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TESTI DEL CANZONIERE DI DANTE.

La maggior parte delle raccolte di Rime Dantesche, che esistono in gran numero, danno anche le poesie sparse nella Vita Nuova, o tutte, o almeno parte di esse. Egli è per questo che qualche editore dell' opera nostra consultò per le poesie che vi sono contenute anche testi a penna del Canzoniere. Ma invece di un lavoro sistematico, ciò non si fece che, per così dire, a caso, confrontando pei passi che più degli altri sembravano dubbiosi, ora l' uno, ora l'altro codice. Così il numero dei testi in tal modo riscontrati è grande, e sembra anche maggiore, perchè non senza ragione si può dubitare, se alcune di queste citazioni non siano errate. Il più importante di questi confronti è per avventura quello del codice Mortara, comprese le varianti in esso notate del testo Redi e di uno dei Riccardiani. Altri codici che in questo modo si dicono consultati si registrano nella notizia data qui sotto delle edizioni del Torri e del Giuliani.

I testi, quanto si è potuto esattamente, confrontati per la presente edizione sono i seguenti

1. Il Canzoniere del codice già Somaja, poi mio, ed ora di Strasburgo. Esso contiene le quattro Canzoni, la Ballata, e i Sonetti 1, 2, 18, 24 e 25. Come per la V. N. così anche pel Canzoniere numerose varianti si leggono sui margini del codice.

2. Un Quinterno del Sign. Avvocato Scapucci di Firenze, che crederei del trecento. Vi si leggono i Sonetti 2, 5, 7, 8, 11, 12, 16, 19, 21 e 22. Questi fogli mi furono nel 1873 gentilmente communicati dal chiarissimo possessore.

3. Il Quinterno della Biblioteca Palatina a Firenze, che si pretende scritto di propria mano dal Petrarca, come il Palermo lo pubblicò nel secondo volume del Catalogo della Palatina. Le poesie che vi si trovano sono la Ballata e le prime tre Canzoni. Ho giudicato opportuno di riferir le varianti di questo decantato Quinterno, perchè si conosca quanto sia il torto fatto alla memoria di Messer Francesco da chi vuole ascrivergli una scrittura piena zeppa di errori madornali.

4. La prima edizione del Canzoniere di Dante che occupa le ultime ventisette colonne della Divina Commedia col Comento del Landino «Im

presso in Vinegia per Petro Cremonese dito Veronese: Adi Xvш. di nouembrio Mcccc.LxXXXI. emendato per me maestro piero da fighino dellordine de frati minori». foglio.

Non ha che le Canzoni 1 e 2.

Il testo è scorrettissimo; astrazione fatta da questi errori, corrisponde quasi sempre alle varianti del mio codice sopra citato.

5. Il primo libro delle «Rime antiche», raccolte da Bernardo di Giunta, comprende tutte le poesie della V. N. alle quali in fine del volume si aggiungono in forma di appendice alcune varianti che « fra le molte, più di alcuna importanza sembrarono all' editore. Per registrare le lezioni, tanto del testo, che dell' appendice, mi sono servito della stampa originale: «in Firenze per li heredi di Philippo di Giunta nell' anno del Signore M.D.XXVII. Adi VI. del mese di Luglio. »

EDIZIONI DELLA VITA NUOVA.

I. Edizione del SERMARTELLI.

Il frontispizio dice:

Vita Nuova di Dante Alighieri. Con XV. Canzoni del medesimo. E la vita di esso Dante scritta da Giovanni Boccaccio. In Firenze, Nella stamperia di Bartolomeo Sermartelli. MDLXXVI. in 8. min.

La Vita Nuova non fu pubblicata per le stampe che oltre a un secolo dopo le tre prime edizioni della Divina Commedia. Le parole dello stampatore nella dedica a M. Bartolomeo Panciatichi

....

