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La figliuola del Papa, moglie del conte Buoso di Santa Fiore ha ducati centocinquanta il mese.

Le bocche ordinarie di Sua Santità sono assai; chè dove Clemente aveva ventiquattro camerieri secreti, Paolo n' ha più di cinquantasei con li servitori loro; benchè ora ha cominciato a risecare alquanto le spese.

Il signor Gio. Battista Savello capitano dei cavalli leggieri, ed ora anco della guardia, in luogo di Buoso, ha ducati quattrocento.

La guardia è di duecento Lanzi, a ducati tre e mezzo il mese per uno, con le stanze; e quando il Papa cavalca, oltra questo, hanno due carlini il giorno, ovvero la spesa. Li cavalli leggieri hanno in Roma ducati sei il mese; li leggieri di fuora hanno ducati cinque e mezzo, e tasse per li cavalli.

Ha il Papa Camillo Campana veronese, bastardo; il quale, insieme con uno chiamato Sforza, e un Bertacchio Turco, ed un altro, hanno cavalli duecento, che da Sua Santità hanno le stanze a Fermo e in quei contorni.

In Bologna è Alessio Lascari e Demetrio Peterli; ed hanno cavalli cinquanta per uno.

La guardia dei leggieri, ora sotto il Savello, che prima era sotto il signor Buoso è composta di cavalli cento. Luogotenente n'è Alessandro Pellegrini di Verona: e Sua Santità, per questa sua andata a Perugia, aggiunse alla guardia sua fanti centocinquanta, che in tutto sono trecentocinquanta; e in tutto cavalli leggieri quattro

cento.

In Perugia, Sua Santità ha lasciato col reverendissimo cardinal Grimani un battifello con cinquanta fanti, e pensa che non gli bisogni di più; perchè lascia li cavalli in quei contorni, di sorte che in poche ore possono essere in Perugia, bisognando.

La Serenità Vostra adunque può conoscere chiaramente

Vol. VII.

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che, sebbene le entrate del papa sono intorno a ducati dugentocinquemila, la spėša vi corrisponde assai bene. Dal che si potria forse giudicare che, non si potendo far guerra senza il nervo principale, che è il danaro, poco sia da temere perturbazioni dal canto del pontefice. Tuttavia conviene ricordarsi quello che soleva dire Sisto IV: che al papa bastava solo la mano con la penna e l'inchiostro, per avere quella somma che vuole. Pure io voglio fare intendere a Vostra Serenità quello che in tal proposito ho da buon luogo saputo. Ora il papa invigila con gran studio a risecare le spese e a congregar danari, e come gli ho detto, ha già principiato; perchè li réverendissimi suoi nipoti sono assai ben ricchi, anche levando loro le provvisioni; ha anche avuto in questo primo anno buona fortuna, e se cosi seguita, sarà il più felice papa che sia stato in questa parte da molti anni in qua; perchè sono seguite vacanze grandi d'ufficii in questo primo anno; e tra gli altri, da uno spagnuolo detto Giuraleon, ha toccato Sua Santità in contanti più di centoventimila scudi; e fra questo ed altri morti si fa giudizio che, oltre le spese fatte, il papa abbia congregato sinora più di centottantamila scudi; computati poi trentaduemila scudi, che gli perverranno per la sentenza fatta contro il cardinal di Ravenna, oltre la legazione della Marca e Fano; per li quali il cardinale predetto sborsò già a Clemente per quella, diecinovemila ducati, e per questo, seimila. Seguendo la composizione col duca di Ferrara, Sua Santità piglierà da centosettantamila scudi almeno: sicchè si può tenere per certo, che Sua Santità avrà in mano fra pochi giorni trecentocinquanta a quattrocentomila scudi, che non è minima somma da potere, se vorrà, fare qualche impresa; che Dio la conduca a bene e non a male, e che sia volta tutta contro infedeli.

Ben non manca chi dice, che Sua Santità sia per investire buona somma di danaro in comperare stati nel Re

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gno, come già fece papa Pio II (1); il che sarebbe bene, perchè Sua Santità aggrandirebbe il suo sangué senza far moto o perturbazione in Italia. E già si parla, che Sua Beatitudine sia per comprare il ducato di Sessa; ma fin qui pochi sono che lo vogliono credere.

Quanto al signor Pier Luigi, Sua Santità ha mostrato di non tener molto conto di lui; ed è stata dura molto in permettere che venga a Roma a stanziare; forse così consigliata da chi le voleva bene: pure, da alcun mese in qua, Sua Beatitudine l'ha tollerato. Quel Signore è anche giovane; non passa gli anni quaranta, nè vi aggiunge; mostra buon ingegno e, per quello che ho negoziato seco, si mostra assai riservato, nè si lascia dire di attendere a voler stato. Ma queste son cose che alla giornata si vanno poi misurando, e per lo più mutano, presentandosi qualche occasione, come molti vogliono credere che sia questa di Camerino, sebbene lui nè altro di casa di Sua Santità vogliono confessarlo. Questo ben si vede, che ora esso Signore comincia a negoziare, nè dispiace al papa; e certo Sua Santità non ha altri con cui possa meglio e con più confidenza conferire che col detto signore suo figliuolo; benchè non si vegga che sino ad ora conferisca molto seco, nè che fin qui abbia piacere di dargli molta autorità: il tutto potrà meglio conoscersi alla giornata (2). Sua Santità non ha alcuno fin qui, che si vegga, con cui si consigli, massime nelle cose di stato; forse perchè, essendo stata tanti anni cardinale, si confida molto in sè stessa e nell' età sua. E sebbene il cardinale Palmerio (3) sia molto intimo suo, tuttavia è compagnia da pasti e da aver seco qualche spasso, e non da consulta in cose gravi; non essendo lui persona da ciò, e non avendo gravità d'intelletto.

(1) Pio II (Piccolomini) aveva comperato il ducato d'Amalfi per un suo nipote.

(2) Come tutti sanno, gli diede in seguito anche troppa autorità.
(3) Matteo Palmieri, del quale si è fatto cenno nella relazione precedente.

La conclusione di questo mio secondo discorso si è, che saria grandemente a proposito il procedere bene oculati e governarsi per giornata e intertenersi destramente con Sua Santità; perchè così vedrassi agli andamenti suoi dove accennerà; e se ella vorrà fare moto alcuno in Italia o no: chè del potere, si può giudicare non sia per mancare; e così sola, come in compagnia, potrà, se vuole, interrompere la quiete d'Italia. Il Signore Iddio non permetta che Sua Santità sia di tale intenzione; anzi voglio sperare che ella cammini per la principiata via, e osservi quello che ha tante volte promesso e detto ad ognuno, cioè di voler perseverare nella vera neutralità: intendendo solo, come padre universale alla conservazione della quiete d' Italia, dalla quale dipende quella della Cristianità.

RELAZIONE DI ROMA

DI

MATTEO DANDOLO

1551 (1)

(1) Tratta fedelmente da un Codice di S. E. il conte Leonardo Manin di Venezia.

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