Sayfadaki görseller
PDF
ePub

egli dice e asserisce, tutte cose ideali, ed a figura ridurre si debbono. Ma perchè? Perchè (egli ri. sponde, e il Lettore noli bene questa magistrale risposta) perchè elle non furono con più particolari distintivi specificate dal Poeta (13). Ma Dio buono! è egli possibile di bevere così grosso? è egli possibile di produrre in buona fede di cotali ragioni? E sarà egli d'altronde possibile, che un Lettore sensato voglia più prestar fede agli altrui sogni che non al proprio discernimento? Narra in questo suo Libretto l'Alighieri, che la prima volta che Beatrice apparve davanti a suoi occhi, non aveva ancor nove anni d'età: narra che essa era di sì nobili e laudabili portamenti, che di lei poteano dirsi quelle parole d'Omero « Ella non pare figlia d'uom mortale, ma di Dio »: narra che se trovavasi in luogo, ov' ella fosse, un repentino tremore per tutta la persona assalivalo: narra che abbenchè Amore baldanzosamente il signoreggiasse, tuttavolta la bella immagine della sua amata nou sofferiva, che ei lo reggesse senza il fedele consiglio della ragione: narra che egli cercava con ogni studio di celare altrui quest'amore, e che d'altre donne fingeudo essere innamorato, fece d'esse schermo alla verità attalchè molti non conoscendo la femmina per cui distruggevasi, uon si sapeano come chiamarla: narra che compose un Serventese in lode delle sessanta più belle donne della città, fra le quali collocò pure la donna sua : narra che uno de' più grandi suoi desiderii era quello di venir da lei salutato: narra che un dì la vide venire appresso Giovanna, la douna del Cavalcanti, e che quand' ella passava per via, tutti le si facean d'attorno per ammirarla: narra infine che essa morì il 9 Giugno del 1290 nella giovanile età di cinque lustri, e che egli a disacerbare alquanto l'im

(13) Pag. XII.

menso dolore ch'erasi fatto distruggitore dell' ani” ma sua, scrisse la Canzone Gli occhi dolenti ec.

Questi e cento altri piccoli fatti, dettagli ed aneddoti che si rinvengono nella Vita Nuova, potrann' eglino forse non dirsi bastantemente dal Poeta specificati? potrann' eglino forse ridursi a figura? Ma il Biscioni insiste e sentenzia: essere in verisimile che Beatrice fosse una donna vera, perchè Dante chiamolla la gloriosa Donna non del suo cuorema sibbene della sua mente, vale a dire dell' intelletto (14); perchè dissela desiderata in cielo dagli Angeli e da' Santi, ove null'altra mancanza avevasi che di lei (15); perchè la predicò distruggitrice di tutti i vizj, e regina delle virtù (16), e la credè un numero nove, cioè un miracolo della Santissima Trinità (17) ec., prerogative nobilissime ed eccellentissime, confacevoli solo a creatura più che umana e mortale (18). Or io domando al Biscioni, se quella Laura, la quale egli dice trovare grandissimamente differente da Beatrice (19), perciocchè fu una

(14) « Quando alli miei occhi apparve prima la glo>> riosa donna della mia mente ». (Vita Nuova pag. 3.) (15) « Lo cielo che non have altro difetto

[ocr errors]

>> Che d'aver lei, al suo Signor la chiede.

» Madonna è desiata in l'alto cielo.

Canz. I.

(16) « Quella gentilissima, la quale fu distruggitrice » di tutti i vizj, e reina delle virtù ec. » pag. 15).

(Vita Nuova

(17) « Questa donna fu accompagnata dal numero no» ve a dare ad intendere ch' ell' era un nove, cioè un » miracolo, la cui radice è solamente la mirabile Tri>> nitade >>. (Vita Nuova pag. 55).

(18) Biscioni pag. XIII, e XXXI.
(19) Pag. XII.

[ocr errors]

19

vera donna, non riscotesse dall' innamorato Petrarca le medesime enfatiche ed iperboliche lodi. Apriamo il di lui Canzoniere, e lo vedremo ben tosto: Gentil mia donna, io veggio

Nel mover de' vostri occhi un dolce lume,
Che mi mostra la via, che al ciel conduce.

Quest' è la vista ch'a ben far m'induce,
E che mi scorge al glorioso fine.

Chi vuol veder quantunque può Natura
E'l Ciel fra noi, venga a mirar costei.

[ocr errors][ocr errors]

Non era l'andar suo cosa mortale

Ma d' angelica forma.

Laura mandata in terra

A far del ciel fede tra noi.

