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Che vendetta è di lui, ch' a ciò ne mena;
Lo qual in forza altrui, presso all' estremo
Riman legato con maggior catena.

SONETTO VIII. (9.)

Cerca come essendo Laura un Sole, ei non abbia a sentirne tutta la forza.

Quando 'l pianeta che distingue l'ore,
Ad albergar col Tauro si ritorna,
Cade virtù dall' infiammate corna
Che veste il mondo di novel colore:

E non pur quel che s' apre a noi di fore,
Le rive e i colli di fioretti adorna;
Ma dentro, dove giammai non s'aggiorna,
Gravido fa di sè il terrestro umore;

Onde tal frutto e simile si colga:

Così costei, ch'è tra le donne un Sole,
In me, movendo de' begli occhi i rai,
Cria d'amor pensieri, atti e parole:
Ma come ch' ella li governi, o volga,
Primavera per me pur non è mai.

BALLATA I. (CANZ. 1.)

Accortasi Laura dell' amore di lui, gli si fece tosto più severa che prima.
Lassare il velo o per Sole o per ombra,
Donna, non vi vid' io,

12. VENDETTA È DI LUI: siamo vendicate di lui. Locuzione equivoca. A CIò: al misero stato di prigionia ove ora siamo, e alla morte che im minente ci attende. 13. ALTRUI: di Laura. ESTREMO: di sua vita. 14. MAGGIOR: più dura della nostra.

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Son. VIII. Sonetto accompagnatorio di alcuni tartufi che il Poeta mandava in dono ad un suo amico. Cast.:,,Alcuni affermano aver veduto scritto di mano del Petrarca sopra questo sonetto: Tuberorum_numus.“ 1. PIANETA: il Sole, così chiamato conforme l'astronomia del tempo; 2. COL cfr. Dante, Inf. 1, 17. DISTINGUE: cfr. Dante, Parad. X, 30. TAURO: Costellazione, dove il Sole entra nella seconda metà di aprile. 3. VIRTÙ: calore e luce. CORNA: del Tauro. 5. QUEL: quella parte della terra che sta esposta agli occhi. FORE: fuori. 7. DENTRO: nelle viscere della terra. - S'AGGIORNA: si fa giorno. 8. GRAVIDO: Virg. Georg. II, 324: Vere tument terrae. 9. FRUTTO: tartufi. 10. COSTEI: Laura. 14. PRIMAVERA: 12. CRIA: crea, genera. 13. LI: i rai de' begli occhi. non gli permette mai di esprimere l' amoroso desiderio; Vell. Non ha mai il di lei favore; Ges. Meglio: Non sono mai lieto.

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PER

Ball. I. 1. LASSARE: lasciare, deporre; sovente negli antichi. OMBRA: sempre. Che lo portasse al Sole non sarebbe maraviglia; ma che lo porti all' ombra, questo è da maravigliarsi. Cast. Tacito, di Poppea : Velata parte oris, ne satiaret aspectum, vel quia sic decebat.

Nè mi vale spronarlo o dargli volta,
Ch' Amor per sua natura il fa restio.

E poi che 'l fren per forza a sè raccoglie,
I' mi rimango in signoria di lui,

Che mal mio grado a morte mi trasporta,
Sol per venir al Lauro onde si coglie
Acerbo frutto, che le piaghe altrui,
Gustando, affligge più, che non conforta.

SONETTO VII. (8.)

Conosce di esser incatenato più forte che augello tolto alla sua libertà.

A piè de' colli ove la bella vesta
Prese delle terrene membra pria
La Donna, che colui ch'a te ne 'nvia
Spesso dal sonno lagrimando desta:
Libere in pace passavam per questa
Vita mortal, ch' ogni animal desia,
Senza sospetto di trovar fra via
Cosa, ch' al nostro andar fosse molesta.
Ma del misero stato ove noi semo

Condotte dalla vita altra serena,

Un sol conforto, e della morte, avemo:

7. DARGLI VOLTA: far tornar addietro. Dante, Conv. IV, 26:,,Veramente questo appetito conviene esser cavalcato dalla ragione; chè siccome uno sciolto cavallo, quanto ch' ello sia di natura nobile, per sè sanza il buono cavalcatore bene non si conduce, e così questo appetito, che irascibile e concupiscibile si chiama, quanto ch' ello sia nobile, alla ragione ubbidire conviene; la quale guida quello con freno e con isproni: come buono cavaliere lo freno usa, quando elli caccia; e chiamasi quello freno temperanza, la quale mostra lo termine infino al quale è da cacciare: lo sprone usa, quando fugge per lo tornare al loco onde fuggir vuole; e questo sprone si chiama fortezza ovvero magnanimità, la quale vertute mostra lo loco ove è da fermarsi e da pungere." 9. RACCOGLIE: piglia tra i denti. 10. di lui: del folle mio desio. 11. CHE MAL: MSS. Murat. CH' A MAL. 12. AL LAURO: a Laura. 13. ALTRUI: mie. 14. GUSTANDO: gustato.

