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di anni in circa quattordici; il papa vuol farlo cardinale. Presso Fiorenza vi è anche una figlia legittima del magnifico Piero, nominata Caterina, la quale ha la metà della facoltà dei Medici; e per conto della madre che fu francese, duchessa di Nemour, ha un'entrata di 15,000 ducati all' anno; ma non li gode per cagione di queste guerre: l'altra metà della facoltà era di papa Leone, che la lasciò a questo pontefice, della quale può fare ciò che gli piace; e si dice che vorria far nozze tra la suddetta e il signore Ippolito, che è suo germano, e dispensarli, e lasciar loro questa metà della facoltà, sì che non esca dalla casa Medici; tuttavia siccome si trattò anche nuovamente di dare la detta donna al figliuolo del duca di Ferrara, l'oratore dice di non sapere come vadan le cose.

Papa Clemente si può dire signore assoluto di Fiorenza, e governa quello stato come gli pare e piace; ed a questo proposito l'oratore toccò il modo di governo di Fiorenza (1). Era prima un consiglio grande, di forse millecinquecento, computati gli artigiani, e facevano un gonfaloniere perpetuo, che fu Pier Soderini: poi, entrati i Medici in Fiorenza, il cardinal Giovanni, poi papa Leone, mutò il modo di governo, ed a voce elesse cinquanta cittadini dei primi della sua fazione, poi ne aggiunse venti; e questo papa ne ha aggiunti trenta, sì che sono cento al consiglio: il quale consiglio elesse venti accoppiatori, li quali tra loro elessero la Signoria, che sono in numero di . . . . . per due mesi;

aveva 15 anni allorchè fu mandato a Firenze e dichiarato abile agli ufficii della Repubblica.

Alessandro era creduto piuttosto figliuolo di Lorenzo duca d'Urbino o di Clemente, che di Piero dei Medici. Egli divenne duca di Firenze nel 1531. Di esso e d'Ippolito avremo occasione di parlare in seguito.

Caterina, figlia legittima non di Piero, ma di Lorenzo de' Medici duca d'Urbino, fu poi sposata nel 1533 ad Enrico figlio di Francesco I re di Francia.

(1) Del governo di Firenze ebbe il Foscari occasione di parlare più largamente un anno e mezzo dopo, essendovi stato ambasciatore per la Repubblica di Venezia dai 28 di gennaio 1526 ai primi di marzo 1528. (Vedine la relazione annotata dal Sig Albèri nel Vol I, Serie II, delle Relazioni degli Ambasciatori Veneti. Firenze 1839.)

Vol. VII.

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e gli Otto della Balia che hanno quattro mesi, e gli Otto della pratica, che sono al governo per mettere angherie. Tutto però fanno secondo il volere del cardinal di Cortona; e quando eleggono questi ufficii, mettono da numeri...... su di una polizza, e li mandano a Roma, e il papa segna quelli tra essi che devono rimanere, e così eleggonsi i segnati, e non altramente, quasi tutti della fazion sua. Disse anche il modo che hanno i Fiorentini di trovar danaro, ed è questo. Gli Otto della pratica domandano in prestito da ducati venticinque sino a trecento, obbligandosi a renderli sopra certe tasse; e fino che restituiscano i danari, danno dieci ed anco dodici per cento. Fiorenza ha d'entrata, per lo ordinario, ducati dugentocinquantamila; dei quali si pagano trecento lancie; cioè centocinquanta al Marchese di Mantova gonfaloniere della chiesa e capitano dei Fiorentini; cento a Giovanni Vitelli, e cinquanta a Nicolò Vitelli. Dice che il papa teneva lancie..., cioè al Marchese di Mantova altre centocinquanta; e gli dava all'anno per la sua parte ducati trentamila; al conte Guido Rangone, cento e dieci lancie. Disse che l'entrata del papa sommava a ducati circa cinquecentomila.

