Sayfadaki görseller
PDF
ePub

che pare a cui lo mira che voglia lamentarsi di quello spino: cosa troppo eccellente. Vi è una lupa di bronzo con due poppini che allatta, cioè Romolo e Remo, fatti benissimo; e molte altre cose.

Poi vi è Santa Maria Rotonda, il più bel tempio che sia nel mondo, che era il Pantheon, cioè templum omnium deorum. Oggidì vi si fa la festa d'Ognissanti; e così come nell'ingresso si soleva ascendere per dieci o dodici gradi, ora per la vetustà del tempo è sì cresciuto il terreno, che bisogna discendere più di otto gradi. Nel vestibolo di essa chiesa sono quattordici colonne più grandi delle nostre di San Marco; e questo è certo; e stanno avanti la porta quodamodo duplicate, e sostengono un coperto in colmo, il quale è d'alcuni travi di metallo. E la porta grandissima ed antiqua, come la chiesa tutta, è pur di metallo, che tiene dentro tanto oro, che molti dicono essere della bontà del rainese (1); ma non è da credere, perchè papa Leone non ve l'avria lasciato. Ben è vero che è molto giallo e di colore simile all' oro, ed ha di gran botte di pugnale, fatte per vedere se è lo stesso di dentro come di fuori, e così si trova. È la chiesa rotonda, come se fosse stata fatta col compasso; e intorno tutta piena d'altari; tra i quali uno si lavora, di serpentini porfidi e marmi, che sarà molto bello; ed è la sepoltura di Raffaello da Urbino (2). Il tetto è tutto rotondo e concavo, in foggia di cuba, e tutto di sasso vivo; nè altra luce, oltre la porta, entra nella chiesa; se non che di sopra, nel mezzo del tetto vi è un buco grande, come la bocca di un pozzo, il quale la rende lucidissima; ed è si alta, che per un buon pezzo fuori di Roma si vede.

(1) Dei fiorini d'oro del Reno, detti volgarmente rainesi e ragnesi.

(2) Raffaello era morto tre anni prima, cioè ai 6 d' aprile 1520. Nel 1833 il sepolcro del gran pittore fu aperto, e le sue reliquie, dopo essere state esposte per otto giorni alla vista del popolo, furono riposte in un' urna di marmo con una pergamena contenente la storia del fatto.

La domenica, il cardinal Pisani diede un desinare agli oratori e ad altri, bello e sontuoso; erano a tavola da quaranta persone. Ne dette anche un bello il cardinal Fiesco; ma non di tante pompe come furono gli altri, nè con tante musiche. Il quale cardinal Fiesco stette coi nostri oratori amorevolmente, come se fosse stato veneziano; e fa professione di buon marchesco (1).

Il cardinal d'Aix, francese, aveva invitato gli oratori appunto il giorno inanzi la loro partenza; e gli oratori si scusarono assai; e Sua Signoria volendo al tutto che vi andassero, intravenne che dal papa fu fatto ritenere il cardinal di Volterra, (2) della fazione sua; onde Sua Signoria era molto di mala voglia; e gli oratori mandarono nuovamente a scusarsi, e così fu ammessa la loro escusazione. La ritenzione del cardinal di Volterra fu alla venuta in Roma del cardinal de' Medici, che entrò con circa duemila cavalli; e gli andarono incontro i primi personaggi di Roma, cardinali ed altri. Questi, nonostante che il papa sia morto è il primo cardinale e personaggio di quella corte. Sta nel palazzo, che fu del cardinal Sangiorgio; ed ivi sono di continuo più cavalcature e genti che aspettano i signori che lo vanno a corteggiare, di quello che ci siano in corte del papa. Ogni dì ci vanno quattro o cinque cardinali; si giudica che, dopo questo, sarà papa.

Andò in concistoro il mercoledì mattina, e dopo pranzo a visitare il papa. Loro due soli si ritrassero in Belvedere; poi furono ad una vigna, e tutto quel giorno stettero a ragionare insieme; così fu detto. Il seguente giorno, a ore circa ventidue, il papa mandò per il cardinal di Volterra,

(1) Cioè, di essere affezionato alla repubblica di Venezia.

(2) Le cause dell' imprigionamento del cardinale Francesco Soderini, vescovo di Volterra, indicate dai nostri oratori, convengono in sostanza con quelle che ne addussero il Guicciardini e gli altri storici contemporanei. Ma nel racconto ch'essi ce ne fanno, trovansi delle particolarità, che si cercherebbero invano nelle opere a stampa.