Son. VII. 1. A PIE: questo sonetto fu scritto per accompagnare alquante starne pigliate dal Poeta medesimo nel laghicciuolo di Cabrieres, natal patria di Laura, e mandate vive in regalo ad un amico. Il sonetto è messo in bocca alle starne medesime. 2. TERRENE: cfr. Genes. II, 7. PRIA: nascendo; la riprenderà nella risurrezione; cfr. Trion. Div. 143. 3. COLUI: il Poeta. 4. DESTA: cfr. P. 1. Son. LIV, 13. - 8. COSA: la rete. - 9. SEMO siamo. - 10. ALTRA: non la vita goduta prima che fossero morte (Cast.), chè dal v. 11 risulta che erano ancor vive; ma la vita che esse godevano in libertà, dalla quale sono condotte al presente misero stato di prigionia. Bandini, Sorio all. leggono con alcuni codd. ALTA, intendendo della vita che gli uccelli menano in alto poggiando per l'aere, a differenza della vita di altri animali. Non pare da accettarsi.

MORTE: vicina.

11. DELLA

ام

Che vendetta è di lui, ch' a ciò ne mena;
Lo qual in forza altrui, presso all' estremo
Riman legato con maggior catena.

SONETTO VIII. (9.)

Cerca come essendo Laura un Sole, ei non abbia a sentirne tutta la forza.

Quando 'l pianeta che distingue l'ore,

Ad albergar col Tauro si ritorna,
Cade virtù dall' infiammate corna
Che veste il mondo di novel colore:

E non pur quel che s' apre a noi di fore,
Le rive e i colli di fioretti adorna;
Ma dentro, dove giammai non s' aggiorna,
Gravido fa di sè il terrestro umore;

Onde tal frutto e simile si colga:

Così costei, ch'è tra le donne un Sole,
In me, movendo de' begli occhi i rai,
Cria d'amor pensieri, atti e parole:
Ma come ch' ella li governi, o volga,
Primavera per me pur non è mai.

BALLATA I. (CANZ. 1.)

Accortasi Laura dell' amore di lui, gli si fece tosto più severa che prima.
Lassare il velo o per Sole o per ombra,
Donna, non vi vid' io,

12. VENDETTA È DI LUI: siamo vendicate di lui. Locuzione equivoca. A CIÒ: al misero stato di prigionia ove ora siamo, e alla morte che im minente ci attende. 13. ALTRUI: di Laura. ESTREMO: di sua vita. 14. MAGGIOR: più dura della nostra.

Son. VIII. Sonetto accompagnatorio di alcuni tartufi che il Poeta mandava in dono ad un suo amico. Cast.: ,,Alcuni affermano aver veduto scritto di mano del Petrarca sopra questo sonetto: Tuberorum numus.“ 1. PIANETA: il Sole, così chiamato conforme l'astronomia del tempo; cfr. Dante, Inf. 1, 17. DISTINGUE: cfr. Dante, Parad. X, 30. 2. COL TAURO: Costellazione, dove il Sole entra nella seconda metà di aprile. 3. VIRTÙ: calore e luce. CORNA: del Tauro. 5. QUEL: quella parte della terra che sta esposta agli occhi. - FORE: fuori. 7. DENTRO: nelle viscere della terra. S'AGGIORNA: si fa giorno. 8. GRAVIDO: Virg. Georg. II, 324: Vere tument terrae. 9. FRUTTO: tartufi. - 10. COSTEI: Laura. 12. CRIA: crea, genera. 13. LI i rai de' begli occhi. non gli permette mai di esprimere l' amoroso desiderio; Vell. Non ha mai il di lei favore; Ges. Meglio: Non sono mai lieto.

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14. PRIMAVERA:

PER

Ball. I. 1. LASSARE: lasciare, deporre; sovente negli antichi. OMBRA: sempre. Che lo portasse al Sole non sarebbe maraviglia; ma che lo porti all'ombra, questo è da maravigliarsi. Cast. Tacito, di Poppea : Velata parte oris, ne satiaret aspectum, vel quia sic decebat.

Poi che 'n me conosceste il gran desio

Ch' ogni altra voglia d'entro al cor mi sgombra.

Mentr' io portava i be' pensier celati

5

C' hanno la mente desïando morta,

Vidivi di pietate ornare il volto:

Ma poi ch' Amor di me vi fece accorta,
Fûr i biondi capelli allor velati,
E l'amoroso sguardo in sè raccolto.

Sì mi governa il velo,

Quel che più desiava in voi, m' è tolto;

Che per mia morte ed al caldo ed al gelo,
De' be' vostr' occhi il dolce lume adombra.

10

SONETTO IX. (11.)

Spera nel tempo, che, rendendo Laura men bella, gliela renderà più pietosa.