Se alcuno mi domandasse il perchè (aveva già detto il Dionisi) il perchè, essendo Beatrice una femmina

In carne, in ossa e colle sue giunture, Dante ne abbia parlato nella Vita Nuova in un modo quasi del pari maraviglioso, come se fosse la donna del Convito: per questo appunto, risponderei, che Dante era poeta, celebrò Beatrice poeticamente con lodi superiori alle umane. Ma essendo. chè in quella prima etade non aveva egli la cognizione delle scienze, lodolla quanto sapeva e poteva col solo lume della ragione, descrivendo in questo suo Opuscolo un amore razionale e metafisico, non quale in fatti esso era, ma quale doveva o poteva essere dalla scorta fedele condotto della ragione. Ma poi ch' egli s'ebbe dato allo studio, cioè all'amore della Filosofia, lodò e celebrò altamente questa quasi seconda donna nel suo Convito e nelle sue filosofiche Canzoni con tutto il lume ch'egli avea

di scienza e d'arte. Finalmente nella poetica e presso che divina visione da lui descritta nella Commedia, tornò a lodar la sua prima donna, cioè Beatrice, fatta già cittadina del regno de' Beati, col lume sovrannaturale e scientifico della fede.

Quali effetti producesse in Dante quel primo amore per la Portinari, il quale altro non era che una naturale inclinazione d'un cuor gentile per donzella adorna di tutti i pregi, il palesa egli stesso quando racconta, che considerando nell'oggetto amato un modello di bellezza, d'onestà e di virtù, si elevarono le sue idee e si posero con esso a livello; sentì quindi in sè medesimo un cambiamento, nè più trovò l'uomo di pria. Sublimandosi la sua mente, il suo affetto altresì infermossi di spiritualità e di purezza, come la sua volontà acquistò rettitudine ed energia. Laonde egli asseriva che il saluto di Beatrice, il quale era il massimo suo desiderio, operava in lui mirabilmente e virtuosamente (20); e diceva, buona essere la signoria d'amore; perchè trae l'intendimento del suo fedele da tutte le vili cose (21). Simili concetti esprimeva nelle sue Canzoni, esclamando:

Io giuro per

colui

Ch' Amor si chiama, ed è pien di salute,
Che senza oprar virtute

Nissun puole acquistar verace loda.

Canz. XV, St. V.

Da te (Amor) convien che ciascun ben si muova,
Per lo qual si travaglia il mondo tutto;
Senza te è distrutto

Quanto avemo in potenza di ben fare.

Canz. VIII. St. I.

Il sistema immaginato da Platone sulla grada

(20) Pag. 15.

(21) Pag. 19.

zione delle bellezze, per cui l'anima inalzandosi dalla contemplazione del bello materiale e visibile a quella del bello spirituale ed invisibile, trova la sua felicità nel distaccamento da' sensi, e nella calma delle passioni, era in moda nel secolo cavalleresco dell' Alighieri. Non già che i dotti di quell' età avessero in generale attinte quelle loro sublimi o piuttosto fantastiche idee dai libri del Greco Filosofo, perciocchè allora erano poco o punto conosciuti in Italia, ma aveanle ricavate da quelli di S. Agostino. Le Opere di questo Padre tutto Platonico formavano in gran parte la Filosofia di que’tempi, e quelle parloe disce amare in creatura Creatorem, et in factura Factorem furon bastanti per fondarvi sopra tutti i sistemi amoroso-platonici de' nostri primi rimatori entusiasti. Gli omaggi del cuore e della mente venivano quindi da essi accompagnati con una specie di culto. Eglino non cessavano di ripetere che niente più amavano nelle loro donne, quanto le bellezze interiori dell'anima: che i loro spiriti d'un'origine celeste si cercavano e si vagheggiavano qui in terra senza alcuna mescolanza d'impurità e di materia: che se talvolta il loro entusiasmo sembrava troppo esaltarsi in vista della fisica bellezza, ciò non era, dicevan essi, che in virtù dell'estasi sublime che eccitavasi in loro all' aspetto delle prodigiose fatture dell'Onnipotenza e dei capi d'opera di perfezione che il cielo si compiaceva di mostrare alla terra. Per ciò appunto, e' dicevano, la somma Sapienza formando col suo potere l'Universo, volle nelle sue creature farsi in parte visibile all' Uomo, e volle in esse splendere in cotal guisa, affinchè allettando gli occhi del corpo, invaghisse quelli dell'intelletto ad inalzarsi per insino a Lei (22). Ond' è che ogni amore naturale o intellet

(22) « Ciò che non muore, e ciò che può morire,

« ÖncekiDevam »