il quale montò a cavallo colla sua famiglia e venne da Sua Santità. E facendo transito per Banchi e Borgo, chi lo vedeva, si faceva maraviglia di veder andare un tal cardinale in simile ora a palazzo. E di lì a mezz'ora fu vista la sua mula montata da un palafreniere tornare addietro con tutta la famiglia; e s'intese che il cardinale era stato ritenuto e posto in Castello; la qual nuova non si ebbe certa, se non a ore ventiquattro; per cui molti restarono sospesi. E circa a due ore di notte andarono a casa sua tutta la sbirraglia di Roma, e la guardia dei cavalli leggieri, e notari a far l'inventario di tutte robe di qualunque sorte; e chi dice, che gli furono tolte tutte le scritture e i danari; ma il papa gliele fece poi restituire; e avea grandissima copia sì di contanti, come d'argenti e gioie. Fu posto in Castello senza pur uno de' suoi servitori; ma quando gli fu data la sua lettiera, s' intese che il papa gli concesse tre delli suoi. Il Cardinale si rendeva molto difficile a prender cibo di alcuna sorte, di modo che il castellano, il quale è grande uomo spagnuolo di più di quindicimila ducati d'entrata, per far che mangiasse, era costretto da compassione a prender lui prima una parte del cibo. Il cardinale è molto vecchio; e il papa mostra di averne compassione, dicendo, di avere avuto grandi ragioni di fare quello che aveva fatto. La causa si dice essere; che Sua Signoria scrisse alcune lettere al re di Francia, esortandolo a venire in Italia, chè le cose per Sua Maestà non potevano essere in miglior termine di quel che erano; e che, dimorando, li suoi seguaci, per disperazione, prenderiano altri partiti, sì che mai più si pensasse di riacquistare la sua parte d'Italia. E si dice che, per mezzo di alcuni grandi del Regno coi quali aveva intelligenza, gli prometteva il Reame di Napoli e la Sicilia. E queste lettere le dette ad un fratello d'un suo cameriere; al quale, ritenuto poco fuora di Roma, furono tolte; e il papa stimolato dal cardinal de' Me

dici, di parte contraria e suo capitale nemico, e dal duca di Sessa oratore cesareo (il qual duca solo, qualche fiata mangia col papa) fece ritenere il detto cardinale. Della qual cosa per due giorni in Roma era grandissimo rumore; ma alcuni cortigiani che aveano speso quanto aveano al mondo per comprare di quelli officii che fe' vendere papa Leone, erano contentissimi di tal retenzione; perchè papa Leone, stimolato da esso Volterra, il quale diceva che il papa non li poteva vendere, gliene avea tolti molti, e ne voleva togliere degli altri; il qual cardinal solo aveva qualche autorità col papa, e gli sussurrava sempre alle orecchie male de' Medici.

Molti tengono che questo papa, che mostrava voler essere neutrale, e padre universale della repubblica cristiana, dipenda da Cesare e sia certissimo imperiale. Tuttavia ha ottima intenzione di poner pace fra li principi cristiani, nè ad altro invigila. Essendo però stato precettore di Cesare, desidera più il suo comodo che quello di altri, ed ogni sua esaltazione.

Questo papa si leva molto avanti il giorno; dice il suo ufficio, e poi se ne ritorna in letto fino all' aurora, e celebra la sua messa, e poi sta qualche ora in orazione; e alquanto dopo, fa dir la messa al suo cappellano, e la ode; dipoi si lascia vedere e dà qualche udienza; nelle quali è assai parco, per essere lui irresoluto molto, per la poca pratica che ha; di modo che in qualunque cosa o grande o piccola, le sue prime risposte sono queste: videbimus. Nè si vuol consigliare con alcun cardinale, nè fidarsi pure del reverendissimo Campeggio che lo ajuta assai; sicchè spedisce poche cose, ed ognuno resta malcontento. Nel qual numero è il Duca d'Urbino (5), che, quando venne, fu

(1) Francesco Maria della Rovere ottenne però da papa Adriano l'assoluzione delle censure e l' investitura del ducato d'Urbino, salve le ragioni della Chiesa e dei Fiorentini.

bene e gratamente accolto dal papa e investito di tutto il suo; quando poi si trattò della spedizione ha stentato più di due mesi, con essergli dimandati diecimila ducati per le bolle; e alla fine non riuscì a nulla, ed è mezzo disperato. Il papa vuole ogni giorno studiare moltissimo; nel quale studio non si contenta solo di leggere, ma vuol scrievere e comporre; e questo lo distrae dalle cure pontificie; sicchè tra le messe, le orazioni, il desinare, il riposare e lo studiare, e il dir l'uffizio e il cenare, occupa gran tempo del giorno, e può dar poca udienza; ed oltre di ciò, ci sono i concistori ordinarii, tre mattine alla settimana, lunedì, mercoledì e venerdì; oltre alcune congregazioni di cardinali che molte fiate si fanno. Pel suo vitto, il papa spende, come si disse, un ducato al giorno, che di sua propria mano la sera si trae di tasca e lo dà allo scalco segreto, dicendo: spendi per domani. Il suo vitto consiste in qualche carne di vitello e di manzo e in qualche pollastro; tal fiata minestre grosse; e nelle vigilie, pesce; ma tutto parcamente. E gli cucina e gli fa il letto e lava i drappi una femmina condotta seco dal suo paese. Tiene uno studio dietro la sua camera, pieno di libri; dove egli studia e dà per lo più le udienze segretissime; ed ivi ne ha =pur pur data una ai nostri oratori, facendoli sedere e coprir la testa. E nella penultima udienza, richiesto da uno degli oratori di poter vedere il Volto Santo con altre reliquie di San Pietro, il papa con qualche risentimento gliene concesse licenza; la quale bisogna che sia sottoscritta di sua propria mano; e diede la chiave che lui tiene in una borsa d'oro; e fu posto ordine per il giorno seguente a ore diciotto. E così gli oratori andarono in San Pietro, ed entrati tutti, furono serrate le porte; ma non si potè far tanto che non vi fosse assai gentaglia che sta di continuo su quelle scale. E preparate attorno quei luoghi ed altari tre panche con bellissimi panni d'oro soprariccio per terra (che sono di

Vol. VII.

15

« ÖncekiDevam »