Sayfadaki görseller
PDF
ePub

Scevro da morte con un picciol legno,
Non può molto lontan esser dal fine:
Però sarebbe da ritrarsi in porto,
Mentre al governo ancor crede la vela.
II. L'aura soave a cui governo e vela

Commisi entrando all' amorosa vita,
E sperando venire a miglior porto,
Poi mi condusse in più di mille scogli:
E le cagion del mio doglioso fine

[ocr errors][merged small][merged small]

Non pur d' intorno avea, ma dentro al legno.

15

III. Chiuso gran tempo in questo cieco legno
Errai senza levar occhio alla vela,
Ch' anzi 'l mio dì mi trasportava al fine;
Poi piacque a Lui che mi produsse in vita,
Chiamarmi tanto indietro dalli scogli,
Ch' almen da lunge m' apparisse il porto.
IV. Come lume di notte in alcun porto

Vide mai d'alto mar nave nè legno,
Se non gliel tolse o tempestate o scogli;
Così di su dalla gonfiata vela

Vid' io le 'nsegne di quell' altra vita:
Ed allor sospirai verso 'l mio fine.

[merged small][ocr errors]

3. SCEVRO separato; cfr. Dante, Parad. XVI, 13. Separato dalla morte sol di tanto intervallo quanto è la grossezza di una picciola barca. 7. DAL FINE: dal perdimento dell' anima. 6. CREDE: ubbidisce. Finchè i sensi possono ancora ubbidire alla ragione.

GOVERNO: timone.

II. 7. L' AURA: allusione al nome di Laura. Cast. intende la piacevolezza della lascivia umana, la quale prometteva una vita ancora più felice. 8. COMMISI: affidai. ALL': nell'. 9. PORTO: a migliore stato che dove son ricondotto, perchè sperava egli di gioire delle bellezze di Laura. Ges. 10. SCOGLI: vani amorosi pensieri che da lei ogni giorno gli erano nell' animo generati; Vell. Affanni amorosi; Ges. Peccati, dimenticanza di sè stesso e di Dio; Cast. 12. D' INTORNO: fuori di me. DENTRO: in me. Di fuori la bellezza di Laura; nel cuore la passione amorosa. Paragona la vita al mare, sè stesso al legno che per quel mare viaggia. Mostra in questa Stanza come egli era in pericolo.

III. Senza l'aiuto divino sarei perito. 13. LEGNO: corpo. 14. VELA: mente; Vell. Volontà; Ges. Al cammino, dove ella fosse drizzata; Cast. Alla vela del desiderio, che gonfiata dal vento delle vane speranze il menava a perdere; Tass. Intendi: Errai gran tempo senza badare dove io mi andassi. 15. MIO DÌ: avanti tempo. 16. LUI: Dio. 17. CHIAMARMI: mediante la sua grazia illuminante.

IV. Ad onta dell' aiuto prestatomi da Dio non sono ancora fuor di pericolo. 19. LUME: quarto caso. 20. NÈ: ovvero. 21. TOLSE: impedì di vedere. - 22. DI SU: da stare in cima alla vela gonfiata, al luogo della gabbia, ove stanno le sentinelle. Tass. 23. VITA: eterna. gli lasciò vedere di lontano le insegne della vita eterna, che sono alcune sante spirazioni che lo indussero a pensare." Cast. 24. FINE: desiderai di morire per entrare nella pace eterna.

,, Dio

V. Non perch' io sia securo ancor del fine;
Chè volendo col giorno esser a porto,

È

gran viaggio in così poca vita:

Poi temo, chè mi veggio in fragil legno,
E, più ch' i' non vorrei, piena la vela
Del vento che mi pinse in questi scogli.

VI. S' io esca vivo de' dubbiosi scogli,

Ed arrive il mio esilio ad un bel fine,
Ch'i' sarei vago di voltar la vela,
E l'ancore gittar in qualche porto:
Se non ch'i' ardo come acceso legno;
Si m' è duro a lassar l' usata vita.

Signor della mia fine e della vita,

Prima ch'i' fiacchi il legno tra gli scogli;
Drizza a buon porto l' affannata vela.

SONETTO LII. (60.)

25

30

35

Riconosce i proprj errori, e invita sè stesso ad ascoltar la voce di Dio.
Io son sì stanco sotto 'l fascio antico
Delle mie colpe e dell' usanza ria,
Ch'i' temo forte di mancar tra via,
E di cadere in man del mio nemico.

Ben venne a dilivrarmi un grande amico
Per somma ed ineffabil cortesia;

Poi volò fuor della veduta mia

Sì ch' a mirarlo indarno m' affatico.

