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BALLATA II. (CANZ. 2.)

Lontano, non la vedrà che col pensiero; e però invita gli occhi a saziarsene.

Occhi miei lassi, mentre ch' io vi giro
Nel bel viso di quella che v' ha morti,
Pregovi, siate accorti:

Chè già vi sfida Amore; ond' io sospiro.
Morte può chiuder sola a' miei pensieri
L'amoroso cammin che li conduce
Al dolce porto della lor salute.
Ma puossi a voi celar la vostra luce
Per meno obbietto: perchè meno interi
Sieti formati, e di minor virtute.
Però dolenti, anzi che sian venute

L'ore del pianto che son già vicine,
Prendete or alla fine

Breve conforto a sì lungo martiro.

SONETTO XI. (13.)

5

10

Irresoluto nel dilungarsi da Laura, descrive i varj affetti da cui è agitato.

Io mi rivolgo indietro a ciascun passo

Col corpo stanco, ch' a gran pena porto;
E prendo allor del vostro aere conforto,
Che' fa gir oltra, dicendo: Oimè lasso!

Cast.

7. PORTO:

Ball. II. 1. LASSI: infelici per la partita poco dopo futura. Stanchi dal pianger continuo (?) Biag., Leop. ecc. 2. MORTI: Spenti. 3. SIATE ACCORTI: studiandovi di bearvi, mentre potete, della vista di Laura. 4. VI SFIDA: a reggere al dolore della futura lontananza. Il Poeta stava per allontanarsi da Laura; secondo il Vell. „, per andare a Roma, dove da Jacopo Colonna vescovo era domandato." Laura. Senso: Non v' ha che la morte che possa impedirmi di pensare a Laura; ma ben può un ostacolo minore della morte privarne gli occhi miei, essendo essi per natura meno perfetti che i pensieri, e forniti di minor potenza. - 9. MENO: della morte. - MENO INTERI: di minor valore che i pensieri, non potendo trapassare gl' impedimenti che si attraversano tra me e Laura quando ne siamo lontani. 12. DEL PIANTO: della par

13. ALLA FINE:

tenza e lontananza, che vi saranno cagione di piangere. ora che siete al fine del tempo del partire e del vedere il bel viso, che non sappiamo se altra volta riveder lo dobbiamo. 14. MARTIRO: dolore della lontananza.

Ges.

Son. XI. 1. MI RIVOLGO: il Sonetto fu composto (oppure si finge composto) dal Poeta nel tempo di un suo viaggio nel quale si allontanava da Laura. - 2. STANCO: degli amorosi affanni. 3. E PRENDO: respirando dell' aria che viene dalla parte dove voi siete, prendo conforto. 4. CHE 'L FA quel po di ristoro preso dal respirare dell' aria che viene dalla parte dove è Laura fa andare innanzi il corpo stanco, pur sospirando per allontanarsi sempre più dal luogo dove ella dimora. -LASSO: misero, infelice.

Poi ripensando al dolce ben ch' io lasso
Al cammin lungo ed al mio viver corto,
Fermo le piante sbigottito e smorto,
E gli occhi in terra lagrimando abbasso.
Talor m' assale in mezzo a' tristi pianti
Un dubbio, come posson queste membra
Dallo spirito lor viver lontane.

Ma rispondemi Amor: Non ti rimembra
Che questo è privilegio degli amanti,
Sciolti da tutte qualitati umane?

SONETTO XII. (14.) ́

Ansioso cerca da per tutto chi gli presenti le vere sembianze di Laura. llave

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Movesi'l vecchierel canuto e bianco

Del dolce loco ov' ha sua età fornita, Cele

E dalla famigliuola sbigottita,

Che vede il caro padre venir manco:

Indi traendo poi l'antico fianco

Per l'estreme giornate di sua vita,
Quanto più può col buon voler s'aita,
Rotto dagli anni e dal cammino stanco.
E viene a Roma, seguendo 'l desio,

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Per mirar la sembianza di colui

Ch' ancor lassù nel Ciel vedere spera:

5. BEN: Lausa. - LASSO: lascio. - 7. LE PIANTE: il passo. Tass.:,,L' amante che parte dall' amata, come non va di buone gambe, vassi rivolgendo e fermando, chè vorrebbe pure tornare indietro. Onde Ovidio: Stabit et in media pes tibi saepe via. Ed un poeta moderno: Ed onde parte il piè l'animo riede." 11. DALLO SPIRITO: avendolo nel suo partire lasciato a Laura. Vell. Da Laura che si tiene in vita il corpo di lui, sì come lo spirito per le membra diffuso le regge e sostiene; ovvero, quel ch'è più simile al vero, dalla sua anima la quale partendosi a lei lasciato aveva, avendole già prima dato il suo cuore. Ges. La vita dell' anima è il pensamento. E si dice essa vivere in quella cosa di che pensa; onde l'amante, pensando all' amata, si dice l'anima sua quivi vivere. Cast. - 12. RIMEMBRA: SOVviene. 13. QUESTO: il vivere delle membra lontane dallo spirito loro. — 14. SCIOLTI: secondo Platone gli amanti formano una classe privilegiata, innalzandosi sopra la volgare.

