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rare la sentenzia delle parti, e però le distinguo solamente. La seconda comincia quivi: Deh perchè piangi tu; la terza: Lascia piangere a noi; la quarta: Ell' ha nel viso.

CAPITOLO XXIII.

Appresso ciò pochi dì, avvenne che in alcuna parte della mia persona mi giunse una dolorosa infermitade, ond' io continuamente soffersi per molti dì amarissima pena; la quale mi condusse a tanta debolezza, che mi convenia stare come 5 coloro, i quali non si possono movere. Io dico che nel nono giorno sentendomi dolore quasi intollerabile, giunsemi un pensiero, il quale era della mia donna. E quando ebbi pensato alquanto di lei, io ritornai pensando alla mia deboletta vita, e veggendo come leggiero era lo suo durare, ancora che sana fosse, cominciai a piangere fra me stesso di tanta miseria. Onde sospirando forte, fra me medesimo dicea: Di necessità conviene, che la gentilissima Beatrice alcuna volta si muoia. E però mi giunse uno sì forte smarrimento, ch'io chiusi gli occhi e cominciai a travagliare come farnetica persona,

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8. io ritornai pensando», rivolsi i pensieri alla fragilità della vita umana. 9. Leggiero è il durare della vita anche in persona sana; molto più in un infermo, come lo era l'aut.

14. a travagliare », ad alterarmi. Par. XXXIII. 113. «una sola parMutandom' io, a me si travagliava ».

venza,

ed imaginare in questo modo: che nel cominciamento dell' errare che fece la mia fantasia, apparvero a me certi visi di donne scapigliate, che mi diceano: Tu pur morrai. E dopo queste donne, m' apparvero certi visi diversi ed orribili a vedere, i quali mi diceano: Tu se' morto.

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Così cominciando ad errare la mia fantasia, venni a quello, 20 che non sapea dove io fossi; e veder mi parea donne andare scapigliate piangendo per via, maravigliosamente tristi, e pareami vedere il sole oscurare sì, che le stelle si mostravano di colore, che mi facea giudicare che piangessero, e parevami che gli uccelli volando per l'aria cadessero morti, e che 25 fossero grandissimi terremoti. E maravigliandomi in cotale fantasia, e paventando assai, imaginai alcuno amico, che mi venisse a dire: Or non sai? la tua mirabile donna è partita di questo secolo. Allora incominciai a piangere molto pietosamente; e non solamente piangea nella imaginazione, ma 30 piangea con gli occhi bagnandoli di vere lagrime.

Io imaginava di guardare verso il cielo, e pareami vedere moltitudine di angeli, i quali tornassero in suso ed avessero

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17. donne scapigliate», nella canz. 4. le dice «disciolte ».

18. Non qui, ma nella canz. str. 3. dice anche questi visi di donne (crucciati ).

22. « piangendo, maravigliosamente tristi»: nella canz. str. 4.» Qual lagrimando, qual traendo guai, che di tristizia saettavan foco ».

23. «<le stelle » equivalgono a «la stella » del testo poetico, cioè tutto il cielo stellato. Oscurandosi il sole, le stelle diventano visibili.

28. Vedi sopra cap. 8. son. 4. «Dal secolo hai partita cortesia ». 30. L' aut. non solamente imaginava di piangere, ma piangeva con vere lagrime. La sua imaginazione gli faceva provare a del non ver vera rancura». Purg. X. 133., eppure i suoi erano «non falsi errori». Ivi XV. 117.

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dinanzi loro una nubiletta bianchissima: e pareami che questi angeli cantassero gloriosamente, e le parole del loro canto mi parea che fossero queste: Osanna in excelsis; ed altro non mi parea udire. Allora mi parea che il core, ov' era tanto amore, mi dicesse: Vero è che morta giace la nostra donna. E per questo mi parea andare per vedere lo corpo, nel quale 40 era stata quella nobilissima e beata anima. E fu sì forte la errante fantasia, che mi mostrò questa donna morta: e pareami che donne le coprissero la testa con un bianco velo: e pareami che la sua faccia avesse tanto aspetto d' umiltade, che parea che dicesse: Io sono a vedere lo principio della pace. In questa imaginazione mi giunse tanta umiltade per veder lei, che io chiamava la Morte, e dicea: Dolcissima Morte, vieni a me, e non m' esser villana; perocchè tu dêi esser fatta gentile, in tal parte se' stata! or vieni a me che molto ti desidero : e tu lo vedi, chè porto già lo tuo colore. E quando io avea 50 veduto compiere tutti i dolorosi mestieri, che alli corpi de' morti

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34. Gli artisti del trecento volendo rappresentare il passaggio d' un' anima beata a vita migliore, ce la mostrano in figura di un fanciullo rinchiuso in una nuvoletta ed accompagnata da un numero d' angeli.