Ma la sua voce ancor quaggiù rimbomba:

V. 25. NON: non sospirai. — DEL FINE: di giungere al cielo. 26. COL GIORNO: col vero lume dell' intelletto; Vell. Col lume divino; Ges. Prima della morte; Boz. Diremo intendesse il Poeta di doversi affrettare nel raccogliere quel tanto di buone opere che gli conveniva aver fatte per meritarsi il premio lassù, le quali avendosi a raccogliere prima del termine della giornata, ossia della vita, giacchè dopo non v' ha più luogo a meritar nulla, trovava essere il tempo assai scarso, e molto malagevole l'impresa. Car. 28. POI: inoltre. 30. VENTO: o dell' amore di Laura,

o delle cose del mondo. Cast.

[ocr errors]

VI. 31. S' IO ESCA: così possa io uscire. LIO: vita. — 33. VAGO: bramoso. d'amor terrestre.

[blocks in formation]

31. ARRIVE: arrivi. -ESIVOLTAR: cangiar vita. 35. ARDO: 37. DELLA MIA FINE: nel cui arbitrio sta la mia morte 39. AFFANNATA: del vento amoroso.

Son. LII. 1. FASCIO ANTICO: carico che io portai già lungo tempo.2. USANZA: chiama usanza ria il cattivo abito preso di seguitar Laura; e sue colpe gli altri suoi peccati particolari. Tass. 3. MANCAR: venir meno. 4. NEMICO: del Demonio. 5. AMICO: Cristo. - 6. CORTESIA: grazia. 7. VOLÒ: ritornando in cielo.

[ocr errors]

O voi che travagliate, ecco il cammino;
Venite a me, se'l passo altri non serra.

Qual grazia, qual amore, e qual destino
Mi darà penne in guisa di colomba,
Ch' i' mi riposi, e levimi da terra?

SONETTO LIII. (61.)

Egli è quasi per abbandonarla, quand' ella non lasci d'essergli sl crudele.

Io non fu' d' amar voi lassato unquanco,
Madonna, nè sarò mentre ch' io viva:
Ma d' odiar me medesmo giunto a riva,
E del continuo lagrimar son stanco.

E voglio anzi un sepolcro bello e bianco
Che 'l vostro nome a mio danno si scriva
In alcun marmo, ove di spirto priva
Sia la mia carne, che può star seco anco.

Però s' un cor pien d' amorosa fede
Può contentarvi senza farne strazio,
Piacciavi omai di questo aver mercede.

Se 'n altro modo cerca d'esser sazio
Vostro sdegno, erra; e non fia quel che crede:
Di che Amor e me stesso assai ringrazio.

10. o voi parole di Cristo, Matt. XI, 28. IL CAMMINO: non sono parole che il Poeta aggiunse del suo (Cast. ecc.), sibbene accenno all' altra parola di Cristo Johan. XIV, 6. 11. ALTRI: il mondo colle sue false dolcezze, l'appetito nemico della ragione; Ges. I vostri vizi e cose tali; Leop. ecc. Meglio: Il destino celeste; il voler divino; cfr. Johan. VI, 44. SERRA: chiude. 12. GRAZIA: divina. AMORE: merito proprio. DESTINO: predestinazione. 13. PENNE: cfr. Psl. LV. (LIV), 7. — 14. E LEVIMI: OTSрov прóτероv; che io mi levi da terra e mi riposi in cielo (Cast.), o, forse meglio: che io mi elevi dalle cose terrestri alle celesti, dalle umane alle divine.

63.

[ocr errors]

Son. LIII. Con questo Sonetto cfr. Horat. Carm. lib. III. Od. X. 1. LASSATO: stanco. 3. A RIVA: al termine son sazio di odiare me stesso. 4. SON: lezione comune; Vell., Cast. ecc. leggono so che gli antichi usarono sovente per sono; cfr. Nannuc. Anal. pag. 427 e segg. 5. BELLO E BIANCO: senza iscrizione. 6. CHE: piuttosto che. A MIO DANNO: con un' epigrafe che dica essere io morto per amor vostro. 8. SECO: collo spirito. Parlare risentito. 11. QUESTO: mio cuore.

12. IN ALTRO MODO: che nell' aver pietà. 13. NON FIA QUEL: avrò forza di sottrarmi al vostro potere. 14. AMORE: che è moderato in me.

SONETTO LIV. (62.)

Non mai sicuro dalle frecce d' Amore, sentesi però assai forte per rintuzzarle.

Se bianche non son prima ambe le tempie
Ch' a poco a poco par che 'l tempo mischi,
Securo non sarò, bench' io m' arrischi
Talora ov' Amor l'arco tira ed empie.

Non temo già che più mi strazi o scempie
Nè mi ritenga, perch' ancor m' invischi
Nè m' apra il cor, perchè di fuor l' incischi
Con sue saette velenose ed empie.

Lagrime omai dagli occhi uscir non ponno,
Ma di gir infin là sanno il viaggio,

Sì ch' appena fia mai chi 'l passo chiuda.

Ben mi può riscaldar il fiero raggio,

Non si ch'i' arda; e può turbarmi il sonno,
Ma romper no, l'immagine aspra e cruda.

SONETTO LV. (63.)

Cerca se pegli occhi o pel cuore entrato sia l'amor suo verso di Laura.