...

accomodato d' un' operetta

« Havendoci M. Niccolò Carducci
del famosissimo Poeta, e Teologo Dante Allighieri, intitolata
Vita nuoua, da esso Dante, e da altri riputata di non piccol
valore: ho voluto per mezzo delle nostre stampe farne partecipi
gli studiosi >>

ci lasciano in dubbio, se il Carducci non abbia somministrato che un suo testo a penna, oppure se tutto il lavoro che doveva precedere quello del compositore, come per es. la giunta delle rubriche marginali ecc. sia dovuto a lui. In ogni modo bisognerà supporre che l'editore, quale dei due che si fosse, si sia servito di un codice mancante delle divisioni. Un'altra particolarità di questa edizione si è, che le lodi date dall' autore alla sua Beatrice in termini che, da Cristiani, siamo avvezzi di adoperare per cose sacre o divine, vi sono omesse, oppure cambiate con altre meno eccessive. Così, a cagion d'esempio l' «Osanna in excelsis» del cap. 23. (lin. 35 della pres. ediz.), e le citazioni dei Treni di Geremia nel cap. 29 e 31. Leggendosi nella dedica che la Vita Nuova sia una di quelle composizioni antiche, « le quali ne migliorare, ne pareggiare si possono», si crederebbe che l'editore non abbia avuto l'ardire di riformare in tal modo l'opera del sommo Allighieri. Considerando però che una scrupolosità così meschina non era di certo sul fare del trecento, oppure del quattrocento, ma bensì su quello dei tempi che seguirono di presso il Concilio di Trento, mi sembra poco meno che certo, che con queste mutazioni il Sermartelli abbia voluto difendere la povera Vita Nuova dalle censure del Santo Ufficio.

II. Edizione del BISCIONI.

Eccone il titolo

In

Prose di Dante Alighieri e di Messer Gio. Воссассі. Firenze. M.DCC.XXIII. Per Gio. Gaetano Tartini, e Santi Franchi. in-4.

La Vita Nuova abbraccia le prime 49 pagine.

La prefazione di XXXVIII pagine non solamente non è segnata col nome dell' editore, ma vi si parla in terza persona del «Dottore Anton Maria Biscioni. Le «Annotazioni» però, che per la V. N. non sono che di 8 pagine e mezza, portano in fronte il nome del Biscioni. Ciò non ostante tutta l'edizione si attribuisce universalmente al solo Biscioni.

Nel catalogo dei testi a penna si è mostrato che il cod. che fu di Luca della Robbia (ora della Bibl. di S. Marco Cl. X. No. 26) abbia servito di fondamento a questa edizione. A p. 411 l' editore ci dice di essersi servito ancora di sei altri codici Fiorentini, quattro dei quali furono rintracciati con certezza, un quinto con probabilità nel summentovato catalogo. Benchè due di essi al giorno d'oggi si reputino del sec. XIV, bisogna ammettere, che 'l Biscioni ne abbia giudicato altrimenti, leggendosi alla fine della prefazione: «Non è stato possibile quì in Firenze vederne alcuno esemplare del 300.» Considerando del resto lo scarsissimo numero di varie lezioni registrate come spoglio di sei testi a penna, converrà dire che 'l confronto di essi non sia stato troppo scrupoloso. In ogni modo il Biscioni restituì le divisioni ecc. al loro posto, rimosse gli arbitrarii cambiamenti del Sermartelli, e migliorò in non pochi luoghi il testo della prima edizione.

Così il testo della Biscioniana fu materialmente ripetito dalle susseguenti stampe, che nel settecento, benchè poco propenso allo studio delle opere minori di Dante, furono assai numerose. Sono tutte Venete, e basta registrarle colle date e coi nomi degli stampatori, chè, oltre agli errori di stampa, che coll' andar del tempo si moltiplicarono in modo da render illegibile l'operetta, nessuno vi aggiunse o molto o poco del suo. L'unica differenza fra di esse e l' originale si è, che, mentrecchè tutte omettono la prefazione, inseriscono appiè di pagina le annotazioni, rilegate dal Tartini alla fine del volume. Sono dunque tre le stampe uscite dai torchi di GIAMBATT. PASQUALI (degli anni 1741, 1751 e 1772 [IIb-d]), alle quali, come pessima di tutte, tiene dietro quella di PIETRO, quondam Giovanni GATTI dell' anno 1793 (II.). Con più cura certamente furono fatte le due edizioni di ANTONIO ZATTA (IIf, ), assai splendida l' una in quarto grande 1758, ed economica l'altra in ottavo 1760.

