Sayfadaki görseller
PDF
ePub

XVI.

*Era venuta ne la mente mia
La gentil Donna; che per fuo valore
Fu pofta da l' altiffimo Signore
Nel ciel de l'humiitate, ov'è Maria ;
Amor, che ne la mente la fentia,
S'era fvegliato nel diftrutto core;
E diceva a' fofpiri, andate fore:
Perchè ciafcun dolente fen partia:
Piangendo ufcivan fuori del mio petto,
Con una voce, che fovente mena
Le lagrime dogliofe agli occhi trifti:
Ma quelli, che n' ufcian con maggior pena,
Venien dicendo: o nobile intelletto,
Hoggi fa l'anno, che nel ciel falisti .

XVII.

Videro gli occhi miei, quanta pietate
Era apparita in la vostra figura,
Quando guardafte gli atti, e la ftatura,
* Ch'io facia per dolor molte fiate :
Allhor m' accorfi, che voi pensavate
La qualità de la mia vita ofcura :
Si chè mi giunfe ne lo cor paura,
Di dimoftrar negli occhi mia viltate:
E tollimi dinanzi a voi, fentendo,
Che fi movean le lagrime dal core,
Ch'eran fommoffe da la voftra vista .
Io dicea pofcia ne l'anima trifta :

Ben è con quella Donna quello Amore,
Lo qual mi face andar cosi piangendo.
A S

Color

XVII.

Color d'amore, e di pietà fembianti Non prefer mai così mirabilmente Vifo di donna, per veder fovente Occhi gentili, e dolorofi pianti ; Come lo voftro; qual'hora davanti Vedetevi la mia labbia dolente : Si chè per voi mi vien cofe a la mente; Ch' io temo forte nò lo cor ti fchianti. lo non pollo tener gli occhi diftrutti, Che non riguardin voi molte fiate, Per defidero di pianger, ch' egli hannɔ: E voi crefciete fi lor volontate, Che de la voglia fi confuman tutti; Ma lagrimar dinanzi a voi non fanno

XIX.

L'amaro lagrimar, che voi facefte,
Occhi mici, così lunga stagione,
* Facea meravigliar l'altre perfone
De la pietate, come voi vedefte:
Hora mi par, che voi l'obliereste;
S'io foffe dal mio lato sì fellone,
Ch'io non ven difturbaffe ogni cagione,
Membrandovi colei, cui voi piangeste.
La voftra vanità mi fa penfare,

E spaventami sì, ch'io temo forte
Del vifo d'una Donna, che vi mira.
Voi non dovreste mai, fe non per morte,
→ La noftra Donna, ch'è morta, obliare.
Così dice il mio core ; e poi fofpira

Gen

[ocr errors]

Gentil pensiero, che parla di voi,
Sen viene a dimorar meco fovente;
E ragiona d'Amor si dolcemente
Che face confentir lo core in lui.
L'anima dice al cor: chi è costui,

Che viene a confolar la noftra mente;
Ed è la fua vertù tanto poffente,
Ch'altro penfier non lafcia ftar con noi ?
Ei le rifponde: o anima penfofa,
Quefti è un fpiritel nuovo d'amore,
Che reca innanzi a me li fuoi defiri:
E la fua vita, e tutto il fuo valore
Moffo è dagli occhi di quella pietofa
Che fi turbava de' noftri martiri.

XXI.

Laffo! per forza de' molti fofpiri,

Che nafcon di pentier, che fon nel core, Gli occhi fon vinti, e non hanno valore Di riguardar perfona, che gli miri: E fatti fon, che pajon due deliri Di lagrimare, e di moftrar dolore ; E fpelle volte piangon sì, ch'Amore Gli cerchia di corona di martiri. Quelti penfieri, e gli fofpir, ch'io gitto, Diventan dentro al cor sì angofcioli, Ch'Amor vi tramortifce, sì glien duole Però che gli hanno in se gli dolorofi Quel dolce nome di Madonna fcritto, Ede la morte fua molte parole. A 6

Deh

XXII.

Deh! pellegrini, che pensoli andate
Forfe di cofa, che non v'è prefente
Venite voi di sì lontana gente,
Come a la vifta voi ne dimostrate?
Che non piangete, quando voi passate
Per lo fuo mezzo la città dolente ?
Come quelle perfone, che neente
Par che'ntendeffer la fua gravitate:
Se voi reftate per volerlo udire;
Certo lo core ne' fofpir mi dice,
Che lagrimando n'ufcireste poi
Ella ha perduta la fua Beatrice:
E le parole, c'huom di lei può dire,
Hanno vertù di far piangere altrui.

XXIII.

Oltre la fpera, che più larga gira,
Paffa'l fofpiro, ch'esce del mio core :
Intelligentia nova, che l'Amore
Piangendo mette in lui, pur su lo tira:
Quando egli è giunto là, ove'l defira,
Vede una Donna, che riceve honore,
E luce sì, che per lo fuo fplendore
Lo pellegrino fpirito la mira.
Vedela tal, che quando il mi ridice,
Io non lo intendo, sì parla fottile
Al cor dolente, che lo fa parlare.
*Sò io, che'l parla di quella gentile,
Però chè fpeffo ricorda Beatrice:
Si ch'io lo 'ntendo ben, donne mie care.

I.

O voi, che per la via d'Amor paffate,
Attendete, e guardate,

S'egli è dolore alcun,quanto'l mio grave: E prego fol ch'à udir mi fotfriate;

E poi imaginate,

S'io fon d'ogni dolore hoftello, e chiave .
Amor, non già per mia poca bontate,
Ma per fua nobiltate,

Mi puofe in vita si dolce, e foave;
Ch'io mi fentia dir dietro fpeffe fiate:
Deh! per qual degnitate

Così leggiadro quefti lo core have?
Hora ho perduta tutta mia baldanza,
Che fi movea d'amorofo theforo;
Ond'io pover dimoro

In guifa, che di dir mi vien dɔttanza:
Sì chè, volendo far come colorɔ,
Che per vergogna celan lor mancanza,
Di fuor moftro allegranza,

E dentro da lo cor mi ftruggo, e ploro.

II.

Morte villana, e di pietà nemica,
Di dolor madre antica,

Giudicio incontaftabile gravoso;
Poi c'hai dato matera al cor dogliofo,
Ond'io vado penfofo;

Di te biasmar la lingua s'affatica:
E, fe di grazia ti vò far mendica,
Convenefi che io dica

Lo

« ÖncekiDevam »