[ocr errors][merged small][merged small]

Così sempre facciamo; e ne convène
Lamentar più l' altrui che 'l nostro errore.
Già prima ebbe per voi l'entrata Amore
Là onde ancor come in suo albergo vène.
Noi gli aprimmo la via per quella spene
Che mosse dentro da colui che more.

Son. LIV. 1. AMBE: intendi interamente tutte; chè parte d' ambe erano canute, come soggiunge. Cast. Senso: Prima della vecchiaja non mi riuscirà di liberarmi in tutto da Amore. 2. MISCHI: di bianco.

3. M' ARRISCHI: benchè talora io abbia il coraggio di stare alquanto alla presenza di Laura. - 4. EMPIE: di saette. 5. SCEMPIE: scempi, faccia strazio di me come per lo passato. 6. RITENGA: ne' suoi lacci. PERCHÈ: benchè. 7. INCISCHI: tagliuzzi, ferisca. 8. EMPIE: spietate. 10. VIAGGIO: dal cuore agli occhi. 11. IL PASSo: d' andare agli occhi. 12. RAGGIO: lo splendore degli occhi di Laura. Cast.: Lo sdegno negli occhi di Laura (?). 14. IMMAGINE: di Laura.

- 2. SOSTENE: SOSCONVÈNE:

[ocr errors]

Son. LV. Dialogo tra il Poeta e gli occhi suoi. tiene. 1 3. così: piangiamo sempre, accompagnando il core. conviene. 4. ALTRUI: del cuore. 5. PRIMA: nel principio. 6. ONDE: dove; nel cuore. - VÈNE: viene. Cast.: Non solamente ebbe la prima entrata nel cuore, ma ancora tutta l' ha per voi, e può venire nel cuore per gli occhi, come altri entrerebbe in casa sua per l' uscio." - 7. SPENE: di essere riamato. DENTRO: internamente.

8. MOSSE: derivò.

[ocr errors]

DA

COLUI: dal cuore.

Non son, com' a voi par, le ragion pari:
Chè pur voi foste nella prima vista

Del vostro e del suo mal cotanto avari.

Or questo è quel che più ch' altro n' attrista;
Ch' e' perfetti giudicj son sì rari,

E d'altrui colpa altrui biasmo s' acquista.

SONETTO LVI. (64.) X

[ocr errors]

Ama, ed amerà sempre il luogo, il tempo e l'ora in cui innamorossi di
Laura.

Io amai sempre, ed amo forte ancora,
E son per amar più di giorno in giorno
Quel dolce loco ove piangendo torno
Spesse fïate quando Amor m' accora;

rieves

E son fermo d' amare il tempo e l' ora
Ch' ogni vil cura mi levâr d' intorno;
E più colei lo cui bel viso adorno
Di ben far co' suoi esempj m' innamora.
Ma chi pensò veder mai tutti insieme
Per assalirmi 'l cor or quindi or quinci
Questi dolci nemici ch' i' tanto amo?
Amor, con quanto sforzo oggi mi vinci!
E, se non ch' al desio cresce la speme,
I' cadrei morto ove più viver bramo.

SONETTO LVII. (65.)

Si adira contro di Amore, perchè non l' uccise dopo di averlo reso felice. Io avrò sempre in odio la fenestra

Onde Amor m' avventò già mille strali,

9. LE RAGION: vostre e del cuore. — 10. VISTA: nel primo veder Laura. 11. AVARI: cupidi, avidi. 12. QUESTO: l'essere incolpati a torto. 14. D'ALTRUI: l'ordine è tale: E di colpa altrui s' acquista biasmo ad altrui. Il primo altrui è secondo caso, il secondo è terzo caso. Cast. Senso: E l'uno ha il biasimo della colpa dell' altro.

[ocr errors]

Son. LVI. Lo dicono composto in occasione che al Poeta intervenne di rivedere Laura nello stesso luogo, tempo ed ora ch' egli la aveva veduta la prima volta. 2. SON PER AMAR: amerò. 6. VIL CURA: basso pensiero, sensuale affetto. - 7. COLEI: Laura. 10. OR QUINDI OR QUINCI: da tutte le parti. 11. NEMICI: Laura, il luogo, il tempo e l' ora che la prima volta la vidi. - 13. E SE NON CHE: e se non fosse che. -AL DESIO: in proporzione del desiderio. LA SPEME: d' essere amato. - 14. OVE: quando. ,, Ove non è locale, ma contraria constituzione di stato. Or brama più di vivere, per lo piacere di rivedere Laura in questo luogo, ora e tempo." Cast. Così pure Vell., Car, Leop. ecc. Altri: Nel luogo in cui più che in altro bramo di vivere." Ges., Tass. ecc.

Son. LVII. 1. LA FENESTRA: gli occhi di Laura; Cast., Biag., Car., Leop., Carb., Boz. ecc. Altri: La casa di Laura, ove alcuna volta egli era usato di vederla; Vell., Ges., Murat. ecc.

« ÖncekiDevam »