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Convito, avvegnachè l'Autore non l'avesse manifestato? Chi non scorgerà che il seguente Sonetto faccia parole di due amori, il primo naturale, il secondo intellettuale ?

Due donne in cima della mente mia
Venute sono a ragionar d'amore;
L'una ha in se cortesia e valore,
Prudenza ed onestate in compagnia.
L'altra ha bellezza e vaga leggiadria,
E adorna gentilezza le fa onore,
Ed io, mercè del dolce mio signore,
Stommene a piè della lor signoria.
Parlan bellezza e virtù all' intelletto,
E fan question, com'un cuor puote stare
Infra due donne con amor perfetto.
Risponde il fonte del gentil parlare,

Che amar si può bellezza per diletto,
E amar puossi virtù per alto oprare.

La leggiadria delle forme è l'oggetto dell'amor sen. suale; la bellezza della virtù è l'oggetto di quello intellettuale. L'amar bellezza per diletto è il fine dell'uno; l'amar virtù per alte opere è il fine dell' altro. Quegli poi che il Poeta chiama fonte del gentil parlare, si è Amore, nella guisa ch'altrove chiamollo il fonte del gentile operare. E due, non v' ha dubbio, sono stati gli amori di Dante, il primo vero e naturale, il secondo allegorico e spirituale. Il primo noi lo troviamo definito in un verso delle sue Liriche,

Amore e cor gentil sono una cosa;

e in suo verso egualmente, noi troviamo la definizione del secondo,

Amor che muove sua virtù dal cielo: ma la Vita Nuova e per gli argomenti e le prove, che sono andato finora adducendo credo averlo bastantemente provato) si aggira tutta quanta sul primo, descritto forse in un modo mistico ed iperbo

lico, ma non già sul secondo, il quale non avea per allora presa assoluta signoria sulla mente del giovine Dante. Se questi infatti si determinò a non parlar più di Beatrice, insintantochè non potesse in altro modo più degno trattare di lei, e se per venire a ciò si mise a studiare di tutta forza; se egli si proponeva dire un giorno di lei quello che mai era stato detto d'alcuna, e se dopo più lustri, e dopo studj continuati e profondi, attenne la sua promessa formando della sua amata il personaggio principale del suo Poema, anzi il più alto simbolo dell'umano intelletto, qual'è la Scienza delle cose divine, come potrà egli dirsi che la Commedia sia una continuazione della Vita Nuova, anzi un secondo lavoro congiunto con quel primo, e connesso sì per i modi, sì per l'allegorie, e sì per lo scopo? La Vita Nuova, io ripeto, è un'ingenua storia de'giovenili amori di Dante per la vezzosa figlia di Folco, nè ha connessione alcuna col Convito, come sostiene il Biscioni, o sivvero colla Commedia, come pretende il Rossetti.

Restami ora a parlare del modo da me tenuto nel pubblicare la presente edizione di questo Libro di Dante. Nella stampa del Sermartelli ed in parecchi MSS. furono (come avverte pure il Biscioni) tolte via tutte le Dichiarazioni e Divisioni de' poetici componimenti, le quali l'Autore stesso a guisa di chiose o sommarii avea poste per entro a questa sua operetta. Nelle stampe moderne peraltro tali Dichiarazioni furono restituite a'lor luoghi; ed io parimente ciò facendo, ho creduto bene di stamparle in un carattere corsivo, affinchè a prima vista distintamente conoscansi od anche si saltino da chi iu leggendo non ami le interruzioni, e voglia piuttosto tener dietro alle diverse narrative, che intorno i suoi amori fa in questo libro l'Autore. Nè ho creduto opportuno di collocarle a modo di note, come hanno praticato gli Editori Pesaresi, perchè nei Co

dici esse seguono immediatamente i componimenti ai quali appartengono, e sono quindi inframezzate col testo nella guisa che pur lo sono nel Convito, ove le Divisioni o Sommarii delle Ganzoni stanno per entro il corpo dell'opera, come paò vedersi nel secondo Capitolo di ciaschedun Trattato.

Rapporto alla lezione io ho tenuto a riscontro le quattro principali edizioni che di esso libro abbiamo (Sermatelli 1576, Biscioni 1723, Poliani 1827, e Nobili 1829), e ne ho trascelta quella che m'è apparsa la migliore od almen la più vera. Oltredichè ho pur riscontrato un Codice della Libreria del Sig. Cav. Bali Niccolò Martelli, dalla cui gentilezza, pel mezzo del Sig. Canonico Basi, ho potulo ottenere di consultarlo a mio agio (72): e dirò che la lezione di questo prezioso Codice, e la stampa procurataci dal Trivulzio (Poliani 1827) sono più specialmente state il fondamento di questa mia edizione, Nella quale io avrei volentieri riportate in postilla tutte le varianti che le stampe ed i Codici ne presentano, e che da me sono state fedelmente notate, se lo avesse comportato il formato di essa. Il quale per esser di troppo piccolo ed a ciò disadatto, mi fa procrastinare un tale divisamento fino ad altro tempo, a quello cioè, nel quale io pubblicherò una seconda magnifica edizione di queste Opere minori di Dante.

(72) Questo è quel medesimo Codice di cui mi valsi pel confronto delle Rime liriche, e di cui feci menzione a p. XVII del mio Ragionamento. Esso è membranaceo in fol. picc., ed appartiene al sec. XIV: contiene un frammento d'un Antico Novelliere, Proverbia Salomonis, le Vite de' Filosofi e loro sentenze. Nomina Lapidum et (eorum) virtutum, Expositio somnium, Varie Rime di Dante e del Cavalcanti, ed in fine la Vita Nuova,

Finalmente io mi sono studiato pel primo di fare a questo Libretto, nella guisa che praticai nel Canzoniere, delle illustrazioni e note filologiche, istoriche e critiche, affinchè più agevole ad ogni condizion di Lettori ne riuscisse l'intelligenza, ed affinchè non si vedesse con nostro rammarico uno de'più antichi ed eleganti scritti che vanti l'italiano idioma, andarne nel pubblico privo d'ogni qualunque Commento.

t

DI

DANTE ALIGHIERI

In quella parte del libro della mia memo

ria, dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica (1), la quale dice: Incipit Vita Nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemprare (2) in questo libello (3), e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

Nove fiate già, appresso al mio nascimento, era tornato lo cielo della luce (4) quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria gi

(1) Rubrica vale argomento o sommario d'un libro o d'un capitolo, esposto brevemente : e così dicevasi dal color rosso col quale ordinariamente scrivevasi.

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(2) Assemprare, ritrarre, copiare, ad exemplum dicere. Forse qui è detto per assembrare, cioè raccorre, unire.

(3) Libello per libretto. Altre volte Dante nel processo chiama libello questa sua opera. E nel Convito Tratt. II, cap. 2, favellando di essa: E siccom' è ragionato per me nello allegato libello. (4) Il Sole. Intendi: già erano trascorsi quasi nove anni.

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