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il favoleggiare delle donne fiorentine su Fiesole e Roma, e i nomi di Catilina e di Cesare innestati alle origini della città guelfa: udite il rapsodo latino della vittoria pisana su i saracini affermarvi ch'ei rinnova la memoria degli antichi romani e della guerra cartaginese. Vedete Firenze serbare con gelosa cura il tronco del suo Marte, opporsi Milano che non si abbatta il suo Ercole, Padova mostrar la tomba di Antenore, Mantova stampar nel conio delle monete l'immagine di Virgilio e cantarne il nome nei sacri ufficii, i pescatori di Messina rinnovare a ogni anno la processione di Saturno e di Rea. Volevasi dimenticare la barbarie impiantatasi su le rovine italiche: in certi giorni, a certe rimembranze, torcevasi quasi la faccia dalla croce di Cristo per salutare ancora una volta gl'iddii dell'Italia vittoriosa: il paganesimo perdurava. Della qual devozione alle tradizioni antiche, come, per quel che spetta a reggimento, fu insigne testimone nel secolo duodecimo. Arnaldo, così fu nelle lettere il grammatico Vilgardo, che teneva scuola a Ravenna, nel secolo undecimo. Il quale di tanto amore s'era preso pei solenni scrittori dell'antichità, che insegnava doversi a tutti i loro dettati ed in tutto prestare credenza, ed altre cose molte contrarie alla fede; e credea vedere nella notte le ombre gloriose di Virgilio di Orazio e di Giovenale, che, ringraziatolo del culto onde in secolo infelice ei proseguiva le sacre e diredate lettere, gli promettevano di metterlo a parte della lor gloria. Delirii innocenti dell' infelice grammatico, se il chiericato desto sempre contro le lettere profane, che gli erano sospette quando non coltivate da lui, non avesse sentenziato le ombre degli antichi poeti esser demonii, lui eretico e condannabile, perocchè troppi, aggiungea notabilmente la sentenza,

erano in Italia gl'ingegni macchiati dalla stessa labe.

Se non che, questa forza vitale che fermentò lunghi secoli occulta ne' residui dell'antica Italia, che fu come il glutine della nuova Italia, che per ciò può dirittamente considerarsi come l'elemento nazionale, non è del resto un proprio e puro elemento. Ma è anzi una forza complessa, che si spiega per due maniere di azione in effetti, se non opposti, diversi. Per una parte, in quanto ella mira alla ristorazione alla conservazione alla unità nelle forme delle instituzioni e dell'arte, in quanto ella torna a un ideale di nazione di letteratura. di stile, il suo elemento è romano e l'azione sua è dotta e aulica per un'altra parte, in quanto ella tende al rinnovamento e alla varietà, e si produce nelle mille forme dialettali rapsodiche tradizionali della regione e del comune, il suo elemento è l'italico della guerra sociale, e l'azione sua è popolare o plebea.

VI.

Ora la storia di queste tre varie o forze o elementi, l'ecclesiastico, il cavalleresco, il nazionale, e dell'accordo e della discordia fra il misto elemento ecclesiastico e l'elemento nazionale complesso i quali a diversi fini incontraronsi in un'azione medesima, e dell'opera loro di modificazione su l'elemento cavalleresco il quale in Italia fu soltanto e sempre soggetto e materia, e dell'ultimo e final dissidio, dopo un momento di armonia, fra que'due primi elementi, e della scissione dell'elemento nazionale vittorioso ne' suoi due principii, il romano e l'italico, il dotto e il popolare, e dell'ultima armonia di essi due principii signoreggianti oramai nel

l'ideal della forma tutta la materia soggetta del medio evo; questa storia, dico, è la storia della letteratura italiana. Da Arnaldo al Savonarola, da Francesco d'Assisi a Filippo Neri, da'due Landolfi e da Falcando al Machiavelli e al Guicciardini, dalla traduzione della Tavola rotonda e dal Febusso e Breusso all'Ariosto, da Dante o meglio da Giacomino di Verona al Tasso, dal Novellino al Bandello e al Giraldi, da Folgore di San Gemignano al Berni, da Albertano al Castiglione, da Lorenzo vernense e da Arrigo settimellese al Fracastoro al Vida al Flaminio, da Nicolò pisano e da Cimabue a Michelangelo e a Tiziano, è perennità è continuità è processo e progresso di svolgimento e di moto.

DISCORSO SECONDO

Dei quattro periodi di contrasto e di formazione: periodo latino, lombardo, siculo, bolognese. Quando, come, fra quali circostanze e su quali soggetti, cominci l'opera della letteratura nazionale.

I.

Quando contro la potenza di Federigo secondo, che dal mezzogiorno riallargavasi ingrossando verso il settentrione solo a tempo abbandonato dal padre suo, si stringeva la seconda lega delle città lombarde, Tirteo della libera gesta fu Pier della Caravana piemontese. Egli cantava: « Ecco il nostro imperadore che raccoglie gran gente. Lombardi, guardatevi bene, che non siate ridotti peggio che schiavi comprati, se non durate fermi.... Sovvengavi dei valenti baroni di Puglia, i quali nelle loro case non hanno oramai che dolore: guardate non avvenga altrettanto di voi. Non vogliate amare la gente di Lamagna, non vi piaccia usare la sua compagnia : lungi, lungi da voi questi cani arrabbiati. Dio salvi Lombardia, Bologna e Milano e loro consorti, e Brescia e 'l mantovano, e i buoni marchigiani, sì che niuno di loro sia servo. » Così il nobile Piemonte dava all'Italia il primo poeta di libertà. Ma

egli poetava in provenzale : oh perchè non suonò nella lingua della patria la fierezza di quei sensi, l'ardenza di quei versi, e il martellar feroce del ritornello finale,

Lombart, be us gardatz

Chè ia non siatz

Peier que compratz

Si ferm non estatz!

E già prima, circa il 1195, quando Lombardia erasi anche levata contro Arrigo sesto, all'espressione dell'odio popolare contro il tedesco avea dato violenti forme, in provenzale, Pier Vidal. All'incontro, la vittoria parmense del 1248 che dette il colpo mortale a Federigo secondo, quando il plebeo Gambacorta predò la corona imperiale mostruosa di ricchezza e di peso, fu cantata in latino in latino l'epinicio guelfo annunziava alle città confederate, di Milano, di Bologna, di Venezia, d'Ancona, che

:

surrexit Dominus nostræ libertati,

Iam suæ apparuit Parmæ civitati.

Ora questo fatto delle battaglie nazionali d'un popolo nuovo cantate in lingua straniera o antica a troppi altri consimili fatti succede, sì che non se ne vogliano sottilmente ricercare e discorrere le ragioni. Con che ci verrà fatto di rinvenire il perchè s'indugiasse di tanto il volgare italiano a manifestarsi nell'opera letteraria, e di segnare i termini de' periodi che a quella manifestazione furono innanzi e le ragioni varie dei fenomeni che vi si svolser per entro.

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