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settentriocaŭi: e le cercanos pele memorie della loro vita vagante e pomade, ripugnante ad ogni atto di vita civile. e così là dove non potevano essere; oppure nelle storie che ci sono pervenate di essi già da lunga stagione stačiti sui territorj conquistati. argomentando viziosamente dai documenti di un tempo agli usi ed alle istituzioni di un altro moito anteriore.

Ed invero, i Longobardi e i Franchi del secolo ottavo male si agguaglierebbero agli antenati che due secoli innanzi fermaronsi gli uni in Italia, gli altri nelle Gallie. A modificare i costumi e le usanze di questi sarebbe bastato, per così dire, il solo passaggio daila vita nomade all'agricoltura; ma dugento anni trascorsi dal nuovo stabilimento in poi dovevano aver prodotto l'effetto che una ben lontana rassomiglianza con gli antichi progenitori descritti da Tacito e da Giulio Cesare conservassero i loro discendenti. Non più stranieri all'Italia erano i Longobardi del secolo ottavo, ma cittadini affezionati alle terre che gli avevano veduti nascere: ed una commistione d'usi, d'istituti, e di razze eziandio era seguita fra essi e la gente romana. Quindi errano coloro che vogliono giudicare dello stato dei Longobardi non anco discesi in Italia studiandoli nelle generazioni di quelli che due secoli dopo erano divenuti italiani, e che per effetto dei contatti e delle relazioni stabilite col vecchio popolo erano molto mutati e diversi dagli antichi.

Di un altro elemento influente nella genesi e nelle vicende del sistema feudale non ha tenuto conto il Sartori, nè i dotti da lui seguitati, voglio dire della potenza morale esercitata dalla Chiesa cattolica. La quale per mezzo della istituzione delle pievi e delle parrocchie, per mezzo della fondazione dei monasteri nelle campagne più appartate, per mezzo dei pontefici e dei vescovi, dei prelati e sacerdoti d'ogni grado, intendeva non solo alla cura dell'anime ed alla conversione degl' infedeli, ma a dirozzare i costumi, a proteggere i deboli, a conservare i resti del sapere e degl'istituti romani, ad onta dell' irrompente barbarie. Mediatrice tra i vinti e i vincitori, fu la Chiesa che insegnò il modo di congiunzione fra i due popoli, fu dessa che diede coi canoni le prime norme dei nuovi ordini, e si spinse poi fino al punto di voler padroneggiare e reggere gli stati civili.

Un quarto errore, che è quasi sequela dei precedenti, sta nell'aver opinato che in Francia abbia avuto la principal sede, e il principale svolgimento la feudalità, e che di lì fosse portata da

Carlomagno in Italia; mentre la verità è, a nostro credere, che qua e là contemporaneamente e per cause congeneri nascesse, e solamente avesse in Francia un corso più rapido, e per alcune accidentalità un po'diverso. Onde il Sartori si è mal consigliato, quando si è posto a far la storia della proprietà, e del gius feudale italico, referendosi alle narrazioni di scrittori e storici francesi, ed amalgamando così la storia di un'altra nazione con la nostra, la quale per più titoli e ragioni da quella si differenziava. Non vuolsi con questo negare che la dominazione dei Franchi non accelerasse indirettamente il corso della feudalità, ma non la importò nè la creò, e nemmeno ne alterò l'andamento.

Finalmente, un ultimo errore che il Sartori ha comune con la più parte degli indagatori delle origini feudali, egli è quello di non aver distinto due periodi ben marcati e separati nella storia dei feudi sì in Francia come in Italia, e più specialmente qui che altrove.

Ricordiamoci che l'essenza caratteristica e primitiva del sistema feudale, la pietra angolare di questo edifizio, si riduce in ultima analisi ad un vincolo che legava insieme due private persone, non nel modo di un vincolo civile-contrattuale, ma di un vincolo civile-politico, mediante il quale una delle persone posta in alto grado sociale dava fede di proteggere l'altra vivente in umile stato, e questa dal canto suo le prometteva osservanza ed ossequio, e la responsione di alcuni servigj, alla foggia del tributo che il suddito soleva nei tempi romani pagare al sovrano. Tutti gli altri fatti della feudalità si raggruppano intorno a questo primo, sono emanazioni ed esplicamenti di esso, e vi si ricongiungono come i ramoscelli i più minuti di un albero si riattaccano, mediante più o meno numerose diramazioni, al ceppo della pianta.

