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saria la ruina d'Italia, con danno di Sua Santità e della Santa Sede; sì che lo trattenne, e considerò le sue parole, e scrisse al legato che instasse che il duca di Milano rimanesse nello stato, nè più parlasse di Borbone; la qual cosa fu la salute d'Italia; e aggiunse che, il non aversi questo Stato accordato con Cesare, è stato di grandissima nostra reputazione; e si jattò molto di tale operazione fatta da lui (1). È vero che, trattandosi la lega con Francia, il papa fece quel capitolo dei due mesi, che fu cosa che niuno avria mai pensata; nè di questo si può scusare, se non per la timidità sua, che pur voleva vedere se senz' arme avesse potuto ridurre Cesare alla pace (2). E su questo disse, che gli mandò la dispensazione del matrimonio con Portogallo; con questo, che le bolle fossero date in mano del legato; tuttavia il legato non le ebbe mai; sì che il papa ordinava le desse con certe condizioni; ma Cesare fece in modo che ebbe le bolle; onde il papa l'ebbe forte a male (3).

Dal duca di Ferrara vorria pur Reggio e Rubiera, e gli faria l'investitura di Ferrara; e su questo pare stia fermo; e al suo partire, l' orator di Ferrara disse al nostro, che sperava qualche buona composizione. Ora intende, che si tratta parentado, nè sa il fine (4).

(1) Se questa jattanza del Foscari avesse o no fondamento di verità, non possiamo per difetto di altri documenti chiarire. Il Guicciardini e il Paruta parlano a lungo di queste pratiche; ma nè l'uno nè l'altro danno merito al Foscari di avere sventato il progetto.

(2) Clemente, nel giorno medesimo che doveva stipulare la confederazione col re di Francia e coi Veneziani, trattò con Cesare una capitolazione per mezzo del cardinal Salviati, concedendo all'oratore Herrera due mesi, perchè fosse ratificata da Carlo; e questi se ne giovò per accordarsi col re di Francia.

(3) Delle circostanze di questo fatto fa menzione lo storico Guicciardini nel libro XVI, cap. V. La dispensa era chiesta da Carlo V, per isposare Isabella di Portogallo, sua parente in secondo grado. E il legato era il cardinale Giovanni Salviati, cugino di papa Clemente.

(4) Dopo l'assalto dato a Roma dai Colonnesi, (20 settembre 1526) Alfonso d'Este si era voltato all'amicizia di Carlo V, e aveva ottenuta la investitura di Modena e di Reggio colla promessa di maritare Ercole suo primogenito a Margherita d' Austria figliuola naturale di Cesare, che invece sposò Alessandro de' Medici. Malgrado però questo accordo, trattava anche col papa, il quale aveva fatto sperare di concedere Caterina de' Medici per moglie ad Ercole di lui figlio.

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Disse che fu Clemente, che fece dare da papa Adriano al duca di Urbino licenza che venisse per nostro Capitano Generale, contra il volere del duca di Sessa, oratore cesareo, che operava il contrario (1). Disse, che il Signor Alberto da Carpi, oratore di Francia a Roma, diceva tutto al papa, e che avea lettere degli oratori francesi di qui (a Venezia) della deliberazione di far la lega con Francia senza il papa; donde nacque gran sospetto contro la Signoria; ma quando vennero lettere dal nostro oratore di Spagna, lui oratore le lesse, e vide quanto il legato andasse a buon cammino, intendendosi col nostro oratore; e lo disse al papa; sicchè si levò quel sospetto da Sua Santità, che da quel di in poi cominciò a voler essere unita con questo stato, nè ad attendere più a pratiche con li Cesarei (2).

Poi laudò il quondam reverendissimo cardinal Grimani, il quale saria stato papa, chè tutti l'amavano per la sua dottrina e singolare virtù (3); e il quondam reverendissimo Cornelio (4), col quale il papa parlava bene di cose di stato; e la sua morte fu gran peccato; e gli si faceva la via al papato. Il cardinal Pisani molto amato dal papa, fa grande spesa, sta nel più bel palazzo di Roma, e lo tiene benissimo in ordine; e in cose di stato, piace al papa di parlare con lui. Poi, fra i prelati, laudò Francesco da Pesaro arcivescovo di Zara, prelato vecchio; e Cristoforo Marcello arcivescovo di Corfù, dottissimo; Piero Lippomano vescovo di Bergamo, dotto e giovane..... Trevisan, vescovo di Liesina;.... da Lece, protonotario; Cocco protonotario; . . . . . Bon, protonotario, e . . . . . Valier protonotario, il quale al presente è in questa Terra.

(1) Di questo fa alcun cenno lo storico Guicciardini.

(2) E difatti, Clemente stringeva allora nuova confederazione col re di Francia e coi Veneziani, credendo di liberarsi dal pericolo che gli soprastava per la mossa dell' esercito del Borbone; ma era già troppo tardi.

(3) Il cardinale Domenico Grimani.

(4) Il cardinale Marco Cornaro.

