disconoscere quel bene che la morale evangelica penetrata nelle instituzioni e nei costumi possa avere ope

rato. Se non che, la morale evangelica quando mai regnò ella, sola e pura, su la società del medio evo? e l'età dell'oro del cristianesimo non la vediamo noi, a mano a mano che risalgasi la storia, allontanarsi più sempre e dileguarsi nel buio delle catacombe? e la comunione di Gesù dove fu ella, dopo la morte degli apostoli? La idea religiosa dunque, la chiamerò così perocchè nei tempi di mezzo religione e cristianesimo fu tutt'uno, la idea religiosa, chi la riguardi nel movimento letterario, si porge molto complessa; ma più specialmente si manifesta per due guise d'azione e con due forme ascetica ed ecclesiastica. Nella sua parte ascetica, il cristianesimo rimane orientale, e ritiene la immobilità, e impone l'annegamento del finito nell'infinito e dell'uomo in Dio: nella parte ecclesiastica, si fa romano, ed appropriandosi quale retaggio le tendenze universali e le tradizioni eclettiche dell'impero trasforma a sua foggia il paganesimo sensuale delle genti latine e il paganesimo naturale delle germaniche per servirsi dell' uno contro l'altro e vicendevolmente modificarli.

Fra spirito e materia, fra anima e corpo, fra cielo e terra non v'è mezzo: lo spirito l'anima il cielo è Gesù; la materia il corpo la terra, Satana. La natura il mondo la società è Satana: il vuoto il deserto la solitudine, Gesù. Felicità, dignità, libertà, è Satana: servitù, mortificazione, dolore, Gesù. E questo Gesù è soave tanto da scendere col perdono e coll' amore sin tra i dannati; ma a patto che prima sia l'inferno nell'universo. Questa l'idea della perfezione cristiana, la cui più alta astrazione non manifestasi già nei martiri e nei controversisti, nei quali il fervor della lotta manteneva ancora l'agitazione del sangue; ma il suo

fior più puro, le cui acute fragranze inebrian di morte, è l'ascetismo monastico. La stoltezza della croce, l'obbrobrio del mondo, la sete del dissolvimento, la rinnegazione della vita, questo è la legge e la filosofia: i Santi Padri del deserto sono la storia eroica plutarchiana. Nei funerali pagani le fiamme de' roghi accompagnavano splendidamente l'ultimo addio dell'anima al corpo, e le belle urne cinerarie o negli atrii delle case o nelle vie popolose rammemoravano le virtù civili degli estinti o commovevano pietosamente gli affetti dei vivi : i miasmi della putrefazione nel santuario cristiano ammoniscono di continuo l'uomo della viltà sua, e gl'ispirano a un tempo il disgusto dell'essere e l'orrore del non essere. Tutto rappresenta la morte; e il dio crocefisso e gli ossami e gli scheletri esposti alla venerazione su gli altari han preso il luogo di Apollo e Diana che lanciavansi, giovenili forme divine, dal marmo pario negli spazi della vita. E pure, no 'l negherò già io, quelle idee e quelle rappresentazioni furono storicamente necessarie ad abbattere pur una volta la sozza materialità dell'impero e ad atterrire i Trimalcioni dell'aristocrazia romana tiranni godenti del mondo; furono necessarie a contenere la materialità selvaggia de'barbari, a infrenare la forza cieca e orgogliosa dei discendenti di Attila di Genserico di Clodoveo: con tanta carne e tanto sangue un po' d'astinenza ci voleva. E Gesù consolò molte anime d'oppressi, asciugò molte lacrime di schiavi : nella servitù generale la chiesa del figliuol del legnaiuolo era pur sempre il ricovero della libertà e dell'eguaglianza. Ma con idee e con rappresentazioni sì fatte non vi può essere arte umana; anzi non vi può essere arte del tutto: non è ella in vero anche l'arte vanità terrena, distrazione dell'anima, pec

