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se un pensamento forte, il quale poco si partia da me; anzi continuamente mi riprendea, ed era di cotale ragionamento meco: Posciachè tu pervieni a così schernevole vista quando tu se'presso di questa donna, perchè pur cerchi di vederla? Ecco che se tu fossi domandato da lei, che avresti tu da rispondere? ponendo che tu avessi libera ciascuna tua virtude (1), in quanto tu le rispondessi. Ed a questo rispondea un altro umile pensiero, e dicea: Se io non perdessi le mie virtudi, e fossi libero tanto ch' io potessi rispondere, io le direi che si tosto com'io immagino la sua mirabil bellezza, si tosto mi giugne un desiderio di vederla, il quale è di tanta virtude, che uccide e distrugge nella mia memoria ciò che contra lui si potesse levare; e però non mi ritraggono le passate passioni da cercare la veduta di costei. Ond'io mosso da cotali pensamenti proposi di dire certe parole, nelle quali scusandomi a lei di cotal riprensione, ponessi anche quello che mi addiviene presso di lei, e dissi questo Sonetto.

Ciò che m'incontra nella mente more

Quando vengo a veder voi bella gioja; E quando vi son presso, io sento A more Che dice: fuggi, se 'l perir t'è noja (2). Lo viso mostra lo color del core,

Che tramortendo, ovunque può s'appoja(3),

(1) Virtude per potenza o facoltà dell' anima. (2) Vale a dire, fuggi se non t'è a grado il ri manere qui morto.

(3) S' appoggia.

E per l'ebrietà, del

gran tremore,

Le pietre (1) par che gridin: moja, moja.
Peccato face (2) chi allor mi vede

Se l'alma sbigottita non conforta,
Sol dimostrando che di me gli doglia,
Per la pietà, che 'l vostro gabbo avvede (3),
La qual si cria nella vista morta

Degli occhi ch'hanno di lor morte voglia. Questo Sonetto si divide in due parti. Nella prima dico la cagione, per che non mi tegno di gire presso a questa donna ; nella seconda dico quello che m'addiviene per andare presso di lei, e comincia questa parte quivi: E quando vi son presso. E anche que sta seconda parte si divide in cinque, secondo cinque diverse narrazioni: che nella pri ma dico quello che Amore consigliato dalla ragione mi dice quando le son presso: nella seconda manifesto lo stato del core per esemplo del viso: nella terza dico siccome ogni sicurtade mi vien meno : nella quarta dico, che pecca quegli che non mostra pietà di me acciocchè (4) mi sarebbe alcun con

(1) Intendi le pietre della parete, di quella muraglia, ov' egli tramortendo s' appoggia. V. ciò che Dante dice quattro pagine sopra.

(2) Rimprovero a Beatrice, la quale a quell' epoca mostravasi insensibile all' affetto del Poeta.

(3) Intendi: Per l'angoscia che s'accorge del vostro gabbo o scherno, la qual angoscia si crea nella vista moribonda degli occhi, che hanno voglia della propria lor morte, perchè son essi che col guardare danno origine al loro morire.

(4) Acciocchè per perciocchè.

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forto: nell' ultima dico perchè altri do vrebbe aver pietà, cioè per la pietosa vista (1) che negli occhi mi giunge, la qual vista pietosa è distrutta, cioè non pare altrui, per lo gabbare di questa donna, la quale trae a sua simile operazione coloro che forse vedrebbono questa pietà. La seconda parte comincia quivi: Lo viso mostra ; la terza: E per l' ebrietà; la quarta: Peccato face; la quinta: Per la pietà.

Appresso ciò che io dissi, questo Sonetio mi mosse una volontà di dire anche parole nelle quali dicessi quattro cose ancora sopra il mio stato, le quali non mi parea che fossero manifestate ancora per me. La prima delle quali si è che molte volte io mi dolea, quando la mia memoria movesse la fantasia ad imaginare quale Amor mi facea: la seconda si è, che Amore spesse volte di subito m'assalia si forte che a me non rimanea altro di vita se non un pensiero che parlava della mia donna: la terza si è che quando questa battaglia d'Amore mi pugnava così, io mi movea quasi discolorito tutto per veder questa donna, credendo che mi difendesse la sua veduta da questa battaglia, dimenticando quello che per ap propinquare a tanta gentilezza m'addivenia: la quarta si è come cotal veduta non solamente non mi difendea, ma finalmente disconfiggea la mia poca vita; e però dissi questo Sonetto:

(1) Pietosa vista per angoscia; ed in simile significato adopra pure il vocabolo pietà, cinque versi più sotto.

Spesse fiate venemi alla mente
L'oscura qualità (1) ch’Amor mi dona;
E vienmene pietà sì, che sovente
Io dico: lasso! avvien egli a persona?
Ch'amor m'assale subitanamente (2)
Sì che la vita quasi m'abbandona:
Campami un spirto vivo (3) solamente,
E quel riman, perchè di voi ragiona.
Poscia mi sforzo, che mi voglio aitare;
E così smorto e d'ogni valor voto,
Vegno a vedervi, credendo guarire:
E se io levo gli occhi per guardare,

Nel cor mi s' incomincia un terremoto,
Che fa da' polsi l'anima partire.

Questo Sonetto si divide in quatiro par. ti, secondo che quattro cose sono in esso narrate: e perocchè sono esse ragionate di sopra, non m'intramelto (4) se non di distinguere le parti per li loro cominciamenti: onde dico che la seconda parte comincia quivi: Ch' Amor; la terza quivi: Poscia mi sforzo; la quarta : E se io levo.

Poichè io dissi questi tre Sonetti, ne' quali parlai a questa Donna, però che furo narratorii di tutto quasi lo mio stato, credeimi tacere, perocchè mi parea avere di ine assai manifestato. Avvegnachè sempre poi tacessi di dire a lei, a me convenne ripigliare materia

(1) Oscura ha qui il significato d'angosciosa. Così nel Son. xvni la qualità della mia vita oscura. (2) Improvvisamente.

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(3) Cioè: resta in me vivo solamente uno spirto. (4) Non m'impaccio, non mi dò pensiero.

nova e più nobile che la passata. E perocchè la cagione della nova materia è dilettevole a udire, la dirò quanto potrò più brevemente.

Conciossiacosachè per la vista mia molte persone avessero compreso lo segreto del mio cuore, certe donne le quali adunate s'erano dilettandosi l'una nella compagnia dell'altra, sapeano bene lo mio cuore, perchè ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte. Ed io passando presso di loro, siccome dalla fortuna menato, fui chiamato da una di queste gen. tili donne. Quella che m' avea chiamato era di molto leggiadro parlare ; sicchè quando io fui giunto d'innanzi a loro, e vidi bene che la mia gentilissima douna non era con esse, rassicurandomi le salutai, e domandai che piacesse loro. Le donne erano molte, tra le quali n'avea certe che si rideano tra loro. Altre v'erano che guardavanmi aspettando che io dovessi dire. Altre erano che parlavano tra loro, delle quali una volgeudo gli occhi verso me, e chiamandomi per nome, disse queste parole: A che fine ami tu questa tua donna, poichè tu non puoi la sua presenza sostenere? Dilloci, chè certo il fine di cotale amore conviene che sia novissimo. E poichè m'ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte le altre cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi loro queste parole: Madonne, lo fine del mio amore fu già il saluto di questa donna, di cui voi forse intendete, ed in quello dimorava la beatitudine che era fine di tutti i miei desiderii. Ma poichè le piacque di negarlo a me,

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