Laudo anche. . . . Giustiniani del clarissimo messer Gerolamo procuratore, che pratica cose di stato, dal quale in questa sua legazione ebbe dei buoni avvisi. Laudò sopra tutti Daniele dei Ludovici, stato suo segretario; dicendo che, se lui merita qualche cosa da questo stato, lo raccomanda che sia premiato. Ha molti fratelli e sorelle; e disse che si aveva fatto assolvere dal papa, se in questa legazione, per ubbidire alle lettere della Signoria, avesse richiesto alcuna cosa, che a Sua Santità fosse parsa contraria all' autorità della Sede Apostolica: e il papa lo assolse, e lo pregò, dicesse alla Signoria che non s'impacciasse in cose ecclesiastiche. E richiedendo esso oratore a Sua Santità, quello che dovesse riferire in Senato del volere di Sua Beatitudine verso questo Stato, rispose: « lo rimetto alla vostra coscienza; siete stato con noi tre anni e più; avete visto le azioni nostre; dite quello che vi pare ». E così concluse che il papa andava a buon cammino verso questo Stato, e adesso vuol far lega con Francia per suo benefizio e per ben d'Italia. E poi disse, che il cardinale Armellino, che era quello che trovava danari al papa, gli aveva mandato a dire, che, volendo la Signoria, faria dare un Giubileo nel dominio; con questo però, che parte dei danari andasse a Roma. Disse, il Datario essere uomo molto collerico, e s'era un poco risentito per essere stato impedito da questo dominio nella riformazione dei monasteri di Verona, alla qual cosa ha molto la sua fantasia, e gli pare di far opera santa; e in effetto fa ottime opere col visitar gli spedali, dare elemosine, e in altre cose.

Finalmente disse, che il papa aveva due Fiorentini nel suo consiglio: messer Jacopo Salviati suo parente, e messer Francesco Guicciardini (1), pratico di cose di stato e tutto francese; il quale si mostra molto amico di questo stato. (1) Lo storico.

RELAZIONE

DI MARCO

FOSCARI

RITORNATO AMBASCIATORE DA ROMA

PRESENTATA IL DÌ 15 DI LUGLIO 1533.

Essendo stata letta nell' eccellentissimo consiglio dei Pregadi la parte, che obbliga tutti gli oratori ed altri ministri pubblici a presentare in iscritto in cancelleria le loro relazioni; e fatto intendere che tutti quelli che non le hanno date, le debbano dare in esecuzione di detta parte: pertanto io Marco Foscari, di fu messer Giovanni, essendo venuto del 1526 oratore da Roma, e non avendo dato in iscritto la relazione che allora feci nell' eccellentissimo consiglio dei Pregadi (perchè non aveva notizia di detta parte); ancorachè, per la lunghezza del tempo, tutto sia alterato e mutato, e quelle trattazioni mi siano uscite di memoria, tuttavia, per non essere inobediente, dichiaro colla presente scrittura le infrascritte particolarità.

E però dico, che allora la Santità del pontefice era molto unita con questo eccellentissimo Stato, ed avea già spedito in Francia i capitoli per far la lega col Re cristianissimo e la nostra Repubblica; come immediate dopo la mia partita successe che fu conclusa la lega predetta.

Vol. VII.

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Sua Santità si trovava avere allora tra i suoi intimi servitori il reverendo datario (1) che intendeva e maneggiava tutto; il quale è al presente vescovo di Verona, ed è persona predita di dottrina, probità e d'ogni virtù; ed il ti primo che avea potere ed autorità presso Sua Beatitudine, ed ottimamente disposto verso questo eccellentissimo Stato. Aveva poi il reverendo arcivescovo di Capua, persona ancor lui molto degna e dabbene; il quale è tedesco ed affezionatissimo alla maestà dell' imperatore (2). Aveva ancora messer Agostino Foglietta Genovese, gran pratico di maneggi di stati, ed ancor lui inclinatissimo ed appassionato per l'imperatore (3). Aveva anche il Sadoleto segretario (4) persona molto dotta e dabbene, ma che non si adopera va molto nelle cose di stato. Aveva dei suoi parenti il magnifico messer Jacopo Salviati, marito della signora Lucrezia, cugina germana del pontefice; il quale interveniva e si esercitava molto nei maneggi di stato; intervenendo massime allora il reverendissimo cardinale suo figliuolo che, a quel tempo era legato in Ispagna. Gli altri due reverendissimi cardinali, cioè Cibo e Ridolfi, ambidue figliuoli, d'una cugina germana del pontefice, non si maneggiavano nei negozi di stato, ma erano anche loro grati al pontefice. Il magnifico Ippolito dei Medici, ora reverendissimo cardinale, era allora di circa anni quattordici a quindici, ed era stato mandato al governo di Fiorenza, assieme col reverendissimo di Cortona. Il duca Alessandro, ancor lui giovine più che il cardinale, era a Roma, insieme colla duchessina, figliuola del quondam duca Lorenzo dei Medici.

(1) Giovan Matteo Giberti. (2) Niccolò da Schomberg.

(3) Vedi la nota (3), a pag. 128.

(4) Iacopo Sadoleto, segretario di Leone X e di Clemente VII, vescovo di Carpentrasso, poi cardinale nel 1536, fu uno degli uomini più riputati le' tempi suoi, per prudenza e dottrina. Lasciò molte opere, che furono stampate più volte, La migliore edizione è quella di Verona (1738) in 4 vol. in 4.9

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