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Che si provvede e i passi intorno serra,
De' mie' antichi pensier mi stava armato.
Volsimi, e vidi un' ombra che da lato
Stampava il Sole, e riconobbi in terra
Quella che, se 'l giudicio mio non erra,
Era più degna d'immortale stato.

I' dicea fra mio cor: Perchè paventi?

Ma non fu prima dentro il penser giunto,
Che i raggi ov' io mi struggo eran presenti.
Come col balenar tona in un punto,

Così fu' io da' begli occhi lucenti

E d' un dolce saluto insieme aggiunto.

SONETTO LXXV. (88.)

Il dolce e pietoso saluto della sua Donna lo rende estatico del piacere.

La Donna che 'l mio cor nel viso porta,
Là dove sol fra bei pensier d'amore
Sedea, m' apparve; ed io per farle onore
Mossi con fronte reverente e smorta.

Tosto che del mio stato fussi accorta,
A me si volse in sì novo colore
Ch' avrebbe a Giove nel maggior furore
Tolto l'arme di mano e l'ira morta.
I' mi riscossi; ed ella oltra, parlando,
Passò, che la parola i' non soffersi,
Nè 'l dolce sfavillar degli occhi suoi.
Or mi ritrovo pien di sì diversi

3. SI PROVVEDE: per difendersi. 4. PENSIER: ci lascia in dubbio quali fossero. Forse si riferisce a quanto disse P. I. Son. II. 5. CHE: quarto caso; il Sole stampava quell' ombra. Altri invece: L'ombra di Laura stampava (figurava) il Sole. Ma come può un' ombra figurare il Sole? 6. RICONOBBI: non vuol dire che ia riconoscesse per l'ombra, perciocchè l'ombre non esprimono tanto; ma significa che, veduta l'ombra, alzò gli occhi e riconobbe la persona che faceva l'ombra. Tass. - IN TERRA: può intendersi: nel suolo per l' ombra, oppure: in questo mondo. Onde preso argomento da questo dubbio, dice:,,Era più degna d'immortale stato." Cast. 10. DENTRO: di me. GIUNTO: nato. 11. RAGGI: occhi di Laura. 12. BALENAR: il lucere del baleno risponde agli occhi, il tuono risponde al saluto. Cast. - 14. AGGIUNTO: sopraggiunto. Son. LXXV. 1. PORTA: governa. Carr.: Ha nel viso la chiave che volge gli affetti del mio cuore. 2. LÀ: forse nello stesso avventuroso terreno. 3. SEDEA: io. 4. MOSSI: mi mossi levandomi in piedi. 5. FUSSI: Murat. B: SI FU. toso affetto. sostenere.

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6. NOVO: meraviglioso.

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COLORE: di pie

8. MORTA: spenta. 10. NON SOFFERSI: non ebbi forza di

Piaceri, in quel saluto ripensando,

Che duol non sento; nè sentii ma' poi.

SONETTO LXXVI. (89.)

Svela all' amico quali continuamente sieno stati, e sieno i pensieri suoi.
Sennuccio, i' vo' che sappi in qual maniera
Trattato sono, e qual vita è la mia.
Ardomi e struggo ancor com' io solia;
Laura mi volve; e son pur quel ch' i' m' era.

Qui tutta umile e qui la vidi altera;
Or aspra or piana, or dispietata or pia;
Or vestirsi onestate or leggiadria;
Or mansueta or disdegnosa e fera.
Qui cantò dolcemente, e qui s'assise;
Qui si rivolse, e qui rattenne il passo;
Qui co' begli occhi mi trafisse il core;
Qui disse una parola, e qui sorrise;

Qui cangiò 'I viso. In questi pensier, lasso,
Notte e di tienmi il signor nostro, Amore.

SONETTO LXXVII. (90.)

La sola vista di Valchiusa gli fa dimenticar tutti i pericoli di quel viaggio.

Qui, dove mezzo son, Sennuccio mio,

(Così ci foss' io intero, e voi contento)

13. IN: a. 14. MA' POI: mai d'allora in poi. Cfr. 1' effetto del saluto di Beatrice sull' animo di Dante, Vita Nuova, c. III. ecc.

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Son. LXXVI. 2. TRATTATO: da Amore. 3. STRUGGO: mi struggo. 4. LAURA: così è da leggere, non L'AURA (Tass., Murat. ecc.). -VOLVE: governa a suo piacimento. QUEL: di prima. Cast.: Presa la cagione del volvere, dice che, contuttochè sia volto, non è però volto d'amare Laura, e così è quel che esser suole. 6. PIANA: benigna. tosa. Ovid. Fast. lib. II:

Carpitur attonitos absentis imagine sensus
Ille: recordanti plura magisque placent.
Sic sedit; sic culta fuit; sic flamina nevit;
Neglectae collo sic jacuere comae.