Son. XII. 1. CANUTO: ne' capelli.

BIANCO: nel color del volto.

2. SUA ETÀ: dove ha passato la sua vita sino al momento della partenza. 4. VENIR MANCO: o venir meno a sè stesso, consumato dalla soverchia età; o, forse meglio, venir meno alla famigliuola che egli lascia per pellegrinare a Roma. 5. INDI: di là, cioè del dolce loco. 6. PER L' ESTREME: nelle ultime. 10. LA SEMBIANZA: la Veronica, ossia il santo Sudario; cfr. Dante, Vita N. c. XLI. Parad. XXXI, 103 e segg. G. Vill. lib. VIII. c. 36.

Così, lasso, talor vo cercand' io,
Donna, quant'è possibile, in altrui
La desiata vostra forma vera.

SONETTO XIII. (15.)

Quale sia il suo stato quando Laura gli è presente, e quando da lui si diparte.

Pióvonmi amare lagrime dal viso

Con un vento angoscioso di sospiri,
Quando in voi adivien che gli occhi giri,
Per cui sola dal mondo i' son diviso.
Vero è che 'l dolce mansueto riso

Pur acqueta gli ardenti miei desiri,
E mi sottragge al foco de' martíri.
Mentr' io son a mirarvi intento e fiso:
Ma gli spiriti miei s'agghiaccian poi
Ch' i' veggio, al dipartir, gli atti soavi
Torcer da me le mie fatali stelle.
Largata al fin con l'amorose chiavi
L'anima esce del cor per seguir voi;
E con molto pensiero indi si svelle.

SONETTO XIV. (16.)

Per poter men amarla, fugge, ma inutilmente, dalla vista del suo bel volto.
Quand' io son tutto vôlto in quella parte
Ove 'l bel viso di Madonna luce;

12. così: è comparazione che ha una dissonanza occulta, perocchè il vecchio che va a Roma, desidera di vedere il velo della Veronica, per mirare il ritratto della faccia di Colui che non ha più veduta. Ma il Poeta va cercando di veder donne belle, per ritrovarne una che rassomigli quella ch' egli ha veduta troppo. Tass.

Son. XIII. 1. PIOVONMI: lezione comune moderna; gli antichi (Vell., Gies., Cast., Tass., ecc.): PIOVOMMI; Murat. A e B: PIOVEMI.- 3. IN VOI: a voi. GIRI: volga. 4. PER CUI: cfr. Dante Inf. II, 105. Trionf. Mor. II, 13 e seg. 8. MENTRE: finchè. 10. AL DIPARTIR: nel separarci l'uno dall' altra. GLI ATTI: quarto caso. Nel separarci gli occhi vostri ritirano da me i loro atti soavi, cioè il dolce mansueto riso. 11. FATALI: esercitanti su me un inevitabile influsso, come fanno gli astri. STELLE: gli occhi vostri. 12. LARGATA: dischiusa. CHIAVI: d' Amore. È l' Amore Clavigero di Platone. Cast.:,,Chiama chiavi amorose il pensamento alla cosa amata." Vell.:,,Con gli amorosi sguardi." (?) 14. INDI: dal cuore; Vell., Ges., Cast., ecc. Altri: da voi. Leop.:,,Si stacca da voi, e non senza molto pensiero di voi, ritorna in me." Nella prima quartina il Poeta dice: Piango quando vi vedo; nella seconda: La dolcezza del mirarvi rimedia al pianto; nella prima terzina: Torno in doglia, partendo voi da me; nella ultima: Un' estasi amorosa rimedia al dolore. Carb.

Son. XIV. 1. TUTTO: col corpo e col pensiero. -IN verso. risplende.

2. LUCE:

E m'è rimasa nel pensier la luce

Che m'arde e strugge dentro a parte a parte;
I', che temo del cor che mi si parte,
E veggio presso il fin della mia luce,
Vommene in guisa d'orbo senza luce,
Che non sa ove si vada, e pur si parte.
Così davanti ai colpi della Morte
Fuggo; ma non sì ratto che 'l desio
Meco non venga, come venir sole.

Tacito vo; chè le parole morte
Farian pianger la gente: ed i' desio,
Che le lagrime mie si spargan sole.

SONETTO XV. (17.)

Rassomiglia sè stesso alla farfalla, ch' è arsa da quel lume che sì la diletta.

Son animali al mondo di sì altera

Vista, che 'ncontro al Sol pur si difende;

Altri, però che 'l gran lume gli offende,
Non escon fuor se non verso la sera;

Ed altri, col desio folle, che spera
Gioir forse nel foco perchè splende,
Provan l'altra virtù, quella che 'ncende.
Lasso, il mio loco è 'n questa ultima schiera.