36. «La virtù, ch'a ragion discorso ammanna, ...

voci del cantare: Osanna ». Purg. XXIX. 49.

apprese ... nelle

44. La volontà di Dio «è nostra pace». Parad. III. 85.....
tura.. solo in Lui vedere ha la sua pace ». Ivi XXX. 101.
50. Vedi l' annotaz. critica.

la crea

s' usano di fare, mi parea tornare nella mia camera, e quivi mi parea guardare verso il cielo: e sì forte era la mia imaginazione, che, piangendo, cominciai a dire con voce vera: O anima bellissima, com'è beato colui che ti vede! E dicendo queste parole con doloroso singulto di pianto, e chiamando la Morte 55 che venisse a me, una donna giovane e gentile, la quale era lungo il mio letto, credendo che il mio piangere e le mie parole fossero solamente per lo dolore della mia infermità, con grande paura cominciò a piangere. Onde altre donne, che per la camera erano, s'accorsero di me che piangeva per lo 60 pianto che vedeano fare a questa: onde facendo lei partire da me, la quale era meco di propinquissima sanguinità congiunta, elle si trassero verso me per isvegliarmi, credendo che io sognassi, e diceanmi: Non dormir più, e non ti sconfortare. E parlandomi così, cessò la forte fantasia entro quel punto 65 ch' io volea dire: O Beatrice, benedetta sii tu. E già detto avea: 0 Beatrice . . . . quando riscuotendomi apersi gli occhi, e vidi ch' io era ingannato; e con tutto ch' io chiamassi questo nome, la mia voce era sì rotta dal singulto del piangere, che queste donne non mi poterono intendere.

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56. Si è sospettato che questa «donna giovane e gentile», congiunta coll' autore <«< di propinquissima sanguinità», fosse la sua sorella, che fu maritata a Leon Poggi. BOCCACCIO, Commento sopra l' Inf. VIII. 1. 62. «< sanguinità» per consanguinità, parentela.

65. «All' alta fantasia qui mancò possa » Parad. XXXIII. 142.

70. Queste donne, benchè sentissero il grido dell' aut., pure non intesero il nome di Beatrice, da lui pronunziato, per essere la sua voce tutta rotta dal singulto.

DANTE, Opere minori. I.

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Ed avvegnache io mi vergognassi molto, tuttavia per alcuno ammonimento d' amore mi rivolsi a loro. E quando mi videro, cominciaro a dire; Questi par morto; e a dir fra loro: procuriam di confortarlo. Onde molte parole mi diceano da con75 fortarmi; ed allora mi domandavano di che io avessi avuto paura. Ond' io, essendo alquanto riconfortato, e conosciuto il falso imaginare, risposi loro: Io vi dirò quello c' ho avuto, Allora, cominciandomi dal principio, fino alla fine dissi loro ciò che veduto avea, tacendo il nome di questa gentilissima. 80 Onde poi, sanato di questa infermità, proposi di dir parole di questo che m' era avvenuto, perocchè mi parea che fosse amorosa cosa a udire; e però ne dissi questa canzone:

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CANZONE SECONDA.

I. Donna pietosa e di novella etate,
Adorna assai di gentilezze umane,
Ch' era dov' io chiamava spesso Morte,
Veggendo gli occhi mei pien di pietate,

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71. L'aut. si vergognava di aver profferito il nome della sua donna; ma senza ragione, chè al dire della canz. str. 2. lui solo aveva inteso quel nome nel suo cuore.

83. «Donna pietosa», quella stessa, in cui, come si notò alla lin. 56, si è creduto riconoscere la sorella del poeta.

85. Presso al letto, ov' io giaceva malato, invocando per «l' amarissima pena che sofferivo», spesso la morte, che venisse a me (lin. 55.)

86. «pien di pietate», pianger sì pietosamente.

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