Ora, il primo periodo abbraccia il tempo della creazione, dell'infanzia e giovinezza di questo sistema, il quale non esce per allora dalla sfera delle relazioni puramente private, non ha nome suo proprio, nè vale a turbare sensibilmente l'ordine politico dello stato nuovo fondato dai barbari. È lento in questa età il crescere e il dilatarsi degl'istituti signorili, e passa quasi inavvertito agli occhi degli osservatori superficiali; ma quanto più è latente la vita di essi, più si fa palese, a chi vi fissa sopra l'acuto sguardo, la gagliardia delle forze che tendono a procacciarsi col gettare da per tutto profonde radici.

In questo periodo i popoli nuovi, ci si permetta tal frase, sono più passivi che attivi, ricevendo senz'accorgersene gl' influssi delle

e delle genti romane, ed appropriandosi perfino nelle faccende di gran momento la loro lingua: segno certo che invece di annichilare la libertà, e con essa le consuetudini civili dei vinti, erano i vincitori in qualche guisa dominati e sopraffatti da quelli, poichè il miracolo d'imporre la propria lingua ai padroni non ha mai fatto al mondo alcuna razza di schiavi.

Chi vuol ben tessere la storia del primo periodo degli ordinamenti signorili dee tener conto di molte usanze giuridiche ed economiche invalse in Italia e nelle altre provincie dell' Impero occidentale prima della sua caduta; le quali usanze mantenutesi in questa età, e modificatesi a norma degli eventi, valsero appunto a dar vita, alimento e sostegno alla nuova pianticella che dovea poi distruggere lo stato politico stabilito dai barbari.

Noi citeremo fra esse il servaggio dei coloni alla gleba, che non è istituto longobardo, non francese, non gotico o germanico, ma risale fino ai tempi dell' imperatore Costantino; e gli aldj, che a più d'uno sono apparsi siccome una condizione di persone sui generis nello stato longobardo, tutta propria di questi popoli, altro non erano che una classe di servi della gleba. Noteremo la prestazione dei tributi fiscali non più in denaro, ma in prodotti d'ogni specie e in servigj di coltivatori e di animali, carri, ed arnesi istruenti i fondi rustici, non che la prestazione in natura di tutte le rendite delle terre che i coloni parziarj, i conduttori, gli enfiteuti facevano ai padroni; i quali usi reputati comunemente come molto influenti nella genesi degl' istituti feudali, non sono novità introdotte dai barbari, ma rimontano a più d'un secolo prima della caduta dell' Impero (1).

(1) La storia del colonato presso i Romani è stata di fresco trattata e svolta in tutta la sua ampiezza dal signor Carlo Revilliout, Professore della Facoltà di Grenoble, in tre lunghi e dotti articoli inseriti nella Rivista storica di Diritto francese e straniero. Sono ivi esposte le vere cause che sottoposero i coloni al servaggio della gleba in tutte le provincie dell'Impero, e sono pure rettificate nel modo e nel senso stesso da noi spiegato nel primo volume dei Cenni storici delle leggi sull'agricoltura, pubblicato nel 1845., alcune opinioni, le quali facevano del colonato una istituzione nuova e di origine barbarica. Per verità, saremmo inclinati a dubitare che il nostro lavoro non sia stato ignoto al dotto professor francese, comunque non lo rammenti mai, perchè la conformità delle

Deesi pure tener conto dello stato in cui erano molte terre ẹ vasti fondi, sotto l'Impero, appartenenti pel dominio al Fisco, al Principe, ai Municipj; i quali fondi essendo popolati di servi della gleba di più condizioni, o erano amministrati da alcuni capi che dicevansi attori (actores), o dati in enfiteusi per un canone piuttosto tenue, e con l'onere delle solite prestazioni in natura allo stato. Della esistenza di fondi in egual modo amministrati e coltivati nel medio evo tutte le carte e documenti pubblicati da molto tempo, e quei nuovi che alla giornata vanno pubblicandosi, ci danno non dubbie prove; e basti rammentare a questo proposito le terre chiamate tributarie, e quelle poste sotto la dipendenza dei gastaldi. Di concessioni enfiteutiche evvi dovizia nel medio evo; e il contratto di enfiteusi già per le leggi romane regolato, non è a muover dubbio che non servisse più tardi di modello al nuovo tratto di feudo, il quale poi dal canto suo contribuì ad insinuare nella enfiteusi alcuni elementi eterogenei.

