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VITA NUOVA

DI

DANTE ALIGHIERI

A CORRETTA LEZIONE KIDOTTA

E CON ILLUSTRAZIONI DICHIARATA

DA P. J. FRATICELLI

SOCIO CORRISPONDENTE DELL' ACCADEMIA TIBERINA TOSCANA, DELLA VALDARNESE DEL POGGIO, DI QUELLA DEL PETRARCA D' AREZZO, DEGL' INCAMMINATI DI MODIGLIANA, EC.

FIRENZE

DALLA TIP. DI LEOP. ALLEGRINI E GIO. MAZZONI

NELLA BADIA FIORENTINA

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La Vita Nuova di Dante Alighieri è un'ingenua

storia de' giovenili suoi amori con Beatrice Portinari, da lui deltata in forma di Commento sopra alcune sue poesie. In questo elegante Libretto, l'Autore brevemente narrato il principio del suo innamoramento, riporta, secondo l'ordine del tempo in cui furono scritti, i suoi poetici componimenti; e dando a conoscere in quante parti sian essi divisi, dispiega ciò che ha voluto dir nella prima, ciò che ha inteso nella seconda; e le circostanze dell' un componimento facendo succedere e legando a quelle dell'altro, tesse l' istoria della sua vita giovanile, dall'età cioè di nove anni fino ai ventisei o ventisette. Dei tratti interessanti per una graziosa semplicità, e per un sentimento di malinconia, ch'è lo stato abituale dell'anima dello Scrittore, riuvengonsi frequentemente in questo Libretto, il quale considerato anche per il solo lato della lingua e della elocuzione, comecchè nella prima apparisca una non comune purità, nella seconda una non usitata nobiltà, non può a meno d'aversi in gran pregio. Ed essendo che l'Aniore è stato sempre quello che ha inspirato i giovani poeti, non dovrà recar meraviglia se i poetici componimenti che quivi stanno inseriti, e che sono i primi parti della Musa Dantesca, abbiano Amore per argomento. Quando possa aver sembianza di vero ciò che dice il Ginguéné, che cioè Dante scrisse il presente Libretto per aver luogo di collocarvi i suoi versi, non potrà esser men vero che egli il facesse per erigere un piccolo mo

numento alla memoria di colei che egli amò con un affetto sì costante e sì puro.

Era in Firenze antica costumanza, che con feste e conviti si solennizzassero i primi giorni della Primayera. L'anno 1274 Folco Portinari, cittadino di ottima fama, e di molte facoltà provvisto, aveva accolto nella sua casa i congiunti e gli amici, e fra questi Allighiero Allighieri padre di Dante, onde, a dimostrazione del giubilo che infonde nell'animo l'aspetto della ridente stagione, festeggiare il primo giorno di Maggio. Dante, abbenchè non avesse per anco oltrepassato il nono anno dell' età sua, era stato condotto dal Padre ad una tal festa, quando in sul finire di quella, essendosi cogli altri fanciulli tratto in disparte a trastullarsi, s'imbattè in una piccola figlia di Folco, la quale, come dice il Boccaccio, era assai leggiadretta secondo la sua fanciullezza, e ne'suoi atti gentile, e piacevole molto, con costumi e parole assai più gravi e assennate, di quello che il suo picciol tempo, d'ott'anni allora compiuti, non richiedesse: ed oltre a questo aveva le fattezze del volto ottimamente disposte, e piene di tanta onesta vaghezza, che quasi un' Angioletta rassembrava. Il nome di questa fanciulla era Beatrice, che per vezzo sincopatamente dicevasi Bice; e o fosse la conformità de' loro sentimenti, o quella violenza di simpatia che ci forza ad amar l'un oggetto piuttostochè l'aliro, Dante, quantunque fanciullo, s' accolse nel cuore la bella immagine di lei con tanta affezione, che fin da quel giorno dee dirsi che incominciasse ad esser signoreggiato dalla passione d'Amore. Ma lasciando di parlare degli accidenti della puerizia, dice il Boccaccio, che coll'età moltiplicarono l'amorose fiamme cotanto, che niun' altra cosa gli era piacere, riposo o conforto, se non il vedere quel caro oggetto delle sue affezioni. Quali e quanti fossero poi i pensieri, i sospiri, le lagri

me e le altre passioni gravissime da lui per questo amore nella giovenile età sostenute, egli medesimo il racconta nel presente Libro della sua vita nuova, e perciò stimo superfluo il ripeterlo. Laonde lasciando di narrare ciò che dall'Autore stesso è narrato, io dirò sole alcune parole sul titolo del Libro e sulle controversie che fino ad oggi si sono agitate intorno quest'amore di Dante: nel che fare, se andrò ripetendo alcuni di que' fatti, ed alcuni di quelli argomenti che furono da me posti in campo, allorchè nel Ragionamento filologico-critico sul Canzoniere dell'Alighieri feci la storia de'di lui amori, spero mi verrà di leggieri perdonato, essendo che daranno un qualche peso alle mie asserzioni, e porranno in una qualche luce la verità del mio assunto.

Alcuni Filologi non arrivando a investigar la ragione per cui Dante intitolasse Libro della Vita Nuova quest' opuscolo, se ne trasser fuori dicendo, che egli avealo così intitolato, perchè così gli era piaciuto. Altri credendo che per quel titolo avesse voluto indicare la storia d'uno stadio, o d'un periodo di vita che succede ad un altro, ne dedussero, averlo chiamato il Libro della Vita Nuova, o perchè va quivi descrivendo un periodo della sua vita nel quale parvegli di sentire un gran cambiamento, e d'incominciare un' esistenza novella (e quest' era

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epoca del suo innamoramento con Beatrice); o perchè va descrivendo una piccola parte di quel periodo del viver suo, che incominciò dalla morte di essa Beatrice, e che fu per lui una vita diversa, una vita successiva a quella da lui già trascorsa. D' una simile opinione sembra essere stato ancora il Trivulzio, essendochè nella Prefazione alla stampa della Vita Nuova da esso procurata in Milano, disse essere indubitato, che quivi Dante tratti della rigenerazione in lui operata da Amore.

Ma i primi e i secondi andarono assai dilungi

Vol. III.

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