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LUCE:

5. SI PARTE: mi si divide, si spezza. Così i più. Ges.:,,Altri dicono, che teme che il cuore non lo abbandoni, il quale si parte da lui per andare al bel volto, dall' ardente disío menato." 6. PRESSO: vicino. vita. - 8. NON SA: cfr. Dante Purg. II, 132. 9. AI COLPI: i quali sostener gli bisognerebbe mirando il bel viso. Ges. 10. IL DESío: il desiderio di tornare a lei per vederla; Vell., Ges., Dan., ecc. Io intendo dell' Amore, che in questo luogo chiama Desio; e contuttochè non la vegga, non è però liberato da Amore; Cast. 11. SOLE: suole. 12. MORTE: O che parlano di morte, la quale egli si vedeva molto vicina per gli affanni amorosi; o che sono senza niuno effetto, non operando quello che egli avrebbe voluto e che gli pareva a ragione di meritare; Cast., Biag. ecc. Parole disperate, di dolore mortale; Leop., Carb., Boz., ecc. Il Poeta dice che va tacito, quindi non parla, ma pensa. Meglio dunque: Parole non espresse, concepute di dentro. Così Vel., Ges., Dan., Tas., Pagel., Carrer, Wagn., ecc. 14. SOLE: non accompagnate dalle lagrime altrui. Vell.:,,Acciochè i suoi tormenti ed amorosi affanni non siano da altri che da lui stesso intesi."

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Son. XV. 1. ANIMALI: come l'aquila. · ALTERA: forte.,,Ci fa intendere tutto insieme l' indole che s' accompagna a tal forza e gagliardia di veduta." Ambr. 3. ALTRI: come i gufi e vipistrelli che aspettano la ser a a uscire dalle loro tane, non potendo sostenere il troppo lume. 5. ALTRI: le farfalle. - 6. GIOIR: godere. S. Johan. V, 35: Ille erat lucerna ardens et lucens, vos autem voluistis exultare ad horam in luce eius. — 7. L'ALTRA: due specialità sono del fuoco: l' una è lo splendore, l'altra è il calore; e l'una e l'altra è congiunta insieme. Cast. 8. SCHIERA: delle farfalle.

Ch'i' non son forte ad aspettar la luce
Di questa donna, e non so fare schermi
Di luoghi tenebrosi o d' ore tarde.

Però con gli occhi lagrimosi e 'nfermi
Mio destino a vederla mi conduce:

E so ben ch' i' vo dietro a quel che m' arde.

SONETTO XVI. (18.)

Tentò e ritentò più volte, ma indarno, di lodare le bellezze della sua Donna.

Vergognando talor ch' ancor si taccia,

Donna, per me vostra bellezza in rima,
Ricorro al tempo ch' i' vi vidi prima,
Tal che null' altra fia mai che mi piaccia.

Ma trovo peso non dalle mie braccia,
Nè ovra da polir con la mia lima:
Però l'ingegno, che sua forza estima,
Nell'operazïon tutto s' agghiaccia.

Più volte già per dir le labbra apersi:
Poi rimase la voce in mezzo 'l petto.
Ma qual suon poria mai salir tant' alto?

Più volte incominciai di scriver versi :
Ma la penna e la mano e l'intelletto
Rimaser vinti nel primiero assalto.

9. NON SON: non ho la vista si altera che regga alla luce di Laura, e dall'altro canto non so ripararmi da essa luce tenendomi nascosto, come fanno gli animali della seconda schiera. 12. INFERMI: deboli. - 14. E so: conosco bensì il pericolo, ma non so evitarlo.

Son. XVI. 1. VERGOGNANDO: vergognandomi, come spesso adoperarono gli antichi; cfr. Dante Purg. XXVI, 81. XXXI, 64 ecc. SI TACCIA: sia taciuta. 3. RICORRO: ritorno colla memoria a quel tempo ch' io vi vidi la prima volta; e questo con desiderio di ridestare dentro di me la vostra imagine e quindi ritrarla. Ambr. 5. PESO: cfr. Horat. Ars poet. 38-40:

Sumite materiam vestris, qui scribitis, aequam
Viribus, et versate diu, quid ferre recusent,
Quid valeant humeri.

6. POLIR: Dante, nel Credo v. 3: E in pulirle adoprai tutte mie lime. ,,Dice due cose: che non ha forza da abbracciare così gran materia; nè abbracciatala, di pulirla." Cast. - 7. ESTIMA: misura. 8. NELL' OPERAZION: nel provarsi a cantare la vostra bellezza. 10. BIMASE: Virg. Aen. IV, 76: Incipit effari mediaque in voce resistit. 11. SUON: voce. PORIA: potrebbe; cfr. Dante. Purg. XXXI, 139 e segg. 12. DI: a. - 14. NEL PRI

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MIERO: alla prima prova. Biag.: Al primo affacciarsi all' immaginazione quella gran bellezza che cerca di descrivere (?).

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