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che Sua Santità dicesse ai nostri oratori di dover dare all'Imperatore Padova, Treviso e il Friuli, ed aver il confine alle acque salse; il papa rispose: non vogliamo dir loro questo, perchè sappiamo di certo che non hanno di ciò libertà.

Quanto ai reverendissimi cardinali, disse che n'erano vivi trentotto; cioè, sedici oltramontani e ventidue italiani; ma molti di questi sono dipendenti di Francia. E cominciò dai reverendissimi di Napoli e di Aragona, che sono napoletani. Quello di Napoli è il primo cardinal vescovo, e più di reputazione; è vecchio di ottant'anni e insensato, ma ragiona, ed è degno cardinale (1). Inoltre, sei genovesi, i quali non sono amici di Francia. Il primo è il Cardinal Sangiorgio (2), inimicissimo di Francia e amico della Signoria nostra; Sinigaglia (3); del Fiesco (4); del Finale (5), che è governatore in Brescia e molto amico dell'oratore, e l'Aginense (6), e il Vincula (7), che è nipote del papa. Inoltre, sette spagnuoli: il reverendissimo Santacroce nemico nostro, e tutto dell'Imperatore; l'Arborense (8) che è amico e volle parlare per la Signoria in concistoro; ma il papa lo rabbuffò dicendo: marrano ec. Santiquattro incoronati (9), che è in Spagna già da quarant' anni; e fu fatto cardinale da papa Calisto lo stesso giorno che papa Alessandro, essendo frate e vescovo di Toledo; Cosenza (10), Borgia (11) e Sorrento (12):

(1) Oliviero Caraffa, morto a Roma l'anno seguente (1511) ai 20 gennaio. (2) Raffaello Riario.

(3) Marco Vegerio, savonese, vescovo di Sinigaglia, creato cardinale da Giulio II nel 1505.

(4) Niccolò del Fiesco, vescovo di Forlì, fatto cardinale da Alessandro VI. (5) Carlo Domenico del Carretto, dei marchesi del Finale, fatto cardinale nel 1505.

(6) Leonardo Grosso della Rovere, nipote di Sisto IV, cardinale nel 1505. (7) Galeotto della Rovere, nipote di Giulio II, fatto cardinale nel 1503. (8) Iacopo Serra, di Valenza, fatto cardinale da Alessandro VI.

(9) Lodovico Milan. Vedi la nota 8 alla Relazione antecedente, p. 5. (10) Francesco Borgia, arcivescovo di Cosenza, fatto cardinale da Alessandro VI suo zio.

(11) Lodovico Borgia, fatto cardinale da papa Alessandro suo zio. (12) Francesco Remolino, arcivescovo di Sorrento, fatto cardinale da Alessandro VI.

questi due stanno a Napoli. Inoltre, otto francesi: il reverendissimo di Lucemburgo, ovvero Cenomano, che è col papa (1); il cardinal di Roano, che è in Francia, e l' Alibret, che non è molto amico del Re, per causa del reame di Navarra che spettava a suo fratello (2); Aix (3), il quale è nipote del cardinal Roano, figlio d'un suo fratello; l'Albi (4), figlio di sua sorella; Renes (5), che è brettone, fatto cardinale a requisizione della regina di Francia; San Malò (6), che è vescovo, ed è a Roma; e quelli due che sono in Francia, seguendo la morte del papa, verriano subito a Roma. Poi v'è il cardinale di Strigonia (7), che sta in Ungheria; poi li due veneziani, Grimani e Cornaro (8), li quali si hanno portato benissimo, e fatto di tutto per la Signoria nostra; poi Ferrara e Mantova (9), che sono signori. Due fiorentini: Volterra (10), che è gran nimico nostro, e il Medici (11), amicissimo, come ogni vero veneziano, ed è molto amato in Roma anche dal Volterra, chè la parte sua contraria lo accarezza assai. Dei quattro altri italiani, il cardinal Regino (12), che è in Sicilia, mostra di esserci grande amico e si occupa di noi; San Se

(1) Filippo di Lucemburgo. Vedi la Relazione antecedente.

