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è secondo la intenzione del primo attore che è Iddio. E questo è manifesto appresso di ciascuno che concede la divina bontà essere soinmamente perfetta. La intenzione del primo attore è che ogni cosa rappresenti tanto la divina similitudine quanto la propria natura può ricevere. E per questo è detto: Facciamo l'uomo ad imagine e similitudine nostra. E benchè non si possa dire le cose sotto all' uomo essere fatte ad imagine di Dio; niente di ineno si può dire tutte le creature essere fatte a divina similitudine, perchè l'universo non è altro che una ombra di Dio. Adunque la umana generazione allora sta bene quando secondo che è possibile, a Dio s'assomiglia. Ma la umana generazione massime a lui s'assomiglia quando massime è una, perchè la vera natura della unità in lui solo consiste. Per questo è scritto: Odi Isdrael, il Signore Dio tuo è uno. Ed allora la generazione umana è massime una quando tutta in uno si unisce, lo che non può essere se non quando è suggetta a uno principe. Per la qual cosa allora s'assomiglia massime a Dio, quando ad un principe si soggetta, e così è secondo la intenzione sua, ed ottime si conduce, come nel principio di questo Capitolo è dimostrato.

Ancora ottime sta ogni figliuolo quando secondo la forza della propria natura seguita le vestige del padre perfetto. La generazione umana è figliuola del cielo, il quale in tutte l'opere sue è perfettissimo, perchè l'uomo è geVol. 111.

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homo hominem, et sol: juxta secundum de Naturali auditu. Ergo optime se habet humanum genus, cum vestigia coeli, quantum propria natura permittit, imitatur. Et cum coelum totum unico motu, scilicet primi mobilis, et unico motore qui Deus est, reguletur in omnibus suis partibus, motibus et motoribus, ut philosophando evidentissime humana ratio deprehendit: si vere syllogizatum est, humanum genus tunc optime se habet, quando ab unico principe tanquam ab unico motore, et unica lege, tamquam ab unico motu, in suis motoribus et motibus reguletur. Propter quod necessarium apparet ad bene esse Mundi, Monarchiam esse, sive unicum principatum, qui Imperium appellatur. Hanc rationem suspirabat Boetius dicens: O felix hominum genus, Si vestros animos amor, Quo coelum regitur, regat.

Ubicumque potest esse litigium, ibi debet esse judicium: aliter esset imperfectum, sine proprio perfecto: quod est impossibile, cum Deus et Natura in necessariis non deficiat. Inter omnes duos principes, quorum alter alteri minime subjectus est, potest esse litigium, vel culpa ipsorum, vel subditorum: quod de se patet. Ergo inter tales oportet esse judicium, et cum alter de altero cognoscere non possit, ex quo alter alteri non subditur (nam par in parem non habet imperium) oportet esse tertium jurisdictionis amplioris, qui ambitu sui juris ambobus prin cipetur. Et hic erit Monarcha, aut non. Si sic, habetur propositum: si non, iterum ha

nerato dall'uomo e dal sole, come dice nel secondo della fisica Aristotele. Sicchè allora ottime vive la generazione umana, quando secondo che permette la propria natura seguita le vestigia del cielo. E come il cielo tutto è regolato in tutte le sue parti, moti e motori da uno movimento unico del primo cielo e dall'unico motore, ch'è Iddio (come filoso fando l'umana ragione evidentissimamente apprende); così la generazione umana allora ottime si conduce quando da uno motore con uno ordine di legge è regolata. Per questo al bene essere del mondo è necessaria la monarchia. E così intese Boezio quando disse: O quanto saresti felice, generazione umana, se quello amore che regge il cielo li tuoi animi reggesse.

Dovunque può essere litigio ivi debbe essere giudicio, altrimenti sarebbe la cosa imperfetta sanza la perfetta, onde possa avere perfezione, e questo è impossibile, conciossiachè Iddio e la natura nelle cose necessarie non maucano. Ma tra due Principi, de'quali nessuno è all'altro soggetto, può essere conten. zione o per colpa loro o per colpa de' sudditi e per questo tra costoro debbe essere giudizio. E perchè l'altro non può giudicare dell' altro, essendo pari, bisogna che sia uno terzo di più ampla giurisdizione, che sopra amenduni questi signoreggi. Quello o sarà uno principe o saranno più: se sarà uno, noi abbiamo il proposito nostro; se saranno più, possono in

bebit sibi coaequalem extra ambitum suae jurisdictionis. Tunc iterum necessarius erit tertius alius; et sic aut crit processus in infinitum, quod esse non potest: aut oportebit devenire ad judicem prineum et summum: de cujus judicio cuncta litigia dirimantur, sive mediatae, sive immediate, et hic erit Monarcha, sive Imperator. Est igitur Monarchia necessaria mundo. Et hanc rationem videbat Philosophus, сит dicebat: Entia nolunt male disponi; malum autem, pluralitas principatuur: unus ergo princeps.

Praeterea, Mundus optime dispositus est cum justitia in eo potissima est; unde Virgilius commendare volens illud saeculum, quod suo tempore surgere videbatur, in suis Bucolicis cantabat: Jam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna. Virgo namque vocabatur Justitia, quam et Astraeam vocabant. Saturnia regna dicebantur optima tempora, quae et Aurea nuncupabant. Justitia potissima est solum sub Monarcha. Ergo ad optimam mundi dispositionem requiritur, esse Monarchiam, sive Imperium. Ad evidentiam subassumptae propositionis, sciendum, quod Justitia de se et in propria natura considerata, est quaedam rectitudo sive regula, obliquum hinc inde abjiciens: et sic non recipit majus et minus, quaemadmodum albedo in suo abstracto considerata: Sunt enim hujusmodi formae quaedam compositioni contingentes et consistentes simplici et invariabili essentia, ut ma · gister sex principiorum recte ait. Recipiunt

sieme contendere, e però hanno bisogno d'ano terzo sopra loro giudicatore; e così o noi procederemo in infinito, la quale cosa essere non può, o noi perverremo a uno principe il quale o sanza mezzo, o co' mezzi le liti tutte decida. La Monarchia adunque è necessaria al mondo. Questa ragione significava Aristotele quando e' diceva: le cose non vogliono essere male disposte; la moltitudine de' prencipi è male. Adunque il principe debbe esse

re uno.

Oltre a questo, il mondo ottime è disposto quando in lui la giustizia è potentissima; e però Virgilio, volendo lodare il secolo suo, nel. la Bucolica disse: ora torna la Vergine, ora tornano i regni di Saturno. Chiamavasi la Vergine la Giustizia, la quale chiamavano ancora Astrea, cioè stellante. I regni di Saturno chiamavasi i regni ottimi, i quali chiamavano ancora i regni d'oro; e la giustizia è potentissima solo sotto uno monarca. Adunque alla ottima disposizione del mondo necessaria è la monarchia. È da notare che la giustizia in sè, e in propria natura considerata, è una certa rettitudine e regola che da ogni parte scaccia il torto; e così non riceve in sè più e meno, siccome la bianchezza nella sua astrazione considerata, perchè queste forme avvengono al composto, e di sè sono una essenzia semplice e invariabile come dice il maestro de' sei principii. Niente di meno ricevono più e meno dal

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