Che si provvede e i passi intorno serra, I' dicea fra mio cor: Perchè paventi? Ma non fu prima dentro il penser giunto, Così fu' io da' begli occhi lucenti E d' un dolce saluto insieme aggiunto. SONETTO LXXV. (88.) Il dolce e pietoso saluto della sua Donna lo rende estatico del piacere. La Donna che 'l mio cor nel viso porta, Tosto che del mio stato fussi accorta, 3. SI PROVVEDE: per difendersi. 4. PENSIER: ci lascia in dubbio quali fossero. Forse si riferisce a quanto disse P. I. Son. II. 5. CHE: quarto caso; il Sole stampava quell' ombra. Altri invece: L'ombra di Laura stampava (figurava) il Sole. Ma come può un' ombra figurare il Sole? 6. RICONOBBI: non vuol dire che ia riconoscesse per l'ombra, perciocchè l'ombre non esprimono tanto; ma significa che, veduta l'ombra, alzò gli occhi e riconobbe la persona che faceva l'ombra. Tass. - IN TERRA: può intendersi: nel suolo per l' ombra, oppure: in questo mondo. Onde preso argomento da questo dubbio, dice:,,Era più degna d'immortale stato." Cast. 10. DENTRO: di me. GIUNTO: nato. 11. RAGGI: occhi di Laura. 12. BALENAR: il lucere del baleno risponde agli occhi, il tuono risponde al saluto. Cast. - 14. AGGIUNTO: sopraggiunto. Son. LXXV. 1. PORTA: governa. Carr.: Ha nel viso la chiave che volge gli affetti del mio cuore. 2. LÀ: forse nello stesso avventuroso terreno. 3. SEDEA: io. 4. MOSSI: mi mossi levandomi in piedi. 5. FUSSI: Murat. B: SI FU. toso affetto. sostenere. - 6. NOVO: meraviglioso. COLORE: di pie 8. MORTA: spenta. 10. NON SOFFERSI: non ebbi forza di Piaceri, in quel saluto ripensando, Che duol non sento; nè sentii ma' poi. SONETTO LXXVI. (89.) Svela all' amico quali continuamente sieno stati, e sieno i pensieri suoi. Qui tutta umile e qui la vidi altera; Qui cangiò 'I viso. In questi pensier, lasso, SONETTO LXXVII. (90.) La sola vista di Valchiusa gli fa dimenticar tutti i pericoli di quel viaggio. Qui, dove mezzo son, Sennuccio mio, (Così ci foss' io intero, e voi contento) 13. IN: a. 14. MA' POI: mai d'allora in poi. Cfr. 1' effetto del saluto di Beatrice sull' animo di Dante, Vita Nuova, c. III. ecc. Son. LXXVI. 2. TRATTATO: da Amore. 3. STRUGGO: mi struggo. 4. LAURA: così è da leggere, non L'AURA (Tass., Murat. ecc.). -VOLVE: governa a suo piacimento. QUEL: di prima. Cast.: Presa la cagione del volvere, dice che, contuttochè sia volto, non è però volto d'amare Laura, e così è quel che esser suole. 6. PIANA: benigna. tosa. Ovid. Fast. lib. II: Carpitur attonitos absentis imagine sensus Hos habuit vultus; haec illi verba fuere: Sed tamen a vento, qui fuit ante, tumet. PIA: pie 14. NOSTRO: Sennuccio Son. LXXVII. 1. quì: in Valchiusa. MEZZO: col corpo solo, essendo l'anima appo Laura (Ges. ecc.). Altri: Senza di voi (Cast., Tass., Leop. ecc.) 2. INTERO: sciolto dai legami d' amore, oppure insieme con Laura. CONTENTO: dell' amor vostro. Venni fuggendo la tempesta e'l vento SONETTO LXXVIII. (91.) Tornato in Valchiusa, brama solo la pace con Laura, e l'onore del Dell' empia Babilonia, ond' è fuggita Qui mi sto solo; e, come Amor m' invita, Nè del vulgo mi cal nè di fortuna 5. SECURO: della tempesta. mente; ne tantillum quidem. VOVVI: vi voglio. 8. NE MICA: menomaDESIO: amoroso. 9. REGGIA: chiama la contrada di Laura casa reale d' Amore. Cast. 10. ONDE: il luogo dove. 11. ACQUETA: parla con senso doppio, e facendo allusione al significato della voce Laura divisa in due, cioè l' aura. Leop. 13. PAURA: della tempesta. 14. CHE FAREI: se il solo aspetto del luogo dove Laura nacque bastò a riaccendere in me il fuoco e spegnere la paura. Son. LXXVIII. 