(2) Amanato d'Alibret, figlio di Giovanni re di Navarra, fatto cardinale da Alessandro VI nel 1500. Il reame di Navarra fu poi conquistato, due anni dopo (1512) dal re di Spagna,

(3) Francesco de la Tremouille, arcivescovo d'Aix, creato cardinale nel 1506. (4) Lodovico d'Amboise, vescovo d'Albi, fatto cardinale nel 1506. (5) Renato di Brie. Vedi sopra.

(6) Guglielmo Brissonet. Vedi sopra.

(7) Tommaso Herdout, ungarese, arcivescovo di Strigonia, fatto cardinale da Alessandro VI.

(8) Domenico Grimani, figlio del Doge Antonio Grimani, nacque a Venezia nel 1461, fu fatto cardinale nel 1493 e morì a Roma nel 1523.

Marco Cornaro, figlio di Giorgio, nepote di Caterina regina di Cipro, vescovo di Verona e di Padova, patriarca di Costantinopoli, fatto cardinale nel 1500, morì in Venezia nel 1524.

(9) Ippolito d'Este, figlio del duca Ercole I, creato cardinale da Alessandro VI nel 1493. Sigismondo Gonzaga, fratello del marchese di Mantova, fatto cardinale nel 1503.

(10) Francesco Soderini, vescovo di Volterra, creato cardinale da papa Alessandro VI nel 1503.

(11) Giovanni de' Medici, poi papa Leone X.

(12) Pietro Isvaglie, messinese, arcivescovo di Reggio, fatto cardinale da Alessandro VI.

verino (1) fratello di Fracasso, non è amico di Francia; il cardinal di Bologna (2), figlio del Tesoriere; il Cardinal di Savoia (3) oratore a Milano, che è da Torino ed ha molti benefizii in Francia; e Castel di Rio, che è di Imola, chiamato il Cardinal di Pavia; e notò che il Sanseverino non è in molto buon accordo col re. Ne è mancato uno nuovamente, il cardinal di Santa Sabina, Fazio da Corneto (4), ch'era amicissimo della Signoria nostra. Il Papa toccherà assai danari e robe per la morte del detto cardinale; perchè avea di contanti dodicimila ducati, e robe di valuta assai. E così l'oratore compì il discorso dei detti cardinali; i quali però non parlano contro il papa in concistoro.

Finalmente lodò i due segretari avuti: Lorenzo Trevisan, che è rimasto col Donato a Roma; e Andrea Rosso, ch' era lì presente, lodato assai. Delle spese nulla disse; perchè messer Domenico Trivisan suo collega, che n' ebbe il carico, ne dirà minutamente. Disse che Paolo Pisani (5), suo collega, era rimasto di là; per la cui morte, la Repubblica aveva patito grande jattura. Poi dimandò perdono per tutti se in questa legazione non avessero fatto il dover loro, perchè saria stato per non sapere di più; ma che sempre era stato in loro il buon volere. Il principe de more li lodò, dicendo: che erano stati questo tempo in esiglio; e che il collegio aveva udito tutto, e che sperava che Iddio ajuterà questo stato, con altre parole. E tolsero licenza, e uscirono di Collegio.

(1) Federigo Sanseverino. Vedi la relazione antecedente.

(2) Giovanni Stefano Ferrerio, vescovo di Bologna, creato cardinale da Alessandro VI.

(3) Domenico della Rovere. Vedi la Relazione antecedente.

(4) Fazio Santorio (viterbese, dice il Ciaconio) fatto cardinale nel 1505, morto a Roma ai 22 di marzo 1510.

(5) Fu uno dei sei ambasciatori mandati a Giulio II per l'assoluzione dall'interdetto; e morì a Roma.