Poi disse, che il papa non parla nè si consiglia di cose di stato con niun cardinale, se non qualche volta col reverendissimo Farnese; il quale è il primo cardinale che ci sia, e si ritiene che se il papa morisse, saria papa (1). È romano, d'anni.....; e lo laudò assai; è molto amico di questo Stato, e desidera che i suoi nepoti siano a soldo nostro; non per bisogno (perchè hanno castelli e averi assai), ma per l' affezione che porta a questo illustrissimo Stato; e in tutto quello che può favorisce questa Repubblica: Nè di altri cardinali parlò alcuna cosa.

Questo papa Clemente ne ha dato fin qui sei decime al clero, e ha concesso la bolla circa i piovani di Venezia e le contrade; che è stata una bella cosa l'averla ayu

(1) E lo fu, col nome di Paolo III.

ta (1). Ma ben pregò l' oratore che riferisca, che la Signoria nostra non s'impacci in cose ecclesiastiche, e lasci che siano espedite come vuole la legge; dicendogli: voi sapete governare lo stato, ma in cose di jure canonico non ne sapete. Or l'è ben vero, che le liti da ducati trenta in giù voleva che fossero rimesse a giudicare in partibus; e già ne avea parlato di deputare a questa espedizione un collegietto. Poi disse che il papa farà cardinali, in prima i due suoi nepoti, Ippolito ed Alessandro de' Medici, e un figlio di Filippo Strozzi suo vicino parente, il datario, il fratello del marchese di Mantova, due a requisizione dell' Imperatore, cioè, il gran cancelliere, ed uno. ... fratello del gran maestro, uno per Francia ed uno per il re d'Ungheria, ed un Veneziano; e così promette alla Signoria di farlo, promovendo gli altri: qual sarà, non si sa; ma è certissimo che sarà un Veneziano (2). Capua (3) spera di essere; ma non vuol farlo per niun modo; e per causa del detto Capua, va dilazionando a far questi. Disse, che al presente v'erano in tutto trentasei cardinali; nove assenti, tre in Francia: Aix, Lorena e Vandomo; tre in Alemagna: il Curcenze, il ...... e il Moguntino; uno in Anglia: l' Eboracenze: uno in Portogallo, ed uno in.... otto romani; nè di altri disse. Laudo il cardinale Egidio, il quale si può reputare veneziano, poichè è stato in questa terra, e dimostra grande amore con

(1) Questa è la celebre bolla clementina, in forza della quale le contrade, ossia i parrocchiani dei diversi quartieri, acquistarono il diritto di eleggere i propri parrochi. Fu concessa da papa Clemente ai Veneziani, li 7 febbraio 1526; e intorno ad essa esiste una lunga storia inedita di Stefano Cosmi, generale dei Somaschi, poi arcivescovo di Spalato.

(2) Fra i presunti dall' ambasciatore ottennero la dignità cardinalizia da Clemente VII i seguenti:

Ippolito dei Medici, nel 1529.

Ercole Gonzaga, figlio di Francesco marchese di Mantova, nel 1527.
Pirro Gonzaga, cugino di Ercole, nel 1527.

Mercurio Gattinara, piemontese, gran cancelliere di Carlo V, nel 1529. Vedi la nota alla relaz. di Niccolò Tiepolo. T. I. delle Relazioni Venete pag. 60. Il veneziano fu Marino Grimani, creato cardinale l'anno medesimo (1527). (3) Niccolò da Scomberg, arcivescovo di Capua, che fu creato cardinale più tardi da Paolo III.

noi. Laudò anche M. Gabriele, generale degli Eremitani, che è nostro veneziano e d'un ordine col cardinale Egidio (1). I cardinali vanno bene a visitare Sua Santità, ed in concistorio trattano cose di benefizii; ma fanno quello che vuole il papa.

