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Che Dante dica il falso, affermando che la donna di cui fa menzione nella fine della Vita Nuova, fu la bellissima e onestissima figlia dello imperadore dell'universo, alla quale Pittagora pose nome filosofia, (Conv., II, 16), dimostrano alcuni: ed è fra essi il d'Ancona, che nel Discorso altre volte citato ha per fermo che la donna gentile esistette; e il poeta l'amò, sebben poi a farne una cosa con la filosofia fosse indotto da timore d'infamia (Conv., I, 2), cioè da sospetto che molti di retro da lui lo riprenderebbero di levezza d'animo, udendo lui essere dal primo amore mutato ad altro amore di donna (III, 1). Le quali ragioni adduce Dante ad iscusarsi d'aver parlato di sè (rivelando che la donna gentile altro non era che la filosofia, e però cosa degna di ocparlo in luogo di Beatrice), e fra' commentatori non pochi usano a farlo reo di una ingenua finzione. Ingenua sarebbe, e facilissima a discoprire, e strana in uomo di tanto animo, e indegna d'uomo di tanto acume, se fosse finzione: ma perchè deve essere ? Non certo, perchè sia strano in lui, e a quei tempi, trattar di cose ideali per

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allegoria; non certo, perchè sembri incredibile che egli a ventisette anni, potesse applicar l'animo e l'intelletto agli studî filosofici. Chè già nel Convivio afferma (e non c'è ragione di dubitarne) che in quello stesso anno 1292 si diè con vivo entusiasmo a leggere filosofia: onde in lui sarebbero stati a un tempo, potenti sì da padroneggiarlo, com'egli dice e come è a credere di un uomo cotanto energico, due amori in tutto diversi, e l'uno e l'altro con pari forza lottanti contro il ricordo della morta Beatrice! Ma forse, dalle parole sopra citate del Convivio " non si può inferire aver Dante voluto negare la realtà storica della donna gentile, come dall'averegli scritto "Dico che per Cielo intendo la Scienza, e per Cieli le Scienze e dall'aver egli detto che pei Motori dei cieli intende i Filosofi...., non lice in verun modo inferire aver egli voluto negare la realtà oggettiva dei Cieli e degli Angeli, (Scart., Enciclopedia dantesca, vol. 1o, Hoepli 1896, pag. 647-48). Ma il più inesperto lettore si guarderà da tali argomenti. Che hanno a fare angeli e cieli, cioè cose esistenti per sè necessariamente, fuori della opinione e della testimonianza degli uomini, con una donna, che poteva essere o no, e dell'esserci stata, o no, si ha notizia dal solo Dante ? Il quale, bene ebbe in animo di negarne la realtà storica, se a questo intento si può dir che scrisse il Convivio; e del resto, di lei afferma che ella fu la filosofia, dei cieli e degli angeli dice che per essi intende le scienze e i filosofi. O anche si dovrà aver per fiaba ciò che si narra della donna gentile nel Convivio, perchè in questo si esalta con amplissime lodi la filosofia, e si afferma che Dante se ne accese in piccol tempo, forse di trenta mesi in guisa che l'antico pensiero ne era vinto e cacciato; e nella Vita Nuova al contrario, il secondo amore è

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