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PROEMI 0.

In quella parte del libro della mia memoria, dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica, la quale dice: incipit Vita Nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole, le quali è mio intendimento d'assemprare in questo libello, e se non tutte, almeno la loro sentenza.

CAPITOLO I.

Nove fiate già, appresso al mio nascimento, era tornato lo cielo della luce quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria girazione, quando alli miei occhi apparve prima

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ANNOTAZIONE CRITICA.

4. N. scritte molte cose e le parole S. esemplare - B. assemplare

CAP. I.

1. W. già quasi appresso

CENNI PER L'INTERPRETAZIONE.

2. Perchè non sappiamo ricordarci delle cose accadute nella prima nostra fanciullezza.

4. «assemprare » cioè ritrarre, Inf. XXIV, 4; oppure riunire, mettere insieme, come nella Canz. « Quantunque volte» verso 4.

5. Anche nel Convivio II, 2 l'autore chiama «libello» la presente operetta.

CAP. I.

2 Il Sole è detto «la gran luce» nel Purg. XXXII, 52: e la lucerna del mondo» nel Par. I, 37. Esso fu creduto girarsi col suo cielo in tempo di un anno intorno alla terra, la quale nel sistema del medio evo formava il centro dell' universo.

3. Come gli altri Pianeti, anche il Sole ha una girazione che non è sua propria, ma communicatagli dal Cielo Cristallino, ossia primo mobile. Par. XXVII, 106.

la gloriosa donna della mia mente, la quale fu chiamata da 5 molti BEATRICE, i quali non sapeano che si chiamare.

Ella era già in questa vita stata tanto, che nel suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente delle dodici parti l'una d' un grado: sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi alla fine del 10 mio nono. Apparvemi vestita d' un nobilissimo colore umile ed onesto, sanguigno, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenia. In quel punto dico veracemente che lo spirito della vita, lo quale dimora nella segretissima camera del core, cominciò a tremare sì forte

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5. Il pensiero dell' aut. potrebb'essere, molti che la chiamavano « Beatrice» non sapevano quanto questo nome le fosse proprio ed adatto. Si avverta però che nel Sonetto «Io mi sentii svegliar dentro allo core» il Poeta fa dire ad Amore «quella (Beatrice) ha nome Amor si mi somiglia».

8. Vuol dire ch' ella avea d'età la dodicesima parte d' un secolo, cioè anni otto e un terzo. Convivio II, 6: «Tutto quel cielo si muove, seguendo il movimento della stellata spera, da occidente a oriente, in cento anni uno grado. » E cap. 15: «lo movimento quasi insensibile che (il cielo stellato) fa da occidente in oriente per un grado in cento anni. » Onde se un grado si fa in cento anni, la dodicesima parte d'un grado si farà in anni otto e un terzo.

10. Poichè Dante era nato nel 1265, al dire del Boccaccio nel mese di Maggio, e poichè aveva nove anni quand' egli la prima volta s'incontrò in Beatrice, perciò il fatto qui accennato accadde nel maggio 1274. Non indegna di fede sembra dunque la narrazione del Certaldese, che questo primo incontro abbia avuto luogo nella festiva ricorrenza del giorno primo di Maggio. In un suo Sonetto indirizzato a M. Cino l'aut. dice: «Io sono stato con Amore insieme Dalla circolazion del Sol mia nona», e nel Purgat. XXX. 41: «L' alta virtù, che già m'avea trafitto Prima ch' io fuor di puerizia fosse.»>

11. Verso la fine di questa operetta nel capo 40. l' aut. dice: << mi parea vedere questa gloriosa Beatrice con quelle vestimenta sanguigne, colle quali apparve prima agli occhi miei», e nel Purg. XXX. 33: «Vestita di color di fiamma viva. >>

mente, che apparia ne' menomi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: Ecce Deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi.

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In quel punto lo spirito animale, il quale dimora nell'alta camera, nella quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e par- 20 lando spezialmente agli spiriti del viso, disse queste parole: Apparuit jam beatitudo vestra.

In quel punto lo spirito naturale, il quale dimora in quella parte, ove si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse queste parole: Heu miser! quia 25 frequenter impeditus ero deinceps. D'allora innanzi dico ch' Amore signoreggiò l'anima mia, la quale fu sì tosto a lui disposata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria, per la virtù che gli dava la mia imaginazione, che mi convenia fare tutti i suoi piaceri compiutamente. 30 Egli mi comandava molte volte che io cercassi per vedere quest' Angiola giovanissima: ond' io nella mia puerizia molte fiate l'andai cercando; e vedeala di sì nobili e laudabili por

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15. Vedi Purg. XXX, 34: e la sesta Canzone di Dante «E' m' incresce di me si malamente» Str. 5. «Lo giorno che costei nel mondo venne, Secondo che si trova Nel libro della mente che vien meno, La mia persona parvola sostenne Una passion nuova, Tal ch'io rimasi di paura pieno; Ch'a tutte mie virtù fu posto un freno Subitamente, sì ch' io caddi in terra, Per una voce che nel cor percosse. E, se 'l libro non erra, Lo spirito maggior tremò sì forte, Che parve ben che morte Per lui in questo mondo giunta fosse.»>

19. Contrappone allo spirito della vita, che sta nel cuore, lo spirito animale, cioè l'anima, che dimora nell' alta camera, vale a dire nel cervello. 24. Lo spirito vocale.

32. Vedi qui sotto cap. 35: «ricordandomi di lei, disegnava un Angelo sopra certe tavolette», e nella Canz. « Voi che, intendendo»: «un' Angiola che in cielo è coronata».

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tamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: «Ella non pareva figliuola d'uomo mortale, ma di Dio. Ed avvegna che la sua immagine, la quale continuamente meco stava, fosse baldanza d'Amore a signoreggiarmi, tuttavia era di sì nobile virtù, che nulla volta sofferse, che Amore mi reggesse senza il fedele consiglio della ragione in 40 quelle cose là dove cotal consiglio fosse utile a udire. E perocchè soprastare alle passioni ed atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse; e trapassando molte cose, le quali si potrebbero trarre dall' esemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole, le quali sono 45 scritte nella mia memoria sotto maggiori paragrafi.

CAPITOLO II.

Poichè furono passati tanti dì, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l'apparimento soprascritto di questa gentilissima, nell'ultimo di questi di avvenne, che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, 5 in mezzo di due gentili donne, le quali erano di più lunga

etade; e passando per una via, volse gli occhi verso quella parte ov'io era molto pauroso; e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutò

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35. Iliade XXIV, 259. Verso relativo a Ettore, e riportato da ARISTOTELE nell' Etica Nicom. VII, 1. e nell' Etica Eudem. VI, 1.

39. Nel Purgat. XXX. 133. dice Beatrice: « Meco il menava in dritta parte volto. »>>

43. Purg. XXX, 67: « Come pittor che con esemplo pinga Disegnerei com'io m' addormentai ».

5. Parad. XIX, 132.

CAP. II.

8. «meritata per rimeritata, rimunerata, premiata. In un Sonetto attribuito a Dante si dice «Lo re che merta i suoi servi. >> «nel grande secolo». Inf. II. 14. «secolo immortale ».

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