1. BABILONIA: Avignone, in quel tempo sede della corte papale. - 4. PER ALLUNGAR: per non morir di cordoglio. 7. SECO: con Amore. 8. QUESTO: il pensare a' tempi migliori. 12. CHEGGIO: chiedo, desidero aver meco. - L' UNA: Laura. 14. L' ALTRO: il cardinale Colonna, amico del Petrarca. SALDO: in istato fermo, o d'animo per ben riparare i disordini di famiglia, o di corpo essendo infermo. Ges.: Vorrebbe che in quello stato felice fosse nel quale era prima che i suoi fratelli morissero, e per la cui morte non poteva egli starvi saldo SONETTO LXXIX. (92.) Voltasi Laura a salutarlo, il Sole per gelosia si ricoperse con una nube. Dell' amico più bello, agli occhi miei Subito in allegrezza si converse La gelosia che 'n su la prima vista A lui la faccia lagrimosa e trista Un nuviletto intorno ricoverse: SONETTO LXXX. (93.) Non desidera, non contempla e non trova che la sola immagine della sua Donna. Pien di quella ineffabile dolcezza Che del bel viso trassen gli occhi miei Lassai quel ch' i' più bramo; ed ho sì avvezza e fermo (?). Vell. intende di Stefano Colonna il giovine, che per trovarsi in quel tempo cogli altri Colonnesi da' suoi nemici Orsini fuor da Roma cacciato, non era col piè saldo nello stato, come desiderava che fosse" (?). Son. LXXIX. 1. DUO: il Poeta e il Sole (Apollo), amante di Dafne, confusa quì, come altrove, con Laura. 2. QUEL: Amore. 3. REGNA: è quel d' Ovidio: Regnat, et in dominos jus habet ille Deos. 5. S' ACCORSE: Laura. CHIUSA: circondata dai raggi del Sole. 8. PIÙ FERA: più rigida di quel che fu in quel momento. 11. AVVERSARIO: rivale; il Sole. 12. A LUI: al Sole. 13. NUVILETTO: nuvoletto. Cast.: Quasi dica, Non fu nuviletto di vapori levati di terra, ma dalle lagrime sue nacque. Son. LXXX. 2. viso: di Laura. volta. 7. NON VEDE: la mente. 5. QUEL: Laura. NON È LEI: così i codd. e le ediz. antiche, Vell., Ges., Alun., Bembo, Faust., Cast., Tass., Murat. ecc. LEI è quarto caso. La lezione CIÒ CHE NON È 'N LEI (Bandini, Serassi, Morelli ecc.) ci sembra apparentemente falsa, oltrecchè è priva di autorità. PETRARCA. 7 In una valle chiusa d'ogni 'ntorno, SONETTO LXXXI. (94.) Se veder potesse la casa di Laura, i sospiri le giugnerebbero più spediti. Se 'l sasso ond' è più chiusa questa valle, Di che 'l suo proprio nome si deriva, A Roma il viso ed a Babel le spalle; I miei sospiri più benigno calle Avrian per gire ove lor spene è viva: Com' io m' accorgo, che nessun mai torna: Degli occhi è 'l duol; che tosto che s' aggiorna SONETTO LXXXII. (95.) Benchè conosca d'essere infelice nel suo amore, è fermo di volerla amar sempre. Rimansi addietro il sestodecimo anno De' miei sospiri; ed io trapasso innanzi 9. VALLE: Valchiusa. 12. NON: trovo. - 13. GIORNO: di cui al v. 3. 14. CHE: la quale immagine. -FIGURA: dipinge. Son. LXXXI, 2. NOME: Valchiusa. 3. SCHIVA: quasi che il sasso avesse a schifo le sozzure della corte papale in Avignone. 4. VISO: chiama viso l' ertezza del sasso. Cast. BABEL: Avignone. 5. PIÙ BENIGNO CALLE: più agevole via, perchè allora lascerebbe un adito da Valchiusa al luogo di dimora di Laura. 8. NON FALLE: non fallisce, ma arriva colà. - 12. OCCHI: miei. 13. TOLTI: da quel sasso. 14. AFFANNO spronandoli in parte, onde possano vedere il luogo dove dimora Laura. Non dice che salisse il montuoso sasso, nè che s' inerpicasse su per quella montagna (Leop., Boz. ecc.). Son. LXXXII. 1. RIMANSI ADDIETRO: è passato. Dettò dunque questo Sonetto nel 1343. |