Se la mia vita dall' aspro tormento

Si può tanto schermire e dagli affanni,
Ch'i' veggia per virtù degli ultimi anni,
Donna, de' be' vostri occhi il lume spento,

E i cape' d' oro fin farsi d' argento,
E lassar le ghirlande e i verdi panni,
E'l viso scolorir che ne' miei danni
A lamentar mi fa pauroso e lento;

Pur mi darà tanta baldanza Amore,
Ch' i' vi discovrirò, de' miei martiri
Qua' sono stati gli anni e i giorni e l'ore.

3. DESIO: amoroso. 4. OGNI: cfr. Dante, Purg. II, 108. — D'ENTRO AL COR: Tass., Carb., ecc. Al.: DENTR' AL COR; cfr. Dante, Parad. VI, 12. 5. BE' PENSIER: di casto e purissimo amore. - 6. MORTA: uccisa. 7. DI PIETATE: di quella natural gentilezza che confortava il desiderio, ancora nascosto, del Poeta; la quale si nascose sotto vesta di austerità subito che i pensieri amorosi del Poeta apparirono. Biag., Leop., all.: ,,Di quella natural compassione che fa nascere ogni misero." Ma, non conoscendo ancora i desideri amorosi del Poeta, Laura nol poteva credere misero. Ges.: .,Mostrandoglisi dolce e pietosa" (?). - 10. RACCOLTO: cfr. Dante, Purg. XXVIII, 57. — 11. QUEL: la vista del bel volto ornato di pietate. CHE PIÙ: così tutti gli editori e commentatori antichi da noi consultati; Mars. e i moderni: CH' I' PIÙ. 13. AL CALDO ED AL GELO: a tutte l' ore.

Son. IX. 1. TORMENTO: amoroso.- 2. SCHERMIRE: difendere. 3. PER VIRTÙ: per effetto; nella vostra età matura. 4. IL LUME: il brio, la vivacità. 5. D' ORO: biondi. D'ARGENTO: bianchi. -6. PANNI: portamenti di giovane donna, che dalla vecchia si lasciano. Potea dire: Quando sarete vecchia; ma non con tanta leggiadria con quanta il circoscrisse; Ges. 8. LAMENTAR: lamentarmi narrandovi le mie amorose passioni.

E se 'l tempo è contrario ai be' desiri,
Non fia ch' almen non giunga al mio dolore
Alcun soccorso di tardi sospiri.

SONETTO X. (12.)

È lieto e contento che l' amore di Laura il sollevi al Bene sommo.

Quando fra l' altre donne ad ora ad ora
Amor vien nel bel viso di costei;
Quanto ciascuna è men bella di lei,
Tanto cresce il desio che m' innamora.

I' benedico il loco e 'l tempo e l'ora
Che si alto miraron gli occhi miei;
E dico: Anima, assai ringraziar dei,
Che fosti a tanto onor degnata allora.

Da lei ti vien l'amoroso pensiero

Che, mentre il segui, al sommo Ben t' invia,
Poco prezzando quel ch' ogni uom desia:

Da lei vien l' animosa leggiadria

Ch' al Ciel ti scorge per destro sentiero;
Sì ch'i' vo già della speranza altiero.

12. IL TEMPO: la nostra età avanzata.

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BE' DESIRI: amorosi. Amore non si conviene a' Vecchi. Cast.: ,Chiama be' desiri la voglia di ricordar le sue pene e di farle venir pietà." 14. SOSPIRI vostri, udendo narrarvi quali sono stati gli anni, i giorni e le ore de' miei martiri.

2. AMOR:

Son. X. 1. AD ORA AD ORA: talora, di quando in quando. che abita nel bel viso di Laura. Murat.:,,Il natural senso era questo: allorchè sen viene di quando in quando fra l'altre donne costei, la quale porta sempre Amore nel suo bel viso ecc. Ma il Poeta con più forza ed acutezza espresse questo sentimento, dicendo che lo stesso Amore, abitante nel viso di Laura, sen veniva fra le altre donne talora." - 3 CIASCUNA:

di quelle altre donne, con le quali Laura era solita andare a diporto. 5. I' BENEDICO: cfr. P. 1. Son. XXXIX (47), dove il concetto di questo solo verso è stemperato in altri quattordici. -6. sÌ ALTO: a tanta bellezza. 7. RINGRAZIAR: la divina Bontà. 8. DEGNATA: fatta degna di tanto onore. Degnata a per degnata di, come Dante Inf. II, 33; I, 122. Ges.: ,,Fatta degna di mirar tanta beltate e d' essere accesa di sì nobil fuoco che la infiamma ad innalzarsi per la via che mena al cielo." Pare che contraddica a quanto dell' amor suo disse nel Son. 1. 10. MENTRE: fino a che. BEN: Dio; cfr. Dante, Purg. XXXI, 22 e seg. Ges. preferisce la lezione: AL SOMMO BEL, la quale non rinveniamo altrove. -T' INVIA: ti mena, ti guida. 11. QUEL: non gli onori del mondo e i beni di fortuna (Vell.), ma il diletto sensuale. 12. LEGGIADRIA: la bella e nobile franchezza. Leop. 13. DESTRO: diritto. - 14. SPERANZA: di giungere al Cielo.

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