cato? L'anima cristiana può bene dinanzi a'suoi fantasmi prorompere in un grido di terrore, di pietà, di adorazione; può co'suoi fantasmi profondarsi in sè stessa e sublimarsi negli spazi dell'infinito; può col pensiero sfrenato dalla solitudine nel vuoto rigirarsi sopra sè quasi con tanti molinelli fino alla vertigine: ecco il cantico, la visione, la meditazione; ecco la Dies ira di Tommaso da Celano, lo Stabat mater di Jacopo da Todi, il Pange lingua di Tommaso d'Aquino, le tre più grandi odi cristiane; ecco la Imitazione di Cristo, il più sublime libro religioso del medio evo e un de' più dannosi libri del mondo; ecco le mille visioni stupende e stupide. Ma tutto questo è arte? No. Tanto è vero, che, se i critici e i retori del rinascimento han disdegnato coteste scritture come monumenti letterari, i dogmatici e i fedeli si scandalizzano quando i critici e gli estetici odierni le discutono e le trattano come monumenti letterari. Fra l'aspirazione cristiana e l'arte v'è odio. Tuttavia quelle idee e quelle rappresentazioni, nè pur questo io negherò, non furono senza utili effetti su l'arte moderna. Sembra, per esempio, che quel senso profondo della così detta letteratura interiore, da Dante e dal Petrarca al Rousseau e allo Chateaubriand e a'più recenti, siasi per grandissima parte educato nel raccoglimento cui il cristianesimo avvezzò le anime, nell'analisi della lotta de' due Adami entro l'uomo, tanto paventata ed esecrata, ma pur riconosciuta e studiata dagli osservatori cristiani. Non che il sentimento del mondo interno mancasse agli antichi, ma per essi avea sempre del naturale, del materiato, carne e colore. La poesia intima cristiana invece sente l'estenuamento e ha dell'infermo ricorda il febbricitante che si tocca il polso e guardasi l'unghie, e l'etico che si mira allo

specchio e si palpa le braccia smunte e si tenta il petto. Sarà la malattia della conchiglia che produce la perla, ma è malattia.

Questo, l'ascetismo puro: veniamo ora al principio ecclesiastico misto. Perocchè durar sempre così non potevasi e la Chiesa fattasi, dopo la distruzione dell'antico impero, romana ella, pur serbando fede teoricamente al suo ideale, riconobbe quel non so che di pagano, che, a confessione di Agostino, è pur sempre insito nell'uomo; e seppe giovarsene. Così, passati i primi furori, santificò il colosseo piantandovi la croce; raccolse nel panteon le ossa dei martiri; dedicò a Maria i tempii di Vesta; dei numi agresti e dei semoni delle campagne italiche, che si ostinavano a rimaner in vita, fe' santi; di quelli delle selve germaniche, demoni e mostri; e così contentando l'un popolo e l'altro preparò materia al lavoro fantastico. Ancora; anatemizzò i mimi su le piazze, ma gli ribenedisse nei vestiboli delle chiese e gli accolse a mezzo la celebrazione della messa; proscrisse i poeti gentili, ma vestì delle loro spoglie i suoi santi. Quasi allo stesso modo si comportò con la scienza. Distruggere tutta la civiltà passata non era nè possibile nè utile: onde cominciò dal cercare un accordo tra la filosofia pagana e i suoi dogmi, traviando in principio nelle scuole alessandrine; sopravvenute poi l'età grosse della barbarie, come avea imposto il nome. di Maria al tempio e al culto di Vesta, così indossò alla scienza la tonaca della teologia; indi all'ombra dei chiostri con lento processo, nel quale alla larghezza dei primi filosofi preferì l'angusto metodo dei compilatori del decadimento e dei commentatori, ella pervenne a cristallizzare il sistema aristotelico nella scolastica.

Quanto alle forme, avversata in principio la Chiesa

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