Hos habuit vultus; haec illi verba fuere:
Hic decor, haec facies, hic color oris erat.
Ut solet a magno fluctus languescere flatu,

Sed tamen a vento, qui fuit ante, tumet.
Sic, quamvis aberat placitae praesentia formae,
Quem dederat praesens forma, manebat amor.
13. CANGIO: come amore e pietà lo colorava.
era della schiera degl' innamorati. Cast.

PIA: pie

14. NOSTRO: Sennuccio

Son. LXXVII. 1. quì: in Valchiusa. MEZZO: col corpo solo, essendo l'anima appo Laura (Ges. ecc.). Altri: Senza di voi (Cast., Tass., Leop. ecc.) 2. INTERO: sciolto dai legami d' amore, oppure insieme con Laura. CONTENTO: dell' amor vostro.

Venni fuggendo la tempesta e'l vento
C' hanno subito fatto il tempo rio.
Qui son securo: e vovvi dir perch' io
Non, come soglio, il folgorar pavento:
E perchè mitigato, non che spento,
Nè mica trovo il mio ardente desio.
Tosto che giunto all' amorosa reggia
Vidi onde nacque Laura dolce e pura,
Ch' acqueta l'aere e mette i tuoni in bando;
Amor nell' alma, ov' ella signoreggia,
Raccese il foco, e spense la paura:
Che farei dunque gli occhi suoi guardando?

SONETTO LXXVIII. (91.)

Tornato in Valchiusa, brama solo la pace con Laura, e l'onore del
Colonnese.

Dell' empia Babilonia, ond' è fuggita
Ogni vergogna, ond' ogni bene è fori;
Albergo di dolor, madre d' errori,
Son fuggit' io per allungar la vita.

Qui mi sto solo; e, come Amor m' invita,
Or rime e versi, or colgo erbette e fiori,
Seco parlando, ed a' tempi migliori
Sempre pensando; e questo sol m'aita.

Nè del vulgo mi cal nè di fortuna
Nè di me molto nè di cosa vile,
Nè dentro sento nè di fuor gran caldo.
Sol due persone cheggio; e vorrei l' una
Col cor vêr me pacificato e umile;
L'altro col piè, sì come mai fu, saldo.

5. SECURO: della tempesta. mente; ne tantillum quidem.

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VOVVI: vi voglio. 8. NE MICA: menomaDESIO: amoroso. 9. REGGIA: chiama la contrada di Laura casa reale d' Amore. Cast. 10. ONDE: il luogo dove. 11. ACQUETA: parla con senso doppio, e facendo allusione al significato della voce Laura divisa in due, cioè l' aura. Leop. 13. PAURA: della tempesta. 14. CHE FAREI: se il solo aspetto del luogo dove Laura nacque bastò a riaccendere in me il fuoco e spegnere la paura.

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Son. LXXVIII. 1. BABILONIA: Avignone, in quel tempo sede della corte papale. - 4. PER ALLUNGAR: per non morir di cordoglio. 7. SECO: con Amore. 8. QUESTO: il pensare a' tempi migliori. 12. CHEGGIO: chiedo, desidero aver meco. - L' UNA: Laura. 14. L' ALTRO: il cardinale Colonna, amico del Petrarca. SALDO: in istato fermo, o d'animo per ben riparare i disordini di famiglia, o di corpo essendo infermo. Ges.: Vorrebbe che in quello stato felice fosse nel quale era prima che i suoi fratelli morissero, e per la cui morte non poteva egli starvi saldo

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SONETTO LXXIX. (92.)

Voltasi Laura a salutarlo, il Sole per gelosia si ricoperse con una nube.
In mezzo di duo amanti onesta altera
Vidi una donna, e quel signor con lei
Che fra gli uomini regna e fra gli Dei;
E dall' un lato il Sole, io dall' altr' era.
Poi che s'accorse chiusa dalla spera

Dell' amico più bello, agli occhi miei
Tutta lieta si volse: e ben vorrei
Che mai non fosse invêr di me più fera.

Subito in allegrezza si converse

La gelosia che 'n su la prima vista
Per si alto avversario al cor mi nacque:

A lui la faccia lagrimosa e trista

Un nuviletto intorno ricoverse:
Contanto l'esser vinto li dispiacque.