SOMMARIO

DELLA

RELAZIONE DI ROMA

DI

DOMENICO TREVISANO

1 APRILE 1510 (1)

(1) Diarii inediti di Marin Sanuto, Vol. X. pag. 55 e seguenti. (Biblioteca di San Marco).

Vol. VII.

CENNI BIOGRAFICI INTORNO A DOMENICO TREVISANO

Domenico Trevisano fu figliuolo di Zaccaria e di una figliuola di Andrea Bernardo. La sua famiglia era di quel ramo che porta lo scudo palleggiato d'oro e d'azzurro di sei pezzi, traversato da una fascia vermiglia. Egli riuscì uno dei più illustri personaggi veneti del suo tempo. Approvato pel maggior Consiglio nel 1464, fino dal 1483-1484 ritrovasi eletto ambasciatore ordinario a Sisto IV. Questo Pontefice, riconosciuti gli studii e l'ingegno del Trevisano, gli offerse dignità ecclesiastiche con annue pensioni per sè e pei figli suoi; ma l'Oratore, sebbene si trovasse in ristretta fortuna, nulla accettava; contento di servire anche in povero stato la patria sua. Nel 1486 andò legato ordinario al Duca di Milano; e nell'anno stesso, insieme con Ermolao Barbaro, ambasciatore straordinario a Massimiliano, per la sua elezione a Re de' Romani; dal quale amendue furono creati cavalieri. Tornato in patria, fu nel 1188 fatto Savio di Terraferma, e nel 1490 Avvogadore del Comune. A Brescia andò Podestà nel 1491. L'anno appresso, avendo Bajazet imperatore dei Turchi licenziato il veneto bailo Girolamo Marcello, perchè comunicava in cifra al Senato i segreti della Porta, fu spedito il Trevisano a persuaderlo di accettare di nuovo il bailo. Il Trevisano fu ben veduto e vestito d'oro, ma non esaudito; dicendogli il Turco di essere risoluto di non volere più bailo a Costantinopoli. Ciò narra il Malipiero nei suoi Diarii (Archivio Storico, tom. VII, P. I. p. 142) d'accordo col Bembo; se non che questi chiama erroneamente Consolo Veneziano il Marcello. Nel 1494 fu ambasciatore a Carlo VIII, insieme con Antonio Loredano, per incontrarlo nella sua discesa in Italia. Trovaronlo a Firenze, e accompagnaronlo nel regno di Napoli. L'anno seguente venne mandato Provveditore a Faenza, a tutela di Astorre Manfredi signore di quella città, ancora in età pupillare; e ciò ad istanza dei medesimi Faentini; la qual cosa dimostra quanto grave e prudente uomo fosse reputato il Trevisano. Nel 1497 addì 20 di Giugno, fu eletto con Antonio Boldù (il quale morì per viaggio) ambasciatore a Ferdinando Re d'Aragona, per trattar della pace fra lui ed il Re Cristianissimo. Il Malipiero ci narra, che nel ritorno (nel dicembre 1498) il Trevisano fu molto onorato dal Duca di Milano, che lo pregò di tenerlo raccomandato alla Signoria. Nell'anno susseguente fu il primo Podestà di Cremona, conquistata allora dall'armi venete. Nel medesimo anno 1499 era stato eletto ambasciatore straordinario a Lodovico XII re di Francia, per la lega contro il Duca di Milano; ma rifiutò, e vi andarono in suo luogo Marco Giorgi e Benedetto Trevisano. Pure nell'anno istesso, con Niccolò Micheli, Niccolò Foscarini e Benedetto Giustiniani, ando ambasciatore straordinario al Re Lodovico, per rallegrarsi a nome della Repubblica dell' acquisto dello stato di Milano. Il Malipiero (1. c. p. 565) non dice i nomi degli ambasciatori; ma aggiunge ch'ebbero commissione di esortare il Re ad andare, dopo il parto della Regina, contro i Turchi, ad imitazione de' suoi maggiori. E torna ad onore del Trevisano, che ai 29

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