Poi disse della qualità del papa coi Signori del mondo. Prima, dell' Imperatore è grande inimico, perchè gli ha tolto l'ubidienza della Spagna circa il dare i beneficii, nè ha potuto conferire alcun vescovado, che gli abbia voluto dare il possesso; poi; perchè anche a Napoli voleva far così, levando certa prammatica, la quale poi prese sesto di addattamento, stante la investitura che gli fu fatta del regno (sicchè Cesare si tolse giù da questo pensiero); poi per le cose di Siena, perchè l'imperatore che ha tolto quello stato sotto di lui, cacciò fuori la parte del papa che dominava, toltili danari e ammazzato Alessandro Bichi governatore di Siena: poi, perchè il Cardinal Colonna, suscitato contro il papa, sta fuori di Roma, ed è corteggiato come papa; e li cesarei vanno da lui, e massime quel Michele Herrera; poi ha visto che fece lega con Cesare, che gli diede cinquantamila ducati, volendo che lievi la gente su quel della Chiesa, cioè da Parma e Piacenza; e promessogli di fargli dar Reggio e Rubbiera, fece poi accordo col duca di Ferrara: nè da Cesare ha potuto aver cosa che gli abbia richiesto; sicchè di lui si tiene molto mal sodisfatto. All'incontro, Cesare si ha molto a dolere del papa, per la lega che fece col re di Francia, per non averlo lasciato prosperare, per aver tenuto pratica con questo Stato, che non si accordi coll' imperatore, e per altre cause: e qui disse l'oratore esser d'avviso, che al presente il papa, volendo il re di Francia, si scoprirà contro Cesare (2).

(1) Fra Gabriele dalla Volta (latinamente Avolta) molto benemerito del suo Ordine, fece rifare il monastero annesso alla Chiesa di S. Stefano di Venezia, che si era abbruciato nel 1528. Del cardinale Egidio abbiamo già fatta menzione.

(2) Clemente VII aveva stretto improvidamente (in Cognac) una confederazione col re di Francia, la quale fu principio di molti mali e per l'Italia e pel papa. Il re Francesco, non curante delle promesse, abbandonò il suo

Anche del re di Francia si tiene malissimo sodisfatto, perchè i Francesi cacciarono i Medici di Fiorenza, e i cardinali del re furono i più contrarii a farlo papa; e se Clemente si legò ora colla Francia, è per ben suo e d'Italia, non perchè ami i Francesi (1). Colla Signoria nostra sta benissimo, e dimostra perfetta intelligenza, principalmente per ben suo; perchè vede di non avere a che appoggiarsi se non a questo stato, del quale fa grandissima riputazione; e conosce che, se non era la Signoria nostra, sarebbe stato ruinato e cacciato di Roma (2). Fa ancora molto capitale di questo Dominio per le cose degli infedeli, sapendo che niun altro può far quello che noi possiam fare; perocchè ha gran fantasia dei Turchi, e dubita molto di Martin Lutero, il quale ha mosso la nazione germanica contro la Chiesa, e sa che l'imperatore segretamente lo favorisce; e questo lo fa ancora più inimico di Cesare (3). Disse l'oratore, che il papa ne ha dato sei decime, dalle quali questo stato ritrasse e ritrarrà ducati centoventimila. Volea dar l'indulto dei casi criminali, o commettere a qualche prelato in partibus anche la materia dei beneficii da ducati trenta in giù; e disse che provederà che le cause siano spedite qua, senza tirarle in corte.

Il papa desidera che il duca di Milano resti in stato; e su questo l'oratore asserì potersi dire, lui aver liberata I' Italia; perocchè il papa avea dato commissione al cardinal Salviati che parlasse di mettere nello stato di Milano il duca di Borbone; e lui, oratore, l'intese; fu a dì 14 di giorno che si ricorderà sempre; ed andò tre volte quel di da Sua Santità, e gli parlò altamente, e disse che

alleato alla vendetta dei Colonnesi e degli Spagnuoli, che nell'intervallo di pochi mesi assaltarono e saccheggiarono Roma due volte.

(1) Questo ben suo e d'Italia lo provò Clemente pochi mesi dopo che il Foscari riferiva coteste cose in Senato.

(2) E malgrado la protezione del re di Francia e dei Veneziani, papa Clemente fu ruinato e cacciato di Roma.

(3) L'imperatore non favoriva veramente Martin Lutero; ma se ne serviva all'uopo, come di spauracchio, contro la versatilità di Clemente e di Paolo III.

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