Anche il KEIL, unico fino al giorno d' oggi, che stampò in Germania il testo originale della Vita Nuova (Chemnitz, Carlo Maucke, 1810, ottavo [II]), prese per fondamento materiale la Biscioniana. Supponendo però, erroneamente, che frai codici manoscritti uno solo inserisca le divisioni nel testo dell' opera, invece di darle al luogo dovuto, le aggiunse con altre note in fine del volume.

L'anno 1827 segna una nuova epoca nella quale gli editori si rivolgono di nuovo e con istudio maggiore all' emendazione del testo della Vita Nuova, fondata sull' esame di buoni codici, ed alla spiegazione dei passi più o meno oscuri. Il lavoro che fece strada in questa direzione è

DANTE, Opere minori. I.

C

III. l'edizione MILANESE:

Vita Nuova di Dante Alighieri ridotta a lezione migliore. Milano dalla tipografia POGLIANI MDCCCXXVII. in-8.

Edizione non venale, di sole sessanta copie. Dopo le fatiche assai più spinose che l' incomparabile Marchese GIAN GIACOMO TRIVULZIO di b. m., assistito da condegni amici, aveva consacrato al Convivio, egli si era dato l'impegno di far altrettanto anche per l'opera giovanile del sommo Allighieri, confrontando per questo scopo li due testi a penna della sua biblioteca, ed aiutandosi al bisogno di congetture sempre discrete e probabili. Le note interpretative aggiunte a quelle del Biscioni sono rare, ma succose, e ricche di bella erudizione. 1

Tenne dietro a questo eccellente lavoro

IV. l'edizione di PESARO,

che presenta sotto il titolo

Vita Nuova di Dante Alighieri secondo la lezione di un codice inedito del secolo XV. Pesaro dalla tipografia NOBILI 1829. in-8.

la pubblicazione letterale di un testo a penna, che dal possesso di casa Antaldi era passato in quello del librajo Ant. Figna di Forlì, dal quale l'aquistò lo stampatore Annesio Nobili di Pesaro. Sovrastettero all' opera il Conte ODOARDO MACHIRELLI e 'l celebre latinista CRISOSTOMO FERRUCCI. Sono veramente due stampe sotto l' istesso frontispizio: la maggiore (IVa), piuttosto di lusso, colle divisioni stampate in rosso, ma senza varianti; la minore (IVb) colla giunta sul titolo:

<< colle varianti dell' edizioni più accreditate,» vale a dire di quelle del 1576, del 1723, e del 1827.2 Benchè non iscarso per avventura sia il numero di coloro, che non giudicheranno miglioramenti tutte quante le 850 varie lezioni somministrate dal testo Nobili, pure gli editori si acquistarono un bel merito, ponendo sotto gli occhi dello studioso non una scelta, più o meno arbitraria, di varianti, ma tutta quanta la lettera di un antico codice fedelmente ricopiata. Ciò non ostante essi si allontanarono da questo lodevole sistema, rilegando ai piedi delle pagine le divisioni, che nel manoscritto, frammesse al testo, non se ne distinguono che per esser sottolineate in color rosso. - Le

Non conosco che per citazioni l'edizione della V. N. che fa parte delle Opere di Dante pubblicate da LEONARDO CIARDETTI. Firenze 1830. Vol. IV. Suppongo però che sia fatta sul modello deHa Milanese (IIIb). Così fece, al proprio suo dire, anche LUIGI CARRER nel piccolo volumetto (III): «Autori che ragionano di sè. Venezia, co' tipi del Gondoliere. MDCCCXL.» in-12.

2 Sembra che l'edizione registrata dal Ferrazzi, Manuale Dantesco. Bibliografia p. 488, come pubblicata nel 1865 a Torino da GALLO E BRUNETTI (IVC), sia identica colla Pesarese, agli esemplari della quale non si sarà cambiato che 'l frontispizio.

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