con

Finalmente segnaleremo l'usanza dei patrocinj privati invalsa negli ultimi tempi dell'Impero a favore degli oppressi d'ogni maniera, cui pigliavano a proteggere i laici potenti e i dignitarj ecclesiastici, continuata più o meno sotto la dominazione dei Goti e dei Greci, esercitata poi con più frequenza sotto i Longobardi. Da questa usanza alle raccomandazioni signorili cementate con la prestazione dei tributi in natura da parte dei Romani a favor dei protettori, e suggellate con la mutua fede, non v'è che un passo di poco momento, quel passo che appunto separa un periodo storico da un altro, e che è consentaneo alle leggi che regolano il corso della umanità.

Se con l'aiuto dei fatti fin qui esposti e di pochi altri di minor conto sia possibile rintracciare nel medio evo le vere e prime origini della feudalità in un modo alquanto più positivo, più credibile, e meglio approvato dai canoni della scienza storica, di quello non si è tentato in addietro, ne rilascio agl' imparziali il giudizio. Certo è che io mi accinsi in altro lavoro a farne la dimostrazione,

vedute nelle parti più caratteristiche e più essenziali dell'argomento è molta ed appariscente; ma se il nostro /dubbio non fosse fondato, avremo sempre ragione di consolarci che altri, pigliando dopo di noi a studiare profondamente uno dei più importanti subietti della storia della legislazione agraria sotto i Romani, sia venuto nelle nostre medesime conclusioni.

valendomi delle molte opere e collezioni di documenti pubblicate anco nei moderni tempi, ma non rivolte a studiare sotto tal punto di vista le istituzioni in esame. E dopo me v'è chi ha calcato con successo la stessa via, cioè il signor Andrea Gloria di Padova, dell'opera del quale tenni parola nel precedente volume dell'Archivio Storico. E se le opinioni già manifestate non fan velo al mio intelletto, parmi che le pubblicazioni storiche avvenute in questi ultimi anni porgano nuovi argomenti a confermarle.

Questa via avrebbe dovuto battere anco il Sartori, chè allora gli sarebbe stato agevole di cogliere nel segno, indagando la origine di alcune specie di feudi esistenti nel Friuli, i quali risalgono verosimilmente a questi tempi.

Altri progressi degl' istituti signorili nel primo periodo storico consistono nell' incominciamento delle accomandigie reali dei beni ai signori per mezzo di finte vendite o donazioni, nei primi esempj di concessioni di terre a vita fatte dai prelati ai fedeli sotto nome di benefizj, nelle immunità dalle giurisdizioni dei duchi e dei conti, che i dignitarj ecclesiastici si procurarono dai re rispetto ai beni ed alle persone dei fedeli, immunità che consistevano per allora nell'eseguire essi, in nome dei rettori e dei magistrati longobardi, gli ordini che li chiamavano ai placiti ed alle corti ove si amministrava giustizia.

Termina il primo periodo al momento in cui le novelle istituzioni sono per uscire dalla sfera dell'ordine civile privato per andare ad invadere l'ordine politico; ed in Italia questo periodo comprende tutto il regno dei Longobardi.

Coi Franchi incominciò il secondo, in cui gl' istituti signorili pigliano a sovvertir l'unità e la forza politica dello stato sminuzzandolo e frazionandolo in parti moltiplici, e mirano a sostituire da per tutto la loro azione a quella derivante dalle leggi e dai comandi dell'autorità sovrana. Due diverse serie d'avvenimenti occorre, per la chiarezza del discorso più che pel rigore dell'ordine storico, distinguere ; vale a dire, quelli risguardanti le relazioni tra i signori e i loro sottoposti, fedeli o giurisdizionali che fossero, e quelli attinenti alle relazioni dei signori col capo titolare dello stato.

Rispetto agli eventi della prima specie è notevole, pei documenti dei tempi, come ogni capo di fedeli, sia ecclesiastico sia secolare, pigliasse ad esercitare con più o meno larghezza i poteri sovrani non solo sopra costoro, ma anche sulle terre da essi possedute e

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