SONETTO LXXX. (93.)

Non desidera, non contempla e non trova che la sola immagine della sua Donna.

Pien di quella ineffabile dolcezza

Che del bel viso trassen gli occhi miei
Nel di che volentier chiusi gli avrei.
Per non mirar giammai minor bellezza,

Lassai quel ch' i' più bramo; ed ho sì avvezza
La mente a contemplar sola costei,
Ch' altro non vede, e ciò che non è lei,
Già per antica usanza odia e disprezza.

e fermo (?). Vell. intende di Stefano Colonna il giovine, che per trovarsi in quel tempo cogli altri Colonnesi da' suoi nemici Orsini fuor da Roma cacciato, non era col piè saldo nello stato, come desiderava che fosse" (?).

Son. LXXIX. 1. DUO: il Poeta e il Sole (Apollo), amante di Dafne, confusa quì, come altrove, con Laura. 2. QUEL: Amore. 3. REGNA:

è quel d' Ovidio: Regnat, et in dominos jus habet ille Deos. 5. S' ACCORSE: Laura. CHIUSA: circondata dai raggi del Sole. 8. PIÙ FERA: più rigida di quel che fu in quel momento. 11. AVVERSARIO: rivale; il Sole. 12. A LUI: al Sole. 13. NUVILETTO: nuvoletto. Cast.: Quasi dica, Non fu nuviletto di vapori levati di terra, ma dalle lagrime sue nacque.

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Son. LXXX. 2. viso: di Laura.
CHIUSI: morendo, o forse accecandomi.

volta.

7. NON VEDE: la mente.

5. QUEL: Laura. NON È LEI: così i codd. e le ediz. antiche, Vell., Ges., Alun., Bembo, Faust., Cast., Tass., Murat. ecc. LEI è quarto caso. La lezione CIÒ CHE NON È 'N LEI (Bandini, Serassi, Morelli ecc.) ci sembra apparentemente falsa, oltrecchè è priva di autorità.

PETRARCA.

7

In una valle chiusa d'ogni 'ntorno,
Ch' è refrigerio de' sospir miei lassi,
Giunsi sol con Amor, pensoso e tardo.
Ivi non donne, ma fontane e sassi,
E l'immagine trovo di quel giorno
Che 'l pensier mio figura ovunqu' io sguardo.

SONETTO LXXXI. (94.)

Se veder potesse la casa di Laura, i sospiri le giugnerebbero più spediti.

Se 'l sasso ond' è più chiusa questa valle,

Di che 'l suo proprio nome si deriva,
Tenesse vôlto per natura schiva

A Roma il viso ed a Babel le spalle;

I miei sospiri più benigno calle

Avrian per gire ove lor spene è viva:
Or vanno sparsi; e pur ciascuno arriva
Là dov' io 'l mando, che sol un non falle.
E son di là sì dolcemente accolti,

Com' io m' accorgo, che nessun mai torna:
Con tal diletto in quelle parti stanno.

Degli occhi è 'l duol; che tosto che s' aggiorna
Per gran desio de' be' luoghi a lor tolti,
Danno a me pianto, ed a' piè lassi affanno.

SONETTO LXXXII. (95.)

Benchè conosca d'essere infelice nel suo amore, è fermo di volerla amar sempre.

Rimansi addietro il sestodecimo anno

De' miei sospiri; ed io trapasso innanzi

9. VALLE: Valchiusa.

12. NON: trovo. - 13. GIORNO: di cui al v. 3. 14. CHE: la quale immagine. -FIGURA: dipinge. Son. LXXXI, 2. NOME: Valchiusa. 3. SCHIVA: quasi che il sasso avesse a schifo le sozzure della corte papale in Avignone. 4. VISO: chiama viso l' ertezza del sasso. Cast. BABEL: Avignone. 5. PIÙ BENIGNO CALLE: più agevole via, perchè allora lascerebbe un adito da Valchiusa al luogo di dimora di Laura. 8. NON FALLE: non fallisce, ma arriva colà. - 12. OCCHI: miei. 13. TOLTI: da quel sasso. 14. AFFANNO spronandoli in parte, onde possano vedere il luogo dove dimora Laura. Non dice che salisse il montuoso sasso, nè che s' inerpicasse su per quella montagna (Leop., Boz. ecc.).

Son. LXXXII. 1. RIMANSI ADDIETRO: è passato. Dettò dunque questo Sonetto nel 1343.

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